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giovedì 25 giugno 2009
La Campagna dell'ARCI Nazionale contro il Razzismo e l'Omofobia
Questa campagna contro il razzismo ha tanti padri è madri: è figlia mia, di Jean Leonard Touadi e dell’ARCI, che ringraziamo tutti; ma è anche figlia di due amici che per mestiere sanno come comunicare senza giri di parole, e di un fotografo bravo e generoso, Marco Delogu.
Com’è nata questa campagna?
E’ nata perché mi piace guardare in faccia la gente. E più guardo Jean Leonard, più scopro che mi assomiglia Più guardo Jean Leonard, nato in Congo, più mi accorgo che abbiamo lo stesso sorriso. Il sorriso di chi sa che gli altri lo guardano; con stupore, con sospetto, a volte con insofferenza. Il sorriso di chi ha solo se stesso e la sua serenità d’animo per dimostrare che ha diritto di essere dov’è; per dimostrare che ha diritto di giocare in serie A. E pensando a quanto ci assomigliamo noi due, lui nero e io lesbica, e quanto si assomiglia lo sguardo degli altri su di noi, ho concluso che il razzismo non ha solo a che fare con la razza. E’ l’atteggiamento di chi ragiona solo per classifiche. Di chi si sente sempre in serie A, e decide che quelli che non gli somigliano dovrebbero giocare in serie B, a prescindere da quanto valgono.
E’ un atteggiamento di immensa presunzione: ma purtroppo, il razzismo non guarda in faccia nessuno, neanche i presuntuosi. Il razzismo, i miei amici pubblicitari l’hanno pensato proprio come un boomerang, perché se lo fai partire, prima o poi torna al mittente. Se ci ostiniamo a pensare al mondo come una classifica, ci sarà sempre, da qualche parte, qualcuno che ci ritiene degno di una classifica inferiore, per qualche suo personale criterio di giudizio. Quando un italiano, convinto di giocare a pieno diritto in serie A (in quanto maschio, bianco, eterosessuale, benestante, occidentale, cristiano) si sente dare del mafioso all’estero, ecco che si sente vittima. E soffre. E si agita. Ritiene di essere oggetto di razzismo. Non si accorge che è vittima dello stesso criterio che ha finora applicato, sul lavoro, in metropolitana, pensando di avere più diritto a sedersi degli altri esotici passeggeri. Il boomerang che ha lanciato è cioè tornato al mittente.
La “paura dell’altro, del diverso da sé” è qualcosa di profondo, molteplice, pericoloso e inquietante dell’animo umano. Non dobbiamo avere paura di guardarla, questa paura.
La paura della paura produce disastri. Figlia dell’animo umano che è sempre a caccia, soprattutto nei momenti di crisi, del capo espiatorio per riaffermare la sua primazia. Per sentirsi forte e vero, presente, unico degno di attenzioni. Con questa campagna abbiamo voluto mettere insieme finalmente anche nel nostro paese razzismo e omofobia. Cosa insolita ed eccentrica qui, ma consolidata in altri paesi: razzismo ed omofobia sono infatti figli dello stesso problema. Affrontando uno si affronta l’altro. Affrontiamoli insieme allora, senza ordini di priorità. Perché essere antirazzisti ma omofobi è una contraddizione. Il nostro paese è a rischio, un rischio antico e moderno che bisogna affrontare con consapevolezza e decisione. Con un nuovo e insolito messaggio. Con un messaggio di verità e di consapevolezza che sappia parlare alle paure per guardare al futuro.
La campagna antirazzismo dell’ARCI che vedrete sui muri italiani è un invito a fermare il boomerang. Perché a chiunque, anche a un razzista potrebbe succedere di essere guardato un giorno, per paura, come a un diverso: per la sua religione, per il suo aspetto, per la sua lingua, per la sua storia nazionale, per le sue idee, per il suo orientamento sessuale. Per questo Touadi ed io ci abbiamo messo la faccia. Per invitare i cittadini a guardare in faccia gli altri cittadini, a mettersi più spesso nei panni degli altri. I panni di chi vive da diverso, ma ogni giorno si sveglia affrontando il giorno come un giorno nuovo, dove vivere “senza macchia e senza paura”.
24 giugno 2009
Anna Paola Concia – deputata PD
[testimonial in foto della campagna]
fonte: facebook Anna Paola Concia
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