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Ho pubblicato questo post 2 giorni fa su facebook. Adesso condivido con voi qui su blog.
Questa foto e la copertina del documentario Transexual Menace
di Rosa von Praunheim (Germania 1996) 78’ v.o. tedesco con sottotitoli inglesi e italiani
Uno spaccato, unico nel suo genere ancora oggi, della vita di transgender e transessuali di diversa origine, razza ed estrazione sociale nel contesto della nascita del primo movimento politico transgender negli Stati Uniti.
Uno spaccato, unico nel suo genere ancora oggi, della vita di transgender e transessuali di diversa origine, razza ed estrazione sociale nel contesto della nascita del primo movimento politico transgender negli Stati Uniti.
Se vogliamo veramente sconfiggere la tranfobia la omofobia è il pregiudizio in generale, è ora che ci mettiamo a fare qualcosa. Dobbiamo certamente conviverci, ... Noi daremo il nostro modesto contributo, come abbiamo sempre dato nella storia glbt. non dimentichiamo che siamo state noi trans a dare il via a movimenti e conquiste che oggi tante possono permettersi di godere. Qui è davvero il caso di dire che la pratica FA LA DIFFERENZA! . che crea qualcosa di nuovo ... Ora basta, e ora di creare un movimento attivo, che dia la risposta e inizi a muovere le strutture di questo sistema malato. No dimentichiamo che in Italia le uniche leggi vinte dalla comunità glbt sono la leggi 164 del 14 aprile 1982, dopo una mobilitazione del Movimento Italiano Transessuali di quella epoca. Secondo me una conquista alla meta, una persona prima di tutto deve essere rispettata come persona prima di operarsi, deve essere riconosciuta già prima come tanti paesi riconoscono già oggi, un nome sociale. Il riconoscimento dei diritti delle persone transessuali costituisce uno degli indici del grado di civiltà raggiunto da un paese e che non si misura unicamente dal corpo delle leggi di cui dispone. In questo senso l'Italia, che pur dispone di una legge sulla riattribuzione del sesso, dimostra scarsa sensibilità e grandi pregiudizi nei confronti delle persone transessuali e non solo. Se dobbiamo ricordare gli anni sessanta, quando non esisteva ancora neanche il termine transessuale, quando eravamo persone invisibili, costretti a vivere nella clandestinità, l'epoca nella quale chi manifestava atteggiamenti non consoni al proprio genere veniva punito con il carcere. Quella del transessualismo è una realtà emersa di cui però si parla tanto ma si dice poco e attraverso i nostri racconti possiamo confermare che non è solo prostituzione, spettacolo, perversione, emarginazione, ma tutti insieme possiamo aiutare a far conoscere meglio tutto quello che soffriamo. Le conquiste adesso devono essere per tutti, dobbiamo uscire da questo movimento solitario che chiede diritti per se, dimenticando il mondo
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una delle mie risposte nel dibattito aperto:
Sappiamo molto bene chi sono oggi quelli che bloccano l'estensione della cittadinanza a gruppi di minoranza in Italia, usando un’interpretazione fondamentalista cristiana, e che non vogliono nemmeno sedersi per un dibattito. E noi conosciamo bene chi sono, loro esternano la loro omofobia senza paura, offendano la nostra dignità senza nessun problema. Perché dobbiamo aver rispetto e pacatezza nei confronti di questi individui? No, è ora di dire basta. Siamo in tante, in ogni parte d’ Italia. Usiamo questo mezzo di comunicazione organizzare delle manifestazioni dirette. Sono sicura che non saremo sole. A ogni azione negativa una nostra reazione, è ora che sentano la nostra voce, siamo rimaste zitte per troppo tempo e ora di dire basta. Abbiamo dato forza alle loro parole, rimanendo zitte. Dobbiamo spiegare alle persone il perché siamo li. Perché chiediamo e vogliamo rispetto. Perché tante di noi ancora oggi per mantenersi devono stare sui marciapiedi, perché non riusciamo a trovare lavoro, perché i nostri documenti non corrispondano a quello che siamo davanti alla società, il nostro disagio di andare a votare e dover stare nella coda dei maschi e sentire dire perché sei li? Può darsi che mi sbaglio e che non sia il modo giusto, che ci voglia tempo. Se è cosi vi chiedo scusa. Ma non mi lascio più fottere da questi escrementi umani che ci vogliono solo nelle celle degli obitori.
Vanessa Mazza.
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