Per tutti coloro che ieri sera non abbiano avuto modo di vedere gli interventi di Sabina e per coloro che invece volessero commentarli li riproponiamo qui. Buon Divertimento.
PRIMO INTERVENTO
SECONDO INTERVENTO
TERZO INTERVENTO
Per tutti coloro che ieri sera non abbiano avuto modo di vedere gli interventi di Sabina e per coloro che invece volessero commentarli li riproponiamo qui. Buon Divertimento.
PRIMO INTERVENTO
SECONDO INTERVENTO
TERZO INTERVENTO
Il Senato approva, in via definitiva, la conversione in legge del decreto Gelmini sulla scuola con 162 a favore, 134 controri e tre astenuti. Il provvedimento, approvato il 9 ottobre dalla Camera, non è stato modificato dai senatori e ora è legge.
Intanto gli studenti continuano a protestare e si sono fatti trovare al loro posto a scandire gli slogan che hanno percorso le maggiori piazze della Penisola dall'inizio della protesta. Si tratta di circa 1.500 ragazze e ragazzi in larga parte delle scuole superiori. Con loro, in prima fila, gli insegnanti dei Cobas con uno striscione che reca la scritta «Gelmini Vattene» e «Il popolo della scuola pubblica» con il messaggio «Non distruggete la scuola».
Ancora un giorno davanti al Senato per urlare che quel decreto non deve passare: l'ennesimo sit-in sotto palazzo Madama.
È il giorno clou, a Roma dopo i temporali della notte anche la pioggia sembra dare tregua e gli studenti si preparano a tornare in quel collo di bottiglia tra Piazza Navona e Corso Rinascimento, chiusi dietro le transenne e la polizia in assetto anti-sommossa.
Qualcuno (una trentina) ha già preso posto dalle 9 dietro gli striscioni lasciati lì da martedì: gridano e aspettano i rinforzi. Sostegni bipartisan, come è ormai consuetudine contro il ministro Gelmini: «Per le vie della capitale ci saranno singoli cortei di studenti provenienti da diverse scuole e universitari sparsi, tutti diretti al Senato: i primi saranno a palazzo Madama verso le 10.30, gli altri verso le 12», spiega Roberto Iovino (Uds) e anche Francesco Polacchi (Blocco studentesco) dà appuntamento «alle 10 davanti al Senato».
Sul da farsi entrambi concordano: «Dopo il voto vediamo, dipende dalla giornata. Certo saremo migliaia». E comunque andrà «domani c'è lo sciopero».
È stato in ogni caso annullato il corteo previsto per il pomeriggio con partenza alle 14 da Piazza della Repubblica, mentre in questo momento si sta muovendo un corteo non autorizzato di studenti partito da Porta San Paolo e diretto a Trastevere che ora si trova in via Marmorata.
Intanto, sul fronte universitario nazionale ad Ancona l'Assemblea No 133, in cui il Gulliver-Udu Ancona è promotore della protesta, continua la pacifica occupazione della Facoltà di Ingegneria; a Brescia è previsto un sit-in con volantinaggio in piazza San Faustino da parte del "Comitato universitaglia: 133 passi indietro nessuno avanti"; a Cagliari nella Facoltà di Lettere a Piazza del Carmine alle ore 10 ci sarà il laboratorio di approfondimento "Il futuro dell'università italiana: istituzioni pubbliche o fondazioni private?"; a Lecce assemblee studentesche nelle facoltà di Lettere e di Economia; a Pavia lezioni in piazza (corso di Geometria 1 per Matematica e Fisica e lezione divulgativa di Fisica); a Padova fiaccolata di protesta contro la legge 133 organizzata e promossa dall'associazione Studenti Per sfilerà per le vie della città; a Macerata gli studenti, che hanno ieri occupato il rettorato improvvisando un corteo nella città, oggi improvviseranno nuove forme di
Protesta; ad Urbino assemblea d'ateneo alle 15; a Chieti-Pescara, infine, il movimento studentesco ha organizzato un'assemblea a Pescara e delle lezioni all'aperto a Chieti.
«Questo decreto è solo una parte di una riforma molto più ampia». Così il senatore leghista Federico Bricolo (Lega Nord) nella sua dichiarazione di voto oggi al Senato sul dl Gelmini che riforma la scuola.«Non è soffiando sul fuoco della protesta che si riforma la scuola - avverte Bricolo - sulla scuola la sinistra ha sparso solo critiche e falsità, nessuna proposta costruttiva. Su questo tema ci saremmo aspettati un'opposizione più matura. Ma così non è e quindi andremo a fare questa riforma da soli. Voi ieri avete protestato qui in Senato. Oggi vi diciamo che la ricreazione è finita e oggi approveremo il decreto». E infatti, alla faccia della democrazia.
Roma 2008 - O signo da cidade - L'occhio sul mondo mardi 28 octobre 2008 di Chiara Piccolantonio (O Signo da Cidade) ; Regia : Carlos Alberto Riccelli ; sceneggiatura : Bruna Lombardi ; fotografia : Marcelo Trotta ; montaggio : Marcio Hashimoto Soares ; musica : Sérgio Bártolo, Zé Godoy ; interpreti : Bruna Lombardi (Teca), Juca de Oliveira (Aníbal), Eva Wilma (Adélia), Malvino Salvador (Gil), Graziela Moretto (Mônica), Denise Fraga (Lydia), Sidney Santiago (Josialdo) ; produzione : Pulsar Cinema Production, Globo Filmes, Coração da Selva ; origine : Brasile, 2007 ; durata : 95’ |
Le strade di San Paolo, le sue spiagge, la ricchezza e l’immensa povertà : ecco i luoghi di O Signo da Cidade, ecco l’opera di Carlos Alberto Riccelli.
Continua la rassegna Occhio sul mondo/Focus 2008, e continua, dopo la proiezione di ieri di Meu nome nao é Johnny, l’indagine dei registi brasiliani sulle cause del malessere sociale delle nuove generazioni. Una cartomante, esperta in astri, una trasmissione radiofonica, O signo da cidade, condotta dall’astrologa stessa, un vicino attraente, un padre sprovveduto, una madre lesbica, un viados, e tanti, troppi ragazzi da sostenere, cercando di convincerli che in fondo, c’è sempre qualcosa per cui valga la pena vivere.
Tutti i personaggi che animano il film ruotano attorno alla figura di Teresa (Bruna Lombardi, figlia del regista italiano Lombardi), cercando un appiglio, una sicurezza che possa confortarli in una realtà che oscura ogni sogno, che non dà certezze, né la possibilità economica di sopravvivere. Ciò che il regista prova a mettere in nuce sono le cause che hanno determinato questo malessere, le due realtà brasiliane, la ricca borghesia e le favelas, chi è riuscito ad adeguarsi alla società del consumo e chi no.
Teresa senza volerlo rimane inghiottita nel vortice delle problematiche di chi cerca il suo aiuto, divenendo lentamente una sorta di assistente sociale che cerca di curare, dopo il suicidio di un suo assistito, il malessere, trasformatosi in vera e propria psicosi, dei suoi clienti.
C’è sempre un segno, sembra volere alludere proprio il titolo del film, che ci fa capire che in realtà v’è spesso un buon motivo per vivere o per reagire, che sia una pioggia esplosa all’improvviso per spegnere un fuoco, o che sia un semplice incontro su di un ponte.
Molte sequenze commuovono lo spettatore, molte altre stupiscono per violenza e crudeltà, altre ancora sorprendono per ironia e immediatezza, Carlos Alberto Riccelli, insomma, cerca di costruire un racconto ricco di variopinti ritratti.
Bisogna credere per forza negli astri e sperare che la luna ruoti nel verso corretto o si può reagire e prendere di petto la vita : questo è l’interrogativo che pone il regista al pubblico, questo è l’interrogativo che pone ai personaggi stessi all’interno dell’opera. Ed ognuno trae le proprie conclusioni : chi crede che non ci si possa ancorare ad altro, se non alla speranza, chi invece crede che ovvie soluzioni possano essere trovate, cadendo e rialzandosi di volta in volta. Eppure la mano del destino sembra esserci sempre : c’è chi uccide per errore l’unica persona che è riuscito ed ha voluto salvare la vita della propria figlia, chi volendo spronare un ragazzo lo induce al suicidio. Poche comunque le storie con risvolti negativi, molte invece con finali positivi : la riconciliazione in punto di morte con un padre mai conosciuto, l’incontro e l’amore tra due solitudini, l’abbandono di un neonato che diviene il figlio e l’orgoglio di un viado e un omosessuale, l’amore tra la cartomante e il vicino in crisi coniugale.
Frammenti di vite, luci, colori, suoni, musiche, odori, spaccati della città di San Paolo, lunghi piani sequenza atti a documentare la realtà di una città molto contraddittoria, voci radiofoniche calde, urla di disperazione, urla di dolore : questo è quello che ci propone Carlos Alberto Riccelli, questo è quello che rende il film arguto e degno di nota.
Si riaccende la polemica tra Tonino Cantelmi, fondatore e presidente dell’Associazione Psichiatri e Psicologi Cattolici, e Davide Varì, giornalista di “Liberazione”.
Autore di un’inchiesta in cui si fingeva «omosessuale in cerca di cura», per conoscere il circuito italiano dei terapeuti riparativi dell’orientamento sessuale, ovvero coloro che perseguono lo scopo di ricondurre le persone omosessuali all’orientamento eterosessuale.
Dopo la lettura del libro “Omosessualità e Vangelo” (Gabrielli editori), appena pubblicato, Cantelmi ha inviato una lettera aperta a Franco Barbero e a Pasquale Quaranta (rispettivamente autore e curatore dell’opera), e alla casa editrice, ritenendo che è stata lesa «gravemente» la sua immagine professionale poichè: «Vengo indicato come promotore di “terapie devastanti” sulla base di un articolo giornalistico. Purtroppo ciò lede gravemente la mia immagine professionale».
La precisazione di Cantelmi fa riferimento al libro “Omosessualità e Vangelo” in cui Franco Barbero, a pagina 28, scrive: «Gli autori di riferimento di queste devastanti teorie sono soprattutto due, Joseph Nicolosi, uno psicologo che opera in California, dove ha fondato con altri il NARTH, e Gerard van den Aardweg, uno psicologo olandese che lavora negli Stati Uniti e fa parte del NARTH.
In Italia il grande propugnatore di queste terapie è il diacono e professor Tonino Cantelmi, fondatore e presidente dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici e docente di psicologia all’Università Gregoriana».
Nella stessa precisazione, Cantelmi dice di aver querelato Davide Varì per la «penosa inchiesta». Ma, per la prima volta, Davide Varì replica pubblicamente alle accuse di Cantelmi e chiarisce che la querela non riguarda l’attribuzione a Cantelmi della pratica delle terapie riparative, ma l’averlo definito un “guru dei guaritori di gay” e aver qualificato il suo studio “un porto di mare”. Stanco infine di ricevere «accuse e menzogne», il giornalista Davide Varì annuncia un’azione legale nei confronti di Tonino Cantelmi.
Una polemica che ci fa capire, ancora una volta, come oggi in Italia parlare di fede, omosessualità e cura delle persone omosessuali sia sempre più fonte di contrasti e discussioni.
Per leggere le lettere di Tonino Cantelmi e Davide Varì basta cliccare su www.p40.it/cantelmi-terapie-riparative
Per approfondire
Gli psicologi americani si pronunciano contro le terapie per “guarire i gay”
L’Associazione degli Psicologi Americani (APA) e l’omosessualità
Questa notte torna l'ora legalem Alle 3.00 di questa notte lancette indietro di un'ora Le lancette dell'orologio vanno un'ora indietro: questa notte alle 3 finisce il periodo di ora legale, e l'orologio torna indietro di un'ora. Grandi risparmi in denaro, ma anche grande stress. Sono numerose le persone che non riescono ad abituarsi ai continui cambi di ora. |
Carlos Henrique e il suo compagno sono la prima coppia gay brasiliana ad aver ottenuto il diritto di adottare bambini: nel loro caso si tratta di due sorelline di 5 e 7 anni, che si trovavano all’orfanotrofio di Recife, sottratte alla patria potestà dei genitori a causa dei maltrattamenti subiti.
Per la prima volta un giudice, Elio Braz, ha ritenuto che due uomini sono in grado di garantire alle bambine un ambiente familiare sereno, dal momento che “costituiscono una famiglia affettiva capace di cure, attenzioni, sostentamento ed educazione”. I due uomini vivono insieme da 13 anni.
Sandra Alvino (in foto con il marito) è la presidente dell’Associazione Italiana Transessuali e non ce la fa più ad essere discriminata. Ha sessantaré anni e da venticinque è sposata. Per questo rinuncia al suo sogno di essere - e sentirsi - donna. Nata uomo, Sandra Alvino è diventata donna. Ma ora dichiara:
E, amareggiata, conclude: “Meglio allora tornare Sandro”“Poiché non sono mai stata considerata donna, né dalle istituzioni pubbliche, né dalla Chiesa, rigetto il documento che all’anagrafe mi definisce tale e voglio che mi si chiami Sandro. Il documento anagrafico non mi è servito che a subire un grave danno psicologico. Non desidero più essere derisa e umiliata, essere considerata un soggetto pericoloso e non poter avere nemmeno la patente di guida”.
italiadiritti | ieri
COMUNICATO STAMPA
Prostituzione di strada, il grande bluff della giunta Alemanno
Dopo l’aggressione di 2 transessuali, De Pierro denuncia l’inefficacia del provvedimento
Roma, 23 ottobre 2008 – “Quella sicurezza che è stata sbandierata dal sindaco Alemanno non sempre poi ha riscontro nei fatti concreti” dice Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, riferendosi all’aggressione subita da due transessuali ieri notte in via dei Campi Sportivi, all’altezza di Ponte Flaminio. “Le cronache sono costellate – aggiunge – di violenze che sono in forte incremento. Si scopre, ancora una volta, la tendenza propagandistica e demagogica dell’attuale amministrazione capitolina. Infatti la tanto ostentata azione nei confronti della prostituzione di strada che noi combattiamo da anni non sembra tramutarsi in fatti concreti”.
Poi rivolgendosi all’inefficacia e alla sterilità del provvedimento varato dalla giunta Alemanno sul tanto discusso quanto pubblicizzato tema della prostituzione, il presidente dell’Italia dei Diritti dichiara: “Il fatto che due transessuali siano stati aggrediti e colpiti con armi da fuoco, indica , in ogni caso, che continuano regolarmente a vendere il proprio corpo, in barba ad un’ordinanza che si sta rivelando un bluff di rara inefficacia”.
Addetta Stampa
Barbara Del Fallo
Capo Ufficio Stampa
Valentina Lombardi
Via Virginia Agnelli, 89 – 00151 Roma
Tel. 06-97606564; cell. 347-7463784
e-mail: italiadeidiritti@yahoo.it
Pubblicato da Dr.Apocalypse.
http://spetteguless.blogspot.com/2008/10/jrg-haider-era-gay.htmlRosella Simone
01/09/2008
Siamo andati in via Novara, periferia ovest di Milano. Volevamo capire come era potuto accadere che una persona fosse stata massacrata di botte, stuprata e gettata via come un kleenex usato. Un nastro di asfalto, alti lampioni solitari, ai lati un verde cespuglioso e fitto, zanzare accanite, marciapiedi e transessuali. È lì che, la notte del 29 luglio, due ragazzi, un marocchino minorenne e un italiano di 20 anni, vanno. Hanno pippato, si sentono dei duri e cercano qualcuno da umiliare. Samantha ha 26 anni, è alta 1,70, è una transessuale, come tutte le altre che punteggiano quelle luci di periferia. «Cosa vuoi, 30 euro? E chi ce l’ha! Però guarda, sono bello!» e si tira giù i calzoni. Quando Samantha dice no, perdono la testa. È possibile capire come un desiderio si trasforma in odio? Monique si vende un centinaio di metri più in là da dove i due balordi hanno caricato Samantha. Ha occhi da cerbiatto, un seno da sbalordire Fellini, decima misura. «Sì, conoscevo Samantha. Era gentile, delicata. Sì, ho paura ma cosa posso fare? Se non avessi avuto bisogno, Dio lo sa, che non stavo qui! Di giorno faccio la parrucchiera, vado in casa. Ma i soldi non bastano mai, voglio comprare un appartamento a mia madre, far studiare mia figlia». Anche Jenny, 36 anni, pelle diafana e occhiali, la conosceva: «Cerchiamo di controllarci a vicenda, di stare più attente adesso». Come spiega tanta violenza? «Siamo diversi, donne imprigionate in un corpo sbagliato» dice e sorride dolcemente come se con questo dovessimo capire. Perché anche il nostro sguardo è invadente, indaga, con una curiosità maliziosa, per carpire quel tratto che la tradirà maschio: la bocca, il seno, le mani e, soprattutto, se è operata. «No. Sono orgogliosa di essere trans, una diversa». È l’ambiguità che ci attrae e ci respinge, che ci sollecita un disagio che potrebbe tracimare nel fastidio? Perché sono troppo? Troppo alte, troppo appariscenti, troppo sessualmente vistose, donne paradossali? O perché sono belle, provocanti e mettono in scena una libertà sessuale che abbraccia l’impossibile e che aggancia il desiderio come carta moschicida? Anche Antonia Monopoli, attivista dell’associazione transessuale La Fenice, che ci ha accompagnati in questa incursione nella notte, è una trans. Non ha niente di vistoso se non se stessa. 36 anni, un metro e ottanta, esile come un scultura di Giacometti, capelli rossi, occhi verdi e voce roca. Controlla con cura gesti, intonazioni della voce, persino i sospiri. Veste jeans severi e una maglietta che sottolinea appena piccoli seni. Non c’è niente di volgare in lei, ma non passa inosservata. «Oggi i pregiudizi nei confronti di noi trans sono più camuffati, ma serpeggiano dappertutto. Lo capisco quando cammino per la strada e incontro lo sguardo della gente. Occhi nei quali leggo diffidenza e morbosa curiosità. Spesso la mancanza di rispetto. Ho dovuto imparare, con fatica, a non farmi ferire da quegli sguardi». Con pazienza corregge il nostro incepparsi sul femminile, sopporta il nostro scrutarla, quasi volessimo farle una radiografia. Anche Priscilla non è operata, perché ci vogliono soldi e lei deve ancora pagare i 10.000 euro all’“amica” che le ha ceduto il posto sul marciapiede. «Un cliente» dice «chiede tre cose: Sei dotata? Sei attiva? Quanto costi?». E allora forse non sono loro a mascherarsi, ma loro a smascherare noi cosiddetti “normali”. O almeno quella parte di noi che ci sconcerta: quell’uomo che si nasconde in ogni donna, quella donna che si nasconde in ogni uomo. Un transessuale può risvegliare in alcuni il desiderio, mai ammesso, di una esperienza omosessuale. E quel desiderio inaccettabile si può trasformare in paura, fobia e violenza. «L’Italia insieme agli Usa è il Paese dove si segnalano più omicidi di persone trans: 8 nel 2007; quest’anno, e siamo solo ad agosto, il numero è raddoppiato» sottolinea Porpora Marcasciano, sociologa e attivista militante del movimento GLBTQ (Gay, Lesbiche, Bisessuali, Transgender, Queer), autrice, tra l’altro, di Favolose narranti. Secondo volume di storie di transessuali per il Manifesto libri. Come spiega questo sovrappiù di violenza? «Io lavoro con le reti europee su progetti che riguardano la prostituzione e ho potuto constatare che da noi negli ultimi anni, invece che sul dialogo, si è puntato sulle prediche dai pulpiti e sulla caccia al diverso, scegliendo di lasciar andare nel degrado alcune aree delle periferie delle città per poi orchestrare campagne contro le “categorie pericolose”, come le prostitute. E i transessuali». Donne non donne che ci fanno smarrire i sensi, e allora può accadere che si condanni e basta. Tracciando una equazione pericolosa: transessuali uguale prostituzione, promiscuità sessuale, droga, emarginazione. Antonia, paziente, racconta: «Da bambina sognavo il principe azzurro e un mondo delicato; non sapevo di essere “sbagliata”. Su consiglio del medico di base, a sette anni mia madre mi ha portato al Centro psichiatrico di Bisceglie, che allora si chiamava manicomio, dove le avevano suggerito elettrochoc o lobotomia. Che cosa ero, non lo sapevamo né lei né io. Sapevo solo che c’era quella parte fisica di me che non mi apparteneva. Anche da prostituta mi feriva il fatto che i clienti volessero la mia parte maschile. Poi, sei anni fa, ho trovato la forza per cambiare. E anche, finalmente, un lavoro: faccio la cartomante astrologa in un call center».
Marcella Di Folco, presidente del MIT (Movimento Identità Transessuale), ha 65 anni e ha vissuto tutte le stazioni del calvario trans: il tentativo disperante di credersi omosessuale, pagare gli uomini per essere amata, trovare il coraggio e i soldi per affrontare l’operazione e la strada per sentirsi, finalmente, desiderata. «Siamo in 20.000 in Italia e solo il 20 per cento va sulla strada, le altre cercano la normalità. Cercare lavoro per una trans vuol dire misurarsi con una catena di no, con percentuali di disoccupazione sino all’80 per cento». Solo lo spettacolo e la moda le contempla come sono, più spesso spariscono dietro i microfoni dei call center, lavoratore atipico, due volte invisibile. Oppure fanno le cassiere nei supermercati, commesse nelle boutique, parrucchiere, impiegate. Con un pensiero fisso: l’operazione che le transiterà anche nel corpo nel femminile e darà loro il diritto di avere un documento con un nome da donna. «Non operata. Rinata» ci ha detto Cristiana, maliziosa diva della notte.
Dal 1982, in Italia, esiste la legge 164 che riconosce, dopo un iter medico psicologico che può durare alcuni anni, il diritto al cambio di genere sui documenti di identità, a condizione che la persona accetti di sottoporsi a una operazione di demolizione e ricostruzione degli organi sessuali; nei due sensi MTF, maschio che diventa femmina, e FTM, femmina che diventa maschio. Niente operazione, niente nuova identità, all’anagrafe resti un maschio. Trovare un lavoro così “dimezzata” è difficile. La prostituzione, allora, diventa un destino.
«Vivo in famiglia, non bevo, non tiro cocaina, non mi prostituisco, lavoro in ufficio come consulente del lavoro e il giorno della tesi ho voluto le mie amiche trans. Quando ti sei accorta? mi chiedono in molti. Non mi sono accorta, io ero. Ma mi mancava un modello di riferimento. Perché o sei maschio o sei femmina, oppure non sei. E allora soccombi o conosci la rabbia e la fai tua, la fai diventare strumento politico e così impari a essere» spiega Monica Romano, occhi pervinca, capelli platino, jeans e maglietta. È la presidente dell’associazione La Fenice, si è laureata in Scienze politiche l’anno scorso con una tesi sulla transessualità come oggetto di discriminazione, uscita ad aprile per Costa&Nolan intitolata Diurna. «Vorrei dire alla gente una sola cosa» conclude Antonia: «Il rispetto degli altri non c’entra con il genere sessuale, è un diritto di tutti gli esseri umani, qualsiasi cosa scelgano di essere».
Autore: Monica Romano
Titolo: Diurna. La transessualità come oggetto di discriminazione
Prefazione: Diana Nardacchione
Postfazione: Helena Velena
Pagine: 160
Collana: Nuovi ritmi
Chi sono le persone transessuali? Quale significato e valenza dobbiamo attribuire al termine "transgender"?
Il libro di Monica Romano dà una risposta ampia ed esaustiva a questi quesiti da sempre circondati da un alone di ignoranza e pregiudizio, fornendo un punto di vista "insider" sulla tematica: quello di una persona trans.
Si analizza in particolar modo la situazione italiana, rivelando le dinamiche di discriminazione, delegittimazione ed oppressione esercitate nei confronti delle persone trans in ambito sociale e culturale, sulla base di una concezione binaria dei generi, elevata a dogma dal "benpensante" mondo contemporaneo occidentale.
"Diurna" è il primo saggio italiano che approfondisce la problematica della discriminazione nel mondo del lavoro delle persone trans attraverso interviste, testimonianze dirette e racconti di vita.
Non manca infine un approfondimento della letteratura storico-antropologica su transessualità ed identità transgender, testimone della presenza delle stesse in epoche e luoghi diversi dalla società occidentale contemporanea.
"Ho trascorso buona parte dell’infanzia e dell’adolescenza a pormi domande. Quando sei bambino non hai bisogno di definirti, semplicemente “sei”. E non cogli l’imbarazzo delle persone che hai attorno.
Poi arriva il giorno in cui qualcuno cerca di convicerti che qualcosa in te non va. Che non puoi muoverti in quel modo, parlare come parli, giocare a quei giochi.
La mia identità di genere era visibile e percepita dagli altri. Gestualità, voce, sguardo, mi rivelavano.
Crescendo, realizzi che ci sono i ragazzi, le ragazze, e tu.
Quando vedi i tuoi compagni ridere e scherzare non con te, ma di te, vivendo quotidianamente il dileggio, gli insulti, le botte, inizi a porti domande.
Nelle risposte può stare il senso di una vita"
È la prima volta che la Cassazione sancisce il diritto ad essere risarcite - nell’ambito di un procedimento penale - per le vittime delle stragi naziste. Finora c’erano state solo delle sentenze nelle cause civili per risarcimento danni chiesto dai cosiddetti “schiavi di Hitler”. Nessun altro paese al mondo - ha rilevato l’avvocato della Germania, Augusto Dossena - ha mai intentato cause di risarcimento nei confronti della Germania applicando la clausola dell’immunità, che infatti il legale aveva chiesto anche in questo caso. Ma la sua istanza è stata respinta.
Nella sua requisitoria il sostituto procuratore militare Roberto Rosin, davanti alla Prima sezione penale della Cassazione, aveva sostenuto che la Germania è tenuta a risarcire i danni morali patiti dai familiari delle vittime civili uccise, in azioni di rappresaglia, dai militari tedeschi in Italia durante la Seconda guerra mondiale perché gli accordi economici, risarcitori, firmati dall’Italia e dalla Germania nel 1947 e poi nel 1971 comprendono solo i danni per la deportazione degli ebrei.
Questa la posizione dell’accusa nell’udienza sulla strage del 29 giugno del ‘44 a Civitella, Cornia e San Pancrazio (Arezzo) nella quale con un colpo alla nuca furono uccise, dai nazisti, 203 persone, tra le quali anziani, donne e bambini. Le donne furono anche violentate e di alcuni cadaveri fu fatto scempio.
La condanna rappresenta un caso unico, che potrebbe aprire la strada a molte richieste di risarcimento per episodi simili. È arrivata nell’ambito del processo penale a carico dell’ex sergente Max Josef Milde (88 anni) condannato all’ergastolo in via definitiva.
In particolare il Pg Rosin ha chiesto la conferma del verdetto emesso dalla Corte militare d’appello di Roma il 18 settembre 2007, che convalidava la condanna all’ergastolo per Milde e quella in solido dell’imputato e della Repubblica federale tedesca a risarcire i familiari di 9 vittime della strage di Civitella con una cifra complessivamente pari a circa 800 mila euro.
In alcuni passaggi della sua requisitoria, Rosin ha sottolineato che “gli accordi intercorsi fra l’Italia e la Germania riguardano solo i risarcimenti per la deportazione degli ebrei e non c’è nessun altro accordo sugli altri danni morali che sono rimasti impregiudicati”. In proposito, Rosin ha aggiunto che “non so se questo sia successo per una scelta volutamente astensionista di Italia e Germania oppure perché i due Stati contraenti ben sapevano che non si può negoziare sui diritti inalienabili, come quello del diritto al risarcimento per i crimini contro l’umanità”.
Rosin ha anche insistito affinché siano i giudici italiani, nei processi per le stragi naziste ancora in corso, a concedere e liquidare i risarcimenti “perché, in Germania, i crimini commessi dagli ex nazisti, come è avvenuto recentemente nel caso di alcuni ufficiali responsabili della strage di Cefalonia, sono considerati alla stregua di delitti comuni e vengono dichiarati prescritti”. Inoltre Rosin non ha mancato di rilevare che “la controversia sui risarcimenti alle vittime dei crimini di guerra commessi dagli ex nazisti, tocca aspetti politici dei rapporti tra Italia e Germania”.
Continua la lunga marcia democratica del Governo Berlusconi IV. Con 256 voti favorevoli, 246 contari è passata alla camera una mozione della Lega che crea nelle scuole elementari classi separate per bambini stranieri. Divertente l’uso delle parole in questo caso. La Lega voleva chiamarle Classi Ponte (non si sa verso cosa, forse ponte verso l’espulsione). Ma poi è intervenuto Italo Bocchino (PdL) con un nome ancora più paraculo e schifoso: Classi di Inserimento. In pratica, in nome dell’inserimento dei bambini stranieri nella vita sociale del nostro paese, li si divide dai bambini “nazionali”. Classi di concentramento sarebbe stato più onesto, dal momento che è esattamente questo che vogliono fare. Un altro passettino verso il fascismo. Olé!
Nella foto, la seconda B, Classe di Inserimento, Guantanamo
fonte: Alessandro Robecchi"
Cari activisti e sostenitori,
oggi sono gia' 923 milioni le persone che soffrono la fame nel mondo e le stime della Banca Mondiale dicono che manca davvero poco per superare la fatidica soglia del miliardo di affamati...
Il 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. In questa importante occasione ActionAid rinnova la sua richiesta alla Fao, alle altre istituzioni internazionali, ai governi e alle multinazionali, di rispettare il diritto di ogni essere umano a un'alimentazione adeguata.
Nonostante la crisi e le speculazioni finanziarie, i cambiamenti climatici, l'aumento del costo del petrolio e della domanda di biocarburanti ActionAid e' convinta che si possa ancora raggiungere l'obiettivo sottoscritto nel 2000 da 189 Capi di Stato: dimezzare il numero delle persone affamate entro il 2015.
Servono infinitamente meno dei 700 miliardi di dollari appena stanziati dal Congresso Americano per sconfiggere la fame. Basterebbero 60 milioni di dollari l'anno come stima il Direttore della FAO Diouf.
La fame e' quindi il risultato di una mancanza di fondi o di volonta' politica?
Noi un'idea ce l'abbiamo. Se anche tu pensi di averla sei in buona compagnia, migliaia di persone hanno gia' deciso di sostenere la campagna HungerFREE, per un mondo libero dalla fame.
E' questo il momento di prendere una posizione chiara: vai sul sito www.hungerfree.it e mettici la faccia! Manca solo la tua.
Lo staff di Campagne
Per maggiori informazioni:
web
www.actionaid.it
www.hungerfree.it
www.nopovertynoaids.it
e-mail
attivismo@actionaid.org
telefono
02 74 2001
Sbarca sull'Isola dei Famosi un argomento spinoso e troppo spesso sottovalutato dal mondo eterosessuale: la leggerezza delle parole con cui vengono definiti omosessualità e omosessuali. È Rossano Rubicondi, ultimo arrivato e marito della miliardaria americana Ivana Trump, a scatenare la bufera. Parlando del suo matrimonio, definisce il coreografo che gli ha insegnato un balletto da fare per l'occasione un "faggot", letteralmente "frocio".
Ma Vladimir Luxuria non ci sta e sottolinea come sia offensivo il termine per i gay che, appunto, si chiamano gay, e non froci, «io mica ti chiamo "mantenuto"», ha aggiunto rivolgendosi a Rubicondi. Luxuria ha anche ricordato un triste fatto di cronaca: «Un ragazzo di 16 anni si è suicidato a Torino perchè i compagni di scuola lo definivano frocio. Non accetto quel termine». Il dibattito si sposta in studio: Mara Venier, ospite fisso, fa notare che «Vladimir ha ragione, sono convinta che Rossano non volesse offendere nessuno, però di una cosa sono certa: frocio non se deve dì! E finalmente si può parlare di un argomento del genere in prima serata Rai». Come darle tortoIl diverbio sull'importanza delle parole tra Vladimir e Rossano risale ai giorni scorsi ma Simona Ventura lo aveva annunciato prima dell'inizio della nuova edizione dell'Isola: con Vlamdimir si parlerà anche di discriminazione. Così, mantenendo la promessa, in prima serata la conduttrice ha riproposto il filmato.
Negli Stati Uniti è partita di recente una campagna di sensibilizzazione rivolta proprio agli eterosessuali che li invita a calibrare meglio i termini usati nei confronti di gay e lesbiche.
Abbiamo letto il comunicato stampa di Sandra Alvino, presidente dell’Associazione Italiana Transessuali di Firenze, riguardante l’atto di protesta e disubbidienza civile che verrà messo in atto lunedì 13 ottobre a Firenze. Comunicato che riportiamo di seguito:
Dichiaro la mia volontà di fare una campagna di sensibilizzazione contro tutti i sindaci-sceriffo che puniscono l'accattonaggio, e programmano pene e provvedimenti contro chiunque cerchi di risolvere il proprio disagio economico in modo pacifico, limitandosi a chiedere solo la solidarietà del prossimo. Recentemente ho dovuto rinunciare, malgrado la mia invalidità al 100% e il disagio quotidiano per i miei malanni, derivati da una vita di soprusi e discriminazione per la mia identità di genere, al mio assegno di accompagnamento. Con mio marito adesso dobbiamo vivere con 600 euro al mese; chiedo quindi il diritto di sopravvivere con le elemosine del mio prossimo, sperando che almeno da loro arrivi quella solidarietà che le istituzioni mi negano. Altrimenti con mio marito e con le persone che vivono in condizioni ancora peggiori delle nostre, decideremo di lasciarci morire di fame. Pubblicamente. Forse allora scoprirete l'indifferenza che c'è nel vostro cuore, e nelle vostre decisioni.
Lunedì 13 ottobre, alle 11:30, con i cartelli di protesta in mano e l'insulina per per il mio diabete in borsa, sarò davanti alla Regione di Firenze, in via Cavour, per manifestare contro i sindaci-sceriffo e la loro insensibilità.
Esprimiamo la nostra totale solidarietà a Sandra Alvino che, con il suo gesto, afferma ed evidenzia un gravissimo stato di emergenza delle persone transessuali e transgender in Italia. Un’emergenza che punta diritta alla ormai sempre più difficile autosussistenza.
Le giovani transessuali e transgender non trovano lavoro per colpa di una legge che – solo a particolari condizioni – modifica lo status di genere e viola la privacy dell’identità delle persone e crea i presupposti per essere rifiutate aprioristicamente dalle Aziende per il diritto costituzionale al lavoro. Se si vuole lottare contro la prostituzione, almeno per quella transessuale, la soluzione non è difficile da trovare: offrire pari opportunità reali per lavorare.
Nel caso di Sandra, invece, si tratta di riconoscere che lo Stato si è macchiato di comportamenti gravemente lesivi della Dichiarazione Universale per i Diritti Umani, verso le transessuali vissute negli anni precedenti al 1982 (entrata in vigore della l. 164/82). Per costoro, fra cui Sandra, il solo fatto di essere “trans” costituiva ragione per provvedimenti quali: manicomio, carcere, fogli di via, confino. Un comportamento indecente, inumano, oggi non riservato neppure agli animali.
Sandra, come altre, ha pagato caramente questa indegna violenza in quegli anni e lo Stato dovrebbe riconoscere a queste persone un risarcimento morale e sostanziale per il trattamento ricevuto (oltre che tante scuse).
Le poche transessuali – oggi anziane –sopravvissute a tante umiliazioni, hanno subito gravi danni morali, psicologici e fisici, per la vita cui sono state costrette "per legge". Riconoscere questa condizione, almeno con l’invalidità e l’indennità di “accompagnamento”, è il minimo che uno Stato civile, dovrebbe mettere in atto, senza fiatare, in attesa di un vero risarcimento “ad hoc”, specifico per quelle persone.
Un riconoscimento che peraltro è nelle rivendicazioni del prossimo Pride di Genova 2009.
Genova – Roma 12 ottobre 2008
Mirella Izzo Francesca Busdraghi
presidente nazionale AzioneTrans segretaria nazionale AzioneTrans
infoline: 320*8748419
Dal dal 12 al 19 Ottobre 2008 Torino ospita la Conferenza Internazionale giovanile “Building and implementing effective strategies in combating homophobia” promossa dall’IGLYO, organizzazione internazionale che raduna i giovani e gli studenti lesbiche / gay / bisessuali / transgender (LGBT) di oltre quaranta paesi.
La conferenza, realizzata con il patrocinio della Regione Piemonte e il contributo dell'Assesorato Pari Opportunità, vedrà l'intervento di Claire Anderson (Direttivo IGLYO) Riccardo Gottardi (Segretario Nazionale Arcigay) Marta Levi (Assessore alle politiche giovanili – Comune di Torino) Stephen Whittle (Presidente Transgender Europe) Lisette Kampus (Direttivo ILGA-Europe).
La conferenza vedrà la partecipazione di partecipanti provenienti da oltre 30 paesi, dal Messico all’Armenia, dalla Russia alla Spagna. L’evento che avrà luogo a Torino nel 2008 è svolto in collaborazione e con il sostegno della Rete Giovani di ARCIGAY, Associazione Lesbica e Gay Italiana.
Il tema della conferenza sarà "Lo sviluppo di strategie innovative per combattere l'omofobia".
IGLYO da venticinque anni si impegna a combattere la discriminazione e la persecuzione dei giovani sulla base del loro orientamento sessuale; ha di recente presentato al Parlamento Europeo un'indagine che rivela come due ragazzi omosessuali su tre (61.2 per cento) subiscano discriminazioni a scuola, uno su due (51.2 per cento) in famiglia, uno su tre (29.8 per cento) nel gruppo dei pari.
IGLYO per sostenere la crescita libera e l’autodeterminazione dei giovani l’emancipazione dei giovani LGBT, la collaborazione tra le associazioni LGBT e i fornitori di servizi sul territorio organizza ogni anno una Conferenza Internazionale dal valore formativo, sotto la supervisione della Commissione Europea e del Dipartimento per le politiche giovanili e le attività sportive del Consiglio d’Europa.
Questa Conferenza vuole segnare un passo avanti verso la costruzione di sinergie tra le politiche delle istituzioni, i servizi sociali e il lavoro delle organizzazioni lesbiche / gay / bisessuali / transgender.
La conferenza di apertura è in programma lunedì 13 OTTOBRE 2008 – ore 9.30 Presso la Casa della Mobilità Giovanile e dell’intercultura Open011 – Sala Polivalente Corso Venezia 11 – 10147 TORINO
Per ulteriori informazioni
http://www.iglyo.com