Zingaretti testimonial del film che celebra il romanticismo gay


VENEZIA - Ha voluto metterci la faccia, Luca Zingaretti, in uno dei film più delicati, più veri, di scena qui alla Mostra: si chiama "L'amore e basta", è diretto da Stefano Consiglio, e racconta l'incontro, la vita quotidiana, il sentimento che unisce nove coppie. Italiane, francesi, tedesche spagnole. Persone che hanno deciso di condividere l'esistenza, di mettere su casa, di diventare una famiglia. E tutte, rigorosamente, omosessuali.


Un tema, quello del diritto dei gay ad amarsi e a vivere in pace le loro relazioni, tornato di prepotenza d'attualità, dopo le recenti aggressioni. Ecco perché, al di là della confezione raffinata - i vari episodi del film sono intervallati da cartoni animati di Ursula Ferrara, ci sono belle musiche originali di Rocco Di Rosa - la pellicola è destinata a diventare qualcosa di più. Col suo mostrare la normalità, la tenacia, l'affetto profondo che lega le coppie, solo maschili o solo femminili, che forniscono la loro testimonianza sullo schermo. E in quest'ottica anche la presenza di Zingaretti, sia nel film che qui al Lido, diviene cruciale: se a veicolare il messaggio è uno dei volti più celebri dello showbiz nostrano, l'eterno commissario Montalbano, il risultato è più efficace.

Ed eccolo, Zingaretti, in una Venezia più afosa che mai: ospite della Giornate degli autori - la pellicola è di scena in questa sezione parallela, e sempre interessante, della Mostra - si sottopone volentieri alle interviste di rito. Anche se tende a ridimensionare l'importanza della sua partecipazione: "Il mio coinvolgimento è arrivato all'ultimo minuto - racconta, togliendosi la giacca chiara a causa del gran caldo - avevo molta voglia di sostenere questo bellissimo film. Che non va valutato solo in rapporto ai fatti recenti di Roma, ma per quello che mostra: le coppie che si raccontano sono unite da una conoscenza reciproca così profonda, così totale, che credo il 99% delle coppie etero non abbia. Forse perché per stare insieme hanno dovuto combattere molto di più".

E in effetti, ad ascoltare le loro parole sullo schermo, si ha l'impressione di entrare in un mondo in cui l'amore, la dedizione reciproca, la volontà di costruire qualcosa insieme sono assolute. Ci sono ad esempio i palermitani che raccontano come, da ragazzi, furono scoperti dalla madre di uno dei due mentre si baciavano; la francese d'età avanzata che spiega come abbia dovuto accettare l'infedeltà, anche se solo sessuale, della partner; le spagnole legalmente sposate (lì, come si sa, è possibile) che hanno avuto tre figli con la banca dello sperma; e così via. "In tutto ho intervistato una quarantina di coppie - spiega il regista - poi ne ho filmate una ventina, per scegliere alla fine le nove che mi sembravano più interessanti. Anch'io, comunque, credo che nelle relazioni omosessuali ci sia più romanticismo: sono gli ostacoli che solo loro sperimentano a farlo emergere".

Dunque storie che sono testimonianze di vita, ma che inevitabilmente, nell'Italia delle aggressioni omofobe, diventano una sorta di contrappeso al razzismo. "Il problema - sostiene Zingaretti - lo spiega bene uno dei gay che appare nel film: negli anni Ottanta e Novanta c'era più benessere e così si era più tolleranti, ora con la crisi la gente viene artatamente indotta ad avere paura. E poi magari, dopo episodi di violenza, si dà alle vittime una solidarietà tardiva. Pensiamo poi a che paranoia si sta generando verso l'influenza A, che in fondo è quello che è: solo un'influenza". Quanto a come prevenire episodi di omofobia, "credo che una cosa siano le battaglie per i diritti, portate avanti ad esempio dalle associazioni, altro lo stomaco della gente. Le cose potranno cambiare, ma in un arco di tempo molto lungo".

Intanto, il film sbarca oggi nelle sale: a produrlo sono stati Angelo Barbagallo e Andrea Occhipinti, a distribuirlo è la Lucky Red. Ma qui al Lido Zingaretti racconta anche gli altri suoi progetti, attuali e futuri: "Al momento - rivela - sto scrivendo insieme a Domenico Starnone la sceneggiatura per una pellicola che dirigerò, e che sarà centrata sulla famiglia di una vittima degli anni di piombo. Ma mi ritaglierò anche lo spazio per tornare in teatro, per due o tre mesi riprenderò il mio adattamento del racconto La Sirena di Tomasi di Lampedusa: per me è un'esperienza fantastica, ogni sera mi emoziono fino alle lacrime". Anche per il consueto bagno di folla con spettatori e spettatrici adoranti.
(4 settembre 2009)fonte:http://www.repubblica.it

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