La política usa i ragazzi come slogan, ma ignora la loro salute e i loro diritti.
In Italia si continua a discutere di educazione sessuale come se fosse un pericolo da cui difendersi. Matteo Salvini ripete lo slogan: “proteggere i bambini dal gender”. Ma la verità è che non si tratta di protezione: si tratta di alimentare discriminazioni verso le persone LGBT e di riproporre parole già sentite dalle destre mondiali, che hanno paura della verità e della modernità.
Mentre in Europa si distribuiscono preservativi per prevenire malattie e gravidanze indesiderate, da noi si preferisce il silenzio. Un silenzio che sa di Medioevo. In un paese laico, si dovrebbe parlare di mascolinità tossica, patriarcato, rispetto e inclusione. Invece, si preferisce bollare tutto come “woke” e affidare l’educazione sessuale alla Chiesa cattolica, tanto cara a Meloni, Salvini, Roccella, Pillon e a tutto il governo del “dio, patria e famiglia”.
Il copione político
Negli ultimi giorni Salvini ha parlato di confini da difendere, del conflitto Russia–Ucraina, del voto in Romania, dell’estrema destra tedesca, della Croce Rossa… e, tra un argomento e l’altro, anche di educazione sessuale. Poi, quando gli chiedono di Gaza, risponde: “Mi occupo di dighe e treni”. Senza mai nominare il Ponte.
Negli ultimi giorni Salvini ha parlato di confini da difendere, del conflitto Russia–Ucraina, del voto in Romania, dell’estrema destra tedesca, della Croce Rossa… e, tra un argomento e l’altro, anche di educazione sessuale. Poi, quando gli chiedono di Gaza, risponde: “Mi occupo di dighe e treni”. Senza mai nominare il Ponte.
La vera educazione sessuale
Educare alla sessualità significa educare all’affettività, sviluppare consapevolezza, imparare a gestire emozioni e sentimenti. Significa prevenire comportamenti a rischio e insegnare il rispetto verso l’altro. Come ricordano le linee guida internazionali: dobbiamo insegnare educazione sessuale ai bambini per proteggerli dagli abusi, promuovere l’autoconoscenza del corpo, combattere i pregiudizi, prevenire malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze adolescenziali. Una didattica adeguata all’età, con linguaggio appropriato e strumenti ludici, aiuta i ragazzi a capire concetti come consenso, limiti corporei e a riconoscere situazioni di rischio.
La realtà che non si dice
Più dell’80% degli abusi avviene in casa. Non da “mostri sconosciuti”, ma da adulti di fiducia: zii, padri, cugini, vicini. Il silenzio è la regola. Solo 1 caso su 15 viene denunciato. Ecco perché l’educazione sessuale non è un lusso, ma un’urgenza. Non è ideologia, è protezione. Non è un complotto, è un diritto.
Se davvero vogliamo proteggere i bambini, dobbiamo dar loro strumenti per capire il mondo, non paure prefabbricate. La scuola e la famiglia devono collaborare, non contrapporsi. E la politica deve smettere di usare i ragazzi come slogan, iniziando finalmente a occuparsi della loro libertà e della loro sicurezza.

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