Translate

lunedì 29 giugno 2009

Gay Pride, la festa dei 200 mila in corteo Luxuria: "Da oggi tutti un po' genovesi"


di Raffaele R. Riverso , Erica Manna e Giuseppe Boi.


21:15 Luxuria chiude il Gay Pride: "Grazie Genova"
. "Da domani saremo tutti un po' più genovesi", dice Vladimir Luxuria dal palco di piazza De Ferrari, ringraziando il sindaco Marta Vincenzi per la partecipazione. Luxuria, poi, ha rinnovato la richiesta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di concedere la medaglia d'oro al valor civile a Maria Luisa, la ragazza di Napoli picchiata per aver difeso una coppia gay da insulti omofobi. "Genova è sempre stata la città dei diritti e lo sarà anche in futuro", ha detto la Vincenzi tra gli applausi della piazza. "La Carfagna ha sbagliato a non essere qui - ha aggiunto Roberta Papi, assessore provinciale alle Pari Opportunità - sono ancora troppe le persone omosessuali e transessuali discriminate. Genova ha avviato un percorso di inclusione, grazie alle iniziative di queste ultime settimane".

20:52 Piazza De Ferrari piena, concluso il corteo. Si avvia alla conclusione il Gay Pride genovese. Il corteo è arrivato in piazza De Ferrari, dove avranno luogo i saluti e lo show finale di Vladimir Luxuria. I partecipanti riempiono tutta la piazza e via XX Settembre. Dopo il corteo la giornata proseguirà con party musicali, feste di piazza, iniziative culturali in otto luoghi della città.

20:27 Apprensione per la trans caduta, è ancora grave. Piazza De Ferrari è oramai stracolma di gente. Arrivato anche il carro della comunità di san Benedetto al porto, di Don Gallo. C'è ancora molta apprensione per la trans che si è sentito male. Si trova ancora nel reparto di rianimazione dell'ospedale Galliera e le sue condizioni non sono migliorate

20:10 Anche Marta Vincenzi si unisce al corteo. Il sindaco di Genova Marta Vincenzi si è unita al corteo nell'ultimo tratto sino a piazza De Ferrari. "Vedo una città in festa che partecipa - ha detto il sindaco - c'è una partecipazione empatica. Continuo a dirlo agli organizzatori Genova vuole essere la città dei diritti".

19:58 Minuto di silenzio a piazza della Vittoria per ricordare i morti in Iran. Il corteo è arrivato in piazza De Ferrari a tamburi battenti. Tanti giovani, ma anche tante famiglie nonni compresi, tutti attorno alla grande fontana in cima a via Venti. I banchetti che vendono le magliette del Pride 2009 sono stati presi d'assalto. Momento toccante quando in piazza della Vittoria si è osservato un minuto di silenzio in onore dei morti per la libertà in Iran.

19:43 Il Gay pride raggiunge via XX Settembre. Il corteo sta quasi raggiungengo piazza De Ferrari, dove intanto si fa già festa a suon di musica, Renato Zero su tutti. La testa del lungo serpentone, infatti, ha già imboccato via XX Settembre, mentre la coda è ancora in via Balbi. Il carro della comunità di don Gallo è ancora in apprensione, come tutti gli altri, per le condizioni del trans che si è sentito male, anche se le sue condizioni sembrano essersi stabilizzate.

19:31 Grillini: "la destra segua l'esempio di La Russa". E' "molto positivo dire chiaro e tondo, come ha fatto un esponente della destra come il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che i diritti delle persone omosessuali vadano affermati e garantiti". Così Franco Grillini, presidente di Gaynet, ha commentato la dichiarazione espressa oggi dal coordinatore del Pdl in merito alla manifestazione nazionale genovese del Pride.

19:16 Mancuso: "Grande successo, superate le nostre previsioni". "Più di 200 mila in piazza. La manifestazione sta oltrepassando le nostre previsioni": lo ha detto il presidente nazionale dell'Arcigay Aurelio Mancuso. Partito poco prima delle 16:30 da piazza Principe, il corteo si è ingrossato progressivamente al punto che alle 17:50, quando la testa era giunta in piazza dell'Annunziata, gli ultimi due dei venti carri erano ancora in piazza Principe. "A parte le nostre famiglie Arcobaleno ci sono tanti bambini e famiglie eterosessuali. Genova è scesa in strada ed entra nel nostro corteo pian piano", ha aggiunto il presidente dell'Arcigay. Secondo una prima stima della Polizia, i manifestanti sarebbero quarantamila.




http://genova.repubblica.it

venerdì 26 giugno 2009

Genova e` pronta: via al Pride nazionale, dedicato ai gay dell`Iran


E alla fine arrivò il Pride nazionale..
Ci sono stati mesi di polemiche, scontri di opinione tra Pdl e PD, tra PD regionale e quello nazionale ( LEGGI>> ); c’è stata Forza Nuova che puntualmente come ogni anno ha espresso il suo disappunto sulle manifestazioni a carattere omosessuale ( LEGGI>> ); ci sono stati polveroni su fiabe gay rivolte ai bambini, per detta di alcuni ‘schifose e sporcaccione’ e ‘inadatte all’educazione’( LEGGI>> ); c’è stato il Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni che, a fronte di quelle stesse favole e di quelle stesse arrabbiature politiche ha riferito che “I bambini dovrebbero essere esentati, la tematica omosessuale non li riguarda, non ci sono episodi di omofobia nell’età infantile” ( LEGGI >> ); ci sono state delusioni per alcuni, successi per altri, in merito agli sconti degli esercizi commerciali genovesi, proposti ai possessori del braccialetto identificativo del Pride nazionale ( LEGGI>> ). C’è stato di tutto, ma finalmente il 27 giugno è arrivato e Genova è pronta per accogliere migliaia di persone, all’insegna della più grande manifestazione lgbt dell’anno, il Gay Pride nazionale, che tuttavia non chiuderà definitivamente la stagione dei Pride, vista la manifestazione del prossimo 4 luglio a Catania ( LEGGI>> ).


Vai al sito del Genova Pride >>

Scarica il volantino del Genova Pride: fronte>> retro>>

Attivisti e persone comuni, impegnati insieme nel loro piccolo, nella lotta contro l’omofobia e ogni forma di discriminazione, hanno detto a GAY.tv perché parteciperanno al Genova Pride. LEGGI >>
Nelle settimane precedenti al Pride inoltre, abbiamo dato spazio alle interviste di Anna e Valerio Barbini, madre e figlio impegnati nell’organizzazione dell’evento ( LEGGI >> ), Francesco Serreli, il presidente dell’Arcigay ‘L’Approdo’ di Genova ( LEGGI >> ), e soprattutto Alberto Villa e Lilia Mulas ( LEGGI >> ).

Intanto, si pronosticano dalle 150 alle 200 mila persone per sabato 27 giugno a Genova. Migliaia di manifestanti arriveranno da tutta Italia con auto, treni, camper e pullman (già 20 assicurati).

Al Village ai Magazzini del Cotone del Porto Antico, stanno tutti lavorando per gli ultimi preparativi. (vai all’articolo del Genova Pride Village >>)
Una guida cartacea distribuita per e vie di Genova racconterà la città, segnalerà negozi, ristoranti, bar, spiegherà nel dettaglio il percorso da seguire.

IL CORTEO

Il corteo partirà alle 16.00 da Piazza Principe, salirà in Via Balbi, poi in Piazza della Nunziata, Piazza Fontane Morose, Via XXV Aprile, Via Roma, Piazza Corvetto, via Serra, via Fiume, Via XX Settembre, fino a De Ferrari dove sarà allestito un maxi schermo.
Madrina della manifestazione è Vladimir Luxuria, che, insieme a Lella Costa, presiederà l’intera giornata.

Dopo la sfilata dei carri, la festa proseguirà in cinque piazze: Fossatello con gli F-40, Colombo con il tango, al Borgo di Pré con il jazz, in piazza delle Erbe e piazzetta Lavagna con musica dal vivo, discoteca in Fiera e l´happy hour dell´alba del giorno dopo a Sampierdarena.

Vai al sito del Genova Pride Village >>

redazione@gay.tv
http://www.gay.tv

Il Nixon segreto, perfido e razzista




NEW YORK - Barack Obama era già nato da 12 anni, ma fosse stato per il suo predecessore Richard Nixon non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Nel 1973 il presidente del Watergate, confidando ai suoi collaboratori le sue perplessità sull'aborto, si disse contrario con l'eccezione di pochi casi: ad esempio per non far nascere bebé interrazziali, proprio come Obama.

Dalla viva voce di Nixon, le frasi sull'aborto sono tornate alla luce con la pubblicazione da parte dei National Archives di oltre 150 ore di registrazione che gettano luce sul razzismo della società americana cinque anni dopo l'assassinio di Martin Luther King. Nel nastri l'ex capo della Casa Bianca commenta a caldo la sentenza della Corte Suprema 'Roe contro Wade' che il 23 gennaio 1973 aveva legittimato il diritto delle donne a scegliere l'interruzione volontaria di gravidanza, preoccupato che un più vasto accesso all'aborto avrebbe creato negli Usa una "società più permissiva" col rischio di mettere in crisi "l'unità delle famiglie". Solo in due casi, secondo l'ex presidente, l'aborto poteva rendersi necessario: "Lo so questo. Quando hai un nero e una bianca", spiega Nixon al suo braccio destro Charles Colson. E poi, con una pausa, e dopo aver ricevuto l'imbeccata di Colson: "O in uno stupro". I nastri di Nixon, registrati da microfoni segreti installati nell'Oval Office, sono stati resi pubblici online assieme a 30 mila pagine di trascrizione. Furono registrati tra gennaio e febbraio 1973 e gettano luce su un momento intenso della storia americana che comprende il secondo insediamento del presidente, l'accordo di cessate il fuoco in Vietnam e il primo processo ai sette 'idraulici', in realtà scassinatori, che si infiltrarono al quartier generale democratico del Watergate e le rivelazioni sempre più incalzanti sui loro rapporti con la Casa Bianca. Molte conversazioni non aggiungono molto a quanto già scritto su Nixon sui libri di storia. Altre affermazioni - ad esempio una frase sulle belle donne in politica - sono sorprendenti. Al telefono con il futuro presidente George H. W. Bush, all'epoca presidente del partito repubblicano, Nixon lo esorta a mettere in lista candidate di bell'aspetto. "Ne ho visto due molto attraenti al parlamento della South Carolina...Andate a cercarle. E cerca di capirmi, non è perché sto dalla parte delle donne. Lo faccio perché penso che in certi casi una donna possa vincere e un uomo no". Quanto al razzismo, l'atteggiamento del'ex presidente non emerge soltanto nei confronti dei neri, ma anche da una conversazione sugli ebrei con il predicatore Billy Graham: 'L'antisemitismo è più forte di quel si pensa. Purtroppo è così. Ma è già successo agli ebrei. E' successo in Spagna, è successo in Germania. E ora capiterà in America, se non cominciano a comportarsi bene...Non escluderei che gli ebrei abbiano un desiderio di morte".

http://www.ansa.it
Origine: video.tiscali.it
Si disse contrario ad aborto ma non per bebe' interrazziali

Addio Michael




Fan del re del pop davanti all'Apollo Theater a New York (Reuters)

Venerdì 26 Giugno 2009,

(ANSA) - WASHINGTON, 26 GIU - Michael Jackson, il re del pop e' morto per arresto cardiaco. Lo riferisce il sito Tmz.
Quando l'ambulanza e' giunta nella abitazione del cantante a Los Angeles il cuore di Michael Jackson aveva smesso di battere e il personale paramedico non e' riuscito a rianimarlo. 'Quando Jackson e' giunto in ospedale non aveva piu' un battito cardiaco'', afferma TMZ. La notizia e' confermata da diversi media americani.

Michael Joseph Jackson

(Gary, 29 agosto 1958Los Angeles, 25 giugno 2009) è stato un cantante, cantautore, ballerino, compositore, musicista, arrangiatore e produttore discografico statunitense. Dopo aver iniziato la propria carriera a soli cinque anni nel gruppo di famiglia Jackson Five (nella sua autobiografia Moonwalk ricorda come venisse paragonato a Frankie Lymon), iniziò la propria attività da solista nel 1971, con il singolo Got to be there. Nel 1979 esordì definitivamente da solista, e divenne l'artista pop di maggior successo di sempre; ciò fu dovuto principalmente a Thriller (1982), tuttora l'album più venduto nella storia della musica, co-prodotto da Quincy Jones e vincitore di 8 premi Grammy, Secondo il Guinness World Records, il cantautore ha venduto oltre 750 milioni di albums, ciò lo rende di fatto l'artista solista con il maggior successo di sempre.

Considerato il Re del Pop oltre che uno dei più importanti musicisti e intrattenitori nella storia dello spettacolo , in più di quarant'anni di carriera Michael Jackson ha ricevuto numerosi premi, tra cui quelli di miglior artista pop maschile del millennio ai World Music Awards del 2000 e di artista del secolo agli American Music Awards del 2002. È stato anche incluso due volte nella Rock and Roll Hall of Fame, nel 1997 come vocalist dei Jackson Five e nel 2001 per la sua carriera solista. Nel 2002 è anche entrato nella Songwriters Hall of Fame. Nel corso della sua carriera ha vinto 13 Grammy Awards.

È morto al­la vigilia del tour mondiale già tutto esaurito che avreb­be dovuto segnare il suo grande ritorno al mondo del­lo spettacolo, dopo anni di scandali giudiziari, problemi di salute e una vita personale molto sfortunata. Michael Jackson, si è spento ieri a Los An­geles a causa di un arresto cardiaco. Tra un mese avreb­be compiuto 51 anni. La noti­zia, rimbalzata da Tmz (l’in­formatissimo sito di gossip della Cnn) a Twitter, subito andata in tilt come non era successo neppure durante la crisi iraniana, è stata confer­mata via via da tutti i media ufficiali. Grazie a Internet l’America ha seguito pratica­mente in diretta gli ultimi at­timi di vita di uno dei cantan­ti più leggendari e controver­si della storia musicale di tut­ti i tempi.

http://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Jackson

giovedì 25 giugno 2009

Addio a Farrah Fawcett, l''angelo' di Hollywood




Los Angeles, 25 giu. (Adnkronos) -Farrah Fawcett, l'attrice gravemente malata di cancro, è morta all'ospedale di Los Angeles, dove era ricoverata. sono arrivati familiari e gli amici più stretti per unirsi al suo compagno Ryan O'Neil che da due settimane la veglia. Al capezzale della 62enne star di 'Charlie's Angel' che è cattolica è stato chiamato anche un prete.

La notizia diffusa del programma televisivo 'Extra' non è stata confermata dal portavoce dell'attrice, Arnold Robinson. Secondo una persone vicina alla famiglia si è registrato un improvviso peggioramento delle condizioni della Fawcett: "c'è stato un momento la scorsa settimana in cui sembra potesse tornare a casa ma poi le cose sono cambiate" ha detto a People.com.

Ammalatasi di cancro nel 2006, l'attrice ha realizzato un documentario per la Nbc sulla sua lotta contro la malattia: ma nelle ultime settimane ha commosso tutta l'America la richiesta di matrimonio che le ha rivolto O'Neil e che la donna per la prima volta dall'inizio della loro lunghissima storia d'amore avrebbe accettato. "Sarah sta lottando per la sua vita - ha detto il 68enne attore a Barbara Walters - ma ci sposeremo appena lei dire 'si'', magari solo con un cenno del capo".


Farrah Leni Fawcett (Corpus Christi, 2 febbraio 1947Santa Monica, 25 giugno 2009) è stata un'attrice statunitense.

Nominata più volte ai Golden Globe ed agli Emmy Award la Fawcett divenne una star internazionale nel 1976 per il suo ruolo di Jill Munroe nella serie tv Charlie's Angels. La Fawcett ha proseguito una brillante carriera da attrice sia in teatro sia in film televisivi quali Autopsia di un delitto, Nazi Hunter: The Beate Klarsfeld Story, Poor Little Rich Girl: The Barbara Hutton Story, Margaret Bourke-White.

È stata una nota icona della cultura pop e un sex-symbol degli anni settanta.

Infanzia

Farrah Fawcett è nata a Corpus Christi, Texas, da Pauline Alice e James William Fawcett. Si diplomò alla W.B. Ray High School a Corpus Christi nel 1965. Un pubblicista di Hollywood la vide un giorno su un giornale, per un servizio sulle "Dieci studentesse universitarie più belle" della University of Texas at Austin che Farrah frequentò dal 1966 al 1969 studiando arte. Si trasferì allora a Los Angeles per tentare la fortuna, posando come modella e apparendo in tv in alcuni spot commerciali.

Prime apparizioni in televisione

La Fawcett apparve per la prima volta in tv nel telefilm Strega per amore e successivamente in Owen Marshall: Counselor at Law. In seguito apparve in alcuni episodi di Harry O con David Janssen. Nel 1976, la Pro Arts Inc. propose alla attrice l'idea di un poster e fu subito organizzato un photo shoot. Il poster, con Farrah vestita con un costume da bagno rosso a un pezzo, fu un vero best-seller: si stima che ne siano state vendute dalle cinque alle otto milioni di copie.

Charlie's Angels

Il 22 settembre 1976 fu mandato in onda il primo episodio della serie Charlie's Angels con la Fawcett nel ruolo di Jill Munroe, una bella ragazza reclutata dal proprietario di un'agenzia investigativa insieme ad altre due (interpretate da Jaclyn Smith e Kate Jackson). La sua apparizione nel telefilm aumentò le vendite del suo poster tanto che le entrate per le royalties della sua immagine superarono il salario percepito per il telefilm. Il suo taglio di capelli diventò un trend internazionale.

Mentre il telefilm Charlie's Angels divenne un successo planetario, la Fawcett vinse un People's Choice Award per il suo ruolo nella serie. Nel 1977 intervistata dal giornale TV Guide disse che: " Quando Charlie's Angels incominciò ad avere un primo successo pensai che fosse grazie alla nostra bravura ma, quando ebbe un tale successo internazionale, capii che ciò era dovuto dal fatto che nessuna di noi portava il reggiseno".[1] La Fawcett abbandonò lo show dopo solo una stagione, ma apparve nella terza e nella quarta serie due o tre volte, come guest star. Cheryl Ladd la sostituì nel telefilm, nel ruolo della sorella minore di Jill, Kris Munroe.

Ruoli Drammatici

Nel 1984 ebbe la prima di tre nominations per un Emmy Award per il telefilm Autopsia di un delitto, cui seguì due anni dopo il Golden Globe per il suo controverso ruolo nel film Oltre ogni limite, da lei precedentemente interpretato a teatro.

Sempre nel 1986 apparve nel film di Jon Avnet Between Two Women con Colleen Dewhurst e interpretò molti altri ruoli drammatici per il teatro. Fu nominata per i Golden Globe awards per i suoi ruoli come Beate Klarsfeld in Nazi Hunter: The Beate Klarsfeld Story e Barbara Hutton in Poor Little Rich Girl: The Barbara Hutton Story.

Arte & Vita

La Fawcett, che rifiutò svariate offerte per posare nuda negli anni settanta ed ottanta, decise infine di spogliarsi per il magazine Playboy nel 1995; questo numero della rivista divenne quello più venduto degli anni novanta, con più di quattro milioni di copie vendute a livello globale. Nel 1997, all'età di cinquant'anni ritornò a posare per Playboy. Nello stesso anno l'attrice fu scelta da Robert Duvall per interpretare sua moglie nel film da lui diretto e interpretato L'apostolo. Nel 2000 lavorò con il regista Robert Altman per il film Il Dottor T e le donne, nel ruolo della moglie di Richard Gere.

La Fawcett continuò a lavorare per la televisione: apparve nelle serie Ally McBeal ed in quattro episodi di Spin City e The Guardian che le fecerò quadagnare la terza nomination agli Emmy.

Vita personale

La Fawcett è stata sposata con Lee Majors dal 1973 al 1982.

Dal 1982 fino alla morte è stata la compagna dell'attore Ryan O'Neal da cui ha anche avuto un figlio, Redmond O'Neal, nel 1985. Il 22 giugno 2009, il Los Angeles Times riportò la notizia delle imminenti nozze fra Ryan O'Neal e la Fawcett.

Alla Fawcett fu diagnosticato un cancro al colon nel 2006. Nell'aprile 2009 l'attrice è ricoverata in Germania per un ultimo, disperato tentativo di salvarla.

Dopo quattro mesi l'attrice usò una videocamera per documentare le sue visite mediche che le fornirà il materiale per lavorare al documentario sulla sua battaglia con il cancro. Il documentario di due ore Farrah's Story, filmato dalla Fawcett e dall'amica Alana Stewart, andò in onda per la NBC il 15 maggio 2009.

Ormai in fin di vita, Farrah Fawcett è morta il 25 giugno 2009 al Saint John's Health Center di Santa Monica (California).





http://it.wikipedia.org/wiki/Farrah_Fawcett
http://www.youtube.com/watch?v=S-T5VbewRPc
http://it.movies.yahoo.com

La Campagna dell'ARCI Nazionale contro il Razzismo e l'Omofobia



Questa campagna contro il razzismo ha tanti padri è madri: è figlia mia, di Jean Leonard Touadi e dell’ARCI, che ringraziamo tutti; ma è anche figlia di due amici che per mestiere sanno come comunicare senza giri di parole, e di un fotografo bravo e generoso, Marco Delogu.

Com’è nata questa campagna?
E’ nata perché mi piace guardare in faccia la gente. E più guardo Jean Leonard, più scopro che mi assomiglia Più guardo Jean Leonard, nato in Congo, più mi accorgo che abbiamo lo stesso sorriso. Il sorriso di chi sa che gli altri lo guardano; con stupore, con sospetto, a volte con insofferenza. Il sorriso di chi ha solo se stesso e la sua serenità d’animo per dimostrare che ha diritto di essere dov’è; per dimostrare che ha diritto di giocare in serie A. E pensando a quanto ci assomigliamo noi due, lui nero e io lesbica, e quanto si assomiglia lo sguardo degli altri su di noi, ho concluso che il razzismo non ha solo a che fare con la razza. E’ l’atteggiamento di chi ragiona solo per classifiche. Di chi si sente sempre in serie A, e decide che quelli che non gli somigliano dovrebbero giocare in serie B, a prescindere da quanto valgono.

E’ un atteggiamento di immensa presunzione: ma purtroppo, il razzismo non guarda in faccia nessuno, neanche i presuntuosi. Il razzismo, i miei amici pubblicitari l’hanno pensato proprio come un boomerang, perché se lo fai partire, prima o poi torna al mittente. Se ci ostiniamo a pensare al mondo come una classifica, ci sarà sempre, da qualche parte, qualcuno che ci ritiene degno di una classifica inferiore, per qualche suo personale criterio di giudizio. Quando un italiano, convinto di giocare a pieno diritto in serie A (in quanto maschio, bianco, eterosessuale, benestante, occidentale, cristiano) si sente dare del mafioso all’estero, ecco che si sente vittima. E soffre. E si agita. Ritiene di essere oggetto di razzismo. Non si accorge che è vittima dello stesso criterio che ha finora applicato, sul lavoro, in metropolitana, pensando di avere più diritto a sedersi degli altri esotici passeggeri. Il boomerang che ha lanciato è cioè tornato al mittente.

La “paura dell’altro, del diverso da sé” è qualcosa di profondo, molteplice, pericoloso e inquietante dell’animo umano. Non dobbiamo avere paura di guardarla, questa paura.

La paura della paura produce disastri. Figlia dell’animo umano che è sempre a caccia, soprattutto nei momenti di crisi, del capo espiatorio per riaffermare la sua primazia. Per sentirsi forte e vero, presente, unico degno di attenzioni. Con questa campagna abbiamo voluto mettere insieme finalmente anche nel nostro paese razzismo e omofobia. Cosa insolita ed eccentrica qui, ma consolidata in altri paesi: razzismo ed omofobia sono infatti figli dello stesso problema. Affrontando uno si affronta l’altro. Affrontiamoli insieme allora, senza ordini di priorità. Perché essere antirazzisti ma omofobi è una contraddizione. Il nostro paese è a rischio, un rischio antico e moderno che bisogna affrontare con consapevolezza e decisione. Con un nuovo e insolito messaggio. Con un messaggio di verità e di consapevolezza che sappia parlare alle paure per guardare al futuro.

La campagna antirazzismo dell’ARCI che vedrete sui muri italiani è un invito a fermare il boomerang. Perché a chiunque, anche a un razzista potrebbe succedere di essere guardato un giorno, per paura, come a un diverso: per la sua religione, per il suo aspetto, per la sua lingua, per la sua storia nazionale, per le sue idee, per il suo orientamento sessuale. Per questo Touadi ed io ci abbiamo messo la faccia. Per invitare i cittadini a guardare in faccia gli altri cittadini, a mettersi più spesso nei panni degli altri. I panni di chi vive da diverso, ma ogni giorno si sveglia affrontando il giorno come un giorno nuovo, dove vivere “senza macchia e senza paura”.

24 giugno 2009

Anna Paola Concia – deputata PD

[testimonial in foto della campagna]

fonte: facebook Anna Paola Concia

martedì 23 giugno 2009

Aggressione omofoba a Napoli, una ragazza ferita


Accovacciata a terra, in una piazzetta del centro storico di Napoli, mentre le piovono addosso i calci di tre ragazzi, davanti a una folla indifferente: Maria Luisa, 26 anni, di Villa Literno, aveva difeso un amico gay dagli insulti del branco. Oggi ha un occhio tumefatto e i medici attendono che sia in grado di affrontare un delicato intervento chirurgico.

IL RACCCONTO. E' arrabbiata soprattutto con quegli 'spettatori', che non sono intervenuti in suo aiuto: Maria Luisa ricostruisce la dinamica dei fatti: dieci ragazzi, tra i 18 e i 25 anni, habituè del luogo, prendono in giro un gruppo di transessuali, in piazza Bellini; lei si avvicina, con un amico gay, per cercare di capire che sta succedendo. Il branco le intima di farsi gli affari suoi, ma Maria Luisa non obbedisce, e gli insulti finiscono col colpire anche chi le sta accanto. La ragazza reagisce per difendere l'amico - è un tipo impulsivo, sempre pronta a scattare - e rimane vittima di una violenta aggressione. "Non ho avuto paura - racconta ai giornalisti in ospedale - al primo che stava per aggredirmi ho detto che se lo avesse fatto lo avrei picchiato".

LA DENUNCIA. Poi la denuncia: "Avrei voluto regalare un sacchetto di pop corn a chi si trovava lì. Hanno assistito immobili a uno spettacolo, senza pagare. I titolari dei bar hanno detto di non aver notato nulla; ma proprio una delle ragazze che ci lavorano mi ha portato del ghiaccio". 'Hanno preso in giro il mio amico - continua lo sfogo - per la salopette che indossava: era blu con delle strisce dorate. Io ho reagito per difenderlo, ma uno di loro ha preso un pezzo di una bottiglia di birra vuota e mi ha minacciato, mentre altri due mi prendevano a calci. Erano i più ubriachi". E' stato proprio un calcio a colpirla in pieno volto, facendole sanguinare l'occhio sinistro: "Mi sono accovacciata a terra mentre mi colpivano ripetutamente allo stomaco. Anche il mio amico mi ha lasciato sola: è scappato a cercare aiuto".

L'ARCIGAY. Numerosi i messaggi di solidarietà: l'Arcigay offre assistenza legale e Imma Battaglia, leader del movimento gay, chiede l'intervento del ministro dell'Interno Roberto Maroni. "Di fronte a questi atti dobbiamo convincerci a non arrenderci.

fonte: http://unionesarda.ilsole24ore.com

scopre che la fidanzata era una trans e la uccide


Un 33enne russo ha ucciso la propria fidanzata, Camilla di 30 anni, dopo aver scoperto che si era sottoposta all'operazione di riassegnazione del sesso. Fino a pochi anni prima Camilla era, ufficialmente, Kirill, un ragazzo. Dopo l'intervento in Australia era tornata in Russia con documenti nuovi. Ha conosciuto Vladimir durante un viaggio a San Pietroburgo. Dopo essersi innamorati, hanno deciso di convivere nella città di Volgograd sul Volga. Insospettito al rifiuto di Camilla di volersi sposare, Vladimir ha indagato sul passato della donna, scoprendo dell'operazione. Ha così maturato la volontà di uccidere Camilla, sparandole ai genitali dopo averla aspettata alla stazione ferroviaria, per poi tentare di suicidarsi. E' stato salvato dai medici.

fonte: gaynews24.com

redazione@gay.tv

I cattolici devono essere omofobi, lettera shock di una pedagogista veneta


La psicopedagogista Patrizia Stella ha ottenuto la pubblicazione di una email (firmata patrizia.stella@alice.it) su "L'Altro Giornale", mensile di informazione locale della provincia di Verona,dove attacca apertamente quei cattolici che chiedono di pregare contro l'omofobia. “Credo che non esista assolutamente il problema che voi denunciate come fatto gravissimo, e pertanto neppure esiste la necessità di pregare” dichiara la dottoressa. Spiega anche come in Italia la “lobby gay” abbia già tutta la protezione necessaria: “(Gli omosessuali ndr.) Sono protetti da leggi, da politici, da potenti, da pseudo-cattolici come voi”. Guarda la scansione della pagina di giornale da Spetteguless>>>


http://spetteguless.blogspot.com

IRAN, DOMANI SIT-IN DI SINISTRA E LIBERTA’


“Quello che continua ad accadere ogni giorno in Iran non può lasciarci indifferenti. Sinistra e Libertà è dalla parte dei manifestanti che da dieci giorni, rischiando la vita e la galera, scendono in piazza ad accusare Ahmadinejad di aver vinto le elezioni in modo non regolamentare”. Questo è quanto ha dichiarato Marco Di Lello, coordinatore del Partito Socialista e esponente di Sinistra e Libertà, annunciando un’iniziativa per domani. “Abbiamo deciso di fare un sit-in domani alle ore 17,30 fuori la sede dell’Ambasciata iraniana a Roma, in via Nomentana 361, per protestare contro le violenze e gli eccidi del regime di Teheran. Auspichiamo che anche altre componenti politiche aderiscano alla nostra manifestazione e che sopratutto il governo italiano batta un colpo: in questi anni, infatti, pur di garantire opportunita’ di affari a qualche impresa si e’ scelto di chiudere tutti e due gli occhi sulla repressione della liberta’ e le esecuzioni sommarie. La protesta degli studenti iraniani costringe oggi tutto l’occidente a prendere una concreta posizione di condanna sulla violazione dei diritti umani“.

fonte:http://www.sinistraeliberta.it

LODO CARFAGNA? SAREBBERO GUAI PER IL PREMIER!

Nell’indagine della procura di Bari sul presunto giro di squillo nelle residenze del premier emerge un Berlusconi al massimo, secondo Ghedini, “utilizzatore finale”, non perseguibile, delle escort. E se il lodo Carfagna fosse stato già in vigore?

“Per togliere linfa al mercato della prostituzione e punire un fenomeno vergognoso. Un fenomeno vergognoso che spesso è connesso alla riduzione in schiavitù, all’uso e all’abuso di minori, che a volte sfocia anche in fenomeni di violenza come lo stupro”.

Con queste parole il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna ribadiva le ragioni che hanno spinto il Consiglio dei Ministri ad approvare il disegno di legge sulle ‘misure contro la prostituzione’. Era l’11 settembre del 2008 e per la prima volta in Italia veniva introdotto il reato di ‘prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico’.

Un ddl di quattro articoli, firmato anche da Angelino Alfano (quello del Lodo salva-premier) e da Roberto Maroni che prevede misure più aspre, non solo per chi vende il proprio corpo, ma anche per chi usufruisce di ‘prestazioni piacevoli’. Multe a prostitute maggiorenni e a clienti (ammende che vanno da 200 a 3 mila euro) e reclusione (da 5 a 15 giorni), pene più dure quando a prostituirsi saranno minorenni (gli sfruttatori rischiano il carcere da 6 a 12 anni ed una multa da 12 mila a 150 mila euro, i clienti rischiano dai 6 mesi ai 4 anni di reclusione e una multa che va dai 1500 ai 6 mila euro).

Ora, cronaca di questi giorni vuole che da alcune intercettazioni, interviste, dichiarazioni, risulti un ipotetico giro di donne che, percependo denaro, siano intervenute in occasioni pubbliche, come feste, sia a Villa Certosa che a Palazzo Grazioli, entrambe residenze di Berlusconi.

Intercettazioni saltate fuori da un filone di indagine della procura di Bari su presunte associazioni a delinquere finalizzate alla corruzione. Procura che ha aperto un fascicolo anche sul presunto giro di squillo e che abbia già iniziato a sentire alcune delle ragazze presenti agli eventi.

Le ospitate di personaggi noti, alle feste organizzate, è cosa di routine , molti manager ‘vendono’ la presenza di vip nei party più esclusivi a suon di quattrini, ma in questo caso usciamo fuori dal business per entrare nel campo dell’illegalità.

Sembra, infatti, che il reato ipotizzato per chi ingaggiava le donzelle da portare a queste feste sia “induzione alla prostituzione“, penalmente perseguibile come vuole il ddl Carfagna, se si dimostrasse, come si presuppone, che i soldi percepiti per la partecipazione ai party erano per attività di natura erotico-sessuale. Perseguibile, a questo punto ’sfruttatore ‘(colui che organizza gli incontri), ‘prostituta’ (termine che indica persona che ‘fa mercimonio del proprio corpo’) e ‘cliente’ (colui che usufruisce della prestazione’).

Le dichiarazioni della signora Patrizia D’Addario, intervenuta ad entrambe le feste e che ha ammesso di aver percepito la somma di mille euro per la serata a Palazzo Grazioli, dove si sarebbe trattenuta tutta la notte (pensiamo per lavare i piatti della cena, n.d.r.), hanno alzato l’ennesimo polverone sull’ars amandi del Premier, ancora con gli strascichi dell’affaire Noemi Letizia.

Il povero Ghedini (prima solo avvocato del Cavaliere ora anche onorevole Niccolò Ghedini) non sa più come fare a difendere l’indifendibile. L’Avvocato Onorevole Ghedini dice che “ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza, e vere non sono, il premier sarebbe, secondo la ricostruzione, l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile”.

Lasciando da parte il becero impiego del termine ‘utilizzatore finale’, che la dice lunga sulla considerazione mostrata dall’avvocato nei confronti dell’universo femminile, il fatto che Silvio Berlusconi non abbia pagato di tasca sua prestazioni sessuali erogategli da donne consenzienti (semmai ci fossero state e semmai fossero state a pagamento) non lo assolve in pieno come il buon avvocato vorrebbe farci credere. E’ vero che Berlusconi come ha dichiarato Ghedini è un ‘uomo ricco di denari e di voglia di vivere e che non ha bisogno di qualcuno che gli porti le donne perché potrebbe averne grandi quantitativi, gratis’, ma è pur vero che Silvio Berlusconi è il Presidente del Consiglio di questo Paese e come tale non può e non deve mettersi nella situazione di essere ‘cliente inconsapevole’ di un escort. Del resto il ddl Carfagna parla chiaro sulle pene che spettano a chi viene scoperto ad intrattenersi con squillo.

Le indagini della procura di Bari faranno il loro corso e, se ci sono, le responsabilità dei singoli saranno accertate, ma almeno per questa vicenda possiamo dire: e se il Lodo Carfagna fosse stato approvato dal Parlamento.

fote:http://www.sinistraeliberta.it


lunedì 22 giugno 2009

LIBERTA' DI STAMPA... OBBLIGO O VERITA'?


"Chiunque ha il diritto alla libertà di opinione ed espressione; questo diritto include libertà a sostenere personali opinioni senza interferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnare informazioni e idee attraverso qualsiasi mezzo informativo indipendentemente dal fatto che esso attraversi le frontiere"
( Dichiarazione Universale dei Diritti Umani )
MA IN ITALIA E' DAVVERO COSI'?

Mega-festini organizzati dal Presidente del Consiglio con i soldi dei contribuenti. Ma quanto ne sanno veramente gli italiani di tutta questa storia? Poco o nulla. Il problema è che non si tratta di disinteresse degli italiani, ma di manipolazione mediatica. Eppure una notizia del genere in un qualunque altro paese democratico farebbe gola a moltissime testate. C’è allora da chiedersi quale sia in realtà il problema dell’informazione italiana. Individuare una sola causa da cui tutto ha avuto inizio sarebbe impossibile, le motivazioni sono molteplici e diverse ma concorrono tutte per lo stesso scopo: la strumentalizzazione dei fatti, a cominciare dalle televisioni, che sono le più seguite, ma anche le più politicizzate.

Questi ultimi scandali che coinvolgono il nostro premier, (di cui si può trovare traccia solo sul web), hanno accelerato il bisogno della maggioranza berlusconiana di far tacere la stampa e i magistrati ed eliminare quello che rimane del dibattito dell’opinione pubblica sugli scandali di un capo del governo che ci fa essere lo zimbello dell’Europa intera.

I telegiornali selezionano così notizie, non per importanza ma perché in Italia ci sono notizie di cui si può parlare e notizie che devono rimanere solamente opinioni, e quindi “non meritano” nessuno spazio. E così che maxi processi scompaiono dalle nostre televisioni, non si parla di guerra, anzi la si fa passare per “missioni di pace”, non si parla veramente di cosa comporterebbe un decreto legge sulle intercettazioni, e sulle gravi conseguenze che avrebbe sulla libertà di stampa, e sulla diffusione delle informazioni, già in gravi condizioni in Italia.

Libertà di stampa e libertà di parola sono i due presupposti necessari per la democrazia, e lo Stato dovrebbe garantire ai giornalisti il diritto ad offrire un'informazione il più possibile vera e totale, invece che limitare quest’obbligo che hanno nei confronti degli Italiani, come ha fatto approvando questo decreto di legge che prevede multe salatissime, fino a cento mila euro e fino a 3 anni di arresto, per chi pubblica intercettazioni telefoniche.

Questa legge distrugge la libertà di informare, e con la scusa di tutelare la privacy degli indagati, punisce i giornalisti imponendo loro il silenzio totale sulle indagini e sui loro sviluppi visto che non sapremo più nulla di qualsiasi cosa accada fino alla fine del processo, e conoscendo i tempi che ci sono in Italia in poche parole non esisterà più la cronaca giudiziaria.

E cosi Berlusconi ci riporta al ventennio fascista, dove la libertà di stampa era vietata esattamente come oggi, con l’unica differenza che prima veniva detto in modo esplicito.

di ilaria sturabotti

anno 5 - numero 40 - edizione 2009 - del 22/06/2009
http://www.ccsnews.it

Adam Lambert.


Non ha vinto l'ottava edizione di "American Idol" per un soffio, sul podio è finito Kris Allen, ma in America (e anche i Queen che lo vorrebbero come cantante) sono tutti pazzi per la voce di Adam Lambert. Rolling Stone gli ha dedicato la copertina e una lunga intervista. Adam Lambert: forse in Italia questo nome non dira’ molto. O almeno, non dira’ nulla a chi non segue il talent show americano American Idol, che ogni anno sforna nuovi talenti, un po’ come il nostro X Factor. Perche’ allora parliamo di lui? Perche’ potrebbe presto essere la nuova voce dei Queen.Ma chi e’ Adam Lambert? Adam Lambert e’ un giovane ragazzo che si e’ piazzato in seconda posizione nella recente edizione di American Idol, vinta da Kris Allen. Il giovane spesso ha cantato proprio delle canzoni dei Queen, come il celebre pezzo “We Are The Champions”, cantato proprio insieme al gruppo. Ora pare che proprio lui potrebbe essere la nuova voce del gruppo. Anche se Brian May frena le notizie: “Con tutto il trambusto che c’è stato non c’è ancora stato un momento di tranquillità per parlare. Più avanti io e Roger speriamo davvero di farci una chiacchierata sensata con lui. Anche se ciò non significa che noi, come Queen, abbiamo la smania di fonderci subito con un altro cantante. Le cose non sono così semplici. Anche se è vero, mi piacerebbe lavorare con Adam“.

"Non è una sorpresa, sono gay e ho anche convissuto otto anni con un omosessuale a Los Angeles", dice il cantante 27enne.

"Sono anche stato per diverso tempo nei club gay per bere e magari baciare qualcuno in un angolo", continua la nuova stella della musica che ha voluto così chiarire una volta per tutte le foto circolate in Rete durante la sua partecipazione al talent show che lo vedevano in atteggiamenti intimi con diversi ragazzi. Foto che poi sono state rimosse: "Non ero ancora pronto - spiega -. In alcuni scatti poi ero anche in compagnia del mio ex. E ammetto pure di essermi travestito da drag queen per tre o quattro volte nella mia vita...". Ma mette subito le mani avanti: "Non sono un leader delle battaglie civili sono solo un cantante".


L'intervista alla prestigiosa rivista svela anche un passato difficile per l'interprete. "Quando avevo 21 anni sono stato per sei mesi in tour in Europa con il musical 'Hair'. In Germania ho iniziato a prendere l'ecstasy, ma senza esagerare. Non mi ha mai attratto la cocaina". Ma il cantante è ben consapevole che assumere droghe fa male: "La gente perde il controllo di se stessa".



Per niente deluso dal suo secondo posto Adam dice di trovarsi molto a suo agio anche durante le interviste con i giornalisti: "Quando mi ha chiamato Rolling Stone ho pensato 'cavolo è figo!'. Ho colto così l'occasione per dichiararmi orgoglioso della mia sessualità. Sono anche molto contento di essere oggetto di attrazione femminile. Le fan sono pazze di me e lo trovo gratificante.

Adam ha appena firmato un contratto con la RCA e il suo primo disco dovrebbe uscire entro l'autunno.

http://popwatch.ew.com

Sìgur Ròs/ Viðrar vel til loftárása


Stupenda la canzone e l'ambientazione del video. Il meraviglioso video Sigur Ròs della canzone Viðrar vel til loftárása (Un buon tempo per la guerra) tratto dal loro secondo album Ágætis byrjun del 1999, ma è sempre bello riscoprire quanto è attuale.

In memoria di Neda



Neda Agha-Soltani era una giovane donna di 16 anni iraniana. È morta durante gli scontri dei giorni scorsi per mano di fanatici che usano la religione per nascondere il loro desiderio di potere.

ROMA (22 giugno) - L’hanno appena colpita al petto con un colpo di arma automatica sparato da un miliziano integralista dei Basij. Si accascia lentamente, indossa un paio di jeans e delle sneakers bianche, una maglietta scura. Le gridano «non aver paura, non ti spaventare dolce Neda». Ma Neda già non ci sente più. Gli occhi neri, grandi, guardano fisso il piccolo obiettivo del cellulare che sta riprendendo la sua fine. Neda guarda ancora, quando il sangue comincia a riempirle la bocca e il naso. «Non ti spaventare dolce Neda» continua a gridare il padre che le sta a fianco e le sorregge il capo e i capelli neri. E le mani diventano rosse di sangue.

Neda aveva 16 anni, era lì, in via Amirabad, a Teheran, partecipava insieme ad altre migliaia di iraniani alla protesta contro il regime dei brogli, contro il regime che nega i diritti civili. Il video sconvolgente della sua morte, “Neda iranian girl”, è stato visto in poche ore su Youtube da milioni di persone. E decine di migliaia sono i messaggi che compaiono a un ritmo di uno al secondo su Twitter e su altri social network. «Neda è morta con gli occhi aperti, facendo vergognare noi che viviamo con gli occhi chiusi».

«Ricordiamo Neda! Uccisa in Iran!». «Neda non ti dimenticheremo, non sarai morta invano». In poche ore Neda è diventata il simbolo dell’“Onda verde”, della rivolta contro il regime dell’ayatollah Kamenei e del presidente Ahmadinejad. Il simbolo di chi in Iran sogna un futuro diverso e libero sotto la guida del riformista Mussavi. Non si sa se ieri qualcuno ha potuto deporre dei fiori sul quel tratto di via Amirabad. Tutti però hanno già ribattezzato quella strada via Neda. E qualcuno racconta sui blog che dei ragazzi con la vernice spray hanno già scritto sui muri delle case il nuovo nome della strada. La storia di Neda si intreccia con quella di Zahara, una giovane donna messa a morte con false accuse di adulterio. Il film “The stoning of Soraya” (“La lapidazione di Soraya”) appena uscito negli Usa è la vicenda di una ragazza accusata dal marito semplicemente per liberarsi di lei.

I mullah la condannarono alla lapidazione sulla pubblica piazza. Zahra, in italiano, è un messaggio di speranza, “Raggio di luce”. E anche Neda ha lanciato un messaggio, anzi, una “Voce”, un “Appello”. Questo vuol dire il suo nome. E al suo appello in tanti hanno già promesso di rispondere. E nei palazzi del potere di Teheran quei grandi occhi neri che si spengono ora fanno più paura di un elezione truccata.

di Stefano Marinone


Iran, Guardiani ammettono: 3 milioni
di voti in più, ma risultato resta invariato


TEHERAN (22 giugno) – Dopo una battaglia che ha portato almeno a dieci morti, un centinaio di feriti e oltre 450 arresti per protestare contro le irregolarità denunciate nei risultati elettorali per l'elezione del presidente, il Consiglio dei Guardiani iraniano ha dichiarato di non aver finora riscontrato «irregolarità di rilievo» nelle elezioni del 12 giugno, solo 3milioni di voti in più che non sono determinanti. Intanto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Hassan Qashqavi ha fatto sapere che non è stato ancora deciso se l'Iran parteciperà alla riunione per la stabilizzazione di Afghanistan e Pakistan, in ambito G8, che si terrà questa settimana a Trieste. L'Iran non esclude di espellere ambasciatori di Paesi europei per presunte «interferenze».

Tre milioni di voti in più. Katkhodai, citato dall'agenzia Fars, ha detto tuttavia che effettivamente in 50 distretti, su un totale di 366 in tutto il Paese, i voti sono risultati essere più dei votanti, ma ha ribadito che ciò «non può portare ad un cambiamento sostanziale dei risultati». In Iran gli elettori non sono obbligati a votare in un particolare seggio e possono esercitare il loro diritto anche in altre città. «Se supponiamo che i voti contati in questi 50 distretti siano circa tre milioni - ha detto Katkhodai - essi non possono cambiare il risultato nazionale». Secondo i dati ufficiali del ministero dell'Interno, il presidente uscente Mahmud Ahmadinejad ha vinto la consultazione con circa 11 milioni di voti più del secondo candidato, il moderato Mir Hossein Mussavi.

Invito G8. Il ministro degli esteri Franco Frattini si aspetta entro oggi una risposta dall'Iran sull'invito a partecipare al G8 di Trieste, che si apre giovedì. Ma intanto proprio dall'Iran arriva la comunicazione che ancora non è ststa presa una decisione. «Oggi siamo a lunedì, quindi è ovvio che si ritiene implicitamente declinato l'invito se non arriva una risposta», ha detto il titolare della Farnesina. «L'Iran sarà comunque un attore nella regione e noi vogliamo che sia un attore positivo. Ma è ovvio che in queste giornate la situazione circa il governo iraniano è molto complicata». Alla domanda su chi potrebbe partecipare all'incontro in rappresentanza di Teheran, la fonte iraniana ha risposto: «Se sarà decisa la partecipazione, faremo sapere chi andrà».

Espulsioni ambasciatori. L'Iran non esclude di espellere ambasciatori di Paesi europei per presunte «interferenze» e per i loro commenti sulle proteste seguite alle elezioni presidenziali. Lo ha fatto capire oggi il portavoce del ministero degli Esteri, Hassan Qashqavi. «La questione viene ora discussa in Parlamento e non ne posso parlare prima che venga presa una decisione». Qashqavi ha aggiunto che Mottaki, con i suoi viceministri, ha presentato alla riunione con la commissione parlamentare una serie di documenti che proverebbero «interferenze prima, durante e dopo le elezioni» da parte di alcuni Paesi europei. Tali interferenze sarebbero avvenute attraverso «tre canali: quello politico, quello dell'Intelligence e della sicurezza e quello dei media». Ieri Mottaki, davanti al corpo diplomatico accreditato a Teheran, aveva accusato la Gran Bretagna di avere organizzato un complotto contro le elezioni presidenziali in Iran «fin da due anni fa».

Studio inglese: risultati poco verosimili
quelli che hanno portato alla vittoria di Mahmud Ahmadinejad è quanto afferma uno studio effettuato da Chatham House, un autorevole istituto indipendente con sede a Londra. Secondo gli analisti dell'istituto, Ahmadinejad non avrebbe mai potuto ottenere un consenso di oltre l'85 per cento dei suffragi senza una clamorosa inversione di rotta dei collegi rurali e tra gli elettori tradizionalmente riformisti. Per arrivare a dove è arrivato, secondo lo studio, il presidente sarebbe stato votato anche dal 47,5% di quanti, nel 2005, avevano scelto il candidato riformatore. «Questo, al di là di ogni altro dato, è altamente inverosimile», si legge nel rapporto.

Rilasciata figlia ex presidente. È stata rilasciata la figlia dell'ex presidente iraniano, Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, arrestata durante una protesta definita «illegale» dalle autorità di Teheran. A dare notizia della liberazione di Faezeh Rafsanjani è stata l'emittente Press TV. La donna era stata fermata con altri quattro parenti dell'ex presidente con l'accusa di «incitamento ed incoraggiamento dei rivoltosi» nella piazza Azadi di Teheran. Gli altri quattro fermati erano stati rilasciati qualche ora prima.

Sono 457 le persone arrestate durante le violente proteste di sabato scorso nella zona di piazza Azadi a Teheran. Lo rendono noto oggi fonti di polizia citate dalla radio di Stato. Secondo l'agenzia Fars, 40 poliziotti sono rimasti feriti negli scontri e 34 edifici governativi danneggiati.

In carcere 20 esponenti importanti del movimento riformista. Rimangono intanto in carcere una ventina di importanti esponenti del movimento riformista, arrestati durante le retate seguite alla proclamazione del presidente in carica Mahmud Ahmadinejad come vincitore delle elezioni. Tra di loro, due ex vice ministri e l'ex portavoce dei governi riformisti del presidente Mohammad Khatami. E i giovani sostenitori del candidato sconfitto alle presidenziali iraniane, Mir Hossein Mussavi, hanno fatto appello perchè i manifestanti portino una candela nera con un nastro verde in solidarietà con le vittime degli scontri. I giovani, attraverso il proprio sito web, hanno anche chiesto agli automobilisti di accendere le luci delle auto a partire dalle 17 (le 14.30 in Italia) per «mostrare la propria solidarietà con le famiglie dei martiri uccisi in questi giorni».

Neda, celebrazioni in suo onore. Negata l'autorizzazione a celebrare in alcune moschee di Teheran manifestazioni in segno di lutto per Neda Agha-Soltani, la ragazza uccisa domenica a Teheran da un colpo d'arma da fuoco. Lo riporta il sito web del quotidiano britannico Guardian. In risposta alle disposizioni decise dalle autorità, i manifestanti hanno comunque organizzato alcune iniziative per onorare la morte della giovane ventiseienne. Sul social network, Facebook, è nato un gruppo nominato “Angeli dell'Iran”, arrivato in poche ore a duemila iscritti, che ha come scopo quello di celebrare il lutto per la morte di Neda e degli altri attivisti uccisi negli scontri di questi giorni. Su “Wikipedia” è già stata pubblicata una pagina dedicata alla ragazza con la sua storia.


http://www.ilmessaggero.it

lunedì 15 giugno 2009

Gay pride, tre milioni in Brasile


Galeria por Neko Almeida


Galeria por Eduardo Moraes

SAN PAOLO, 15 GIU - Tredicesima edizione a San Paolo della grande sfilata Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). E' ritenuta la maggiore manifestazione del ''Gay pride'' nel mondo: secondo gli organizzatori, per le strade della megalopoli brasiliana hanno sfilato piu' di 3 milioni di persone. Lo slogan scelto quest'anno e' stato ''Senza omofobia, piu' cittadinanza per l'eguaglianza dei diritti''.

SAN PAOLO - altro che l’Europa delle omofobie, in qualche maniera Italia compresa. A San Paolo del Brasile, la tredicesima edizione del Gay Pride ha visto in piazza 3 milioni e mezzo di persone GLBT e gayfriendly, confermandosi la più grande manifestazione per i diritti nel mondo. Secondo gli organizzatori, per le strade della megalopoli brasiliana hanno sfilato in quest'occasione più di tre milioni di persone.Davanti alla sede del Museo d'arte della città, prima di lanciare la manifestazione, i leader dell'Lgbt hanno chiesto "il diritto ad essere tutti uguali: niente di più, niente di meno".
"Avenida paulista" è diventata una gigantesca pista da ballo. Lo slogan scelto quest'anno è stato "Senza omofobia, più cittadinanza per l'eguaglianza dei diritti", mentre la sicurezza dell'evento è stata assicurata da circa mille uomini, che hanno cercato di evitare la vendita di bevande alcoliche. Con l’avanzar della bella stagione, si svolgeranno i Gay Pride negli States, a Montrèal, in tutto il Canada, in Oriente e in Europa