Il corpo di Ahmet Yildiz , la prima vittima gay di un delitto d'onore è stato portato via dall'obitorio della città. La famiglia non ha richiesto i resti della vittima, come spesso succede a chi perde la vita in un delitto d'onore. Ahmet è stato ucciso con un colpo di pistola mentre usciva da un bar sul Bosforo durante il week end. Il suo corpo è stato trovato nella sua auto. La polizia sospetta che siano stati i membri della sua famiglia a compiere il delitto, per ripulire il proprio onore infangato dall'avere un figlio apertamente gay. |
Nessun'altro infatti oltre la famiglia, secondo la legge, puo' chiedere i resti della vittima. Ahmet aveva più volte denunciato minacce di morte alla polizia turca nei mesi scorsi, ma nessuna denunica era stata raccolta anzi, il giovane era stato messo in guardia per la sua omosessualità. Ahmet era stato il rappresentante turco ad una conferenza internazionale LGBT a San Francisco nel 2007. Il suo compagno, temendo per la propria vita e il cui nome non viene reso noto per ragioni di sicurezza, ha lasciato il paese per recarsi in Germania. In un'intervista rivela: "Ahmet aveva ricevuto minacce di morte per tutto il tempo in cui ci siamo amati. I suoi genitori non lo hanno mai accettato e hanno fatto di tutto per farlo sentire colpevole".
Il partner è scampato alla morte per miracolo: infatti un impedimento dell'ultimo minuto gli ha fatto mancare l'appuntamento al bar dove i sicari aspettavano Ahmet. Nonostante tutto, la polizia turca deve ancora avviare le indagini sul delitto.
"Negli ultimi 4 anni - dice il partner sopravvissuto - l'omofobia in Turchia è diventata così forte da mettere in pericolo le vite degli omosessuali con un netto peggioramento rispetto agli anni precedenti. Conosco il sistema turco. Non ci saranno arresti per questo omicidio. I diritti umani in Turchia sono solo un optional". Continua "Non potro' dargli
un funerale perchè non posso richiedere le spoglie in quanto non esisto come partner legale, e non posso nemmeno riprendere i miei oggetti personali dal suo appartamento. Posso solo denunciare l'omicidio ai media, ma non posso nemmeno testimoniare davanti alla polizia dando indizi riguardanti la famiglia perchè la polizia potrebbe torturarmi in quanto gay".
Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv
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