Abbiamo letto il comunicato stampa di Sandra Alvino, presidente dell’Associazione Italiana Transessuali di Firenze, riguardante l’atto di protesta e disubbidienza civile che verrà messo in atto lunedì 13 ottobre a Firenze. Comunicato che riportiamo di seguito:
Dichiaro la mia volontà di fare una campagna di sensibilizzazione contro tutti i sindaci-sceriffo che puniscono l'accattonaggio, e programmano pene e provvedimenti contro chiunque cerchi di risolvere il proprio disagio economico in modo pacifico, limitandosi a chiedere solo la solidarietà del prossimo. Recentemente ho dovuto rinunciare, malgrado la mia invalidità al 100% e il disagio quotidiano per i miei malanni, derivati da una vita di soprusi e discriminazione per la mia identità di genere, al mio assegno di accompagnamento. Con mio marito adesso dobbiamo vivere con 600 euro al mese; chiedo quindi il diritto di sopravvivere con le elemosine del mio prossimo, sperando che almeno da loro arrivi quella solidarietà che le istituzioni mi negano. Altrimenti con mio marito e con le persone che vivono in condizioni ancora peggiori delle nostre, decideremo di lasciarci morire di fame. Pubblicamente. Forse allora scoprirete l'indifferenza che c'è nel vostro cuore, e nelle vostre decisioni.
Lunedì 13 ottobre, alle 11:30, con i cartelli di protesta in mano e l'insulina per per il mio diabete in borsa, sarò davanti alla Regione di Firenze, in via Cavour, per manifestare contro i sindaci-sceriffo e la loro insensibilità.
Esprimiamo la nostra totale solidarietà a Sandra Alvino che, con il suo gesto, afferma ed evidenzia un gravissimo stato di emergenza delle persone transessuali e transgender in Italia. Un’emergenza che punta diritta alla ormai sempre più difficile autosussistenza.
Le giovani transessuali e transgender non trovano lavoro per colpa di una legge che – solo a particolari condizioni – modifica lo status di genere e viola la privacy dell’identità delle persone e crea i presupposti per essere rifiutate aprioristicamente dalle Aziende per il diritto costituzionale al lavoro. Se si vuole lottare contro la prostituzione, almeno per quella transessuale, la soluzione non è difficile da trovare: offrire pari opportunità reali per lavorare.
Nel caso di Sandra, invece, si tratta di riconoscere che lo Stato si è macchiato di comportamenti gravemente lesivi della Dichiarazione Universale per i Diritti Umani, verso le transessuali vissute negli anni precedenti al 1982 (entrata in vigore della l. 164/82). Per costoro, fra cui Sandra, il solo fatto di essere “trans” costituiva ragione per provvedimenti quali: manicomio, carcere, fogli di via, confino. Un comportamento indecente, inumano, oggi non riservato neppure agli animali.
Sandra, come altre, ha pagato caramente questa indegna violenza in quegli anni e lo Stato dovrebbe riconoscere a queste persone un risarcimento morale e sostanziale per il trattamento ricevuto (oltre che tante scuse).
Le poche transessuali – oggi anziane –sopravvissute a tante umiliazioni, hanno subito gravi danni morali, psicologici e fisici, per la vita cui sono state costrette "per legge". Riconoscere questa condizione, almeno con l’invalidità e l’indennità di “accompagnamento”, è il minimo che uno Stato civile, dovrebbe mettere in atto, senza fiatare, in attesa di un vero risarcimento “ad hoc”, specifico per quelle persone.
Un riconoscimento che peraltro è nelle rivendicazioni del prossimo Pride di Genova 2009.
Genova – Roma 12 ottobre 2008
Mirella Izzo Francesca Busdraghi
presidente nazionale AzioneTrans segretaria nazionale AzioneTrans
infoline: 320*8748419
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