8 giugno 2011
Di Luca Scialo'
La storia di Ophelia De’lonta, detenuto del carcere della Virginia, che si è visto negare i fondi per provvedere all’operazione e ovviamente il trasferimento in un carcere femminile
Un’adolescenza fatta di rapine, traffico di droga e armi. Il tutto per sopravvivere, ma anche per pagarsi quel tanto agognato intervento chirurgico che gli permettesse di uscire da quel corpo da uomo in cui è nato ma che non lo rispecchia. E’ il caso di Ophelia De’lonta, detenuta in Virginia, la quale è arrivato a un gesto estremo per risolvere il suo problema.
IL TENTATIVO DI CASTRARSI – In carcere, le è permesso di prendere ormoni femminili e indossare l’uniforme di una donna, e gli viene rivolto il “lei”. Ma non si va oltre. Il Dipartimento della Virginia le ha negato il trasferimento al carcere femminile, e il pagamento per un intervento chirurgico genitale. E così è arrivato a un gesto estremo: ha cercato di tagliarsi il pene con tre rasoi usa e getta per circa tre ore. E’ stata fermata, e sono stati necessari 21 punti di sutura.
LA LEGGE NON PREVEDE FINANZIAMENTI – Al carcere non possono essere sicuri che non ci proverà di nuovo; anzi De’lonta pensa che anche la morte potrebbe essere migliore che continuare a vivere con i genitali maschili. “Mi darebbe la pace”, Un altro detenuto transgender ha intentato una causa simile in California, e Todd Gilbert – avvocato in materia di sistema sanitario carcerario – ha sostenuto che “Una prigione non è tenuta per legge a dare a un prigioniero l’assistenza medica che invece avrebbe ricevuto se fosse stato una persona libera, magari benestante”. E aggiunge: “E’ assurdo pensare che i contribuenti vogliano sostenere cambiamenti di sesso con le loro tasse”.
ANDARE OLTRE LE RAGIONI FISCALI E BUROCRATICHE – Ma l’apparente conservatorismo fiscale di dette dichiarazioni possono mascherare la transfobia. Pagare per un cambiamento di sesso non può essere liquidato come aspetto “ridicolo”, se De’lonta è giunto a un inquietante autolesionismo. Alla domanda sul perché non può aspettare la procedura fino a che non esce di prigione, la detenuta dice: “Questo è qualcosa su cui non ho alcun controllo. Sono nato così”. I governi degli Stati devono dunque necessariamente smettere di pensare a un cambiamento di sesso come a un lusso, e riconoscere che per alcuni può essere una questione di vita o di morte. Speriamo che prevalga l’America progressista e moderna, da anni succube di quella conservatrice e ipocrita.Fonte:http://www.giornalettismo.com/archives/128663/trans-in-carcere-e-disperata-tenta-di-castrarsi-da-sola/
Nessun commento:
Posta un commento