Queste i crimini che avrebbero commesso di due agenti della polizia penitenziaria, rinviati a giudizio con l'accusa di aver stuprato dei detenuti transessuali nelle carceri di San Vittore e di Bollate.
In base a quanto ricostruito dalla procura, il primo agente, un ispettore superiore 56enne in servizio a San Vittore, nel luglio 2008 avrebbe convocato un primo detenuto transessuale nel proprio ufficio. Rimasto solo con lui, gli avrebbe detto di essere il «comandante delle guardie», pretendendo un rapporto sessuale.
Un trattamento riservato, per quattro volte, ad un altro transessuale.
Il secondo imputato è invece un assistente di polizia penitenziaria, che avrebbe violentato le stesse due vittime. La prima a San Vittore e la seconda a Bollate.
Stesse imputazioni, ma diverse modalità delle presunte violenze.
L’assistente di polizia avrebbe avvicinato la prima transessuale nel settembre 2008, intimandogli di non creare problemi e costringendola a un rapporto attraverso le grate della sua cella alla presenza degli altri detenuti. In una seconda occasione, si sarebbe chiuso con lei nella cella. Poi avrebbe riservato lo stesso trattamento alla seconda trans, una volta trasferito nel carcere di Bollate.
L'inchiesta aveva preso il via dalle confidenze della prima vittima a un operatore del carcere che aveva fatto aprire una prima indagine della stessa polizia penitenziaria.
Nei mesi scorsi, in sede di incidente probatorio le due presunte vittime hanno confermato le accuse.
Da marzo la vicenda finirà al vaglio del tribunale.
CittàOggiWeb
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