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domenica 29 maggio 2011

Musicista salentino trans «Devo dire addio a Luana torno ad essere Marco»


di FLAVIA SERRAVEZZA

Un mese fa ha ripreso a indossare gli abiti maschili, ha tolto il trucco e smesso di prendere estrogeni. «Sono tornato uomo perché la vita da transessuale era diventata un incubo». La nuova, scioccante rivelazione di Marco (Luana) Ricci, riporta subito la mente a un anno e mezzo fa, quando il musicista salentino, 48 anni, sposato e padre di due figli, annunciò urbi et orbi la volontà di diventare donna e per questo fu allontanato dal Duomo di Lecce, la chiesa dove ha suonato come organista e diretto il coro per ben 18 anni.

«D’ora in poi - dice alla “Gazzetta” - potete chiamarmi di nuovo Marco Della Gatta». Per quasi quattro anni, il noto pianista e compositore (ha realizzato e arrangiato le musiche per il film Nuovomondo, Leone d’Argento a Venezia, e vanta un curriculum di tutto rispetto con partecipazioni alla Notte della Taranta e collaborazioni con l’Orchestra Ico della Provincia), si è sottoposto a cure ormonali per cancellare dal suo corpo ogni traccia di virilità. Ma a un certo punto qualcosa è cambiato. A un passo da quell’intervento chirurgico che avrebbe potuto mutare in maniera definitiva la sua sessualità, ha deciso di interrompere il percorso di transizione per tornare indietro: smettere i panni della transessuale Luana, per riprendersi la sua “vecchia” identità.

Tutto qui? No, perché la realtà è molto più complicata di quel che sembra. «Sì, ho ripreso la mia identità maschile - racconta - ma dentro di me non è cambiato niente: è un fatto esclusivamente sociale».
Vuol dire che Luana Ricci continuerà ad esistere? «La mia intimità, quello che sento realmente di essere, ora lo tengo per me e voglio condividerlo solo con la mia compagna, la persona che mi ha cambiato la vita».
Cosa l’ha spinta a tornare uomo? «Ho capito che come trans non sarei mai stata accettata. Purtroppo, in questo mondo conta moltissimo l’aspetto fisico, come ci si veste. Ma le ragioni sono diverse. In quest’ultimo anno e mezzo ho vissuto lontano dal Salento, sono andato a Roma, dove ho fatto esperienze ed incontri che mi hanno aperto gli occhi. Ho visto persone intorno ai 50 anni e più, in corso di transizione, vivere situazioni drammatiche. Hanno problemi a trovar lavoro, sono persone sole, che hanno perso legami affettivi e contatti importanti, perché quella bellezza esteriore che ogni transessuale cerca, alla mia età sfiorisce. E tutto questo mi ha spaventato e spinto a riflettere. Ho valutato pure i rischi legati all’intervento per diventare donna, che non sono di poco conto alla mia età. Anche Carolina, la mia compagna, ha avuto un ruolo fondamentale, mi ha aiutato ad accettarmi per quello che sono, a farmi capire che la transizione è soprattutto un processo psicologico; per lei non conta come mi vesto, se sono Luana o Marco non fa differenza. Ma su tutte queste motivazioni, prevale il fatto che da transessuale non ero più sereno» .

Troppi pregiudizi o cos’altro le dava fastidio? «Da trans, per esempio, nessuno mi ha mai chiamato “maestro”. Eppure in tutto questo tempo ho continuato a insegnare pianoforte, a dirigere e suonare in teatro o nei locali come facevo in passato e allora tutti riconoscevano la mia professionalità. Quando la mia storia legata al licenziamento da parte della Curia di Lecce è balzata su tutte le cronache, nel Salento paradossalmente si sono chiuse tante porte, non solo quelle del Duomo. Nove mesi di “ospitate” nei salotti televisivi per denunciare quanto era accaduto non sono serviti a nulla. Penso alle fiaccolate di solidarietà, alle manifestazioni organizzate per darmi sostegno e sensibilizzare l’opinione pubblica, a cosa hanno portato? Ho provato, nel mio piccolo, a fare qualcosa: collaboro con diverse associazioni gay e trans, ho avuto una breve esperienza politica a livello locale, ma mi sono sentito solo sfruttato per interessi privati, anche dal mondo GLBT (gay, lesbiche, bisessuali e trans). Essere trans non conviene, è questa la verità».

Nella Capitale ha trovato più apertura nei confronti dei trans? «No, la stessa ipocrisia che c’è nel Salento e in tutta Italia. Infatti da un mese sono tornato a vivere a Lecce. Ho ripreso i miei contatti, l’insegnamento e i concerti, sono tornato a suonare nelle chiese di provincia per qualche matrimonio, da uomo ovviamente».
Dalla Curia di Lecce ha ricevuto un buon indennizzo dopo essere stato allontanato. «Lo considero un palliativo per un fatto grave che ho denunciato. Dopo diciotto anni di cerimonie nella cattedrale di Lecce, senza aver mai firmato un contratto di lavoro, sono stato messo alla porta per una scelta personale. Ma non voglio entrare più nel merito di questa questione».
Pensa di aver trovato, oggi, un equilibrio interiore? «Sono sereno e non rimpiango nulla di quel che ho fatto. Dopo oltre trent’anni passati a nascondermi, oggi vivo quel che sono alla luce del sole. Non ho mai smesso di fare musica, anche questo mi ha aiutato molto nel mio processo di liberazione. Ho realizzato un nuovo disco per piano solo, Mediterraneo (Fm records), che è il risultato delle emozioni ed esperienze che in questo tempo mi hanno attraversato».

Fonte:http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=430616&IDCategoria=1

ITALIA: NO A RICONOSCIMENTO MATRIOMONI GAY FATTI ALL'ESTERO

Articolo pubblicato il 29/05/2011 nella sezione Associazioni

Coppie gay sposate o registrate in altri paesi Eu non devono essere riconosciute. Commissione Politiche Europee della Camera vota contro la proposta della Commissione europea per riconoscimento principio di sussidarietà.

La via legale sempre più necessaria per applicare Trattati di Nizza e Lisbona.

Roma, 29 maggio 2011

“La Commissione Europea sta tentando di rispondere al vuoto che si determina tra i 27 paesi membri dell’Unione Europea riguardo la mancanza di garanzie in cui si trovano le coppie ‘internazionali’ (quelle che hanno uno dei due partner di un altro paese Ue o quelle che si sono sposate in un altro Stato membro), indipendemente dal loro orientamento sessuale.

Tra le iniziative promosse in ambito europeo vi è il tentativo di dare riconoscimento al principio di sussidiarietà per rimuovere le difficoltà che le ‘coppie internazionali’ devono ancora affrontare nella gestione quotidiana dei loro beni o al momento della divisione del loro patrimonio a causa delle eccessive diversità tra le norme applicabili nei vari stati membri. Sono gli stessi Trattati di Nizza e di Lisbona, sulla libera circolazione e contro le discriminazioni a imporlo. E’ evidente che tale mancato riconoscimento vìola i Trattati, ragione per la quale l’Associazione Radicale Certi Diritti intende promuovere anche ricorsi alla Corte di Giustizia Europea (Lussemburgo) oltre a quelli già programmati alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Strasburgo).

Giovedì 26 maggio la ‘Commissione Politiche dell’Unione Europea’ della Camera dei deputati ha discusso su un documento dell’on. Sandro Gozi del Pd, che aveva proprio l’obiettivo di accogliere quanto proposto dalla Commissione Europea su cui poi il Consiglio Europeo (l’organismo che raccoglie tutti i Governi dell’Ue) è chiamato a decidere per risolvere questo grave problema di discriminazioni. La maggioranza della Commissione, come al solito ispirata dal peggior pregiudizio, da motivazioni ridicole, patetiche e di indifferenza alle problematiche sempre più diffuse in ambito europeo sul mancato riconoscimento del principio di sussidiarietà, ha respinto il documento presentato dall’On. Sandro Gozi del Pd che aveva proprio l’obiettivo di dare un’indicazione precisa e chiara per risolvere questo problema.

L’Associazione Radicale Certi Diritti, ringrazia l’on. Sandro Gozi per l’impegno avuto in Commissione e per aver proposto un documento che proponeva di accogliere le richieste degli organismi europei. Non c’è dubbio che la strada dei ricorsi alla Corte di Giustizia Europea e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è, in Italia, l’unica ormai praticabile, grazie all’ottusità e al pregiudizio di parte della nostra classe politica, sempre più asservita agli interessi vaticani e ed ispirata ad una concezione fondamentalista della società”.

Fonte: http://www.certidiritti.it/tutte-le-notizie/1150-italia-no-a-riconoscimento-matriomoni-gay-fatti-allestero.html

Russia/ Gay pride Mosca organizzato su Twitter:scontri e 40 fermi

Ultraortodossi attaccano: "a morte gli omosessuali"



Mosca, 28 mag. (TMNews) - Si conclude anche quest'anno con zuffe, botte e una quarantina di arresti il Gay pride a Mosca, che cade ormai tradizionalmente l'ultimo sabato di maggio. La novita' del 2011 e' la quantita' di informazioni veicolate dagli organizzatori e dai giornalisti attraverso Twitter. Secondo quanto TMNews ha appreso in un'intervista al leader del movimento per l'orgoglio omosessuale Nikolai Alekseev "sono state arrestate 18 persone" mentre secondo i dati diffusi dalla polizia della capitale i fermi sono stati 40. La manifestazione non era stata autorizzata ma i disordini derivano principalemente da una folla di fondamentalisti ultraortodossi, vestiti di nero e con icone in mano "contro i peccatori gay".

"Avevamo deciso di deporre dei fiori sulla Fiamma Eterna" spiega Alekseev. "Volevamo tornare alle origini" ossia quando "durante la manifestazione del 2006" il movimento dell'orgoglio omosessuale aveva scelto la stessa meta, vicino alle mura del Cremlino, ma era stata bloccata parecchie decine di metri prima dagli ultraortodossi e dalle forze spaciali Omon. All'epoca pero' il sindaco di Mosca era Yurij Luzhkov, la cui omofobia e' sempre stata ben nota. Quest'anno invece ci si attendeva una mano piu' morbida dal primo cittadino Sergey Sobianin. Cosi' non e' stato.

Gli aderenti al movimento LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali) dovevano incontrarsi alle 10 italiane davanti al municipio e poi arrivare davanti al cancello del Giardino di Alessandro, per deporre fiori presso la Fiamma eterna. Ma il passaggio al Giardino si e' rivelato ben chiuso, questa mattina, con ringhiere in metallo. Vietato l'ingresso persino ai turisti.

I manifestanti sono stati avvicinati da uomini vestiti in nero. Altri avevano t-shirt con la bandiera nero-giallo-bianco imperiale. "Per il re, per il suo regno, per la patria" recitava la scritta sulla t-shirt. Con loro alcune donne velate. Qualcuno ad alta voce si e' messo a urlare "a morte i gay", raccogliendo attorno a fotografi e cameramen.

Ben diversi gli slogan dei gay, "La Russia non è l'Iran". Tra gli attivisti, c'era anche l'americano Dan Choi, noto sostenitore del diritto dei gay a prestare servizio nelle Forze Armate e gia' respinto dall'esercito per aver violato il principio del "Don't Ask, Don't Tell". E poi, via agli scontri: uno dei giovani, con t-shirt con un bulldog sul retro ha dato un pugno nello stomaco alla fotografa Anna Artemiev di "Novaya Gazeta", il giornale della reporter uccisa Anna Politkovskaja.

Un'altra giornalista della Novaya Gazeta, Elena Kostyuchenko, dopo una colluttazione e' stata ricoverata all'Ospedale Botkin, secondo quanto apparso sul suo microblog su Twitter. A quanto pare la lotta per l'orgoglio omosessuale e' tornata ad un punto morto, dopo numerose piccole vittorie, compresa una manifestazione riuscita a settembre dell'anno scorso. Il prossimo passo? "Ci rivolgeremo alla Corte europea" spiega Alekseev, rimandando a Strasburgo la contesa.
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Fonte:http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri/PN_20110528_00184.shtml

Addio a Peter Boom, padre della Teoria della Pansessualità


Il 26/5 è morto Peter Boom, fondatore del pensiero pansessuale, uomo di intelligenza straordinaria e mai valutato dal movimento LGBT. Domani, lunedì 30 maggio 2011, con la cerimonia funebre laica al Cimitero di San Lazzaro a Viterbo (Tempio crematorio), si conclude l'apparizione nel pianeta Terra di Peter Boom, pansessuale poliedrico e grande attivista per i diritti umani e non solo.

Peter Boom è morto venerdì, in casa, per un malore improvviso. Il 118 era arrivato nel suo appartamento in via Forno di sotto a Bagnaia con un’ambulanza. Ma l’attore non è riuscito ad aprire la porta ai sanitari.

Quando alle 22,30 i pompieri hanno sfondato la porta, non c’era già più nulla da fare.

La sua morte ha lasciato sgomenta Bagnaia, dove tutti conoscevano Boom per la sua cordialità e generosità, oltre che per le sue doti artistiche e intellettuali.

Nato in Olanda nel 1936, Boom si era trasferito in Italia a vent’anni. Poliedrico uomo di cultura e di spettacolo, era attore, cantante, doppiatore, scrittore e paroliere.

I funerali si svolgeranno nel cimitero viterbese di San Lazzaro, vicino al tempio crematorio.



« Dal carcere 6 settembre 2008 18,40
LA FILOSOFIA DELLA PANSESSUALITA’ di Peter Boom »


Pubblicato da caerebulldogs su settembre 8, 2008

LA TEORIA DELLA PANSESSUALITA’
Presentata al 6° Congresso di Sessuologia
- Limassol, Giugno 2002 -

L’essere umano è un “pansessuale” (da pan (greco) = tutto), un essere sessuale completo. Tutti possediamo varie possibilità sessuali, dalla sessuologia troppo strettamente classificate come etero-, omo-, bi-sessualità, autoerotismo, feticismo, sado-masochismo, e molte altre forme d’uso sessuale. Forme che possono esplodere da un momento all’altro in ogni essere umano. Il bambino nasce polimorfo-perverso, cioè gioca con la madre, tocca se stesso e tutto quello che gli capita, si masturba, poi diventa feticista godendo delle proprie feci, più avanti giocherà a medico e infermiera per fare curiose esplorazioni, tutte manifestazioni perfettamente naturali.
Nel periodo della pubertà (crescita sessuale) si manifesta un’ambiguità accentuata, anch’essa assolutamente naturale ed innegabile. Più tardi ancora la sessualità diventa di solito più definita, ma la gamma di tutte queste opzioni rimane. Queste opzioni, a secondo del tipo di società o tribù nel quale si vive, vengono parzialmente represse o tabuizzate.
Nel Borneo vive una tribù nella quale le donne con i bambini vivono insieme in un grosso caseggiato e dove gli uomini dimorano in un altro edificio.
In Kenya vive tuttora una tribù nomade di gente orgogliosa e molto longeva nella quale vige l’usanza dell’accoppiamento con giuramento di sangue, tra maschi dodicenni. Le coppie vagheranno per tutta la vita fedelmente insieme per questo vasto paese, tornando due o tre volte all’anno in seno alla loro tribù sugli altipiani, per intrattenersi con le donne ed assicurare così la procreazione. Esistono tanti altri esempi, come la tribù dei Siwan in Africa e i Keraki in Nuova Guinea, dove quasi tutti i maschi hanno rapporti omosessuali ed eterosessuali, ma questo è materia degli antropologhi.
Importante è non reprimere niente della nostra pansessualità e viverla bene e con buon senso. La repressione o rimozione dà luogo a frustrazioni che possono a loro volta creare comportamenti asociali e violenti. Il buon senso sta nel saggio detto: Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso.

Definizione della PANSESSUALITA’:
Per PANSESSUALITA’ si devono intendere tutte le sessualità della persona
(gay, lesbica, bisessuale, transessuale, transgender, eterosessuale),
siano esse tutte in egual misura esistenti o alcune di esse permanentemente od occasionalmente prevalenti nella persona.

La parola Pansessualismo è spiegata dal Professor Haeberle nel suo
Dizionario Critico nel seguente modo:
“Pansessualismo (a volte anche “pansessualità” dal greco “pan” : tutto) tutto ciò che riguarda l’amore sessuale. Un atteggiamento od una filosofia che sono basati sulla convinzione che il potenziale sessuale umano può e dovrebbe essere diretto verso ciascuno ed ogni cosa. Una volta, il termine “pansessualismo” veniva usato anche per la teoria che l’intero comportamento umano è comunque condizionato sessualmente. Tale teoria non è considerata più valida.Oggi le parole “pansessualismo” e “pansessualità” vengono usate spesso da alcuni sostenitori della liberazione sessuale che vogliono trasmettere l’idea che gli attuali ruoli sessuali e di genere delle donne e degli uomini sono troppo ristretti, e che, quindi, una sessualità generale dovrebbe comprendere l’intero spettro degli orientamenti sessuali e ignorare deliberatamente tutte le altre distinzioni convenzionali “.

Ho avuto un’interessante carteggio di emails con il Professor Haeberle e colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente per il suo contributo ai miei studi di Sessuologia.

La Teoria della Pansessualità viene meglio compresa non in termini assoluti ma relativi, esattamente come il sesso biologico e i ruoli di genere.
Dall’osservazione del comportamento sessuale umano abbiamo appreso che l’essere donna e l’essere uomo, la femminilità e la mascolinità, l’omosessualità e l’eterosessualità sono una questione di grado.
Oggi si parla troppo facilmente di etero-, omo-, e bi-sessualità senza comprendere i caratteri sovrapposti delle differenti categorie. Una visione mentale molto ristretta che danneggia la visione naturale della vita, non come intesa dalla scienza del passato e da certe religioni antiche e … purtroppo anche odierne. Oggi la parola natura viene regolarmente usata per combattere per i diritti sessuali e come dice il Professor Erwin Haeberle : ” Uno studio critico della tradizionale Legge di Natura può insegnarci ancora molto circa la vera morale sessuale dell’uomo “.

In molte società le donne non possono vivere la loro ” Pansessualità “. La relazione tra uomini e donne è basata sul concetto che la donna stia almeno un gradino più basso sulla scala di valutazione, utile soltanto per procreare e badare alla prole, e certamente ciò non è una buona base per l’amore o per un rapporto sessuale.
” Fescinninni versus ” era un antico rito orgiastico dove ci si seduceva a vicenda in un rapporto misto pansessuale. Nella civiltà Etrusca le donne potevano scegliere liberamente i loro partners e ripudiarli quando lo desideravano.
“Ti amo come sei” è un testo che io scrissi nel 1977 per il film “Tomboy”, gli attori erano sessuologi americani ed europei molto noti. La canzone (di cui sono anche il cantante) esprimeva il dolore fisico e psichico di un individuo sottoposto ad un intervento chirurgico per il mutamento di sesso. Se avremo tempo, potremo ascoltare la canzone.
Tuttavia considero tale genere di operazione una violenza terribile. Chi vuole cambiare sesso, si accinge a farlo perchè ella o egli desidera essere meglio accettato dalla società. Molti psicologi sostengono invece che essi vogliono essere accettati innanzitutto da sé stessi.
In alcune culture antiche un ermafrodita veniva onorato e considerato un fiore raro, un’orchidea. Nella maggior parte delle nostre società una persona del genere è emarginata ed in molti casi sfruttata e vittima di abusi durante la notte dagli stessi che la disprezzano alla luce del sole.
No, è la società che deve cambiare e non il fiore raro che non dovrebbe mai essere soggetto di azioni sadiche e speculative al fine di renderlo un fiore assai comune ed artificiale.
Un altro tema di cui non si riesce a parlare liberamente in molti paesi è la vita sessuale dei portatori di handicap. Per queste persone è veramente difficile avere rapporti sessuali, a volte
persino vietati, privandole di quel poco di gioia della quale potrebbero ancora godere durante la vita. Amore e affetto dovrebbero essere garantiti anche per loro, e come io dico spesso: ” C’è sempre qualcuno per ciascuno di noi “. Almeno lo spero.
Confesso di essere rimasto tanto stupito quando ho scoperto che molti ragazzi o uomini giovani s’innamorano di uomini anziani. Credevo che per un anziano come me il sesso fosse finito, ma quando ho scoperto l’esistenza di siti italiani per le “Volpi d’Argento” su internet,
ho fatto meravigliose amicizie maschili e ho trovato il mio partner ideale.
Devo dire che i giovani gerontofili finora conosciuti sono persone molto sensibili e sarebbe interessante avviare uno studio specifico a proposito.
Per loro diventa più difficile essere accettati dalla società e dalle famiglie. E se omosessuali essi sono doppiamente emarginati e aspramente criticati quando rivelano l’identità del loro partner, che è spesso persino più anziano dei loro stessi genitori.
Un altro tabù è la censura nel parlare apertamente ed anche scientificamente della Pedofilia, che sembra aver innalzato un’ondata d’indignazione popolare in tutto il mondo.
Studi antropologici ci forniscono diverse risposte a tale quesito, e naturalmente non si può considerare il bambino come un essere asessuale.
E’ vero che i bambini devono essere protetti da ogni violenza, e in particolare da insegnanti ipocriti, sacerdoti e dai propri familiari .
La classe politica ritiene ancora rischioso finanziare ricerche scientifiche sulla materia, per comprendere quali siano i limiti per l’adulto.
In conclusione vorrei chiarire che, secondo il mio avviso, tutti gli orientamenti di legami affettivi sono auto-indotti, psicologicamente costruiti e non invece predeterminati biologicamente. ” Mi piace quella persona, lei o lui ha qualcosa che mi attrae”.
La società ha provato a condizionare tutte le forme di sessualità ad eccezione dell’eterosessualità, definita ” normale “.
Forse era sentita come una necessità procreare di più al fine di accrescere le popolazioni quando la fame, le epidemie e le guerre decimavano interi popoli e quando la medicina non aveva raggiunto gli alti livelli attuali.
Forse questa è una delle spiegazioni perchè oggi , sotto la costante minaccia della sovrappopolazione , la Pansessualità si stia diffondendo più liberamente.
Tutte le nostre tendenze sessuali, la nostra Pansessualità, includono anche le inclinazioni negative, quelle dannose per altri ed a noi stessi. La sessualità, come il telefono e internet può essere usata sia positivamente sia in modo negativo.
Qual’è l’uso negativo del sesso e quali sono i modi positivi del comportamento sessuale?
Non è facile definirlo.
Per esempio, il sadomasochismo è accettabile fino ad un certo punto, la necrofilia invece viene considerata una grave patologia e la pedofilìa, nella nostra società, non è accettabile.
Naturalmente devo essere molto umile , poichè non posso certamente paragonarmi agli insigni scienziati presenti al Congresso.
Spero di poter imparare molto da tutti voi.
Comprendo che la mia Teoria della Pansessualità potrebbe sollevare molti problemi, nell’area della ricerca psicologica come pure nel campo sociale, politico e religioso. Una “Weltanschauung” ( visione della vita o del mondo ) che non verrà accettata facilmente da tutti, ma che può affermarsi e diventare un modo comune di considerare la sessualità.

Peter Boom
Fonte:http://gfeliziani.wordpress.com/2008/09/08/la-teoria-della-pansessualita-di-peter-boom/

venerdì 27 maggio 2011

"Zingaropoli islamica"? Pdl e Lega denunciati per razzismo


L'associazione di volontariato Naga porta i due partiti in tribunale con un'azione civile antidiscriminazione. "Usano rom e musulmani come fattori di paura sociale"

Roma – 25 maggio 2011 - Non saranno solo gli elettori a giudicare l’avvelenata campagna elettorale di Pdl e Lega Nord a Milano. Anche i giudici dovranno valutare se le sparate contro immigrati, rom e musulmani sono razziste, quindi illegali.

"Di fronte al contenuto altamente discriminatorio dei manifesti e delle dichiarazioni di questi giorni nei confronti dei Rom, una minoranza protetta ex lege, e dei cittadini italiani e stranieri di fede musulmana, abbiamo presentato stamani un ricorso al Tribunale Civile di Milano contro la Lega Nord e il Popolo della Libertà" annuncia l’avvocato Pietro Massarotto presidente dell’associazione milanese di volontariato Naga. Un tentativo, aggiunge, per "arginare un processo di normalizzazione della discriminazione”.

“Abbiamo denunciato il linguaggio e i contenuti altamente discriminatori delle affissioni e delle dichiarazioni, ma anche il fatto di aver utilizzato l'esistenza stessa di cittadini stranieri e Rom come fattore di paura sociale" spiega il presidente del Naga. "Proviamo a sostituire alcuni termini utilizzati nella cartellonistica della Lega Nord con altri relativi ad altri gruppi sociali e/o minoranze: "Milano giudeopoli con Pisapia" "Milano finocchiopoli con Pisapia" oppure "La più grande chiesa cattolica/sinagoga d'Europa", cosa sarebbe successo?”.

“Abbiamo chiesto al giudice - conclude Massarotto – un provvedimento di urgenza per la rimozione dei manifesti e la cancellazione dai siti di queste inaccettabili dichiarazioni. Speriamo che arrivi entro la fine di questa settimana”.

Il ricorso presentato dal Naga è un’“azione civile contro la discriminazione”, prevista dal testo Unico sull’Immigrazione. Può essere avviata dalle vittime o da associazioni impegnate nella lotta contro il razzismo (leggi qui per saperne di più).

Elvio Pasca

In Canada il bambino che deciderà di che sesso essere


Succede a Toronto, in Canada, dove Kathy Witterick e David Stocker hanno deciso di crescere il terzo figlio senza attribuirgli alcun sesso.
Si chiama Storm il bimbo di soli 4 mesi che fa parte di quella che è stata definita la famiglia più Politically Correct al mondo.

La coppia canadese ha già altri due figli, Jazz e Kio, rispettivamente di cinque e due anni, che hanno deciso di educare senza imporgli i classici stereotipi "se sei maschietto indosserai il blu, se femminuccia il rosa". Non esiste alcun tipo di ambiguità medica sul sesso di Storm: i genitori, i fratelli, un amico di famiglia e le due ostetriche che hanno assistito al parto sono a conoscenza del sesso del piccolo.

La scelta dei genitori, a detta degli amici, avrà delle grandi ripercussioni quando il bambino sarà in età scolare e potrà essere vittima del fenomeno del bullismo, in una società dove le vie di mezzo non ci sono e dove le categorie esistenti sono declinabili unicamente al femminile o al maschile.

I due figli maggiori, nati maschi e riconosciuti tali, hanno libero arbitrio sulle scelte in merito ad abbigliamento e acconciatura. Jazz ama le sue tre trecce, una dietro e due laterali, e il colore rosa. Kio invece preferisce il viola e vuole che i suoi capelli biondi ricadano liberi sulle spalle.

Il più grande sta già vivendo quelle che potrebbero essere le conseguenze di un'educazione inusuale come questa.
A settembre 2010 avrebbe dovuto cominciare, come tutti i suoi coetanei, a frequentare le scuole elementari ma Kathy e David hanno scelto di non iscriverlo perché la reazione immediata delle persone esterne alla famiglia è stata di giudizio e sgomento per un bambino che veste e appare come una bimba.

Proprio in seguito a questa difficile decisione, la coppia ha scelto di non imporre a Storm un genere definito, lasciandogli, in futuro, la possibilità di decidere per sé stesso. "Se un giorno ci renderemo conto che la situazione è troppo complessa da affrontare, saremo i primi a scegliere quanto sia meglio per loro."

Ma come cresceranno Storm, Jazz e Kio? E da cosa è data la nostra percezione del genere sessuale?
In un momento storico-sociale in cui la comunità LGBT (lesbo, gay, bisessuale, transgender) è quasi costantemente sotto i riflettori, nasce spontaneo domandarsi se questa bizzarra situazione possa essere vista come un esperimento socio-psicologico, per il quale potremo avere risposte concrete solo tra qualche anno.

La cosa sicura è che la famiglia non si pente della scelta fatta e alla domanda "Quando finirà questa situazione?" rispondono: "Quando vivremo in un mondo in cui le persone potranno scegliere di essere quello che vogliono, a prescindere da quello che hanno in mezzo alle gambe".

'Transgender. Le sessualità disobbedienti' in libreria


23/05/2011

"Transgender. Le sessualità disobbedienti"
di Gianfranco Meneo
Palomar Edizioni

Il libro "Transgender. Le sessualità disobbedienti" utilizza la metafora del viaggio per raccontare i mutamenti del corpo, le istanze che su di esso modificano desideri di riconoscimento e riscatto ma un corpo che è anche motivo di allontanamento, misconoscimento nonché strumento per permettere a un certo giornalismo di abbattere nemici, creare status, addomesticare coscienze labili che, ignorando i loro diritti, non comprendono di aver ampliato la schiera dei loro doveri.
Il tema dominante si può riassumere in un interrogativo: l’eterosessualità, intesa come fattore naturale, può ancora condizionare l’esistenza nella società postmoderna?
Il testo cerca di rispondere a questi interrogativi compiendo il viaggio prima anticipato partendo da un'esperienza diretta: l’intervista a Luana Ricci, transessuale, pugliese, leccese, che racconta il suo percorso di transizione MtF (da maschio a femmina).
Successivamente si cerca di raccogliere una serie di testimonianze, racconti, d'intrecciare una carta d'identità di gay, lesbiche, transgender.
Non manca in quest'analisi del corpo un doveroso riferimento alle istanze del femminismo, al pensiero della differenza, punto fondamentale da cui tutte le rivendicazioni hanno preso forma.
Si è tentato di creare un filo conduttore che giungesse a tutti, ma soprattutto al lettore più distratto, colui che cerca di non addentrarsi in determinate questioni.

Trafficking, un dossier Brasile-Italia


Trafficking, un dossier Brasile-Italia
Scritto da Antonio Forni • 27 maggio 2011

La ong International centre for migration policy development (Icmpd), attiva dal 1993 con sede a Vienna, ha presentato in settimana a Brasília, durante un convegno promosso dal ministero della Giustizia verdeoro, uno studio sulla tratta internazionale di esseri umani, risultato di indagini compiute sugli assi Brasile-Italia e Brasile-Portogallo.

Numerose le conclusioni dell'inchiesta, basata anche su interviste e colloqui con vittime di tali traffici (sfruttate soprattutto a scopi sessuali, ma non solo) e con persone che esercitano la prostituzione. Il profilo più comune di chi cade nella rete corrisponde a un soggetto tra i venti e i trenta anni di età, con basso tasso di scolarità e «ridottissime aspettative di mobilità sociale». La categoria maggiormente esposta e discriminata risulta essere quella delle transessuali, generalmente identificate come «le professioniste della prostituzione». Nei tre paesi presi in considerazione, sarebbe opinione diffusa che la prostituzione sia «per una persona transessuale, l'unico mezzo atto a garantirsi una remunerazione soddisfacente». L'Europa, in questo senso, viene giudicata una vera e propria «terra promessa». I meccanismi di reclutamento vanno da «un modello classico, che comprende l'inganno, il rapimento, la minaccia e la violenza fisica» a metodi più «negoziali, dove la vittima ha la cognizione di essere parte di un affare commerciale, seppure illecito». Il dossier segnala in Brasile un generale aumento del fenomeno del reclutamento di donne e transessuali, negli ultimi tre anni, specie nelle zone povere e periferiche. Principali stati di origine delle vittime sono Paraná, Goiás, Minas Gerais, Pará, Piauí e Pernambuco. La destinazione-Italia viene indicata come una delle più importanti. Nel nostro paese, oltre che alla prostituzione, donne e transessuali in arrivo in questo modo dal Brasile trovano impiego principalmente nei campi contigui «dello spettacolo e dell'intrattenimento a sfondo sessuale e nel commercio di articoli legati al sesso». Marginale è l'avvio verso settori quali la collaborazione domestica e l'assistenza agli anziani. Secondo Icmpd, «transfobia, omofobia, stereotipi, discriminazioni e razzismo» sono le chiavi interpretative del fenomeno in Italia. L'insieme delle leggi in vigore nel Belpaese è definito «eteronormativo» e rivolto «al privilegio nazionale», pertanto foriero di «disuguaglianze».

A detta del segretario brasiliano per la Giustizia, Paulo Abrão, esistono relazioni tra il traffico di esseri umani e altre problematiche, ad esempio «la vulnerabilità delle frontiere e la difficoltà di controllo dei movimenti migratori». Secondo il responsabile, entro quattro anni il governo brasiliano istituirà speciali nuclei statali per la lotta al trafficking.

Avvenire contro diritti gay ma un giorno Chiesa chiederà scusa


Articolo pubblicato il 25/05/2011 nella sezione Associazioni

Roma, 22 maggio 2011 Dichiarazione di Sergio Rovasio, Segretario Associaizone Radicale Certi Diritti

Quelli di Avvenire, quotidiano della Conferenze Episcopale Italiana, entità religiosa che un giorno sì e l’altro pure dice a tutti noi cosa è bene e cosa è male, senza mai limitare giudizi, sentenze e condanne ai loro seguaci, oggi ci spiegano che non è giusto occuparsi di lotta all’omofobia e che non bisogna riconoscere diritti alle persone lesbiche e gay.

E’ bene ricordare a questi signori, che mai hanno chiesto scusa per le gravi responsabilità di cui si sono macchiati nel corso dei secoli per le persecuzioni contro le persone omosessuali -pur avendolo fatto in questi ultimi decenni per tutte le altre persecuzioni di cui sono stati promotori- che l’odio e il pregiudizio di oggi è certamente frutto della loro visione fondamentalista per la quale dovranno un giorno chiedere scusa e perdono.

Siamo certi che lo faranno, non sappiamo se tra un anno o un secolo. Certo, fino a quando i loro privilegi, di casta clericale, che vive soprattutto di ipocrisia e denari, continuerà ad alimentare lo strapotere dei loro gerarchi, sarà difficile far prevalere il messaggio di attenzione e rispetto verso il prossimo. Ma noi attenidamo fiduciosi.

Fonte: http://www.certidiritti.it/tutte-le-notizie/1143-avvenire-contro-diritti-gay-ma-un-giorno-chiesa-chiedera-scusa.html

lunedì 23 maggio 2011

Gay/ Gaylib: Se non passa legge omofobia, intervenga Ue

Roma, 23 mag. (TMNews) - "Le dichiarazioni di deputati come Stracquadanio e Santolini disonorano il Parlamento e non rappresentano il popolo italiano che è nettamente più maturo, umano, solidale e ragionevole del branco di cialtroni, ignoranti e omofobi che dicono di rappresentarne la maggioranza. Se l'Italia non approverà in giugno norme contro l'omofobia l'Ue dovrà cominciare a sanzionare pesantemente il nostro Paese. Una democrazia che non garantisce la tutela dalla violenza ideologica e cieca e non riconosce i diritti civili che spettano a tutti i cittadini non è degno di stare nell'Unione Europea". Con queste parole il presidente di GayLib e membro dell'assemblea nazionale Fli, Enrico Oliari, commenta la discussione generale della legge sull'omofobia in Aula alla Camera.

"Assistere alle sceneggiate di uomini sull'orlo di una crisi di nervi come l'ex radicale Stracquadanio che non riesce a fare altro che abbandonarsi al turpiloquio o di deputate in preda alla confusione mentale come l'Udc Santolini che la butta in caciara e confonde volutamente omosessualità e pedofilia - va avanti il segretario nazionale di GayLib, Daniele Priori - non è solo deprimente ma sminuisce l'intelligenza di un Paese che nonostante le idiozie che sente dire dai propri parlamentari in aula sa bene che Ruby Rubacuori non è la nipote di Mubarak, che la maggior parte dei casi di pedofilia avvengono ai danni di bambine e ad opera di padri o nonni e non da ultimo sa fin troppo bene che le persone gay e le coppie omoaffettive continuano ad essere discriminati e violentemente colpiti. A ben vedere siamo proprio noi gay a dover chiedere, semmai, l'incompatibilità ambientale e il trasferimento ad altra più opportuna sede di deputati che straparlano a tal punto".

Fonte:http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2011/05_maggio/23/gay_gaylib_se_non_passa_legge_omofobia_intervenga_ue,29734885.html

EUROPRIDE, DI TOMMASO(PSI): ALEMANNO BLEFFA SAPENDO DI BLEFFARE

23/05/2011 : 17:35


(NewTuscia) - ROMA - “Non fiori ma opere di bene! Salutare con un video l’Europride che si terrà a Roma, è la cosa minima che un sindaco deve fare ad una manifestazione a carattere internazionale, che porterà nella capitale migliaia di persone, con tutto ciò che rappresenta specie in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.

Strano però questo interesse del sindaco quando,poi, non riesce a condannare con la dovuta fermezza le tante violenze omofobiche dei suoi amici della destra romana.” ha dichiarato il segretario dei socialisti romani Atlantide Di Tommaso.
“Non si sta dalla parte del mondo gay, quando si riduce la città, per la manifesta incapacità di Alemanno a governare, a terra di nessuno, dove la violenza regna e dove i romani vivono nella paura e nel terrore. Il bleff appare chiaro e netto quando tace, e quindi acconsente, di fronte alla maggioranza di centro-detra di cui lui è un autorevole esponente, respinge, bocciandola, la legge contro l’omofobia.
“il RE è nudo” e nessuno si fa incantare dalla propaganda ancor più chi vive sulla propria pelle le inciviltà di una città dove gli omofobici ancora possono imporre comportamenti e freni alle istituzioni. Se veramente il sindaco tiene a cuore le sorti della comunità gay, sicuramente invierà al presidente del consiglio Silvio Berlusconi, un video dove solleciterà l’approvazione della legge contro l’omofobia”ha concluso Di Tommaso.

2) Omofobia, paese che vai legislazione che trovi


di Corrado Alfano

Combattere le discriminazioni nei confronti degli omosessuali è quanto mai complicato. Non solo perché, come abbiamo visto nella precedente puntata, spesso i soprusi contro la comunità LGBT non conquistano gli onori della cronaca, ma anche a causa dell’assenza di rilevazioni statistiche attendibili. Per le forze dell’ordine infatti reperire informazioni dettagliate sugli atti di carattere omofobico è un’impresa asssai difficile per la semplice ragione che in molti casi non esiste una specifica fattispecie di reato. Di conseguenza è raro che al momento della denuncia la vittima dichiari la matrice omofobica del gesto patito, sia perché in molti paesi ciò non costituirebbe una aggravante, sia in virtù di una vera e propria autocensura.

A tal proposito è indispensabile rilevare che in Europa le legislazioni dei singoli stati membri presentano non poche difformità in materia. Un fenomeno a dir poco discutibile visto che il divieto di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale è sancito dall’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. L’omofobia, intesa come atto violento o incitamento all’odio, è esplicitamente punita come reato con sanzioni carcerarie e/o pecuniarie in Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Svezia. Norme antidiscriminatorie che menzionano esplicitamente l’orientamento sessuale sono in vigore anche in Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Romania, Slovenia, Spagna, Ungheria, Regno Unito, Repubblica Ceca ed in diversi länder tedeschi. Inoltre, nel corpo normativo di 12 paesi UE è stata introdotta l’aggravante per i reati motivati da pregiudizi contro la comunità LGBT. Certo, si è ancora lontani da un’uniformità di diritto contro questa piaga ma, come ha di recente sostenuto l’Agenzia comunitaria FRA, c’è da segnalare un’evoluzione positiva in questo senso soprattutto negli ultimissimi anni.

Il punto è che quasi tutti i fenomeni del peggiore arcaismo e patriarcalismo, a cominciare dalla violenza di genere, hanno un carattere modernissimo, e sono insieme avanzi di passato e sintomi del mondo nuovo. Debellarli del tutto è forse illusorio, ma ridurli a “margini di errore” è doveroso. Solo un’educazione civica impartita sin da piccoli potrà forse aiutare le società ad uscire da questa impasse. Leggiamo su “E’ successo anche a me”, il noto blog di Facebook dedicato a questo fenomeno: “Mi chiamo Graziella e sono sposata da 10 anni. Sono mamma di 2 bambine di 7 e 5 anni,e come tutti i bambini fanno domande e cercano da noi genitori delle risposte. Un giorno mia figlia più grande ha visto in tv due persone dello stesso sesso che si baciavano e mi ha chiesto perché lo facessero, ed io senza esitare ho spiegato che anche 2 donne o 2 uomini possono e devono amarsi senza aver vergogna di farlo. Cerco di insegnare alle mie figlie che l’amore non ha sesso e non ha colore”. Difficile dare torto a Graziella.

Thomas è stato di recente promosso al secondo anno nella sua scuola. “è solo la mia seconda relazione con un ragazzo”, ha detto. “sono nervoso al riguardo, ma questo sono io.” Il fidanzato di Thomas non poteva controllare o usare Facebook così i due parlavano solo a scuola. Thomas ha trascorso due anni con il padre a Conyers, in Georgia, frequentando una scuola cristiana privata dove, ha detto, gli studenti potevano essere espulsi per essere favorevoli all’omosessualità. “ero praticamente una persona diversa,” dice Thomas.” Non so se mio padre sapeva, e io non gliel’ho detto.” L’anno scorso, è tornato a Mandeville, dove vive con la madre e il patrigno e altri membri della famiglia. Thomas è ora un sergente cadetto nel R.O.T.C. e sta progettando di frequentare Louisiana State in autunno.

John si è laureato alla scuola di arti culinarie a settembre e ora lavora in un panificio a Chinatown. Quest’autunno, mentre stava entrando nel suo negozio all’angolo, un ragazzo ha gridato insulti contro di lui. John rispose, e il ragazzo lo attaccò. John è stato curato con dei punti di sutura vicino l’occhio e ha subito una TAC per verificare la presenza di emorragie interne. Inizialmente, John portava un laser con lui, ma ha detto di non avere più paura ora, la maggior parte delle volte. Ha riferito l’episodio alla polizia e ad un avvocato, e ha appena saputo che il ragazzo si è dichiarato colpevole dell’aggressione. Ora è sottoposto ad un’ordinanza di protezione mentre attende le prossime evoluzioni. John vive con i suoi genitori, sua sorella e la famiglia di sua sorella.

Fonte:http://www.west-info.eu/it/paola-concia-europa-omofobia-lesbiche/

venerdì 20 maggio 2011

Dove siete donne e uomini transessuali, gays e lebisbiche? E ora di dire basta


Ho pubblicato questo post 2 giorni fa su facebook. Adesso condivido con voi qui su blog.

Questa foto e la copertina del documentario Transexual Menace

di Rosa von Praunheim (Germania 1996) 78’ v.o. tedesco con sottotitoli inglesi e italiani
Uno spaccato, unico nel suo genere ancora oggi, della vita di transgender e transessuali di diversa origine, razza ed estrazione sociale nel contesto della nascita del primo movimento politico transgender negli Stati Uniti.




Se vogliamo veramente sconfiggere la tranfobia la omofobia è il pregiudizio in generale, è ora che ci mettiamo a fare qualcosa. Dobbiamo certamente conviverci, ... Noi daremo il nostro modesto contributo, come abbiamo sempre dato nella storia glbt. non dimentichiamo che siamo state noi trans a dare il via a movimenti e conquiste che oggi tante possono permettersi di godere. Qui è davvero il caso di dire che la pratica FA LA DIFFERENZA! . che crea qualcosa di nuovo ... Ora basta, e ora di creare un movimento attivo, che dia la risposta e inizi a muovere le strutture di questo sistema malato. No dimentichiamo che in Italia le uniche leggi vinte dalla comunità glbt sono la leggi 164 del 14 aprile 1982, dopo una mobilitazione del Movimento Italiano Transessuali di quella epoca. Secondo me una conquista alla meta, una persona prima di tutto deve essere rispettata come persona prima di operarsi, deve essere riconosciuta già prima come tanti paesi riconoscono già oggi, un nome sociale. Il riconoscimento dei diritti delle persone transessuali costituisce uno degli indici del grado di civiltà raggiunto da un paese e che non si misura unicamente dal corpo delle leggi di cui dispone. In questo senso l'Italia, che pur dispone di una legge sulla riattribuzione del sesso, dimostra scarsa sensibilità e grandi pregiudizi nei confronti delle persone transessuali e non solo. Se dobbiamo ricordare gli anni sessanta, quando non esisteva ancora neanche il termine transessuale, quando eravamo persone invisibili, costretti a vivere nella clandestinità, l'epoca nella quale chi manifestava atteggiamenti non consoni al proprio genere veniva punito con il carcere. Quella del transessualismo è una realtà emersa di cui però si parla tanto ma si dice poco e attraverso i nostri racconti possiamo confermare che non è solo prostituzione, spettacolo, perversione, emarginazione, ma tutti insieme possiamo aiutare a far conoscere meglio tutto quello che soffriamo. Le conquiste adesso devono essere per tutti, dobbiamo uscire da questo movimento solitario che chiede diritti per se, dimenticando il mondo Inserisci linkche piange sangue, dobbiamo fare dei nostri diritti, i diritti di tutti, donne, bambini, ogni singola persona considerata minoranza deve sentirsi parte di noi esseri umani. Chi vuole farne parte e dare un contributo fisico e cerebrale, si faccia avanti. Perché se continuiamo così, non andremo da nessuna parte. Qui potete leggere i commenti :http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150179734572675&set=o.291581884519&type=1&theater

una delle mie risposte nel dibattito aperto:
Penso che la mia riflessione non sia stata capita nel punto che volevo. Prima di tutto non era mia intenzione dire che non state facendo nulla per la causa . Ma ricordare che in passato le battaglie sono state vinte nelle piazze con azioni attive. A questo punto della nostra storia, parlo di oggi, penso sia arrivato il momento di uscire delle associazioni e dare un senso a questa lotta, con forza, coinvolgendo tutte le interessate. Mi dispiace molto vedere questa disunione e questo litigio, ma sorrido, mi fa ricordare che tutto il mondo è paese, ed io che pensavo che solo le brasiliane erano disunite ! Invece vedo che è una cosa comune. Mi piacerebbe che tutti questi sentimenti negativi servissero a far pensare e a cercare nella non condivisione, un punto in comune. I diritti. I nostri diritti, che abbiamo bisogno più che mai. Mi fa paura pensare che qui vicino al nostro paese ci siano altre persone come noi in questo momento afflitte e senza un futuro certo, che i loro governati le vogliano condannare a morte o altro. Che soffrono la persecuzione e vengono uccise senza che nessuno possa dire nulla. In questo momento qui da noi le cose non stanno andando molto bene, da molti e molti anni. Ogni giorno una nuova aggressione verbale da parti di politici, non sappiamo a chi chiedere o di chi fidarsi, ogni tanto penso che in uno di questi giorni ci sveglieremo e uno di questi individui tireranno fuori una legge più discriminatoria anche qui da noi. Quando sono arrivata in Italia 14 anni fa, non sapevo molto della transessualità o dei transgender, parole che non erano usate, le ho conosciute qui. Oggi dopo tanti anni che sono fuori dal Brasile e seguo molto le loro battaglie, vedo che sono molto più avanti di noi. Certo abbiamo questa legge che come è stata spiegata nei primi post, per le brasiliane li è una cosa nuova… ma caspita, li la maggior parte delle trans non sono mai andate a scuola, non hanno la intelligenza di tante di voi, ma stanno dimostrando che in qualcosa stiamo sbagliando nel rivendicare diritti che non possono negare. Qualcosa nell’ immediato penso si debba fare, non posso credere che non abbiamo modi e mezzi per agire con più determinazione per farci rispettare in quanto essere umani. Ammiro e condivido da molto i vostri lavori, approvando anche da lontano i vostri punti di vista. Condivido nel nostro blog tutto ciò che serva di positivo alla causa, come la piattaforma politica di Darianna Saccomani, condivido in pieno quello che lei ha scritto, e penso che sia una persona valida per la causa. Mirella Izzo, la prima trans che ho seguito e ammirato e ammiro, per la sua intelligenza e maestria nel scrivere, cosa che purtroppo io non ho. Fabianna Tozzi Daneri, che non conosco di persona ma trovo una persona molto preparata e condivido tante cose di quello che sta facendo. Antonia che conosco qui su facebook, parlato 2 volte di persona, ma molto poco, penso che nel suo piccolo stia e voglia fare qualcosa, può darsi che nel modo e nei atteggiamenti sbagliati. Ma chi sono io per recriminarla? nessuno. Fino adesso sono rimasta nel mio balconcino a guardare come tante di noi. E spettare un movimento, una richiesta valida, che mi senta partecipe. Voglio dire che non ho la vostra capacità intellettuale, ma ho molta voglia e forza di lottare e dare molto di me, e coinvolgere tutte, ma tutte senza distinzione per un inizio nuovo. Più diretto e aggressivo, a secondo delle offese e aggressioni subite. Penso fortemente che si sia passato il limite, non so se avete notato che neanche la stampa parla di noi, solo quando conviene a loro, quando ci sono gli scandali, penso sia ora di fare capire che esistiamo e come tutti vogliamo rispetto per dare la nostra risposta e il nostro contributo nella società, che è quello che ci spetta di diritto, non toglie niente a nessuno, anzi, servirà poi anche per il futuro. Chi sta della parte dell’ omofobia e transfobia, devono capire che stanno con gli assassini, che sono peggio di chi dopo le loro esternazioni contro la comunità glbt , commentano l’aggressione nei nostri confronti.
Sappiamo molto bene chi sono oggi quelli che bloccano l'estensione della cittadinanza a gruppi di minoranza in Italia, usando un’interpretazione fondamentalista cristiana, e che non vogliono nemmeno sedersi per un dibattito. E noi conosciamo bene chi sono, loro esternano la loro omofobia senza paura, offendano la nostra dignità senza nessun problema. Perché dobbiamo aver rispetto e pacatezza nei confronti di questi individui? No, è ora di dire basta. Siamo in tante, in ogni parte d’ Italia. Usiamo questo mezzo di comunicazione organizzare delle manifestazioni dirette. Sono sicura che non saremo sole. A ogni azione negativa una nostra reazione, è ora che sentano la nostra voce, siamo rimaste zitte per troppo tempo e ora di dire basta. Abbiamo dato forza alle loro parole, rimanendo zitte. Dobbiamo spiegare alle persone il perché siamo li. Perché chiediamo e vogliamo rispetto. Perché tante di noi ancora oggi per mantenersi devono stare sui marciapiedi, perché non riusciamo a trovare lavoro, perché i nostri documenti non corrispondano a quello che siamo davanti alla società, il nostro disagio di andare a votare e dover stare nella coda dei maschi e sentire dire perché sei li? Può darsi che mi sbaglio e che non sia il modo giusto, che ci voglia tempo. Se è cosi vi chiedo scusa. Ma non mi lascio più fottere da questi escrementi umani che ci vogliono solo nelle celle degli obitori.


Vanessa Mazza.
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150179734572675&set=o.291581884519&type=1&theater

giovedì 19 maggio 2011

TUTTE E TUTTI A ROMA IL 23 MAGGIO


E giunto il momento di farci vedere in tante e tanti davanti alla Camera dei Deputati in occasione della votazione alla camera della legge contro l'omofobia e la transfobia. i presidenti di Arcygay e GayLib, hanno ribadito l'importanza di colmare una situazione legislativa e culturale decisamente anti democratica. Le parole del capo dello stato ci hanno raggiunto attraverso una lettera molto sentita... oggi l'ennesima vergogna alla quale ormai siamo tristemente abituate e abituati, la Commissione ha respinto la legge, e noi (parlando del movimento) ci siamo indignati e offesi su tutte le liste, i canali (tematici) i social network... ci interessa davvero questa legge?
Vogliamo manifestare il nostro disappunto lontani dai nostri monitor?...
Davanti al parlamento ad attendere la decisione di questo governo...qualcosa Stonewall dovrebbe averci insegnato...vi aspetto

Chi sta della parte dell’omofobia e transfobia, devono capire che stanno con gli assassini, che sono peggio di chi dopo le loro esternazioni contro la comunità glbt , commentano l’aggressione nei nostri confronti.
Sappiamo molto bene chi sono oggi quelli che bloccano l'estensione della cittadinanza a gruppi di minoranza in Italia, usando un’interpretazione fondamentalista cristiana, e che non vogliono nemmeno sedersi per un dibattito. E noi conosciamo bene chi sono, loro esternano la loro omofobia senza paura, offendano la nostra dignità senza nessun problema. Perché dobbiamo aver rispetto e pacatezza nei confronti di questi individui? No, è ora di dire basta. Siamo in tante, in ogni parte d’ Italia. Usiamo questo mezzo di comunicazione organizzare delle manifestazioni dirette. Sono sicura che non saremo sole. A ogni azione negativa una nostra reazione, è ora che sentano la nostra voce, siamo rimaste zitte per troppo tempo e ora di dire basta. Abbiamo dato forza alle loro parole, rimanendo zitte. Dobbiamo spiegare alle persone il perché siamo li. Perché chiediamo e vogliamo rispetto. Perché tante di noi ancora oggi per mantenersi devono stare sui marciapiedi, perché non riusciamo a trovare lavoro, perché i nostri documenti non corrispondano a quello che siamo davanti alla società, il nostro disagio di andare a votare e dover stare nella coda dei maschi e sentire dire perché sei li? Può darsi che mi sbaglio e che non sia il modo giusto, che ci voglia tempo. Se è cosi vi chiedo scusa. Ma non mi lascio più fottere da questi escrementi umani che ci vogliono solo nelle celle degli obitori.


Per la cronaca, il testo dell'onorevole Concia ha ricevuto il voto contrario da parte di esponenti del Pdl, della Lega, dei Responsabili e dell'Udc.

lunedì 16 maggio 2011

Il 17 maggio è la giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia

La Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia (o IDAHO, acronimo di International Day Against Homophobia and Transfobia), nata come Giornata internazionale contro l'omofobia, è una ricorrenza promossa dall'Unione europea che si celebra dal 2007 il 17 maggio di ogni anno.

L'obiettivo della giornata è quello di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell'omofobia e della transfobia.


Storia

Ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie (Presses Universitaires de France, 2003), la prima Giornata internazionale contro l'omofobia ha avuto luogo il 17 maggio 2005, a 15 anni esatti dalla rimozione dell'omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità.

Nel 2007, in seguito ad alcune dichiarazioni di autorità polacche contro la comunità LGBT, l'Unione europea ha istituito ufficialmente la giornata contro l'omofobia sul suo territorio. Alcuni estratti del testo approvato:


« Il Parlamento europeo <...> ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell'Unione europea senza discriminazioni; »
« <...> condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l'odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli »

Nel 2009 la campagna IDAHO viene incentrata sulla transfobia, ed in particolare sugli atti di violenza contro le persone transgender. Il nome ufficiale diventa pertanto "Giornata Internazionale contro l'omofobia e la transfobia" (International Day Against Homophobia and Transphobia).

Il 17 maggio la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia arriva a cavallo della scelta del parlamento ugandese di non votare la legge contro le persone omosessuali rinviando la discussione a dopo le elezioni. Nei giorni scorsi, infatti, il parlamento dello stato africano stava per approvare il provvedimento che prevedeva l’introduzione della pena di morte per il reato di “omosessualità aggravata” in violazione della legalità internazionale.

Non sono mai riuscito a spiegarmi l’irrazionale omofobia della chiesa, così come l’intolleranza e l’odio omofobo in generale. Per l’omosessualità esiste la pena di morte in Arabia Saudita, Sudan, Yemen e Mauritania. In Malesia la pena è la prigione fino a venti anni, e l’omosessualità è illegale pure in Afghanistan, Algeria, Bangladesh, Bosnia, Egitto, Giordania, Marocco, Pakistan, Somalia, Tunisia, ecc. con differenze di trattamento che vanno dalla lapidaziona, alla fustigazione, alla bastonatura per finire con l’incarceramento e l’impiccagione.

In Italia gli episodi di intolleranza verso gli omosessuali si susseguono con frequenza costante. Secondo l’Agenzia per i diritti fondamentali (Fra) dell’Unione Europea, l’omofobia nel 2009 ha danneggiato la salute e la carriera di quasi 4 milioni di persone in Europa. L’Italia è il paese dell’Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica e istituzionale. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/16/una-canzone-per-spiegare-lomofobia-della-chiesa/111488/ )

Se lo scorso anno è toccato al Capo dello stato celebrare la giornata contro l’omofobia al Quirinale dove ha ospitato una decina di associazioni Lgbtq, quest’anno l’appuntamento è invece fissato alla Camera dei Deputati Martedì 17 maggio, alle ore 10, presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio dove si terrà appunto la celebrazione della Giornata mondiale contro l’omofobia. Aprirà l’iniziativa il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini. Interverranno Maria Rosaria Carfagna, Anna Paola Concia, Paolo Patanè, Enrico Oliari. L’appuntamento sarà trasmesso in diretta sulla http://webtv.camera.it/portal/portal/default/default

Campagna di Equality Italia : “La nostra identità di genere? Umana”


Con una bellissima foto di Massimo Prizzon, Fabianna Tozzi e Gabriele Dario Belli, hanno deciso di donare ad Equality Italia, rete nazionale per i diritti civili, una loro immagine arricchita dalla frase “La nostra identità di genere? Umana”. Si tratta di un messaggio semplice e chiaro che affermare la piena uguaglianza delle persone Transessuali e Transgender mtf e ftm, cittadine e cittadini che intendono vivere in armonia con la complessità e le tante differenze che contraddistinguono la società. La campagna sarà in questa prima fase diffusa sul web per poi svilupparsi nel prossimo periodo tramite affissioni e produzioni di cartoline.

“Troppo spesso – dichiarano Fabianna e Gabriele – la condizione delle persone Transessuali e Transgender è percepita in modo distorto e non aderente alla realtà. La decisione di prestare i nostri volti ad una campagna di sensibilizzazione sull’identità di genere. nasce dall’esigenza di rappresentare le persone Trans soprattutto per quello che sono di più significativo: appartenenti al genere umano”. “Non crediamo – proseguono – che ci sia più bisogno di creare quella sorta di “sensazionalità” intorno alle persone Trans, ma di mostrare l’assoluta naturalezza delle nostre anime, anche attraverso i nostri corpi. Riteniamo che l’energia sprigionata da due persone, come tante, nell’assoluta normalità, possa essere un segnale di cambiamento profondo per la conquista di tutte quelle istanze di piena cittadinanza che pretendiamo. Abbiamo deciso di partire da noi nel cambiamento, attraverso noi, affidando questa immagine a Equality Italia come portatrice di Diritti Civili senza sorta di specificità”.

“Ogni differenza – concludono Tozzi e Belli – è ricchezza assoluta, siamo umani, rimaniamo umani oltre i generi”.Inserisci link

“Siamo onorati – sottolinea Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia – che Fabianna e Gabriele, abbiano pensato a Equality Italia, sottolineando la nostra mission di occuparci di tutti i diritti civili. Nel futuro proseguiremo nella nostra azione, anche mediatica, di costruzione di ponti, di inclusione di tutte le differenze e di tutte le aspirazioni che operano per la dignità di tutte e di tutti”.

Fonte:http://www.equalityitalia.it/campagna-di-equality-italia-fabianna-tozzi-e-gabriele-dario-belli-la-nostra-identita-di-genere-umana%C2%A0.html

domenica 15 maggio 2011

Una Banca libera da interessi

Vi segnalo questo interessante articolo postato nel bloghttp://causeeffettisoluzioni.blogspot.com/


Il nostro modo di pensare, indotto dal sistema a cui siamo abituati, ci induce a credere che sia corretta la richiesta di un interesse da parte delle banche, a fronte di un prestito.
Se riflettiamo su questo dogma, ci accorgiamo che è un sistema che va a favorire unicamente chi possiede già denaro, e penalizza pesantemente chi invece lo chiede, favorendo un'allontanamento costante tra le classi sociali, semplicemente per il fatto di possederlo o meno.
Già da questa introduzione si capisce come il costume di creazione di denaro dal denaro sia come minimo antidemocratico. Ma i fatti sono ben peggiori da come li ho raccontati fino a qui.
La creazione di denaro si è spinta dove la nostra mente rifiuta di arrivare. La stragrande maggioranza della gente pensa che le banche prestino denari che altri clienti versano sui loro conti, ed in parte è vero, ma solo in parte. Infatti i soldi versati sui conti, su piani di accumulo o in genere su tutti gli investimenti che creano un attivo per la banche, vengono moltiplicati con un meccanismo, legale per carità, se lo sono fatti inserire nelle regole che controllano il loro operato (Diritto Bancario), detto "riserva frazionaria", il quale consente loro di tenere appunto a riserva una piccola percentuale, degli attivi, e prestare il resto.
Questo meccanismo viene ripetuto all'infinito, ogni volta che noi facciamo entrare denaro in una banca, sempre trattenendo la piccola percentuale a riserva. Questo meccanismo di creazione di moneta, detto "signoraggio secondario", ha gonfiato enormemente la differenza tra denaro reale in circolazione e denaro scritturale, cioè creato con una scrittura contabile.
E' talmente vera questa consuetudine, che pesino "loro" si sono resi conto che si sono spinti troppo in la, e cercheranno di porvi parziale rimedio con le norme di Basilea 3.
E' chiaro che in questo contesto pensare una banca che non segua i canoni consueti del sistema, sembrerebbe quasi un'utopia, ma vi voglio dare una buona notizia, una banca così esiste, si chiama Jak Bank, ed è nata in Svezia molti anni fa, ma naturalmente nessuno ne sa nulla.
Però da alcuni anni un gruppo di volenterosi ha creato una cooperativa, per portare anche in Italia quest'idea rivoluzionaria, e stanno crescendo, con un lavoro serio, passando per tutti gli ostacoli che si pongono sul cammino di chi vuole veramente innovare, stanno per arrivare al traguardo. Ma per arrivare c'è bisogno di tutti, c'è bisogno di lavorare seriamente ed è richiesto il contributo di persone disinteressate, e desiderose di cambiare una società profondamente ingiusta, e questa è un'ottima base di partenza.
Per dimostrare che non sono chiacchere, vi invito a vedere il servizio di Report Rai3, proprio su Jak Bank:


Vi comunico anche il sito dove approfondire la questione e il sistema di prestito senza interessi sviluppato dalla Jak, è entusiasmante, munitevi di calcolatrice, e guardate gli esempi, e quando entrerete in una banca, sarà solo per mandarli.............

http://www.jakitalia.it/jak-in-breve/come-funziona-il-sistema-di-risparmio-e-prestiti-jak
Su Facebook:

http://www.facebook.com/pages/JAK-Italia/164999430178996

Maurizio Ghignatti
Fonte:http://causeeffettisoluzioni.blogspot.com/

sabato 14 maggio 2011

Hai 13 anni e sei lesbica. Ti stupro così impari


9 maggio 2011 Le violenze correttive di gruppo di cui sono vittime le omosessuali in Sudafrica hanno colpito anche una bambina.

Ci siamo già occupati più volte dei soprusi sessuali che le donne africane sono costrette a subire. Il dato più inquietante è che il più delle volte tali violenze sono ammesse dalle comunità, giustificate, perfino ammesse come prassi volte ad educare le donne. Rientra in quest’ultima assurda usanza lo stupro correttivo, molto praticato in Sud Africa. Paese in cui le leggi sono all’avanguardia, ma le antiche usanze sono ancora largamente diffuse.

I DATI ALLARMANTI – Gli attivisti affermano che il cosiddetto stupro correttivo è praticato dagli uomini per curare l’orientamento sessuale delle lesbiche; ed è anche in aumento in Sud Africa . Trentuno le lesbiche uccise a causa della loro sessualità negli ultimi dieci anni, e più di 10 le lesbiche violentate o rapite nella sola Città del Capo. Il mese scorso, una ragazza di 24 anni, che apparteneva a un movimento pro lesbiche e gay, è stata lapidata a morte dopo uno stupro di gruppo. Ultima vittima dello stupro correttivo è invece una ragazza lesbica di 13 anni, che sta comunque ricevendo il sostegno della polizia. Tlali Tlali, un portavoce del governo, ha affermato che il “Governo condanna questo atto criminale vile e insensato (…) ogni sudafricano ha il diritto di esprimersi con l’orientamento sessuale che vuole. Il diritto di libertà sessuale è umano e costituzionale, e deve essere protetto e rispettato in ogni momento.”

LA TESTIMONIANZA DELL’ATTIVISTA Ndumie FundaNdumie Funda, fondatrice del Sizwe Luleki Project, un’ente di beneficenza che sostiene le vittime di stupri correttivi a Cape Town, ha detto di aver ascoltato le relazioni di una persona transgender violentata durante il fine settimana: “E’ sempre peggio e ciò deve finire (…) Le persone sono costrette a rinchiudersi in casa e perdono la propria libertà di movimento”. Funda, 37 anni, fu coinvolta nella campagna quando ha incontrato Nosizwe Nomsa Bizana, che era stata violentata da cinque uomini, infettandola con l’HIV. La coppia si fidanzò ma Bizana morì nel 2007. Funda è costretta a prendere una strada diversa ogni giorno per tornare a casa, per evitare di essere presa di mira a causa del suo attivismo pubblico. Si stima che circa 510 donne subiscono lo stupro correttivo in Sudafrica ogni anno, ma la gente ha voglia di reagire. Possibili azioni da prendere comprendono l’interrompere le imminenti elezioni locali. La scorsa settimana, il governo ha istituito un team per affrontare crimini d’odio contro gay e lesbiche sudafricani dopo 170.000 persone in tutto il mondo hanno sottoscritto un petizione online sollecitando un suo intervento contro lo stupro correttivo.

ALTRI CASI - Il mese scorso, Noxolo Nogwaza , un membro del Pride Ekurhuleni Comitato organizzatore, è stata presumibilmente violentata da otto uomini e assassinatA in borgata KwaThema, vicino Johannesburg. Human Rights Watch ha detto che le prove suggerite dalla morte di Nogwaza dicono che è stata presa di mira perché era lesbica. Il corpo di Nogwaza è stato trovato nel comune stesso in cui Eudy Simelane, l’ex calciatrice di serie A, è stata violentata, picchiata e accoltellata 25 volte sul petto, viso e le gambe. Sempre dai soliti violentatori correttori. Altre presunte vittime di stupro correttivo comprendono Nokuthula Radebe, 20 anni, il cui corpo è stato trovato a Soweto nel marzo di quest’anno, e Sizakele Sigasa e Salome Masooa, le partner che sono stati violentate e uccise nel 2007. Un caso giudiziario che coinvolge l’omicidio di Zoliswa Nkonyana nel 2006, 19 anni, è stato rinviato più di 30 volte in cinque anni.

LA DISCREPANZA TRA LE LEGGI SCRITTE E I RITI TRIBALI – Nel 2006 il Sudafrica è diventato il quinto paese al mondo, e il primo in Africa, a legalizzare il matrimonio gay . E ‘uno dei firmatari della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne. Ma il divario tra teoria e prassi costituzionali sul terreno rimane. La ricerca del Medical Research Council ha rivelato che un uomo su quattro ammette di stuprare, e uno su tre si trova nella provincia di Gauteng, dove Simelane e Nogwaza sono state colpite. Dean Peacock, co-fondatore e co-direttore del Gender Justice Network Sonke, ha detto che la sua ricerca ha trovato alcuni uomini che si sentono minacciati dalla trasformazione di genere, tra cui l’affermazione delle donne e dei diritti dei bambini. Dice: “Se si confronta il Sudafrica con gli altri paesi, ciò che lo distingue è proprio lo stupro di gruppo”. Secondo Peacock alcuni uomini nel post-apartheid del Sud Africa sentono una crescente attrazione verso il patriarcato, mascolinità, la povertà, la delusione radicale verso il governo, profondi sentimenti di insignificanza, e un senso di potere da applicare impunemente. Dunque si rifanno contro le donne, soggetti fisicamente più deboli e sulle quali ci si può rivelare facilmente.




Di Luca Scialo

Fonte:http://www.giornalettismo.com/archives/124647/hai-13-anni-e-sei-lesbica-ti-stupro-cosi-impari/

Il dramma dimenticato: uno stupro al minuto in Congo


12 maggio 2011 Nel Paese africano un’indicibile ondata di violenza colpisce le donne

Nella repubblica democratica del Congo, da tempo piagata dalla guerra, vengono stuprate ogni giorno più di 1110 donne, quasi una al minuto. Un numero incredibile, e che sarebbe anche una stima conservativa secondo l’autrice dello studio, Amber Peterman, perché la violenza sessuale sulle ragazze di età inferiore ai quindici anni e alle donne sopra i quarantanove non è stata rilevata. Il direttore dell’Harvard Humanitarian Initiative parla della più grave crisi umanitaria della nostra epoca.
DRAMMA EPOCALE - Ecco come Peace Reporter ha riferito sul drammatico studio sul Congo.

“I dati raccolti mostrano quanto le precedenti stime sui casi di violenza sessuale nella Repubblica Democratica del Congo siano ben lontane dal fotografare la reale situazione presente nel Paese”, queste le parole di Amber Peterman, principale autore dello studio pubblicato ieri dall’America Journal of Public Health, in cui si parla di un’emergenza 26 volte maggiore rispetto a quanto stimato finora e, comunque non ancora del tutto chiara a causa di numerosi casi di violenza sessuale non denunciati dalle vittime per paura o per vergogna. Secondo i risultati pubblicati nel rapporto, sarebbero circa 1.100 i casi di stupro registrati ogni giorno in Congo, mentre più di 400 mila le donne, di età compresa tra i 15 e i 49 anni, violentate durante la guerra che ha falciato l’Africa Centrale tra il 2006 e il 2007, un dato che stacca nettamente gli studi Onu realizzati sullo stesso periodo, da cui emergevano solamente 15.000 casi di violenza sessuale. Siamo dinnanzi a “un cancro che si diffonde nel mezzo dell’impunità e del silenzio”, ha affermato Michael van Rooyen, direttore della Harvard Humanitarian Initiative, intervenuto per commentare lo studio dell’American Journal. “Una delle più gravi crisi umanitarie del mondo contemporaneo”, ha aggiunto, i cui dati a disposizione potrebbero essere tuttavia sottostimati.

STUPRO COME ARMA DI GUERRA – Le violenze sessuali sono utilizzati scientemente in Congo con metodo militare, tanto dagli appartenenti alle milizie quanto dalle forze di sicurezza statali. I combattenti nelle province in guerra terrorizzano in questo modo brutale la popolazione civile. E alcuni di questi stupratori seriali sono stati integrati nella truppe del governo. Lo scorso luglio un’orgia di stupri di quattro giorni aveva suscitato un’indignazione globale. Quasi 250 donne e bambini erano stato violentati in cinque paesi nella provincia di Nord-Kive, uno degli epicentri del conflitto. Anche alcuni uomini erano stati abusati. Le violenze di natura sessuale nelle zone di guerra sono purtroppo abituali, ma le dimensioni del fenomeno raggiunte in Congo sono incredibili. La guerra civile è ufficialmente finita nel 2003, ma gli scontri sono proseguiti. Medici dell’ospedale Heal Africa hanno raccontanto anche di pazienti completamente terrorizzati, come una bambina di 10 anni stuprata per ore, che non ha parlato per alcuni mesi.

O STUPRO O MORTE – “In alcune zone di conflitto come a Kivu gli uomini sono costretti a combattere per non essere uccisi. Le donne rimangono nei campi a lavorare, ma lì sono spesse vittima di violenze di natura sessuale, che tacciono per evitare una reazione violente dei loro Inserisci linkcompagni”, ha rimarcato Kasereka Lusi, fondatrice di Heal Africa. “Molte vengono stuprate in modo continuo, fino a che i ribelli non lasciano la zona, un vero inferno per le donne”. Altre invece subiscono la violenza di fronte agli occhi dei propri mariti, una doppia umiliazione per aumentare il terrore. Ragazzine o mogli sono costrette a scegliere se essere violentate oppure uccise. E chi subisce lo stupro viene abbandonato dalla famiglia per la vergogna. Raramente i soldati stupratori vengono portati davanti al tribunale, e solo recentemente un comandante delle milizie statali è stato condannato a 20 anni di carcere per crimini contro l’umanità, dopo aver ordinato migliaia di stupri.



Fonte:http://www.giornalettismo.com/archives/125040/il-dramma-dimenticato-uno-stupro-al-minuto-in-congo/