2001spagna dana. arassa bonecas

YOTER VE-YOTER
Dana International

Correva l'anno 1998 quando, da Birmingham, giungeva una notizia che avrebbe creato stupore, pettegolezzi e quasi morbosa curiosità: una transessuale israeliana aveva trionfato alla quarantatreesima edizione dell'Eurofestival.


Si trattava di Dana International, nata Yaron Cohen, diventata Sharon dopo l'operazione di riassegnazione sessuale. Per diversi giorni non si parlò d'altro: il mondo sembrava essersi accorto in quel momento dell'esistenza di persone transessuali, che per di più potevano aspirare al successo, non solo ad una vita ai margini della società civile. Altro motivo di stupore (e pregiudizio) era il fatto che quella transessuale era proprio di nazionalità israeliana. Nell'immaginario italiano, infatti, Israele è sempre stata vista come la patria dei «Chassidim», degli ultra ortodossi che vanno in giro con i boccoletti sulle orecchie, vestiti di nero, capaci solo di dondolare il capo davanti al Muro del Pianto, sempre pronti a puntare il dito, a lapiadre la Maddalena di turno.


E invece, a dispetto di tutto questo, proprio Israele scelse come sua rappresentante all'importante manifestazione canora Dana International. La canzone era una dance fresca e innovativa in un contest da sempre votato al pop più tranquillo, sulla falsariga del festival di San Remo.
Il ciclone Dana International conquistò il pubblico più giovane, imponendosi in pochissimo tempo nei mercati discografici di tutto il mondo.

Recensione di: Bodhisattva, (Thursday, March 29, 2007)

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