di Corrado Alfano
Combattere le discriminazioni nei confronti degli omosessuali è quanto mai complicato. Non solo perché, come abbiamo visto nella precedente puntata, spesso i soprusi contro la comunità LGBT non conquistano gli onori della cronaca, ma anche a causa dell’assenza di rilevazioni statistiche attendibili. Per le forze dell’ordine infatti reperire informazioni dettagliate sugli atti di carattere omofobico è un’impresa asssai difficile per la semplice ragione che in molti casi non esiste una specifica fattispecie di reato. Di conseguenza è raro che al momento della denuncia la vittima dichiari la matrice omofobica del gesto patito, sia perché in molti paesi ciò non costituirebbe una aggravante, sia in virtù di una vera e propria autocensura.
A tal proposito è indispensabile rilevare che in Europa le legislazioni dei singoli stati membri presentano non poche difformità in materia. Un fenomeno a dir poco discutibile visto che il divieto di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale è sancito dall’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. L’omofobia, intesa come atto violento o incitamento all’odio, è esplicitamente punita come reato con sanzioni carcerarie e/o pecuniarie in Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Svezia. Norme antidiscriminatorie che menzionano esplicitamente l’orientamento sessuale sono in vigore anche in Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Romania, Slovenia, Spagna, Ungheria, Regno Unito, Repubblica Ceca ed in diversi länder tedeschi. Inoltre, nel corpo normativo di 12 paesi UE è stata introdotta l’aggravante per i reati motivati da pregiudizi contro la comunità LGBT. Certo, si è ancora lontani da un’uniformità di diritto contro questa piaga ma, come ha di recente sostenuto l’Agenzia comunitaria FRA, c’è da segnalare un’evoluzione positiva in questo senso soprattutto negli ultimissimi anni.
Il punto è che quasi tutti i fenomeni del peggiore arcaismo e patriarcalismo, a cominciare dalla violenza di genere, hanno un carattere modernissimo, e sono insieme avanzi di passato e sintomi del mondo nuovo. Debellarli del tutto è forse illusorio, ma ridurli a “margini di errore” è doveroso. Solo un’educazione civica impartita sin da piccoli potrà forse aiutare le società ad uscire da questa impasse. Leggiamo su “E’ successo anche a me”, il noto blog di Facebook dedicato a questo fenomeno: “Mi chiamo Graziella e sono sposata da 10 anni. Sono mamma di 2 bambine di 7 e 5 anni,e come tutti i bambini fanno domande e cercano da noi genitori delle risposte. Un giorno mia figlia più grande ha visto in tv due persone dello stesso sesso che si baciavano e mi ha chiesto perché lo facessero, ed io senza esitare ho spiegato che anche 2 donne o 2 uomini possono e devono amarsi senza aver vergogna di farlo. Cerco di insegnare alle mie figlie che l’amore non ha sesso e non ha colore”. Difficile dare torto a Graziella.
Thomas è stato di recente promosso al secondo anno nella sua scuola. “è solo la mia seconda relazione con un ragazzo”, ha detto. “sono nervoso al riguardo, ma questo sono io.” Il fidanzato di Thomas non poteva controllare o usare Facebook così i due parlavano solo a scuola. Thomas ha trascorso due anni con il padre a Conyers, in Georgia, frequentando una scuola cristiana privata dove, ha detto, gli studenti potevano essere espulsi per essere favorevoli all’omosessualità. “ero praticamente una persona diversa,” dice Thomas.” Non so se mio padre sapeva, e io non gliel’ho detto.” L’anno scorso, è tornato a Mandeville, dove vive con la madre e il patrigno e altri membri della famiglia. Thomas è ora un sergente cadetto nel R.O.T.C. e sta progettando di frequentare Louisiana State in autunno.
John si è laureato alla scuola di arti culinarie a settembre e ora lavora in un panificio a Chinatown. Quest’autunno, mentre stava entrando nel suo negozio all’angolo, un ragazzo ha gridato insulti contro di lui. John rispose, e il ragazzo lo attaccò. John è stato curato con dei punti di sutura vicino l’occhio e ha subito una TAC per verificare la presenza di emorragie interne. Inizialmente, John portava un laser con lui, ma ha detto di non avere più paura ora, la maggior parte delle volte. Ha riferito l’episodio alla polizia e ad un avvocato, e ha appena saputo che il ragazzo si è dichiarato colpevole dell’aggressione. Ora è sottoposto ad un’ordinanza di protezione mentre attende le prossime evoluzioni. John vive con i suoi genitori, sua sorella e la famiglia di sua sorella.
Fonte:http://www.west-info.eu/it/paola-concia-europa-omofobia-lesbiche/
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