burrnesh è una donna di un paese balcanico, in genere l’Albania oppure il Kosovo, che si veste come un uomo e viene considerata come tale nella società. Tra i suoi privilegi, si ricorda quello di fumare e consumare alcolici. Si tratta di una figura anacronistica destinata ad estinguersi nei prossimi decenni. Un'antica tradizione delle montagne albanesi e kosovare che risale a più di 300 anni fa.
Nella società albanese di un tempo, una donna non aveva il diritto di vivere da sola. Per farlo lo stesso, aveva in alcuni casi la possibilità di modificare il proprio status davanti alla gente del paese, sottoponendosi ad una cerimonia in presenza degli uomini più influenti del villaggio. Durante la cerimonia, era prevista una vestizione ed il taglio di capelli. La ragazza doveva fare voto di castità. È detta infatti anche vergine giurata. Un'usanza dura, che va rispettata fino in fondo per l'onore della famiglia. "Non si diventa vergini per questioni religiose: la burrnesh sono sia musulmane sia cristiane.
Hanno rinunciato alla femminilità per diventare maschi. E poter così bere, fumare e sparare. Ma anche prendersi cura dei fratelli, amministrare i beni di famiglia e costruire la casa per gli anziani genitori. Oggi ne sono rimaste poche decine. Vivono sulle montagne del Paese delle aquile, al confine con il Kosovo. Le burrnesh (dal termine albanese burré, uomo) sono un’antica tradizione delle montagne albanesi e kosovare che risale a più di 300 anni fa. E a celebrarle è il Kanun di Lekë Dukagjini, il più austero dei codici nazionali giunti fino a oggi. La conversione avviene quando la bambina, fiorita fanciulla, giura la sua verginità davanti ai 12 uomini più importanti del villaggio. Una donna che ha promesso castità infinita e totale per conquistarsi l’onore di essere uomo. Di vestirsi, di armarsi, di combattere, ma anche di concedersi lussi perfettamente maschili, come il fumo e l’alcol, proibiti alle donne nella società albanese. Le vergini giurate apparivano un tempo anche in Serbia e in Montenegro, oggi sono «un incanto umano» molto raro e se ne trovano pochissime (si parla di qualche decina) nascoste nelle montagne dove l’Albania confina col Kosovo. Le ragioni e i misteri che hanno portato donne kosovare e albanesi a farsi vergini per sempre sono da cercare nei costumi e nelle viscere di questa terra. Una fanciulla magari bella, magari sognatrice di famiglia e di bambini, che regala la sua vita all’onore di sua madre e di suo padre. Vite santificate, perché in quelle terre perdute una figlia, purissima guerriera, dà alla sua famiglia un vanto che tocca la gloria epica.Qualcosa che ricorda un mito nazionale della passata ideologia comunista: quello del malesor (montanaro), cioè il guerriero coraggioso, simbolo dell’indipendenza secolare dagli ottomani. Abbandonando riti e miti, la tradizione delle vergini ha una spiegazione molto più moderna. In un’Albania rurale dove per una donna il fumo, il lavoro, il sesso e qualunque soffio di libertà diventano una vergogna, la burrnesh si mette addosso questa maschera semplicemente per vivere. E forse anche per nascondere la sua omosessualità, un sacrilegio che nel suo paese non è neppure immaginato. Non è il caso di Qamile Stema, 87 anni, gilet nero con orologio a pendolo. «Ero una normalissima ragazza, ma sono diventata uomo solo per far felice mio padre» racconta, sventolando le mani rugose come la corteccia dei suoi alberi. «Lui aspettava il maschio, ma io sono nata la nona di nove femmine. Non avevo scelta». O Diana Rakipi, 54 anni, sesta di nove figli: «Il mio fratellino morì per la maledizione di un malocchio. Così per ricordarlo ho voluto diventare un maschio bello com’era lui» racconta Diana, che succhia una sigaretta dopo l’altra con il gusto di chi da femmina non avrebbe potuto farlo. Diana veste oggi la divisa della guardia giurata nel porto di Durazzo dove lavora. Il cappello militare non nasconde l’antica femminilità che le passeggia sulla pelle e nel sorriso. Voglia di femminilità tradita dall’anello d’oro e dagli occhi turchini.«Delle donne amo la sensibilità, mentre dei maschi apprezzo il coraggio della sincerità». È così inquietante la fusione dei sessi in questo strano essere, che pare arrivato da un altro mondo. «Nulla di strano, la nostra è una terra di magici travestimenti» racconta l’antropologo albanese Moikom Zego. «In qualche villaggio dopo la nascita di un figlio l’uomo si finge madre e accoglie gli ospiti sdraiato nel letto. Vestito da donna».
Le ragioni per un cambio del genere potevano essere molteplici:
- mancanza di figli maschi in famiglia;
- morte di componenti maschi in famiglia;
- rifiuto di un matrimonio da parte della ragazza;
- lesbismo non dichiarato.
La tradizione risale a circa tre secoli fa ed è oramai completamente estinta in Serbia. Anche se non è più praticata nei paesi di lingua albanese, vivono in quella zona ancora parecchie burrnesh anziane.
Levraze, montagne dell'Albania settentrionale,
autunno 1944
“Non uccidetemi, vi prego. Non sono un uomo come
sembro.”
Il traduttore passò l'informazione dall'albanese al tedesco.
L'ufficiale nazista strabuzzò gli occhi. Rimase sorpreso. Era
abituato a sentire le scuse e le spiegazioni più incredibili quando
stava per fucilare qualcuno. Questa ancora non l'aveva sentita.
Due giorni prima era stato ucciso in un agguato un
sottufficiale tedesco, proprio sulla strada di ingresso a Levraze.
Per rappresaglia stavano fucilando venti uomini del villaggio.
Una giornata grigia, di nebbia. Nella fossa comune si trovavano
già diciannove corpi. Hairì stava in piedi, gli occhi gonfi per le
lacrime. Due occhi dolci. Doveva avere una cinquantina d'anni.
Forse meno. I capelli corti, castani, erano striati da ciocche di
capelli bianchissimi.
Il tedesco ghignò. Disse qualcosa nella sua lingua. Ad Hairì
parve un verso con troppe consonanti. Il ruffiano traduttore
disse:
“Dimostralo.”
Quattro tedeschi, le armi spianate, e una trentina di donne
albanesi stavano fissando quella scena irreale. Hairì si guardò
attorno. Sapeva che stava per tradire un giuramento fatto
ventidue anni prima. Un tradimento che sarebbe andato al di là
di tutto. Al di là del tempo e dello spazio. Al di là dell'identità e
degli eventi della vita. Sentì la presenza dei diciannove corpi che
stavano dietro, nella fossa. Alcuni erano ancora agonizzanti, in
attesa del colpo di grazia. Decise di tentare quella disperata
sortita.
Il reportage pubblicato da Panorama nel 2008, la giornalista Stella Pende si avventura sui monti dell'Albania, al confine con il Kosovo, per raccontare le vite ordinarie di quattro uomini fuori dal comune. Sono Qamile Stema, Dila Deda, Fatime Xhedia e Diana Rakipi: nati donne, il destino ed una amara tradizione li hanno costretti a cambiare la loro natura per sempre, costringendoli a diventare "vergini giurate" per poter vivere alla pari con i maschi.
Un burrnesh e un soldato nel 1912
Fonte:http://iojulia.ilcannocchiale.it/2008/04/28/le_burrnesh.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Burrnesh
http://www.mtholyoke.edu/~potka20g/classweb/wp/site/home.html
http://www.viasoliani.eu/materiali/incipit-burrnesh.pdf
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