Dal clochard bruciati ai neri massacrati. Le vittime dell'odio

di Jolanda Bufalini

Abba non aveva ancora compiuto 19 anni quando è stato ammazzato, la mattina del 14 settembre, a sprangate a Milano. Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, accusati di omicidio volontario e proprietari del bar dal nome premonitore “Shining”, lo inseguirono perché, pare, erano stati derubati di un pacchetto di biscotti. L’assalto contro Abba e i suoi amici fu al grido di «sporchi negri».

Abdul William Guibre detto Abba era italiano ma, originario del Burkina Faso, era un bellissimo ragazzo dalla pelle nera. Suo padre, operaio a Cernusco sul Naviglio, usava dirgli «tu non devi avere paura, sei italiano. Rispetta e sarai rispettato». Andrea Severi invece, è un clochard. Il 10 novembre scorso, a Rimini, dormiva su una panchina quando un gruppo di ragazzi di buona famiglia gli ha dato fuoco. È ancora ricoverato al centro ustionati di Padova. Dovrebbe essere sottoposto al trapianto di pelle.

E' una galleria degli orrori quella in cui si entra ricordando i precedenti dei fatti di Nettuno: spesso si confondono la matrice xenofoba e la bravata notturna di un branco di ubriachi. Il minimo comune denominatore è sempre la stessa feroce stupidità scatenata contro chi è più fragile, indifeso perché è nel sonno, diverso, immigrato, irregolare, solo e fuori dal branco.

A Desenzano sul Garda, per esempio, il 24 ottobre, quando emerse il corpo di Mohamed Chamrani, morto annegato, nessuno pensò a un omicidio. Ma qualcuno aveva visto e le intercettazioni ambientali portarono a scoprire una verità, dissero gli inquirenti, a dir poco sconvolgente: Mohamed era stato picchiato e picchiato di nuovo quando stava cercando di uscire dall’acqua. Uno dei rei aveva parlato con il padre che aveva consigliato: «Non dire niente, non è grave quello che hai fatto».

A Tor Bella Monaca, a Roma, il 2 ottobre 2008 un gruppo di ragazzetti aggredì a pugni un immigrato cinese fermo con i sacchi della spesa alla fermata dell’autobus. In quell’occasione il sindaco di Roma Alemanno, prima ricevette in Campidoglio uno degli aggressori e gli fece una bonaria ramanzina: «Che hai fatto, non pensi a tua madre?». La violenza razzista indossava le divise dei vigili urbani, il 30 settembre a Parma, quando Emmanuel Bonsu Foster , italiano di pelle nera, diciottenne, ebbe il torto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e fu scambiato per un pusher. È invece uno studente. Inseguito, braccato, ammanettato, picchiato, denudato, definito «negro», trovò la forza di denunciare. I quattro vigili urbani ritenuti responsabili sono accusati di violenza privata, perquisizione arbitraria e odio razziale.

02 febbraio 2009

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