Un nuovo cable di Wikileaks denuncia: il paese africano è visceralmente omofobo, il principale combattente pro-LGBT fu prima preso in giro da tutti e poi ammazzato.
Un’ombra ulteriore si leva sull’omicidio di David Kato, attivista LGBT ugandese che è stato pugnalato a morte solo il mese scorso. Era stata la conclusione di una parabola che lo aveva visto in prima linea contro la legge ugandese che puniva in maniera severissima l’omosessualità praticata, arrestato in via preliminare, scarcerato dal tribunale in quella che era stata definita una sentenza storica per lo stato africano, mentre i giornali del paese chiedevano in prima pagina la sua uccisione.
MORTE – Che, puntualmente, arrivata.
Era noto come “il nonno dei kuchus”, come le persone gay si definiscono in Uganda, un coraggioso e combattivo attivista che ha guidato la battaglia dei diritti per più di una decade. David Kato è andato in galera per ciò che credeva, e in tribunale, vincendo la sua più grande battaglia tre settimane fa contro un giornale che aveva chiesto che fosse impiccato. Ma mercoledì pomeriggio ha pagato il prezzo più grande: è stato picchiato a morte con un martello nella sua casa di Kampala, sconvolgendo la comunità gay e dei diritti umani locale e all’estero.
Morto, preso a martellate da un mitomane che la polizia aveva faticato a trovare. Ma non era quello il punto.
QUESTIONI RADICATE – Da subito il dito era stato puntato, dai media internazionali, sulla campagna anti gay che i giornali del paese avevano da tempo iniziato contro di lui.”Impicchiamoli tutti” aveva scritto Rolling Stone – che è un giornale locale, beninteso – mettendo in prima pagina la sua faccia. E qualcuno aveva portato a termine la missione, sebbene non con la corda. Nuove rivelazioni ora, dagli archivi di Wikileaks, ci mostrano che la storia era – persino – più profonda di quanto ci immaginassimo tutti. L’odio dell’Uganda contro David Kato era radicato, longevo e duro a morire.
SCHERZARE SULLA VITA – Persino ad un meeting dell’Onu convocato per dibattere sulla legge che criminalizzava i gay, era stato ferocemente preso in giro dagli astanti, che si facevano burla pubblica di lui.E persino l’agente delle Nazioni Unite era della partita.
L’attivista gay David Kato fu preso in giro ad un dibattito organizzato dall’Onu sulla legge anti-omosessualità dell’Uganda, secondo un diplomatico americano a Kampala, che ne parla in un cable diplomatico americano trapelato. Il diplomatico diceva che Kato, che venne picchiato a morte vicino alla capitale, Kampala, pronunciò un intervento molto ben scritto contro la legge, ma le sue parole furono praticamente inascoltate per colpa della sua “evidente nervosezza”. Durante il suo discorso un membro della Commissione Ugandese per i diritti umani “scherzava apertamente e prendeva in giro” con i promotori della legge, secondo il diplomatico. Il “meeting consultivo” nel dicembre 2009, organizzato con fondi ONU, doveva discutere la legge, che avrebbe imposto la pena di morte per l’”omosessualità aggravata” e l’imprigionamento a vita per gli adulti consezienti che praticano sesso omosessuale.
Secondo il cable, il paese venne fomentato dalle autorità politiche e religiose sulla strada dell’omofobia, in maniera irrisolvibile. Gli esponenti politici in prima linea per promuovere la legge, scrive il Guardian, erano “visceralmente omofobi”, e facevano attiva propaganda contro la comunità LGBT. Normale che poi le cose finissero male.
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