Città del Vaticano, 15 lug. (Adnkronos) - Non e' stato solo un esteta, un amante dell'effimero Oscar Wilde, il grande scrittore inglese dell'Ottocento che ai nostri giorni e' anche diventato un'icona gay. Anzi e' una delle personalita' del XIX secolo che con piu' lucidita' ha analizzato la modernita' e i suoi limiti, senza dimenticare iln suo incontro con il cattolicesimo e con lo stesso Pio IX che gli diede udienza nel 1877. E' quanto scrive l'Osservatore romano oggi pomeriggio in edicola dedicando un lungo articolo al saggio'' di Paolo Gulisano ''Il ritratto di Oscar Wilde'' pubblicato in questi giorni (Milano, Ancora, 2009).
Ancora nel pezzo si cita un altro studio sullo scrittore inglese del gesuita Antonio Spadaro critico letterario di ''La Civilta' Cattolica'', dal titolo: ''L'altro fuoco'' (Milano, Jaca Book, 2009). Wilde, rileva l'Osservatore, e' uno di quegli scrittori amati anche dagli studenti a scuola, tuttavia spesso vengono messi in luce solo alcuni aspetti della sua opera e della sua personalita'. Non c'e' solo ''il mero esteta'' o il ''Wilde icona del mondo gay che lo ha spesso celebrato come artista perseguitato per la sua omosessualita'''.
''Ecco che piano piano - scrive il quotidiano della Santa Sede - prende fuoco un altro Wilde rispetto a quello della vulgata: non solo un anticonformista che amava stupire la conservatrice societa' dell'Inghilterra vittoriana, ma anche un lucido analizzatore della modernita' con i suoi aspetti positivi e soprattutto inquietanti; non solo l'esteta, il cantore dell'effimero, il brillante protagonista dei salotti londinesi, ma anche un uomo che dietro la maschera dell'amoralita' si interrogava e invitava a porsi il problema di cio' che fosse giusto o sbagliato, vero o falso, persino nelle sue principali commedie degli equivoci (come L'importanza di chiamarsi Ernesto); un uomo scomodo e urticante che preferi' sempre la saggezza ai luoghi comuni combattendo tenacemente contro le false certezze del suo tempo ('le cose di cui si e' assolutamente certi non sono mai vere')''.
''Il cammino esistenziale di Oscar Wilde - afferma l'Osservatore - puo' anche essere visto come un lungo e difficile cammino verso quella 'terra promessa' che da' il senso all'esistere, un cammino che storicamente lo ha portato alla conversione al cattolicesimo, una religione che, diceva in uno dei piu' acuti e paradossali aforismi, 'era solo per i santi e i peccatori. Per le persone rispettabili va benissimo anche quella anglicana'''. ''Wilde fu dunque - secondo Gulisano l'autore del saggio citato dal quotidiano vaticano - un uomo costantemente in ricerca del Bello e del Buono, ma anche di quel Dio che non aveva peraltro mai avversato, che aveva forse elegantemente rispettato, ma dal quale si fece pienamente abbracciare dopo l'esperienza drammatica del carcere, per arrivare a chiudere il suo itinerario umano in comunione con la Chiesa cattolica, adempiendo a quello che aveva scritto anni prima: 'Il cattolicesimo e' la sola religione in cui morirei' e cosi' realizzando forse l'auspicio che gli aveva rivolto Pio ix nell'udienza privata del 1877 - incontro forse sorprendente ma che giustamente Gulisano racconta nel suo saggio - nel corso del quale il Papa auguro' allo scrittore irlandese 'di compiere un viaggio nella vita per giungere alla Citta' di Dio'''.
''L'enigma di Oscar Wilde - si afferma ancora - e' dato quindi anche da questo suo percorso segreto, da questa sua ricerca che veniva mascherata nella magnificenza estetica della sua arte letteraria ma su cui ora viene fatta luce dal saggio di Gulisano, senza la pretesa di risolvere la profondita' di quel mistero''.
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