Roma 2008 - O signo da cidade - L'occhio sul mondo mardi 28 octobre 2008 di Chiara Piccolantonio (O Signo da Cidade) ; Regia : Carlos Alberto Riccelli ; sceneggiatura : Bruna Lombardi ; fotografia : Marcelo Trotta ; montaggio : Marcio Hashimoto Soares ; musica : Sérgio Bártolo, Zé Godoy ; interpreti : Bruna Lombardi (Teca), Juca de Oliveira (Aníbal), Eva Wilma (Adélia), Malvino Salvador (Gil), Graziela Moretto (Mônica), Denise Fraga (Lydia), Sidney Santiago (Josialdo) ; produzione : Pulsar Cinema Production, Globo Filmes, Coração da Selva ; origine : Brasile, 2007 ; durata : 95’ |
Le strade di San Paolo, le sue spiagge, la ricchezza e l’immensa povertà : ecco i luoghi di O Signo da Cidade, ecco l’opera di Carlos Alberto Riccelli.
Continua la rassegna Occhio sul mondo/Focus 2008, e continua, dopo la proiezione di ieri di Meu nome nao é Johnny, l’indagine dei registi brasiliani sulle cause del malessere sociale delle nuove generazioni. Una cartomante, esperta in astri, una trasmissione radiofonica, O signo da cidade, condotta dall’astrologa stessa, un vicino attraente, un padre sprovveduto, una madre lesbica, un viados, e tanti, troppi ragazzi da sostenere, cercando di convincerli che in fondo, c’è sempre qualcosa per cui valga la pena vivere.
Tutti i personaggi che animano il film ruotano attorno alla figura di Teresa (Bruna Lombardi, figlia del regista italiano Lombardi), cercando un appiglio, una sicurezza che possa confortarli in una realtà che oscura ogni sogno, che non dà certezze, né la possibilità economica di sopravvivere. Ciò che il regista prova a mettere in nuce sono le cause che hanno determinato questo malessere, le due realtà brasiliane, la ricca borghesia e le favelas, chi è riuscito ad adeguarsi alla società del consumo e chi no.
Teresa senza volerlo rimane inghiottita nel vortice delle problematiche di chi cerca il suo aiuto, divenendo lentamente una sorta di assistente sociale che cerca di curare, dopo il suicidio di un suo assistito, il malessere, trasformatosi in vera e propria psicosi, dei suoi clienti.
C’è sempre un segno, sembra volere alludere proprio il titolo del film, che ci fa capire che in realtà v’è spesso un buon motivo per vivere o per reagire, che sia una pioggia esplosa all’improvviso per spegnere un fuoco, o che sia un semplice incontro su di un ponte.
Molte sequenze commuovono lo spettatore, molte altre stupiscono per violenza e crudeltà, altre ancora sorprendono per ironia e immediatezza, Carlos Alberto Riccelli, insomma, cerca di costruire un racconto ricco di variopinti ritratti.
Bisogna credere per forza negli astri e sperare che la luna ruoti nel verso corretto o si può reagire e prendere di petto la vita : questo è l’interrogativo che pone il regista al pubblico, questo è l’interrogativo che pone ai personaggi stessi all’interno dell’opera. Ed ognuno trae le proprie conclusioni : chi crede che non ci si possa ancorare ad altro, se non alla speranza, chi invece crede che ovvie soluzioni possano essere trovate, cadendo e rialzandosi di volta in volta. Eppure la mano del destino sembra esserci sempre : c’è chi uccide per errore l’unica persona che è riuscito ed ha voluto salvare la vita della propria figlia, chi volendo spronare un ragazzo lo induce al suicidio. Poche comunque le storie con risvolti negativi, molte invece con finali positivi : la riconciliazione in punto di morte con un padre mai conosciuto, l’incontro e l’amore tra due solitudini, l’abbandono di un neonato che diviene il figlio e l’orgoglio di un viado e un omosessuale, l’amore tra la cartomante e il vicino in crisi coniugale.
Frammenti di vite, luci, colori, suoni, musiche, odori, spaccati della città di San Paolo, lunghi piani sequenza atti a documentare la realtà di una città molto contraddittoria, voci radiofoniche calde, urla di disperazione, urla di dolore : questo è quello che ci propone Carlos Alberto Riccelli, questo è quello che rende il film arguto e degno di nota.
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