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martedì 23 giugno 2009

LODO CARFAGNA? SAREBBERO GUAI PER IL PREMIER!

Nell’indagine della procura di Bari sul presunto giro di squillo nelle residenze del premier emerge un Berlusconi al massimo, secondo Ghedini, “utilizzatore finale”, non perseguibile, delle escort. E se il lodo Carfagna fosse stato già in vigore?

“Per togliere linfa al mercato della prostituzione e punire un fenomeno vergognoso. Un fenomeno vergognoso che spesso è connesso alla riduzione in schiavitù, all’uso e all’abuso di minori, che a volte sfocia anche in fenomeni di violenza come lo stupro”.

Con queste parole il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna ribadiva le ragioni che hanno spinto il Consiglio dei Ministri ad approvare il disegno di legge sulle ‘misure contro la prostituzione’. Era l’11 settembre del 2008 e per la prima volta in Italia veniva introdotto il reato di ‘prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico’.

Un ddl di quattro articoli, firmato anche da Angelino Alfano (quello del Lodo salva-premier) e da Roberto Maroni che prevede misure più aspre, non solo per chi vende il proprio corpo, ma anche per chi usufruisce di ‘prestazioni piacevoli’. Multe a prostitute maggiorenni e a clienti (ammende che vanno da 200 a 3 mila euro) e reclusione (da 5 a 15 giorni), pene più dure quando a prostituirsi saranno minorenni (gli sfruttatori rischiano il carcere da 6 a 12 anni ed una multa da 12 mila a 150 mila euro, i clienti rischiano dai 6 mesi ai 4 anni di reclusione e una multa che va dai 1500 ai 6 mila euro).

Ora, cronaca di questi giorni vuole che da alcune intercettazioni, interviste, dichiarazioni, risulti un ipotetico giro di donne che, percependo denaro, siano intervenute in occasioni pubbliche, come feste, sia a Villa Certosa che a Palazzo Grazioli, entrambe residenze di Berlusconi.

Intercettazioni saltate fuori da un filone di indagine della procura di Bari su presunte associazioni a delinquere finalizzate alla corruzione. Procura che ha aperto un fascicolo anche sul presunto giro di squillo e che abbia già iniziato a sentire alcune delle ragazze presenti agli eventi.

Le ospitate di personaggi noti, alle feste organizzate, è cosa di routine , molti manager ‘vendono’ la presenza di vip nei party più esclusivi a suon di quattrini, ma in questo caso usciamo fuori dal business per entrare nel campo dell’illegalità.

Sembra, infatti, che il reato ipotizzato per chi ingaggiava le donzelle da portare a queste feste sia “induzione alla prostituzione“, penalmente perseguibile come vuole il ddl Carfagna, se si dimostrasse, come si presuppone, che i soldi percepiti per la partecipazione ai party erano per attività di natura erotico-sessuale. Perseguibile, a questo punto ’sfruttatore ‘(colui che organizza gli incontri), ‘prostituta’ (termine che indica persona che ‘fa mercimonio del proprio corpo’) e ‘cliente’ (colui che usufruisce della prestazione’).

Le dichiarazioni della signora Patrizia D’Addario, intervenuta ad entrambe le feste e che ha ammesso di aver percepito la somma di mille euro per la serata a Palazzo Grazioli, dove si sarebbe trattenuta tutta la notte (pensiamo per lavare i piatti della cena, n.d.r.), hanno alzato l’ennesimo polverone sull’ars amandi del Premier, ancora con gli strascichi dell’affaire Noemi Letizia.

Il povero Ghedini (prima solo avvocato del Cavaliere ora anche onorevole Niccolò Ghedini) non sa più come fare a difendere l’indifendibile. L’Avvocato Onorevole Ghedini dice che “ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza, e vere non sono, il premier sarebbe, secondo la ricostruzione, l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile”.

Lasciando da parte il becero impiego del termine ‘utilizzatore finale’, che la dice lunga sulla considerazione mostrata dall’avvocato nei confronti dell’universo femminile, il fatto che Silvio Berlusconi non abbia pagato di tasca sua prestazioni sessuali erogategli da donne consenzienti (semmai ci fossero state e semmai fossero state a pagamento) non lo assolve in pieno come il buon avvocato vorrebbe farci credere. E’ vero che Berlusconi come ha dichiarato Ghedini è un ‘uomo ricco di denari e di voglia di vivere e che non ha bisogno di qualcuno che gli porti le donne perché potrebbe averne grandi quantitativi, gratis’, ma è pur vero che Silvio Berlusconi è il Presidente del Consiglio di questo Paese e come tale non può e non deve mettersi nella situazione di essere ‘cliente inconsapevole’ di un escort. Del resto il ddl Carfagna parla chiaro sulle pene che spettano a chi viene scoperto ad intrattenersi con squillo.

Le indagini della procura di Bari faranno il loro corso e, se ci sono, le responsabilità dei singoli saranno accertate, ma almeno per questa vicenda possiamo dire: e se il Lodo Carfagna fosse stato approvato dal Parlamento.

fote:http://www.sinistraeliberta.it


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