Il mondo della moda è una realtà molto creativa, si sa, abituata agli eccessi e alle eccentricità. Quando, però, si è saputo che la modella trans Lea T. è la figlia del calciatore Toninho Cerezo, è stato il mondo del calcio ad entrare in subbuglio. La campagna Givenchy che l’ha vista protagonista ha fatto il giro del pianeta, rivelando una realtà che finora era ammantanta di segreto e mistero. Per la prima volta in Italia, dopo le interviste nel resto del mondo, Lea T. si confessa durante una lunga intervista con Daria Bignardi nella puntata di ieri delle Invasioni Barbariche.
Le discrete domande della conduttrice di La7 hanno permesso che la modella sviscerasse ogni aspetto della sua condizione, rivelando le sofferenze e le paure che l’hanno colpita fin da quando si è resa conto che, il sesso maschile che aveva avuto alla nascita, non era quello che in effetti sentiva come rapprensentativo di se stessa. Per ora, legalmente, Lea T. è ancora Leandro Cerezo, ma ancora per poco: “Ho appena avuto notizia che ancora 5 mesi avrò il nome maschile Leandro sui documenti, poi sarò finalmente Lea” confessa sorridente. Lea T. mentre racconta della sua adolescenza in Italia
Toninho Cerezo, il padre di Lea, è stato un calciatore molto amato in Italia, dove giunse nell’82 per giocare nella Roma. “Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza in Italia, come ragazzo apparentemente normale. Provengo da una famiglia molto cattolica, soprattutto da parte di mia madre. Siamo 4 fratelli, 2 femmine, 1 altro maschio. E’ stato mio padre prima di tutti ad avvertire che c’era qualcosa che non andava e lo diceva a mia madre. Lui se ne accorgeva di più perchè stava poco in casa e, quando tornava, notava le differenze. Crescendo in una casa di donne, per mia madre era normale che ascoltassi i discorsi delle donne piuttosto che mettermi a fare le cose degli altri ragazzini”.
Si nota la sofferenza sul volto bellissimo della modella che attualmente è testimonial della maison Givenchy e si è posizionata al numero 40 del ranking mondiale delle top model. Si capisce bene che, nonostante l’odierna serenità, ci sono ferite che fanno ancora male. “Quando sei bambino non hai nessuna definizione definizione, non hai nessun pregiudizio. Ogni tanto gli altri bambini mi chiedevano perchè non giocassi mai con loro – ricorda -, ma io rispondevo che stavo bene così ed era vero. Quando sei bambino sei neutro”. Il percorso che Lea ha intrapreso in età ormai adulta, in realtà è una diversità che si è protata dentro probabilmente da sempre: il problema è nato dalla mancanza di informazioni sull’esistenza di quest’altra definizione di sessualità che è il transessualismo. “Da adolescente inizi a farti tante domande, perchè si sviuppa la parte sessuale, inizi a renderti conto di cosa ti piace e cosa no. Purtroppo non si spiega ai bambini che esiste il transessualismo, perchè i genitori non hanno l’apertura mentale per spiegarlo ai figli. Io non sapevo proprio cos’era. A scuola avevo capito che c’era l’omosessualità e credevo di essere omosessuale, ma comunque non ne parlavo per una questione di riservatezza perchè mia mia madre era molto cattolica e nemmeno le mie sorelle parlavano molto delle loro curiosità in materia sessuale”.
Pur scegliendo la sua natura femminile, Lea quando era ancora un ragazzino non ha potuto evitare di comportarsi come tutti gli altri maschi, in maniera molto vivace e incontrollata. “E’ vero, sono stata un maschio vivace, tanto che una volta io e mio fratello abbiamo distrutto la hall di unalbergo romano – racconta sorridendo -. In realtà, non sono mai stata troppo femminuccia, nel senso che se dovevo giocare con i ragazzi lo facevo, correvo, mi scatenavo. Poi però se dovevo rilassarmi e stare serena, lo facevo con le donne. Ancora oggi faccio il maschiaccio quando capita”.
Poi arriva l’adolescenza, e Toninho Cerezo passa al Genoa quindi anche la sua famiglia si trasferisce nella capitale ligure, dove Lea frequenta le sucole media e inizia ad avvertire le prime differenze coi suoi compagni. “Mi chiudevo in bagno per farmi la piega e poi magari mi rilavavo i capelli. Però non capivo che era per sembrare di un altro sesso, era solo un periodo molto strano, come per tutti gli adolescenti credo. In più ero sempre più confuso dalla mancanza di informazioni a riguardo per questo, ripeto, se ne dovrebbe parlare di più”.
Daria Bignardi ricorda a Lea gli esordi come modello, quando ai casting appariva come un ragazzo ma anche lì le cose si confondevano parecchio. “Sembravo comunque una ragazzaa anche da uomo – rammenta la modella – e quel periodo lo ricordo come di profonda crisi, di confusione. E poi mi sentivo solo: la gente non ti aiuta e se non hai una famiglia che ti appoggi, è tutto molto complicato. Non riesco a decriverti questa confusione, perchè alla fine non ci vuoi nemmeno pensare, sei molto giovane e vuoi solo goderti al vita”.
La svolta arriva quando Riccardo Tisci, direttore creativo di Givenchy, la prende come sua assistente e si instaura un’amicizia importante che le ha dato poi il coraggio di intraprendere questo percorso. “Riccardo aveva una mentalità diversa, vedeva tutto molto più naturalmente – spiega Lea T. -. Anche i miei amici se ne erano già accorti, ma non dicevano niente sperando che fossi gay. Invece Riccardo è il prima ad avermi detto di provare i tacchi a spillo perchè aveva capito i miei atteggiamenti e capiva la situazione. Io stessa l’ho accettato dopo tanto perch veniva da una famiglai molto cattolica e soffrivo del pregiudizio. Quando poi ho capito, consideravo la transessuale come segno di discriminazione, di perversione, di prostituzione, non riuscivo ad avere altre visioni, quindi cercavo di fuggire da questa realtà. Finchè ad un certo punto era troppo evidente, troppo forte, e delle mie amiche mi hanno preso da parte e mi hanno detto che noi eravamo simili. Da lì mi si è aperto un mondo nuovo”.
Il colpo più diffcile da accettare è stato per la famiglia, perchè per la madre di quello che una volta era Leandro Cerezo, era lei stessa la causa di quello che era successo perchè era lei che lo aveva creato. Ma poi Lea spiega che la situazione è rientrata, soprattutto grazie alla campagna di Givenchy, instaurando un rapporto madre-figlia critico, ma costruttivo.
La scelta di Leandro di diventare Lea comporta un percorso sia medico che legale molto impegnativo e faticoso. “A livello medico è un percorso molto serio per la terapia ormonale che ti scombussola tutto – conferma la modella-. Diventi più sensibile, si trasforma il carattere. Il testosterone dell’uomo ti rende più forte, più duro, mentre l’estrogeno ti addolcisce e ti ritrovi a piangere come non hai mai fatto. Lo shock è quando ti svegli e ti rendi conto che il tuo corpo si sta trasformando in un’età in cui non sembra più normale”. Questo è uno dei motivi che ha portato Lea ad accettare di parlare in un’intervista a cuore aperto con Daria Bignardi, per lanciare un messaggio e per portare all’attenzione che nella società italiana ci sono molti imbarazzi e aggressività nei confronti dei trans. “Ho iniziato il transessualismo quando avevo già una certa età e quindi ho continuato con la mia vita e ho dovuto confrontarmi con i pregiudizi della gente per strada, al supermercato, sul lavoro. La verità è che non mi rispettano come una donna, perchè pensano che siccome sia una trans sia una prostituta e solo gli uomini italiano lo credono”.
Toninho Cerezo da Belorizonte legge una lettera dedicata alla figlia in studio
In esclusiva per la televisione italiana, Toninho Cerezo ha letto la lettera per Lea che ha scritto per dire cosa pensava come padre di lei ai media di tutto il mondo. “Non possiamo essere bravi in tutto e tu, Lea T. Cerezo, sai fare molto più che semplici palleggi – legge l’ex calciatore con grande commozione -. Hai avuto il coraggio, con eleganza, di tentare di rompere i paradigmi e di mostrare al mondo che dobbiamo accettare le differenze, essere tolleranti con la diversità, capire e non giudicare ciò che non conosciamo. Il cammino può essere lungo, ma sicuramente non sarò lo stesso senza di te. Bambino o bambina, Leandro o lea, non importa più. Sarò sempre tuo padre e tu, orgogliosamente, una parte di me”. Parole d’amore puro e incondizionato che hanno strappato più di una lacrima alla modella. “Mi sento molto fortunata ad avere un padre così – ha consluso commossa -. E una madre, delle sorelle, una nonna, tutte persone che mi appogiano. Credo che mio padre abbia lanciato un messaggio anche agli altri genitori. E’ un esempio da seguire”.
Fonte:http://donna.fanpage.it/lea-t-il-successo-dopo-le-foto-di-givenchy-lintervista-a-daria-bignardi/
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