LA DANZA DELLA MEDIOCRITA` IN UN PAESE SPROFONDATO NEL FANGO


Napoli, 16 Luglio 2007 – Sono a Napoli, in attesa del mio volo di ritorno a Milano, in questa giornata d’afa umida e soffocante. Sui giornali leggo gli ultimi, grotteschi sviluppi delle inutili polemiche legate alla mostra d’arte omosessuale ‘Vade Retro’, tempestata di censure e chiusure politiche a Milano, poi offerta proprio a Napoli, che l’ha ulteriormente rifiutata per bocca del suo vescovo. Un fango viscoso si trascina dalle bocche di donnine e omuncoli pietosi, piccoli piccoli, che con fili di bava mediatica si sorreggono l’un l’altro in un terrificante e stucchevole balletto della mediocrità, scenografia perfetta di un’Italia che si agita eppure resta immobile, sempre più soffocata dalla putrefazione delle sue carni e delle sue stesse feci.
1. Una mostra quasi orrenda, meritevole –forse- di avere lo spazio di una qualsiasi altra mostra è riuscita a restare sulle pagine dei giornali, stupefacendo con faciloneria e provocazione manichea. Una mostra che, sia chiaro, aveva ed ha tutto il diritto di esporre se stessa, in tutto il suo eventuale orrore, come è giusto che sia non già per l’arte, ma anche e solo per la semplice libertà d’espressione.
2. Per sua stessa ammissione, un assessore noto per la sua capacità di far baccano, tutor politico della mostra stessa, la inietta, a pochi giorni dall’apertura, di opere blasfeme, a caccia com’egli è sempre di quel sensazionalismo che oggi paga in termini di attenzione del pubblico più di mille manifesti pubblicitari.
3. Il colpaccio riesce e sulla mostra si scatenano le ire funeste della signora più nefasta che potesse capitare alla povera e derelitta città di Milano, quella sindachessa dotata di scarsa letizia e pronta ad applicare l’inamovibile censura dall’alto, poveraccia e ottusa come un talebano contro cui i suoi alleati politici vogliono buttare bombe.
4. Censura, censura! Possono allora gridare altre schiere di poveracci pronti ad agitarsi (certamente a ragione), legittimando dunque quella pietosa mostra e anzi rivestendola di un manto di sacrale libertà e dirompente valore artistico.
5. S’avanza allora la proposta di uno dei più grandi critici d’arte italiani, che a Napoli è assessore, offrendo il culo del Vesuvio per ospitare integralmente la mostra. Per poche ore corre il brivido romantico e meravigliosamente sudista dello smacco senza precedenti. La liberale Milano inculata dai terroni napoletani: godo.
6. Ma non c’è più posto neanche per i godimenti romantici, in questa Italietta tutta piegata su onanismi ossessivi e dolorosi, men che meno in questa Napoli infestata di spazzatura, che affida al vescovo la responsabilità del diktat contro la mostra dei froci: l’inculata non s’ha da fare. Mastella, prossimo sindaco di Napoli, fa eco al religioso, sancendo qui, tra Mergellina con gli yacht scintillanti e le diarree camorristiche di Scampia, il primato del prete sul politico. Napoli auguri, Napoli addio.

Salgo sull’MD80 Alitalia che condurrà me e la mia compagna di viaggio a Linate e sorrido amaramente sorvolando la dorsale appenninica, pensando a questo pantano di piscio stantio che è l’Italia, questo reality show della mediocrazia nel quale i nullatenenti detengono la scena e si danno credito reciproco, e insultandosi si legittimano come ancora fanno del resto fascisti e comunisti, continuando questi e gli altri a mantenersi vicendevolmente in vita. In mezzo non c’è lo straccio di una mostra decente, dal respiro contemporaneo. In mezzo non c’è l’ombra di un politico dignitoso, pronto a farsi valere con garbo e distacco. In mezzo c’è solo il mio aereo, che vola verso una Milano prosciugata di idee, che non ha più una goccia di stimolo da farci bere e lasciandosi dietro una Napoli, che per dirla con Saviano, non è purtroppo Sodoma, ma solo Gomorra.

Giuliano Federico

PS: La mostra si terrà a Napoli dal 2 Agosto al 30 Novembre a Castel Sant'Elmo

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