03 FEB - Su diverse testate questa mattina era riportata la vicenda di due transessuali sieropositivi dediti alla prostituzione che nell’ultimo anno avrebbero messo a rischio di contagio da Hiv 7000 persone: erano circa 300 al mese i clienti che ciascuno di essi aveva, secondo quanto riportato dai quotidiani, che non hanno resistito alla tentazione di usare l’appellativo “untori” per definire i due. Nel pomeriggio è arrivata la risposta delle associazioni più rappresentative delle persone malate di Aids o sieropositive. “Il Network persone sieropositive è contro tutti coloro che, consapevoli della loro sieropositività, non usano adeguate precauzioni”, ha affermato la presidente Nps Rosaria Iardino. “Tuttavia dare dell’untore è infamante. Soprattutto se non ci sono le prove che i due abbiano avuto rapporti non protetti”“Quali elementi hanno avuto i giornalisti per chiamare le due trans untori?”, ha aggiunto la presidente della Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids Alessandra Cerioli. “Sono due persone in terapia, consapevoli della loro condizione di sieropositività, e che non hanno alcun dovere di dichiarare il proprio stato”. Inoltre, ha aggiunto, “in nessun articolo è citato il preservativo, strumento sufficiente a proteggersi dall'infezione, come sanno le tante coppie siero-discordanti che vivono anche in Italia, e la responsabilità della salute sessuale è ricondotta alle sole persone che vivono con l'Hiv, come se non riguardasse chiunque ha rapporti occasionali, a pagamento o meno”. “Additare le persone sieropositive come pericolo per la salute pubblica ottiene l'unico risultato di aumentare lo stigma nei loro confronti”, ha concluso Cerioli. Critica l’associazione anche nei confronti delle istituzioni politiche milanesi. "È presumibile che i soggetti ce li ritroveremo ancora in circolazione, creando problemi di sicurezza e un rischio per la salute pubblica vista la condizione di sieropositività della quale dubito informassero i clienti", è stato il commento del vicesindaco meneghino Riccardo De Corato al mancato arresto dei due transessuali, a cui ha fatto eco l'assessore alla salute Giampaolo Landi di Chiavenna con un invito a legalizzare la prostituzione. "Una lucciola su due tra prostitute e trans è positiva al virus Hiv - ha dichiarato - e il problema non è solo quella su strada, ma anche quella degli apparenti centri estetici, dello scambio di coppie e più in generale della mancanza di educazione sulla buona salute anche nei rapporti sessuali. Tuttavia, ha sottolineato Massimo Oldrini, presidente di Lila Milano, “a Milano ci sono almeno 15 mila persone che vivono con l'Hiv. Lasciar credere che ciò accada a causa della prostituzione è irresponsabile, come lo è pensare di risolvere i problemi con la schedatura sanitaria di chi si prostituisce”.
Como, 3 febbraio 2011 Con richiesta di pubblicazione Gentile Direttore, in Italia ci sono migliaia di persone che vivono con l'Hiv che hanno partner sieronegativi: per proteggersi dall'infezione, è sufficiente usare il preservativo, parola da voi accuratamente evitata in tutto l'articolo, pur essendo informazione essenziale. Che elementi avete per parlare di "untori"? E non di persone, in questo caso clienti, che abdicano al dovere, tutto personale, di proteggere la propria salute utilizzando un semplice profilattico? Le persone sieropositive non hanno alcun dovere di informare il partner occasionale, che sia o meno un rapporto a pagamento, solo di utilizzare il preservativo, e non ci sono elementi per affermare che le due trans da voi citate, peraltro regolarmente in terapia, non lo utilizzassero. E in ogni caso è il cliente a doverlo richiedere, dato che il rischio è sempre presente nei rapporti occasionali, soprattutto se a pagamento. Agitare la paura e trovare un colpevole trasformando tutti gli altri in "vittime" non serve a nulla, se non a rassicurare falsamente qualche coscienza, e ad aumentare lo stigma nei confronti delle persone che vivono con l'Hiv (che non hanno necessariamente l'Aids, almeno questo dovreste saperlo, prima di affibbiare etichette). Sparare cifre può fare impressione, ma sarebbe bene sapere innanzitutto da dove vengono, e ricordare che dietro le cifre ci sono delle persone. Da dove vengono le cifre fornite dall'assessore Landi Di Chiavenna sulla prostituzione? Non si sa, e nessuno glielo chiede. Che cosa intende fare l'assessore per tamponare il "rischio per la salute pubblica"? Schedare le prostitute? O piuttosto fare come le tante città nel mondo che promuovono e forniscono gratuitamente preservativi, marchiati con il proprio civile logo, per i propri cittadini? A Milano ci sono circa 15mila persone che vivono con l'Hiv, lasciar credere che sia a causa della prostituzione, oltre che sbagliato è irresponsabile. Milano non ha bisogno di essere terrorizzata, ma di avere le corrette informazioni e i giusti strumenti per la prevenzione.
Alessandra Cerioli, presidente LILA Nazionale Onlus Massimo Oldrini, presidente LILA Milano _____________________________________ Valentina Avon | Ufficio Stampa Lila email avon.stampa@lila.it mob ++39 348.0183527 Lila | Lega italiana per la lotta contro l'Aids Via Varesina 1 -22100 Como Tel 031.268828 Fax 031.303716 http://www.lila.it
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