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martedì 19 aprile 2011

Bologna: parte il progetto Petra. Destinerà 10 alloggi a madri straniere sole con bambini.


Il progetto si occuperà di accoglienza di transizione, per indirizzare soggetti difficili all’integrazione sociale. Le associazioni locali già attive usufruiranno di un finanziamento del Fondo Europeo per i Rifugiati.

Dieci alloggi per 11 madri straniere con bambini, ma prive di un compagno o di una famiglia e titolari di protezione internazionale (rifugiate, protezione umanitaria o sussidiaria). Sono quelli messi a disposizione dal progetto Petra, Percorsi in transizione verso l’autonomia, dell’associazione Xenia. Tante le associazioni coinvolte nel progetto che punta al potenziamento degli alloggi di transizione, preposti per le categorie deboli a rischio di esclusione sociale. Gli alloggi sono stati messi a disposizione dal Comune di Bologna e il progetto ha ottenuto un finanziamento iniziale del Fondo europeo per i rifugiati. “Pensiamo che la disponibilità di un alloggio non sia un fine sociale – spiega Maria Adele Mimmi, Settore politiche abitative del Comune di Bologna – ma un mezzo per poter raggiungere un’integrazione sociale”.

Per la realizzazione del progetto, è stata costituita una rete territoriale di contatti che fa appello alla rete di servizi già esistente e operante, composta dal Comune di Bologna e dai soggetti responsabili e gestori delle comunità di accoglienza (Asp Irides, Asp Poveri Vergognosi, Associazione Mondo Donna). “Il progetto è stato suddiviso in due fasi – spiega Giancarlo Puliti, Istituzione per l’inclusione sociale – una prima in cui si individuano le beneficiarie, si allestiscono e si assegnano gli alloggi di transizione e una seconda in cui si attiva un percorso formativo di accesso alla casa, incentrato sui diritti e le regole per un corretto utilizzo degli alloggi, di promozione di rapporti di vicinato e di reti di mutuo-aiuto”.
Il concetto della rotazione va di pari passo con quello di co-abitazione. “Pensiamo che sia più costruttivo che queste persone stiano insieme in casa, e non da sole – continua Mimmi – Abbiamo riscontrato che soggetti difficili che abitano in uno dei nostri monolocali, quindi da soli, tendono ad affezionarsi all’appartamento, arrivando a considerarlo di loro proprietà. Il distaccamento poi diventa traumatico: una madre moldava che stiamo ospitando appena ha saputo dell’imminente cambio di residenza che doveva fare, ha dichiarato di non volersi allontanare dalla palazzina in cui si trovava perché lì ha trovato una coppia di anziani che considera i nonni della sua bambina”. La responsabile del Comune aggiunge anche che “a Bologna il 51% delle case è abitato da singoli soggetti, questo mette in luce un altro problema, quello della solitudine: non tutti vogliono vivere da soli”. Dello stesso parere sono anche Asp Irides e Ceis, associazioni impegnate nella tutela di minori stranieri non accompagnati. “Ospitiamo 6 ragazzi nei nostri appartamenti – spiega Padre Mengoli, direttore del Ceis Bologna – due ragazzi marocchini, uno albanese e uno afgano stanno nelle nostre stanze dall’inizio del 2009. Hanno tutti dai 19 ai 21 anni e lavorano tutti”.
A sostenere l’iniziativa ci sono anche le associazioni Mondo Donna e il Movimento identità transessuale (Mit). “Le nostre strutture – dichiara Loretta Michelini, Mondo Donna – si occupano di donne in situazione di disagio socio-economico, lavorativo e psico-sociale, in particolare rivolte a donne immigrate. Forniamo un percorso formativo che le porti ad ambientarsi in un Paese che non è il loro, insegnando loro la lingua e inserendole nel mondo del lavoro”. Un problema che evidenzia anche il Mit: “Abbiamo avuto dal Comune la disponibilità di 3 mini alloggi – spiega Egisto Porpora, Mit – Bologna si è dimostrata una delle poche città italiane che sostengono e tutelano la comunità transessuale, già ad alto rischio di vulnerabilità. Gli alloggi danno un appoggio materiale a persone transessuali che perdono il lavoro, vengono discriminate o hanno problemi di salute”.
Il progetto Petra è sostenuto anche dall’Associazione Volontari Carcere, che ne evidenzia gli aspetti più positivi: “Per i detenuti l’iniziativa degli alloggi di transizione ha una duplice utilità perché permette di ottenere spazi ricreativi di cui in carcere non si dispone, e allo stesso tempo può assicurare un reinserimento in società non traumatico del detenuto – spiega Maria Luisa Casini, dell’associazione – Le persone che escono da un carcere hanno difficoltà a trovare lavoro e vengono spesso discriminate. Gli alloggi di transizione permettono di avere una base solida con cui assicurarsi un futuro”.

Fonte:http://www.iltamburo.it/notiziario/da-bologna/bologna-parte-il-progetto-petra-destinera-10-alloggi-a-madri-straniere-sole-con-bambini/

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