Lo conferma Paolo Patané, presidente nazionale di Arcigay
"Nei Paesi della sponda meridionale del Mediterrano, del Medio Oriente, i diritti delle persone lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) sono letteralmente ad un bivio: con il crollo dei vecchi regimi se le istanze di democrazia si consolideranno tutti ne trarranno beneficio, ma se si dovesse arrivare ad un affermarsi dell'integralismo islamico la situazione diventera' drammatica". Lo afferma, Paolo Patane', presidente nazionale di Arcigay.
L'associazione italiana segue con attenzione l'evolversi della situazione e Patane' sottolinea la disponibilita' a soccorrere gli eventuali richiedenti asilo per motivi di discriminazione sessuale. "Stiamo cercando di seguire la situazione quanto piu' possibile -prosegue Patane'- per una questione di interesse generale, in particolare nel caso drammatico della Libia, ove i rischi sono piu' alti, ma anche per quanto riguarda gli altri Paesi ove, pure, sembra essersi avviato un percorso di stabilizzazione". "Dal nostro punto di vista particolare vi e' poi il timore -spiega Patane'- che in aree dove comunque, tranne che in Tunisia, i diritti delle persone lgbt sono sempre a repentaglio la loro condizione venga travolta da un'eventuale deriva integralista: Abbiamo l'esperienza dell'Iran, dove la condanna a morte per i gay e' invalsa".
Vi e' poi il fronte dei flussi di richiedenti asilo verso l'Italia: per Patane' "e' altamente probabile che ci si trovi di fronte a una massa enorme di persone che dal Nord Africa si sposteranno verso l'Europa ed e' possibile che fra loro vi siano anche omossessuali o lesbiche che sceglieranno di chiedere asilo per discriminazione sessuale. Da parte nostra c'e' la massima disponibilita' ad aiutarle e, nel caso dovessero pervenirci delle richieste, auspico che il ministero degli Esteri ci dia modo di attivare subito una collaborazione veloce.
La situazione nell'area viene seguita da Arcigay attraverso "il contatto diretto - spiega il suo presidente - con Aguda, la piu' grande associazione lgbt israeliana, con la sede principlae a Tel Aviv. Un canale abituale visto che negli altri Paesi dell'area le associazioni simili sono 'nascoste'. A guda comunque ha sempre avuto la capacita' di raccordarsi con movimenti e gruppi lgbt anche in nazioni 'difficili' del Medio Orfiente e del Nord Africa". Aguda, nata nel 1975 con l'obiettivo di promuovere i diritti della comunita' lgbt in Israele, e' diffusa nell'intero Paese, organizzata come organizzazione di volontariato non profit e conta su oltre 500 attivisti impegnati a fornire supporto alla comunita' lgbt.
"Si puo ' dire che la condizione lgbt nell'area e' realmente ad un drammatico bivio -ribadisce Patane'- e' evidente che queste rivolte, questi cambiamenti nascono dal basso, per di piu' con un grande apporto dei giovani, esperienze di democrazia da sostenere consapevoli pero' che la loro evoluzione non e' ancora definita".
"Certamente quelli che sono crollati o stanno crollando sono regimi autoritari dei quali nessuno poteva augurarsi la sopravvivenza, e anzi il nostro governo dovrebbe essere piu' deciso, meno 'neutrale' nel condannare le loro violenze, ma -sottolinea il presidente dell'Arcigay- il rischio di una deriva c'e'". "Per il momento, comunque, non abbiamo notizie di specifiche situazioni per persone lgbt negative sono notizie di siotuazione negative, e siamo fiduciosi in particolare per quanto riguarda la Tunisia paese da sempre tollerante ed aperto, pur con i vincoli della tradizione islamica", conclude Patane'.
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