La Germania dovrà risarcire nove familiari delle vittime della strage consumatasi il 29 giugno 1944 a Civitella (Arezzo) sull’appennino tosco-emiliano. Lo ha stabilito la Cassazione respingendo il ricorso con il quale la Germania contestava di poter essere chiamata a risarcire danni a suo avviso già “coperti” dal trattato del 1947 e dagli accordi di Bonn del 1961.
È la prima volta che la Cassazione sancisce il diritto ad essere risarcite - nell’ambito di un procedimento penale - per le vittime delle stragi naziste. Finora c’erano state solo delle sentenze nelle cause civili per risarcimento danni chiesto dai cosiddetti “schiavi di Hitler”. Nessun altro paese al mondo - ha rilevato l’avvocato della Germania, Augusto Dossena - ha mai intentato cause di risarcimento nei confronti della Germania applicando la clausola dell’immunità, che infatti il legale aveva chiesto anche in questo caso. Ma la sua istanza è stata respinta.
Nella sua requisitoria il sostituto procuratore militare Roberto Rosin, davanti alla Prima sezione penale della Cassazione, aveva sostenuto che la Germania è tenuta a risarcire i danni morali patiti dai familiari delle vittime civili uccise, in azioni di rappresaglia, dai militari tedeschi in Italia durante la Seconda guerra mondiale perché gli accordi economici, risarcitori, firmati dall’Italia e dalla Germania nel 1947 e poi nel 1971 comprendono solo i danni per la deportazione degli ebrei.
Questa la posizione dell’accusa nell’udienza sulla strage del 29 giugno del ‘44 a Civitella, Cornia e San Pancrazio (Arezzo) nella quale con un colpo alla nuca furono uccise, dai nazisti, 203 persone, tra le quali anziani, donne e bambini. Le donne furono anche violentate e di alcuni cadaveri fu fatto scempio.
La condanna rappresenta un caso unico, che potrebbe aprire la strada a molte richieste di risarcimento per episodi simili. È arrivata nell’ambito del processo penale a carico dell’ex sergente Max Josef Milde (88 anni) condannato all’ergastolo in via definitiva.
In particolare il Pg Rosin ha chiesto la conferma del verdetto emesso dalla Corte militare d’appello di Roma il 18 settembre 2007, che convalidava la condanna all’ergastolo per Milde e quella in solido dell’imputato e della Repubblica federale tedesca a risarcire i familiari di 9 vittime della strage di Civitella con una cifra complessivamente pari a circa 800 mila euro.
In alcuni passaggi della sua requisitoria, Rosin ha sottolineato che “gli accordi intercorsi fra l’Italia e la Germania riguardano solo i risarcimenti per la deportazione degli ebrei e non c’è nessun altro accordo sugli altri danni morali che sono rimasti impregiudicati”. In proposito, Rosin ha aggiunto che “non so se questo sia successo per una scelta volutamente astensionista di Italia e Germania oppure perché i due Stati contraenti ben sapevano che non si può negoziare sui diritti inalienabili, come quello del diritto al risarcimento per i crimini contro l’umanità”.
Rosin ha anche insistito affinché siano i giudici italiani, nei processi per le stragi naziste ancora in corso, a concedere e liquidare i risarcimenti “perché, in Germania, i crimini commessi dagli ex nazisti, come è avvenuto recentemente nel caso di alcuni ufficiali responsabili della strage di Cefalonia, sono considerati alla stregua di delitti comuni e vengono dichiarati prescritti”. Inoltre Rosin non ha mancato di rilevare che “la controversia sui risarcimenti alle vittime dei crimini di guerra commessi dagli ex nazisti, tocca aspetti politici dei rapporti tra Italia e Germania”.
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