Translate

domenica 2 novembre 2025

Pasolini è Morto. Ma Siamo Noi a Essere Zitti


 2 novembre 1975 – 2 novembre 2025

Cinquant’anni fa, Pier Paolo Pasolini veniva assassinato all’Idroscalo di Ostia. Un delitto ancora avvolto nel mistero, ma che ha segnato la fine fisica di una delle voci più lucide, scomode e profetiche del Novecento italiano. Oggi lo ricordiamo non solo per ciò che ha detto, ma per ciò che ha osato dire quando tutti tacevano.

 Un artista che non chiedeva il permesso

Pasolini non si è mai piegato. Né alla politica, né alla morale dominante, né al mercato. Ha raccontato l’Italia delle borgate, la sacralità del Vangelo, la brutalità del potere. I suoi film – Accattone, Il Vangelo secondo Matteo, Teorema, Salò – non sono semplici opere d’arte: sono pugni nello stomaco, interrogativi aperti, visioni che ancora oggi disturbano e illuminano.

 “Io so. Ma non ho le prove.”

Questa frase, tratta da uno dei suoi articoli più celebri, è diventata un manifesto. Pasolini sapeva leggere il potere, intuire le trame, denunciare l’omologazione culturale e il degrado morale. Non aveva bisogno di prove: aveva la coscienza, l’intelligenza, il coraggio.

 Il silenzio che ci riguarda

Oggi, nel giorno della sua morte, ci chiediamo: chi ha davvero ucciso Pasolini? Forse non solo chi ha impugnato il bastone. Forse anche chi ha voltato lo sguardo, chi ha taciuto, chi ha preferito non ascoltare. Perché Pasolini è morto, sì. Ma siamo noi a essere zitti.

 Un’eredità che brucia

Ricordarlo significa non lasciarlo solo. Significa leggere, guardare, ascoltare, discutere. Significa non accontentarsi. Significa avere il coraggio di essere scomodi.


«Essere vivi è un atto di responsabilità.» — Pier Paolo Pasolini

1 commento:

Maurizio Ghignatti ha detto...

Pasolini ci manca moltissimo. Le sue parole vere, testimonianti la realtà ignorata dai più. Nessuno più come lui, tanto meno ora.