Vite trans a scuola - Un faccia a faccia con gli studenti


Le domande a raffica dei ragazzi nel liceo Socrate di Roma L’incontro con Francesca Eugenia Busdraghi, i professori e la nostra giornalista. E tutto nel Giorno della memoria

Cosa succede quando sei trans e cammini per strada? Ma è vero che le trans fanno tutte molto sesso? L’intervento lo passa la mutua?Esul lavoro «dopo» com’è andata? Le domande arrivano a raffica. Nell’aula magna del liceo Socrate siamo riuniti in tantissimi. Studenti, qualche prof, Flavio Conia, il giovane che ha organizzato l’incontro, Francesca Eugenia Busdraghi di Azione Trans e io. Il dibattito è avvenuto nel giorno della memoria, i ragazzi hanno scelto di parlare di transessualità invitando Francesca e me per discutere del mio libro Evviva la neve. Vite di trans e transgender (Mondadori, strade blu).
Iniziamo a «resettarci»: è l’invito di Francesca, il mondo trans non è come lo fanno vedere i media. Non si tratta di fenomeni da baraccone. Per esempio, il sesso. «Ci sono molte persone che arrivano ad operarsi senza aver avuto rapporti sessuali, è tale il rifiuto per il proprio corpo che non si hanno relazioni se non dopo». È il primo stupore. Una studentessa: «Ma io so di tante che invece…». Sai di tante o le conosci? «No, conosco tante storie». Ecco la differenza: conoscere le persone ci fa toccare con mano l’autenticità, il «sentito dire» la deforma. Francesca racconta della sua vita, poi parla dell’amore che finalmente vive, essendo ricambiata. «Dopo la transizione ho provato le emozioni, questo corpo mi ha dato la possibilità di avere una relazione, di condividere la vita». È importante parlare con i ragazzi non a colpi di slogan, che non serve a niente. Ma dei concetti chiave che permettono di comprendere a fondo noi e gli altri.
«Sono contraria ad usare l’acronimo glbt, che sta per gay lesbiche e trans, per indicare unarealtà separata dal resto – ho precisato nella mia introduzione –.Quandoparlo di persone trans parto dal concetto di identità di genere. Ognuno sente in modo differente il proprio essere donna o uomo, questo sentire non è imposto dai genitali. La persona trans sente di appartenere a un genere che spesso contrasta del tutto con i propri attributi sessuali, occorredunque adeguare il corpo al genere sentito come proprio con gli ormoni o anche con la chirurgia». I ragazzi chiedono a Francesca quali discriminazioni ha subito (per i video visita http://evvivalaneve.blog.tiscali. it ): «Mi hanno pestata per strada in tre».Unaragazza si apre: «solo ora insieme a voi capisco davvero che la transessualità non è l’omosessualità, ma qualcosa di molto diverso ». Sono io a raccontare dell’adolescenza di Francesca, del momento in cui guardando in spiaggia una bimba nuda si rese conto del corpo che avrebbe voluto. Sentendo che era «peccato» cominciò a isolarsi temendo il giudizio, fingendo intorno a sé compagni immaginari speciali, né maschi, né femmine: «I neutri mi venivano a trovare spesso», mi ha detto raccontandosi per Evviva la neve. Francesca parla del rapporto con il suo compagno, una persona trans che ha fatto il passaggio da femmina a maschio. I ragazzi chiedono: «com’è il rapporto tra due persone come voi?». La risposta è semplice: «Io fumo e lui no, lui è un santo, ed è molto preciso, io sono un po’ caotica ». Si va sul tema lavoro, e sono dolori. Francesca dalla transizione in poi ha trovato solo occupazioni saltuarie, prima era un esperto informatico: «È dura per tutti, per noi cento volte tanto». Anche nella totale precarietà, fa volontariato: «Lo faccio gratis, assisto le persone trans anche in ospedale. So cosa vuol dire essere soli». Ci salutiamo citando le parole di Federica, la figlia di Francesca, raccolte nel libro. «Nella vita voglio aiutare la gente che soffre fisicamente a rinascere. Farò l’infermiere, perché dà cose che ti sogni. Dà il calore».

31/01/2011 - L'Unità - Delia Vaccarello

Nasce a Palermo Prospettiva Queer con un festival e laboratori in aula



Smontare i pregiudizi e favorire una cultura dell’apertura, dell’accoglienza, che non obbedisce allo stigma, chenonviene paralizzata dalla paura del diverso. Insomma guardare al futuro, cioè in prospettiva. Nasce a Palermo con questi intenti «Prospettiva Queer», un progetto di sensibilizzazione dei giovani alle tematiche della convivenza con la diversità intesa come valore e non come minaccia. Si rivolge da una parte all'Università e ai suoi studenti, dall'altra al mondo della Scuola, in particolare al biennio conclusivo delle scuole secondarie. Ideato da Giovanni Lo Monaco e organizzato insieme a Cirus Rinaldi, «Prospettiva Queer» fa parte del Sicilia Queer filmfest (http://www.siciliaqueerfilmfest. it/2011/), festival internazionale di cinema d'autore a tematica glbt, diretto da Alessandro Rais, che concentrerà le proiezioni a Palermo dal 20 al 26 giugno. «Prospettiva Queer» prevede per gli universitari un ciclo di video proiezioni e seminari con interventi di docenti e ricercatori dell’ateneo. Gli studenti dell' Istituto d'Arte invece saranno artefici della realizzazione di soggetto, regia e riprese di un cortometraggio su tematiche relative a indentità di genere e orientamento che verrà presentato in giugno all' interno del Sicilia Queer filmfest. In premiouna videocamera, che rimarrà in dotazione all'Istituto. Novità, il «Baby Queer», seminario per genitori e bambini della scuola primaria sull'approccio con i più piccoli alle tematiche di genere e di orientamento sessuale.
I curatori, Gilda Terranova e Giovanni Lo Monaco, hanno messo in cantiere incontri teorici, proiezione di un cartone animato, e un laboratorio con attività di brain storming, drammatizzazione e scrittura creativa. «Prospettiva Queer» si avvale della collaborazione di Agedo (l'Associazione nazionale dei genitori di persone omosessuali) e dell'Osservatorio Provinciale sulFenomeno della Dispersione Scolastica e del Successo Formativo.

Fonte:http://www.cinemagay.it/dosart.asp?ID=20212

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