"LA BANALITA' DEL MALE
Nel 1961 la filosofa e scrittrice tedesca Hannah Arendt seguì a Gerusalemme il processo di Adolf Eichmann, coordinatore della deportazione degli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Il resoconto delle 120 sedute divenne un libro, La banalità del male, e un ritratto, quello di un intero popolo che si era macchiato di colpe atroci e crimini contro l'umanità. Le conclusioni della Arendt, molto sinteticamente, vertevano intorno ad un punto fondamentale, e cioè che 'le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, nè demoniaco nè mostruoso' e le persone che si erano macchiate del tentativo di sterminio di un popolo erano non necessariamente perverse e sadiche ma tragicamente normali. Eichmann lavorava presso presso una compagnia elettrica austriaca e si unì al partito nazista un po' per noia, chiedendosi semplicemente 'perchè no?'. Eichmann non era particolarmente intelligente, nè particolarmente stupido e non aveva nemmeno mai letto il Mein Kampf. Eichmann, nella cronaca della Arendt, era privo di qualsiasi stimolo, di qualsiasi scrupolo, di qualsiasi pur minimo dubbio che le sue azioni potessero avere delle conseguenze. Il male è banale perchè non agisce sul pensiero, sulla capacità di giudizio. Il male è banale quando"non riesci più a distinguere qual è il bene. Il male è banale perchè se vivi in una società che lo attua al di là di ogni consapevolezza diventa, tragicamente, normale. Nicola Tommaselli è morto per un motivo futile, che sia stato o meno il non voler dare una sigaretta a 5 ragazzini della Verona bene. Sul Corriere on line, 5 notizie più in basso c'erano le foto di un 14enne che ha dato fuoco ai capelli di un coetaneo e lo ha ripreso con un cellulare. Così, senza motivo.
Alessia Gargiulo
caporedattore GAY.tv
Nessun commento:
Posta un commento