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venerdì 4 settembre 2009
SAN VITTORE, GUARDIA ABUSA DI UNA TRANS
MILANO - Abusi sessuali, violenza fisica e psicologica su chi può solo sottostare. L'aguzzino, secondo la Procura della Repubblica, un agente penitenziario di San Vittore, la vittima, una detenuta, transessuale. Un'indagine difficilissima, condotta dal sostituto procuratore della Repubblica Isidoro Palma e che attende la verifica dell'incidente probatorio davanti al giudice delle indagini preliminari Guido Salvini. Perché da una parte c'è lo stimato graduato, 35 anni sulla breccia senza demeriti, e dall'altra una transessuale brasiliana, con condanna a cinque anni per rapina. Due parole con peso diverso? Il pubblico ministero, dopo un'istruttoria vasta, accusa l'agente di custodia e individua quattro specifici episodi avvenuti nello stanza dei sotto-ufficiali del carcere di San Vittore, a due passi dall'infermeria tra il giugno e il settembre del 2008. Episodi, non denunciati, ma confessati, all'inizio, dalla stessa trans brasiliana a un operatore carcerario, che non se la sente di prenderle alla leggera, che stila una relazione, che attiva un'indagine condotta dalla stessa polizia penitenziaria, che confluisce in un fascicolo della Procura della repubblica per violenza sessuale aggravata. LA VITTIMA, la transessuale, si comporta con le modalità di chi non sa se può o non può: inizialmente nega anche ai suoi compagni l'esistenza dell'inchiesta, ma al pubblico ministero racconta i particolari di quelle quattro volte col secondino. Che lo prelevava dalla cella e lo faceva entrare nel locale dei sotto-ufficiali. Un pomeriggio alle quattro, durante un cambio guardia, poi altre tre volte, di notte e nei fine settimana. la detenuta riporta la stessa versione a un funzionario del consolato brasiliano, la riferisce in una lettera a una amica detenuta e trasferita in altra prigione. Per capire la portata delle accuse, si interrogano tutti le transessuali in quel periodo detenuti: e nessuno dichiara di avere subito abusi. La conferma della versione della giovane giunge da un altra detenuta, italiana,che invece conferma agli inquirenti la storia, se non altro perché la stessa ragazza gliel'aveva raccontata in tempi non sospetti. L'indagato dichiara assoluta estraneità ai fatti, i suoi colleghi lo sostengono, dichiarando che sarebbe impossibile, dentro San Vittore, condurre un detenuto dalla cella al locale delle guardie, senza essere notati.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=82605
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