Il 28 novembre 2025, l’Alta Corte di Tokyo ha stabilito che il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso è costituzionale. Otto querelanti LGBTQIA+ avevano chiesto il riconoscimento dei propri diritti e un risarcimento danni, ma la Corte ha respinto le loro richieste.
Questa decisione rappresenta un brusco arretramento rispetto ai verdetti precedenti di tribunali di Sapporo, Nagoya, Osaka, Fukuoka e Tokyo stessa, che avevano riconosciuto l’incostituzionalità del divieto.
Implicazioni giuridiche
Il Giappone rimane l’unico Paese del G7 a non riconoscere legalmente le unioni tra persone dello stesso sesso.
La sentenza rimanda alla Corte Suprema la responsabilità di decidere in via definitiva.
Il Parlamento è stato sollecitato a legiferare, ma il clima politico attuale rende improbabile un cambiamento immediato.
Contesto politico
La nuova premier Sanae Takaichi, esponente dell’ala ultraconservatrice del Partito Liberal Democratico, è nota per la sua opposizione al matrimonio egualitario. La sua vicinanza a gruppi tradizionalisti come Nippon Kaigi rafforza la linea conservatrice del governo.
Davanti al tribunale, coppie LGBTQIA+ hanno manifestato sotto la pioggia, con bandiere arcobaleno appesantite dall’acqua. L’atmosfera è stata descritta come silenziosa e dolorosa, con sguardi bassi e gesti contenuti.
La sentenza di Tokyo non è solo un atto giuridico: è un segnale politico e culturale che riporta il Giappone indietro di anni. In un mondo che avanza verso l’uguaglianza, il Paese resta isolato, prigioniero di una visione tradizionalista che nega dignità e diritti alle famiglie arcobaleno.
Fonti citate
Giornale La Voce – Tokyo dice no ai matrimoni gay
Italia Informa – Giappone più isolato
GiapponeGiappone – Sentenza dell’Alta Corte
Gay.it – La Corte di Tokyo chiede al Parlamento una legge

Nessun commento:
Posta un commento