Pubblicato da Gea Ferraris
L’omofobia è una brutta malattia. Non malattia nel senso clinico, ma un male sociale che inquina il mondo moderno così come inquinava il mondo antico. È inutile parlare di progresso quando ci si rende conto che si va avanti soltanto con le scoperte della scienza e della tecnologia, ma non con la mentalità, e che i gay vengono considerati ancora persone malate da curare. E questa è solo l’ipotesi migliore: perché c’è anche chi invece li ritiene esseri immorali, che invece vanno puniti.
In Cina l’amore omosessuale era considerato, fino al 1997, un ‘atto di vandalismo’, e pertanto vietato e punito se scoperto. Poi la linea politica si era un po’ ammorbidita, almeno a parole, continuando comunque a considerare i gay dei malati mentali. Ancora oggi, di fatto, gli omosessuali non fanno il famoso e ormai quasi di moda ‘coming out’, perché sono ancora poco accettati. E, come accennato, nonostante la liberalizzazione normativa le autorità usano ancora perseguire i gay, se colti ‘in flagrante’.
È quanto successo a trentadue donne, che sono state arrestate perché avevano pubblicato dei racconti erotici a tema omosessuale su un sito Internet, registrato nella città di Zhengzhou e nel frattempo già chiuso da parte delle autorità.
Il sito, cui si poteva accedere previo abbonamento, conteneva cira ottantamila racconti di amori omosessuali, tra i quali millecinquecento sono stati giudicati pornografici, e quindi impubblicabili nella Repubblica cinese.
Si è perciò proseguito all’arresto delle donne, fra le quali una ragazza di soli diciassette anni e la responsabile della pagina web, di ventotto anni.
Questo è solo l’ultimo episodio di omofobia avvenuto in Cina. Pochi mesi fa a Pechino sono stati infatti arrestati alcuni ragazzi gay sorpresi in un parco noto per essere luogo alla sera di incontri amorosi tra persone dello stesso sesso; sono inoltre proibite tutte le manifestazioni di ‘orgoglio gay’, tra cui anche l’elezione di ‘Mister Gay’, vietata all’ultimo minuto con la scusa di violazioni burocratiche.
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