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mercoledì 17 settembre 2025

Paolo Mendico suicida a 14 anni, i genitori contro la scuola. Gli insulti ignorati e l'accusa alla maestra che incitava i bulli: «Sapevano, non hanno fatto niente».

 


Paolo Mendico, 15 anni li avrebbe compiuti a breve. Il giorno prima di rientrare a scuola, lo scorso 11 settembre, ha deciso di togliersi la vita, impiccandosi nella sua cameretta, a Santi Cosma e Damiano, piccola comunità in provincia di Latina. Dalla famiglia arriva ora un grido straziante e una denuncia senza mezzi termini contro il bullismo contínuo subito dal ragazzo. La procura, intanto, indaga per istigazione al suicidio.

“Nostro figlio è stato un perseguitato, abbiamo sempre denunciato tutto alla scuola. Ma siamo rimasti inascoltati”. A dirlo, in una intervista a La Repubblica, è Simonetta La Marra, mamma di Paolo. Il desiderio della famiglia del ragazzo è che “nostro figlio non finisca nel dimenticatoio e che venga fuori la verità. Che qualcuno ci spieghi cosa è successo e abbia il coraggio di denunciare”.

Paolo doveva iniziare il secondo anno dell‘Istituto Tecnico Informatico Pacinotti di Fondi, ma invece la sua giovane vita si è interrotta in maniera drammatica. Da anni, stando al racconto della famiglia, era vittima di bullismo da parte dei compagni, e forse non solo. Nessuno, però, avrebbe fatto nulla per evitare la tragedia.

“Femminuccia”, “Nino D’Angelo” “Paolina”: così lo chiamavano i Bulli. Lui era Paolo Mendico, 15 anni, bravo nello studio, amava la música, cucinare e pescare. Bullizzato dalle elementari, aveva una famiglia attenta che denunciava sempre. La scuola completamente assente. anche quando fu aggredito da un compagno alle elementari con un cacciavite di plastica: la maestra non intervenne. Si é tolto la vita: ai funerali presente solo un compagno e un unico messaggio da un genitore per la sua famiglia.

“Lo aspettavano in bagno, prima era uno, poi sono diventati di più. Ci siamo rivolti subito alla scuola, ci hanno assicurato che l’avrebbero aiutato. Ma tutto è finito solo dopo che Paolo ha deciso di tagliarsi i capelli”, racconta la madre.

Altri soprannomi ironici come Piccolo Principe nascevano dalle abitudini del ragazzo, che “ogni mattina non usciva di casa se non aveva fatto la doccia”. Paolo, inoltre, prendeva spesso le difese dei più deboli, motivo per cui veniva chiamato spione dai compagni.

Chi conosceva Paolo lo ricorda come un ragazzo educato, silenzioso, rispettoso e appassionato di musica (suonava il basso e la batteria, ndr.): “Paoletto, così lo chiamavano gli amici con cui andava a pesca, rispettava tutti, era educato, sorridente e non sopportava nemmeno le parolacce. Per questo suo modo di essere veniva deriso”, racconta ancora la famiglia.

Ma proprio per la sua sensibilità e gentilezza, Paolo è stato spesso preso di mira dai coetanei. “Nostro figlio era un bravo studente, gentile e generoso. Merita giustizia”, dice la madre.

Il ragazzo, negli ultimi tempi, riceveva anche insulti e offese tramite social network, fenomeno che le autorità stanno ora verificando nell’ambito delle indagini.Non andare al funerale di un bimbo che si e tolto la vita per essere stato bullizzando… dice tutto. la società fa schifo. vergognatevi!

Gli adolescenti e i giovani adulti che appartengono alla comunità LGBTQ+ mostrano il tasso di suicidio fra i più alti.

Si stima che ogni 40 secondi avvenga un suicidio in qualche parte del pianeta. Ogni anno sono ottocentomila le persone che mettono fine alla propria vita. Attualmente, questa cifra supera, alla fine dell'anno, il totale di tutti i decessi causati da omicidi, guerre e conflitti civili. Il suicidio rappresenta l'1,4% di tutti i decessi nel mondo ed è la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Tra il 2010 e il 2016, il tasso globale di suicidi è diminuito del 9,8% in alcune regioni del mondo, ma è aumentato nella regione delle Americhe. La riduzione della mortalità per suicidio è tra gli obiettivi prioritari dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per il 2030.

La popolazione LGBT raggruppa individui che provano forti attrazioni sessuali/romantiche verso persone dello stesso sesso o di entrambi i sessi (lesbiche, gay, bisessuali), nonché individui che non si identificano con il genere assegnato alla nascita (transgender, transessuali). Gli studi hanno dimostrato un rischio maggiore di tentativi di suicidio per la popolazione LGBT rispetto alla popolazione generale. I giovani LGBT hanno anche tassi di depressione significativamente più elevati rispetto ai non LGBT. Uno studio condotto negli Stati Uniti ha identificato che l'8% degli uomini e il 13% delle donne eterosessuali avevano idee suicide, mentre tra gli uomini e le donne della popolazione LGBT questo tasso era rispettivamente del 36% e del 42%. Inoltre, si stima che il 20% della popolazione LGBT adulta abbia tentato il suicidio nel corso della propria vita. L'impatto dello status di LGBT sulla salute mentale e sul comportamento suicidario sembra variare a seconda dei contesti con diversi livelli di sostegno e accettazione , pregiudizio, discriminazione e preconcetti. Il legame con la comunità può costituire un'importante protezione contro esiti negativi legati alla salute mentale.

La prevenzione del suicidio richiede un'attenzione particolare all'identificazione precoce delle persone a rischio e alla ricerca e all'utilizzo di nuovi approcci fattibili e soddisfacenti per affrontarlo. La rete sociale virtuale, insieme ad altre modalità di trattamento in presenza, ha un grande potenziale per contribuire al raggiungimento di questi obiettivi, poiché si tratta di média molto diffusi, presenti nella vita quotidiana, di facile accesso e che consentono la valutazione del rischio di suicidio e lo studio delle componenti della vita di questi individui.

La comunità LGBT è più incline a ricevere un trattamento di qualità inferiore a causa dello stigma, della mancanza di conoscenza da parte degli operatori sanitari e della scarsa attenzione alle esigenze specifiche di questo gruppo. La ricerca sui media virtuali è promettente per lo studio delle minoranze o dei gruppi meno presenti nei servizi sanitari tradizionali. L'espressione dei sentimenti in un ambiente virtuale può essere più confortevole per le persone LGBT che cercare aiuto tra familiari o professionisti. In questo modo, i media virtuali costituiscono importanti fonti di raccolta dati per la comprensione del comportamento suicidario. Pertanto, questo studio ha avuto come obiettivo quello di analizzare i temi del suicidio, della depressione e della popolazione LGBT nei post dei blog.

La storia di Paolo Mendico ci insegna 3 cose: - non tutti i genitori sono in grado di svolgere questo ruolo. - Non tutti gli "insegnanti" sono degni di essere definiti tali. - stiamo fallendo come società.



Riposa in Pace piccolo angelo.  Non doveva finire così   Paolo Mendico




Fonte:https://www.ordemdospsicologos.pt/ficheiros/documentos/opp_diamundialprevencaosuicidio_documento.pdf

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