- di Gabriele Del Grande -
Con 151 voti favorevoli e 129 contrari, il Senato ha convertito oggi in legge il decreto rimpatri, già approvato dalla Camera lo scorso 14 luglio. Il limite massimo della detenzione nei centri di identificazione e espulsione (Cie) passa quindi da 6 a 18 mesi. Per la promulgazione della legge, tecnicamente manca soltanto la firma del presidente della repubblica Giorgio Napolitano e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Di fatto però la norma è già applicabile, in virtù del decreto legge approvato dal governo lo scorso 17 giugno. Tanto per capirci, nei Cie di Milano, Bologna e Torino – per limitarci ai soli casi di cui abbiamo notizia certa – nelle ultime tre settimane abbiamo assistito ad almeno 7 proroghe oltre il sesto mese.
All’interno dei Cie, i reclusi hanno accolto la notizia con molta angoscia. Nessuno riesce a spiegarsi come sia giustificabile passare 18 mesi dietro le sbarre per un permesso di soggiorno scaduto o per un viaggio senza passaporto. Nemmeno gli ex detenuti riescono a capire come sia possibile che servano 18 mesi di detenzione per identificarli dopo che sono stati giudicati dai tribunali italiani e dopo che sono già stati detenuti, a volte per anni, nelle carceri di questo paese.
L’unica nota positiva della giornata è l’approvazione di un ordine del giorno proposto dall’opposizione che impegna il governo a ritirare la circolare 1305 che vieta l’accesso dei giornalisti ai Cie e ai Cara. Ma è davvero una magrissima consolazione in questa giornata che segna una delle pagine più tristi della politica italiana. Se non altro però, appena ripristinato il diritto di cronaca (i tempi saranno con tutta probabilità lunghissimi!) ce ne serviremo per continuare a raccontare le lotte che inevitabilmente scoppieranno nei Cie.
Perché, su questo c’è da scommetterci, ci aspetta un’estate molto calda.
Fonte:http://informarexresistere.fr/2011/08/03/e-legge-18-mesi-nei-cie-per-i-senza-documenti/
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