Matrimoni gay, unioni civili e diritto all’adozione. Non c’è candidato alle presidenziali americane che non sia stato chiamato ad esprimere un proprio parere su temi che coinvolgono la comunità omosessuale. Più o meno fedeli all’impostazione condivise in larga parte dai partiti cui appartengono, gli esponenti democratici e repubblicani in corsa per la Casa Bianca non esitano ad accentuare avversioni o ad ostentare aperture per conquistare un elettorato bersagliato da spot, slogan e sondaggi. La lunga maratona delle primarie diventa allora l’occasione per interpretare i timori dell’America più conservatrice o per ridare slancio al movimento dei diritti civili, intorpidito dall’avanzata di quella destra neocon artefice della rielezione di George W. Bush.
Tra cambiamento e continuità, democratici e repubblicani non possono esimersi da un confronto sul terreno dei diritti civili, presentando un’idea di società, di cui la comunità Lgbt è gioco-forza parte integrante. E se è facile individuare in candidati conservatori come il pastore battista Mike Huckabee la volontà di stigmatizzare l’aspirazione delle coppie omosessuali a vedersi riconosciuti gli stessi diritti di cui godono tutti gli altri cittadini, ricorrendo ad espressioni come “peccato” e “male”, più indefinito è il fronte liberal.
Da Hillary Clinton a Barack Obama, il senatore afroamericano che dilaga nei sondaggi e nelle previsioni di voto, fino al repubblicano Rudy Giuliani, le posizioni su temi-chiave come il matrimonio gay e il diritto all’adozione finiscono per uniformarsi e assomigliarsi.
Per l’ex first lady, su cui la comunità omosessuale ha sempre detto di puntare non senza qualche spaccatura al suo interno, le uniche unioni possibili sono quelle civili, diverse cioè dal matrimonio vero e proprio, ma purchè prevedano e garantiscano stessi diritti e pari dignità. Compresa la possibilità per le coppie omosessuali di adottare figli. Riconosciuto da tutti è poi l’impegno profuso dalla senatrice di New York per una legislazione che censuri discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale.


Un curriculum che non si discosta troppo da quello del suo rivale più tenuto, Obama, un cristiano che professa la non ingerenza delle proprie credenze religiose nell’attività politica. Non tanto da dirsi a favore dei matrimoni gay, ma sufficiente per farsi attore di una legislazione che metta al bando i crimini legati all’odio e sostenitore di unioni civili, adozioni e libero accesso nell’esercito. Sulla stessa scia anche l’ex senatore della North Carolina, quell’Edwards che aveva tentato in ticket con John Kerry di spodestare il presidente Bush al rinnovo del mandato, e Giuliani.


L’ex primo cittadino della Grande Mela disorienta un po’ il suo elettorato quando non sconta una vera e propria diffidenza per un atteggiamento giudicato troppo “liberal”. Eppure quella stessa America conservatrice che ha tentato di togliere dignità scientifica al darwinismo, non ha potuto fare altro che accettare un vice presidente padre di una lesbica dichiarata come Dick Cheney.


Tra i contendenti repubblicani, non emergono grandi differenze sostanziali tra il già citato Huckabee, forse il più colorito, il senatore dell’Arizona, John McCain, e l’ex governatore Romney. Proprio Romney si è trovato, suo malgrado, a prendere atto di un primato per lo stato da lui amministrato: il Massachusetts è stato infatti il primo a riconoscere e legalizzare i matrimoni gay. Strenuo oppositore di qualunque unione regolamentata tra persone dello stesso sesso, Romney, un mormone, si richiama ai valori della famiglia, considerata la colonna portante della società americana.


Quella stessa società, così variegata e composita, che sarà chiamata a designare l’uomo o la donna che guideranno gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni. In casa democratica, cui guarda tradizionalmente la comunità omosessuale d’America, la sfida Clinton-Obama è tutta incentrata sulla contrapposizione tra esperienza e cambiamento. Dinamica che si accentua e che assume sempre di più i toni aspri da campagna elettorale.


Ad una Hillary fino a ieri a picco nei sondaggi e in rimonta dopo la sorpresa del New Hampshire, il senatore di Chicago aveva fatto sapere in modo polemico che la “Casa Bianca non è ereditaria”, alludendo alla presenza altalenante di due “casate”, i Clinton e i Bush, da vent’anni ai più alti incarichi politici. Nei giorni scorsi, era stata invece la senatrice di New York a stuzzicare il rivale, attaccandolo proprio sulla retorica del cambiamento, tante volte richiamata dal vincitore del caucus dell'Iowa nei suoi interventi. “La questione è come garantire il cambiamento, assicurandoci di nominare ed eleggere chi agisce e non chi parla soltanto, occorre iniziare a separare la retorica dalla realtà”. Stoccata cui Obama aveva replicato a stretto giro di posta: “Non abbiamo bisogno di leader che ci dicano cosa non possiamo fare, ma che credano in cosa possiamo ottenere”. Aspettando il “Super Tuesday”, il giorno in cui si terranno le primarie in almeno 22 stati, fissato al 5 febbraio prossimo, è facile prevedere nuovi duelli a distanza tra i due protagonisti di questa lunga ed estenuante maratona elettorale.

Alessandro Biccari
redazione@gay.tv

BARACK OBAMA VS HILLARY CLINTON: COSA NE PENSANO I DUE CANDIDATI DEMOCRATICI DEI DIRITTI LGBT?

Barack Obama è stato eletto nel '96 nello stato dell'Illinois come senatore dove è rimasto in carica per 8 anni; nel 2004 è stato eletto Senatore federale. Si è sempre attestato su posizioni liberali con la piena approvazione di associazioni come Planned Parenthood per il suo supporto alla pianificazione famigliare (meno figli, gravidanze pianificate e sostegno alle famiglie indigenti) e per il diritto all'aborto.
Per quanto riguarda gay e lesbiche Obama ha sempre appoggiato le legislazioni che impediscono le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale. Chicago infatti è una delle città più evolute e liberali degli States, rubando a Boston e New York il titolo di città dove la comunità gay è più integrata nel tessuto sociale.
Human Rights Watch ha dato un voto di 89 su 100 sull'operato di Obama senatore a favore delle cause gay. In particolare, Obama ha sponsorizzato l'inserimento nella legge sui crimini d'odio anche i crimini basati sull'orientamento sessuale e l'identità di genere; ha sostenuto la legge federale che vieta la discriminazione sui luoghi di lavoro con clausole apposite contro la discriminazione verso gay lesbiche e trans. Inoltre, Obama si è sempre schierato per l'abolizione della don't ask don't tell, la politica che impedisce ai gay di servire apertamente nell esercito, a favore di una politica di piena accettazione basata sul comune patriottismo di chi serve nelle forze armate.
Per quanto riguarda matrimonio, unioni civili e adozione, Barack Obama si è dichiarato a favore dei pieni diritti di adozione delle persone gay e lesbiche al pari delle persone eterosessuali. Ma è contrario ai matrimoni gay per via del suo credo religioso cristiano, ma è a favore di unioni civili a livello statale, lasciando ogni stato libero di decidere se permetterle o meno. In particolare, come senatore ha votato contro il Federal Marriage Amendment e il Defense of Marriage Act, leggi introdotte da Clinton prima e Bush poi che restringono la definizione di coppia a un uomo e una donna.
"Lasciare alle coppie omosessuali una serie di diritti di base permette loro di vivere una vera relazione in un modo che non causa discriminazioni. E' il giusto equilibrio da cercare in questa società."


Hillary Clinton, senatrice di New York dal 2001, ha una lunga esperienza in campo politico che risale ai tempi della prima
amministrazione Clinton in cui tentò inutilmente di far passare una legislazione che rendeva l'assistenza medica universale e non più in base al reddito (attualmente chi può paga per le cure; i meno abbienti quindi altri non possono accedere al servizio sanitario). Human Rights Watch le ha dato un voto di 89 su 100 come senatrice degli States, criticandola però per l'appoggio dato alla guerra in Iraq.
In particolare, per quanto riguarda i gay nell'esercito Hillary valuta una questione di sicurezza nazionale l'abolizione della politica don't ask don't tell sponsorizzata a suo tempo dal marito. Per la discriminazione sul lavoro Hillary vuole una legge federale che vieti la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e una che estenda al partner convivente i benefici previsti per gli impiegati federali. Inoltre, ha co-sponsorizzato una legge a favore dell'assistenza medica gratuita alle persone sieropositive con bassi redditi e una modifica al Local Law Enforcement Enhancement Act che prevede il passaggio a reato federale per gli episodi di violenza a causa di razza, colore, religione, nazionalità, orientamento sessuale o handicap della vittima.
Hillary non ha appoggiato le leggi che chiedevano pari diritti di immigrazione ai partners omosessuali stranieri di cittadini americani, come è gia previsto per le coppie etero. Ma è a favore dell'adozione per coppie gay e lesbiche e delle unioni civili ma ha appoggiato la legge del marito, il Defense of Marriage Act, che impedisce il riconoscimento federale dei matrimoni omosessuali. Ma in campagna elettorale, nel corso di un'intervista a 365gay.com, si è schierata a favore della piena civil partnership, nessun diritto escluso.

Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv

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