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sabato 28 aprile 2007

godete della mia persona....


Create Your Own

godete della mia persona....


Create Your Own
Ciao ragazzi,prima di tutto mi presento.sono Vanessa Mazza,una transessuale splendida e generosa.ho vintitre anni,vengo dal brasile,fortaleza.la mia passione,jazz,cinema,inter,vino amarone,gli animali.io sono credente,tuttavia no sono fanatica:la bibblia è un grande libro, ma no va preso tutto alla lettera e bisogna essere consci del periodo in cui è stato scritto.Se il cristianesimo non si fosse affannato tanto a sradicare,annullare e distruggere ogni traccia di cultura e tradizione pre-cristiana,tanti problema riguardanti alla senssualità no ci sarebero...chiunque voglia contattarmi può farlo.

Pensieri d'amore dedicati ;a M.G.


per te amore;"Laffetto del gatto è qualcosa che ogni volta deve essere intterpretato,decifrato,capito atraverso mille curiose sfumature"
Giorgio Saviane...

venerdì 27 aprile 2007

Omofobia/ Strasburgo: il 17 maggio giornata internazionale

A indirla è stato il Parlamento Europeo con una risoluzione nella quale sottolinea che l'Unione europea è innanzitutto una comunità di valori, a cominciare dal rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto, la non discriminazione. A tal fine, ribadisce la propria richiesta alla Commissione di garantire che la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale sia vietata in tutti i settori completando così il pacchetto legislativo contro la discriminazione. Ma anche di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato in questo settore al fine di garantire la libera circolazione di tutte le persone nell'UE senza discriminazioni.

Strasburgo interviene anche in favore dei Gay Pride chiedendo alle autorità locali di autorizzarli e proteggere adeguatamente i partecipanti e ricordando la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sul diritto alla libertà di riunione che può essere esercitato anche quando le opinioni sfidano la maggioranza della società. Ma di omosessuali si parla anche nella risoluzione più generale sui diritti dell'uomo, per chiedere che la non discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale venga inserita sistematicamente nei rapporti con i paesi terzi.

Riguardo al caso polacco, infine, l'Europarlamento chiede alla Conferenza dei Presidenti di inviare una delegazione in Polonia al fine di avere un quadro esatto della situazione e sollecita le competenti autorità ad astenersi dal proporre o dall'adottare una legge quale quella descritta dal vice primo ministro nonché ministro della pubblica istruzione polacco, o dal porre in atto misure intimidatorie nei confronti delle organizzazioni delle comunità omosessuali.


Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una nuova risoluzione a sostegno di una moratoria universale sulla pena di morte


Una presa di posizione analoga era stata approvata dall'assemblea di Strasburgo il primo febbraio scorso. Il testo di 50 righe è sostenuto da tutti i gruppi, tranne quello dell'estrema destra e degli euroscettici, e tra i suoi firmatari ha diversi eurodeputati italiani.

L'assemblea "incoraggia l'Unione europea a cogliere le opportunità esistenti per avanzare e invita gli stati membri e l'Unione europea a presentare immediatamente, con la cosponsorizzazione di paesi di altri continenti, una risoluzione per una moratoria universale della pena capitale nel quadro dell'attuale assemblea generale delle Nazioni Unite".
CONTRO LA PENA DI MORTE

martedì 24 aprile 2007

BEAUTIFUL BOXER


CINEMA IN DVD
BEAUTIFUL BOXER
UNO FRA I PIU' BEAUTIFUL FILM
DI TUTTI I TEMPI A TEMATICA TRANS
di Mirella Izzo

Un film che non ti aspetti, questo del regista tailandese Ekachai Uekrongtham. La storia è molto semplice e si basa sul racconto autobiografico di uno dei più famosi kickboxer tailandesi, Parinya Charoenphol, che riesce a far convivere questo sport durissimo ed esclusivamente maschile, con la maturazione della sua anima femminile e la sua transizione, assumendo il nome di Nong Tom (sarebbe Tum, ma è stato tradotto con Tom). Il film si svolge quasi tutto in "feedback" con il racconto della ormai donna Nong Tom che rilascia un'intervista ad un giornalista americano. Dall'infanzia fino alla celebrazione sui ring di tutta la Tailandia e del Giappone e all'abbandono dello sport, l'evoluzione dell'identità femminile di Nong Tom, prima come lottatore travestito, poi in una vera e propria transizione sessuale.


la locandina del film edito in Italia dalla Dolmen Home Video, collana Queer, in collaborazione con il Festival Internazionale di Cinema GayLesbico e Queer Culture di Milano La apparente banalità dello script non deve trarre in inganno. Il regista ed il bravissimo attore (capace di assumere una identità femminile decisamente più credibile della Huffmann in Transamerica), mettono in scena nel film una quantità di tematiche davvero incantevoli e innovative rispetto agli stereotipi che circolano sulle persone transgender. L'idea del far convivere non solo nell'identità ma anche nella biografia di una persona Kickbox e psicologia e valori femminili è decisamente più realistico delle figure stereotipate di trans che siamo abituati a vedere nei film, sia politicamente scorretti, sia politicamente corretti. Vedere combattere la femminile Nong Tom e sbattere a terra decine di kickboxer maschi che regolarmente l'avevano presa ingiro prima del match, con le battute maschiliste più becere e tipiche, offre alla protagonista la possibilità di incarnare, nella sua condizione transgender, la rivincita della donna sul maschilismo anche negli aspetti più tipicamente maschili (la forza fisica ad esempio). Ma se Nong sul ring è uno spietato lottatore, a fine combattimento bacia il proprio avversario e, appena esce dal setting della boxe, esprime, peraltro con grande credibilità, una femminilità che travolge il suo corpo atleticamente maschile, comunicando con ciò che l'essere donna, per una trans, viene ancor prima degli ormoni, degli interventi chirurgici, della transizione fisica. Molti altri temi vengono delicatamente affrontati nel film. Per noi occidentali inoltre è interessante osservare il diverso atteggiamento della cultura buddista rispetto a quella cristiano/giudaica nei confronti delle differenze, e del rispetto dell'identità personale.

Se infatti la società cittadina tailandese ormai "occidentale" offre spunti di transfobia, essa non raggiunge mai il clima della violenza. Anche dove la condizione trans viene mal vissuta, essa non supera quasi mai il clima dello "sfottò" e alla fine viene accettata. In ogni caso non chiude le porte della società a chi nasce di un sesso opposto al proprio genere sentito. L'antica cultura tailandese peraltro prevedeva l'esistenza delle "donne di secondo tipo", delle trans, ed oggi è famosa per le cosiddette "Lady Boys" - transessuali che - nel parziale rinnegamento della moderna tailandia rispetto alla propria cultura, a favore di quella occidentale - sono relegate spesso alla prostituzione che il governo tailandese sfrutta per aumentare il turismo (sessuale) nel proprio paese.
Ma accanto a questi mali occidentali che hanno contaminato anche l'oriente, accanto alle resistenze della famiglia di Nong Tom che porteranno il ragazzo in un monastero buddista molto rigido, vediamo anche una madre che, rispondendo alle perplessità del padre che si chiede se il loro figlio diventerà "un travestito", risponde: "se questo è il suo karma, lo diventerà" e accompagnerà il figlio che diventa sempre più figlia nei vari passaggi della transizione con un affetto senza condizioni e senza giudizio. E sarà successivamente un monaco errante buddista a dire al giovane ragazzino - ormai rassegnato a raccogliere Karma positivo in questa vita per poter sperare di rinascere donna - a dirgli: "potrai esserlo anche in questa vita", con ciò offrendo la benedizione anche spirituale rispetto alla sua identità di genere.
Molti i momenti poetici nel film, accompagnato da una fotografia delicata e molto "pastellata" nelle scene di campagna della sua gioventù e decisamente più "satura" (specie nel rosso e nel blu) nelle parti girate sui ring e nella città.
Il film utilizza più volte la voce "fuoricampo" della protagonista senza che questo espediente diventi fastidioso e preponderante. Ad essa sono affidati i messaggi etici e morali più importanti della pellicola.
Una nota particolare va fatta per l'attore principale, un vero kickboxer che ha recitato perfettamente anche la parte di inizio e fine transizione. Strepitosi i cambiamenti somatici dovuti sì al trucco, ma anche a non meglio specificate cure che sono state effettuate sull'attore per femminilizzarlo al massimo (niente seno, ma sicuramente addolcimento del viso), al punto da far sospettare un breve periodo di terapia antiandrogenica, seppur blanda.
Nota negativa: durante tutto il film i sottotitoli italiani parlano di Nang Tom come di un travestito e si parla di lei al maschile, anche quando la si rappresenta ormai in fase avanzata di transizione e a pochi giorni dall'intervento chirurgico di rettificazione dei genitali. Solo il giornalista americano, alla fine, le si rivolge al femminile durante l'intervista. Essendo l'audio originale prevalentemente in tailandese, diventa difficile stabilire se il problema è originario della pellicola o frutto dell'ignoranza dei traduttori italiani.
Questa pecca, che riteniamo grave in genere quando si parla di persone transgender e transessuali, nel film quasi passa in secondo piano di fronte ai contenuti concreti del film.
Uno dei più poetici e belli mai scritti sulla tematica trans, a parere di chi scrive. Sicuramente mille volte meglio del decantato "Transamerica" che alla fine riproduce una visione molto stereotipata ed antica della realtà trans (vedi recensione).

Genova 17 luglio 2006
Mirella Izzo
Beautiful Boxer

Questo è il vero viso di Tum, uno dei più popolari volti della Tailandia. E' stata un campione di Kick Box - ma dopo che quattro anni fa si è sottoposta ad intervento di riassegnazione chirurgica - ha lasciato la boxe. Come uomo, Tum è stato un eroe nazione, idealizzato per la sua maestria nel "Muay Thai", il nome con cui viene chiamata la boxe tailandese tradizionale. Come donna ha smesso di competere fino a questo 2006, anno in cui ha deciso di tornare sul ring.




Tre ragazzi e una ragazza


In Tailandia il concetto dell'esistenza di tre sessi è antico. Antiche tradizioni del nord della Tailandia raccontano che in principio un uomo e una donna ebbero tre figli: un maschio, una femmina e un terzo sesso. Molti tailandesi credono che essere 'phuying praphet song', nome tradizionale per indicare le persone transgender che -tradotto letteralmente signfica "secondo tipo di donna" - sia il risultato del proprio karma. Molti pensano che nelle loro vite passate, le phuying praphet song erano uomini che hanno avuto molte storie con donne differenti. E che il loro destino di karma sia quello di reincarnarsi in una donna intrappolata in un corpo di uomo. Le Ladyboys credono che se si comporteranno bene in questa reincarnazione rinasceranno o come uomini o come donne. In Tailandia si stima vivano 180.000 ladyboys che vivono come donne ma che legalmente sono considerate uomini.

National Geographic ha dedicato un intera trasmissione a Tung (http://news.nationalgeographic.com/news/2004/03/0325_040325_TVthirdsex.html)
Foto e testi di questa paginasono tratti da National Geographic. Ulteriori immagini e testi sono disponibili alla pagina; http://channel.nationalgeographic.com/channel/photogallery/thirdsex/

BEAUTIFUL BOXER




Un film che non ti aspetti, questo del regista tailandese Ekachai Uekrongtham. La storia è molto semplice e si basa sul racconto autobiografico di uno dei più famosi kickboxer tailandesi, Parinya Charoenphol, che riesce a far convivere questo sport durissimo ed esclusivamente maschile, con la maturazione della sua anima femminile e la sua transizione, assumendo il nome di Nong Tom (sarebbe Tum, ma è stato tradotto con Tom). Il film si svolge quasi tutto in "feedback" con il racconto della ormai donna Nong Tom che rilascia un'intervista ad un giornalista americano. Dall'infanzia fino alla celebrazione sui ring di tutta la Tailandia e del Giappone e all'abbandono dello sport, l'evoluzione dell'identità femminile di Nong Tom, prima come lottatore travestito, poi in una vera e propria transizione sessuale.


la locandina del film edito in Italia dalla Dolmen Home Video, collana Queer, in collaborazione con il Festival Internazionale di Cinema GayLesbico e Queer Culture di Milano La apparente banalità dello script non deve trarre in inganno. Il regista ed il bravissimo attore (capace di assumere una identità femminile decisamente più credibile della Huffmann in Transamerica), mettono in scena nel film una quantità di tematiche davvero incantevoli e innovative rispetto agli stereotipi che circolano sulle persone transgender. L'idea del far convivere non solo nell'identità ma anche nella biografia di una persona Kickbox e psicologia e valori femminili è decisamente più realistico delle figure stereotipate di trans che siamo abituati a vedere nei film, sia politicamente scorretti, sia politicamente corretti. Vedere combattere la femminile Nong Tom e sbattere a terra decine di kickboxer maschi che regolarmente l'avevano presa ingiro prima del match, con le battute maschiliste più becere e tipiche, offre alla protagonista la possibilità di incarnare, nella sua condizione transgender, la rivincita della donna sul maschilismo anche negli aspetti più tipicamente maschili (la forza fisica ad esempio). Ma se Nong sul ring è uno spietato lottatore, a fine combattimento bacia il proprio avversario e, appena esce dal setting della boxe, esprime, peraltro con grande credibilità, una femminilità che travolge il suo corpo atleticamente maschile, comunicando con ciò che l'essere donna, per una trans, viene ancor prima degli ormoni, degli interventi chirurgici, della transizione fisica. Molti altri temi vengono delicatamente affrontati nel film. Per noi occidentali inoltre è interessante osservare il diverso atteggiamento della cultura buddista rispetto a quella cristiano/giudaica nei confronti delle differenze, e del rispetto dell'identità personale.

Se infatti la società cittadina tailandese ormai "occidentale" offre spunti di transfobia, essa non raggiunge mai il clima della violenza. Anche dove la condizione trans viene mal vissuta, essa non supera quasi mai il clima dello "sfottò" e alla fine viene accettata. In ogni caso non chiude le porte della società a chi nasce di un sesso opposto al proprio genere sentito. L'antica cultura tailandese peraltro prevedeva l'esistenza delle "donne di secondo tipo", delle trans, ed oggi è famosa per le cosiddette "Lady Boys" - transessuali che - nel parziale rinnegamento della moderna tailandia rispetto alla propria cultura, a favore di quella occidentale - sono relegate spesso alla prostituzione che il governo tailandese sfrutta per aumentare il turismo (sessuale) nel proprio paese.
Ma accanto a questi mali occidentali che hanno contaminato anche l'oriente, accanto alle resistenze della famiglia di Nong Tom che porteranno il ragazzo in un monastero buddista molto rigido, vediamo anche una madre che, rispondendo alle perplessità del padre che si chiede se il loro figlio diventerà "un travestito", risponde: "se questo è il suo karma, lo diventerà" e accompagnerà il figlio che diventa sempre più figlia nei vari passaggi della transizione con un affetto senza condizioni e senza giudizio. E sarà successivamente un monaco errante buddista a dire al giovane ragazzino - ormai rassegnato a raccogliere Karma positivo in questa vita per poter sperare di rinascere donna - a dirgli: "potrai esserlo anche in questa vita", con ciò offrendo la benedizione anche spirituale rispetto alla sua identità di genere.
Molti i momenti poetici nel film, accompagnato da una fotografia delicata e molto "pastellata" nelle scene di campagna della sua gioventù e decisamente più "satura" (specie nel rosso e nel blu) nelle parti girate sui ring e nella città.
Il film utilizza più volte la voce "fuoricampo" della protagonista senza che questo espediente diventi fastidioso e preponderante. Ad essa sono affidati i messaggi etici e morali più importanti della pellicola.
Una nota particolare va fatta per l'attore principale, un vero kickboxer che ha recitato perfettamente anche la parte di inizio e fine transizione. Strepitosi i cambiamenti somatici dovuti sì al trucco, ma anche a non meglio specificate cure che sono state effettuate sull'attore per femminilizzarlo al massimo (niente seno, ma sicuramente addolcimento del viso), al punto da far sospettare un breve periodo di terapia antiandrogenica, seppur blanda.
Nota negativa: durante tutto il film i sottotitoli italiani parlano di Nang Tom come di un travestito e si parla di lei al maschile, anche quando la si rappresenta ormai in fase avanzata di transizione e a pochi giorni dall'intervento chirurgico di rettificazione dei genitali. Solo il giornalista americano, alla fine, le si rivolge al femminile durante l'intervista. Essendo l'audio originale prevalentemente in tailandese, diventa difficile stabilire se il problema è originario della pellicola o frutto dell'ignoranza dei traduttori italiani.
Questa pecca, che riteniamo grave in genere quando si parla di persone transgender e transessuali, nel film quasi passa in secondo piano di fronte ai contenuti concreti del film.
Uno dei più poetici e belli mai scritti sulla tematica trans, a parere di chi scrive. Sicuramente mille volte meglio del decantato "Transamerica" che alla fine riproduce una visione molto stereotipata ed antica della realtà trans (vedi recensione).

Genova 17 luglio 2006
Mirella Izzo

FOTOGALLERY E UN POCO DI ANTROPOLOGIA
courtesy by National Geographic

Questo è il vero viso di Tum, uno dei più popolari volti della Tailandia. E' stata un campione di Kick Box - ma dopo che quattro anni fa si è sottoposta ad intervento di riassegnazione chirurgica - ha lasciato la boxe. Come uomo, Tum è stato un eroe nazione, idealizzato per la sua maestria nel "Muay Thai", il nome con cui viene chiamata la boxe tailandese tradizionale. Come donna ha smesso di competere fino a questo 2006, anno in cui ha deciso di tornare sul ring.

Tre ragazzi e una ragazza

In Tailandia il concetto dell'esistenza di tre sessi è antico. Antiche tradizioni del nord della Tailandia raccontano che in principio un uomo e una donna ebbero tre figli: un maschio, una femmina e un terzo sesso. Molti tailandesi credono che essere 'phuying praphet song', nome tradizionale per indicare le persone transgender che -tradotto letteralmente signfica "secondo tipo di donna" - sia il risultato del proprio karma. Molti pensano che nelle loro vite passate, le phuying praphet song erano uomini che hanno avuto molte storie con donne differenti. E che il loro destino di karma sia quello di reincarnarsi in una donna intrappolata in un corpo di uomo. Le Ladyboys credono che se si comporteranno bene in questa reincarnazione rinasceranno o come uomini o come donne. In Tailandia si stima vivano 180.000 ladyboys che vivono come donne ma che legalmente sono considerate uomini.
Da sinistra a destra: una ladyboy (nome popolare in tailandia per descrivere le persone transgender) di nome "Oh; Sam Winter, un antropologo dell'università di Hong Kong, una cabarettista transgender di nome Fah e la giornalista di National Geographic, Laura Greene.
Tre ragazzi e una ragazza

In Tailandia il concetto dell'esistenza di tre sessi è antico. Antiche tradizioni del nord della Tailandia raccontano che in principio un uomo e una donna ebbero tre figli: un maschio, una femmina e un terzo sesso. Molti tailandesi credono che essere 'phuying praphet song', nome tradizionale per indicare le persone transgender che -tradotto letteralmente signfica "secondo tipo di donna" - sia il risultato del proprio karma. Molti pensano che nelle loro vite passate, le phuying praphet song erano uomini che hanno avuto molte storie con donne differenti. E che il loro destino di karma sia quello di reincarnarsi in una donna intrappolata in un corpo di uomo. Le Ladyboys credono che se si comporteranno bene in questa reincarnazione rinasceranno o come uomini o come donne. In Tailandia si stima vivano 180.000 ladyboys che vivono come donne ma che legalmente sono considerate uomini.

National Geographic ha dedicato un intera trasmissione a Tung (http://news.nationalgeographic.com/news/2004/03/0325_040325_TVthirdsex.html)
Foto e testi di questa paginasono tratti da National Geographic. Ulteriori immagini e testi sono disponibili alla pagina; http://channel.nationalgeographic.com/channel/photogallery/thirdsex/

Un delizioso,divertete video:Miss trans thailandese


ALcazar cabaret in pattaya thailand:the ledyboy:boun divertimento.

«Favorevole al cambio di nome anche senza mutare connotati fisici» «Giusto rimborsare chi armonizza il corpo» Il ministro Turco e i transessuali: il s


Vladimir Luxuria si è appena sottoposta al rifacimento del seno e del naso (Melia Nicola
ROMA — «Non ci trovo niente di scandaloso nel riconoscere ai transessuali maggiori attenzioni da parte del servizio pubblico. L'intimità della persona va rispettata e, quindi, credo che il nostro sistema sanitario debba fare uno sforzo. E' una questione di etica». Manderanno in estasi Luxuria le dichiarazioni di Livia Turco sull'iniziativa preannunciata sul Corriere dal deputato di Rifondazione da poco riapparso in Parlamento con un naso rifatto: un disegno di legge che renda più accessibili, sul piano della rimborsabilità, gli interventi per transitare da un sesso all'altro. Sarà pronto entro maggio.

PARERE — Il ministro della Salute chiederà un parere al Consiglio Superiore di Sanità e al Comitato di bioetica. «Non mi sento di affermare che tutto ciò che riguarda il sesso vada considerato un diritto — aggiunge —. Credo però che il servizio ospedaliero debba prendersi carico di chi ha bisogno di armonizzare il corpo con la sua identità. Mi chiedo inoltre se sia giusto che a rilasciare le autorizzazioni per il cambiamento di genere debba essere un tribunale anziché un'equipe medica». Il ministro è inoltre favorevole alla proposta di consentire ai transessuali la modifica del nome anche senza aver mutato connotati fisici: «Deve essere una libera scelta. Poter adeguare i documenti a quello che un individuo sente di essere nell'intimo significa mantenere la propria integrità». Dunque, massima disponibilità ad affrontare il tema degli interventi chirurgici rimborsati a chi è nato in un corpo sbagliato. Luxuria quasi non ci crede: «Grande Livia — commenta entusiasta —. Mi rendo conto che in molte Regioni il bilancio della Sanità è in rosso. Noi però abbiamo bisogno di maggiore assistenza, ci deve essere permesso di realizzare l'armonia tra fisico e spirito. Qui non si tratta di avere il lifting gratis e di rifarsi per apparire giovani e belli. Abbiamo diritto alla salute psicofisica».

BISTURI — Il 20% dei circa 20 mila trans italiani sono «transitati» grazie al bisturi. L'80% invece convive con aspetto e attributi sessuali indesiderati perché non tutti possono operarsi privatamente, a caro prezzo. Il 90% dei transitati ha compiuto il passaggio da uomo a donna. L'attuale sistema sanitario rimborsa alcune prestazioni chirurgiche ma solo per la correzione delle caratteristiche sessuali primarie (genitali). Di regola, sono esclusemastoplastica, rinoplastica elettrocoagulazione per la depilazione definitiva, trattamenti ormonali. La situazione è molto diversa nelle Regioni. Toscana ed Emilia Romagna sono le più evolute e aperte nei confronti di pazienti così speciali. Lo stesso avviene in altre realtà isolate, come il San Camillo di Roma e il Mauriziano di Torino.

DONAZIONI — Al Policlinico Umberto I di Roma Nicolò Scuderi cerca di assecondare le necessità di chi vuole rettificare il sesso facendo rientrare nella rimborsabilità rinoplastica, correzione del pomo d'Adamo o zigomi. Il chirurgo è in attesa del via libera per un protocollo senza precedenti. Un doppio passaggio maschio-femmina e femmina-maschio. Funzionerebbe così. L'aspirante femmina dona l'organo sessuale che viene trapiantato all'aspirante uomo. Per Scuderi non è un azzardo: «Stiamo studiando i particolari tecnici. E' una soluzione possibile».
Margherita De Bac
24 aprile 2007

lunedì 23 aprile 2007

Panorama – Italia:Dico sì: gli altri cristiani favorevoli alle coppie gay


La Chiesa cattolica è sola nella battaglia contro i Dico. Protestanti, anglicani e ortodossi, interpellati da Panorama, sono favorevoli al riconoscimento delle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali.
“Non capisco perché si continui ad agitare il fantasma delle unioni di fatto come un attentato contro la famiglia fondata sul matrimonio” osserva il pastore valdese Paolo Ricca. “Dobbiamo prendere atto che oggi esistono tante forme di convivenza che lo Stato è chiamato a regolamentare” . Il pastore non si scandalizza nemmeno per le coppie gay (”L’omosessualità è un dato di fatto naturale”) e garantirebbe loro anche il diritto di adottare bambini, “se l’alternativa è l’orfanotrofio oppure non ci sono coppie eterosessuali disponibili”.
Analoga la posizione di John Flack, vescovo anglicano e direttore del Centro anglicano di Roma: “Dal punto di vista morale non vedo ostacoli al riconoscimento delle unioni civili, anche omosessuali”. Più prudente invece sull’adozione da parte di coppie gay: “Su questo punto sarebbe meglio fare una riflessione più approfondita” suggerisce il vescovo anglicano.
Anche gli ortodossi si schierano a favore dei Dico: “Penso che la Chiesa non dovrebbe sentirsi minacciata dalla legge sulle unioni di fatto” afferma Christophe D’Aloisio, presidente di Syndesmos, un organismo internazionale che riunisce 126 movimenti giovanili ortodossi. Ma aggiunge che “la Chiesa deve continuare a insegnare il valore del matrimonio cristiano”.
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Moratti: "Dedicato a Giacinto Facchetti:L'Inter conquista il suo 15° scudetto






MILANO - Eccolo, è lui, è bellissimo, è il secondo scudetto consecutivo, il quindicesimo della storia di F.C. Internazionale Milano.
Ora, guardandolo da vicino, accarezzandolo in questo dolce aprile insieme a un popolo di tifosi in festa, è veramente bello questo secondo scudetto di Massimo Moratti, nato e cresciuto sotto la stella di Giacinto Facchetti, che in questi strepitanti momenti di felicità e di orgoglio nerazzurro ci manca ancora di più, ci mancherà sempre di più.
Questo è il titolo di campioni d'Italia 2006-2007 che nessuno è riuscito a staccare dalla maglia di Roberto Mancini, da quelle dei nostri bravissimi campioni che hanno autografato un Campionato da record, vincendo contro tutto e tutti, persino ogni partita a distanza contro il luogo comune distorto di un torneo facile. Non è mai facile stabilire o eguagliare record nello sport, come invece sono stati stabiliti ed eguagliati da una squadra costruita con passione e competenza, gestita con attenzione, guidata a testa alta, onorata in ogni allenamento, prima ancora che in tutte le partite, da un gruppo che aveva fissato un appuntamento ed è arrivato in largo anticipo sotto lo striscione del traguardo accompagnato dalla professionalità e dalla disponibilità dei moltissimi che hanno lavorato dietro le quinte, in sede, ad Appiano Gentile, allo stadio o al Settore Giovanile, al sito ufficiale come a Inter Channel o alla rivista. Tutti insieme, tutti qui, a braccia alte, insieme con milioni di straordinari tifosi: a Milano, che è la nostra città, come in ogni angolo del mondo, il nostro mondo nato quasi cento anni fa da un atto di ribellione, da un'idea geniale, dalla voglia di essere quello che altri non saranno mai.
Alzate il volume, fatevi sentire, c'è una gioia da urlare con rispetto e fantasia, con la nostra bandiera da sventolare sotto il cielo: l'Inter ha vinto lo scudetto, il secondo consecutivo. È la storia che lo ripete insieme con noi, è questa la storia che potremo raccontare ai cuori nerazzurri del futuro, come a noi hanno fatto sognare le leggende dell'Inter di Alfredo Foni (1952-1953 e 1953-1954) e della Grande Inter di Angelo Moratti ed Helenio Herrera (1964-1965 e 1965-1966).

Milano, 22 aprile 2007: l'Inter è Campione d'Italia. È la realtà il nostro sogno.
SCUDETTO INTER 2007

sabato 21 aprile 2007

E' morta a Marsiglia a 75 anni. Si fece operare per cambiare genere nel 1958, destando scandalo



PARIGI - E' morta a Marsiglia all'età i 75 anni Coccinelle, la cantante e attrice francese famosa per essere stata il primo personaggio del mondo dello spettacolo apertamente transessuale. I funerali in forma strettamente privata si terranno domani a Marsiglia, città dove viveva da una quindicina di anni.

Nato a Parigi nel 1931 Jacques-Charles Dufresnoy, alias Coccinelle, suo nome d'arte, divenne allo stato civile Jacqueline-Charlotte Dufresnoy dopo un'operazione chirurgica di vaginoplastica nel 1958 a Casablanca, in Marocco. La notizia dell'intervento per cambiare sesso destò grande clamore e scandalo in Francia, dove Coccinelle era già un apprezzato cantante di cabaret en travesti.

Coccinelle ottenne il cambiamento anagrafico nel 1962 per regolarizzare il suo matrimonio con un giornalista. Il caso ebbe enorme risonanza e suscitò veementi proteste tanto che fino al 1978 nessun transessuale potè cambiare stato civile in Francia. La carriera artistica di Coccinelle iniziò nel 1953 con il teatro di rivista, in particolare al "Chez Madame Arthur", celebre cabaret di Parigi, dove si esibivano regolarmente trasformisti di ogni parte del mondo.

Dopo l'operazione, Coccinelle divenne l'icona della causa transgender in Francia e nel mondo. Negli anni Sessanta conobbe la notorietà come cantante e attrice, in teatro e al cinema. Nel 1960 a Parigi Coccinelle, definito dalla cronache il più famoso transessuale del mondo, incantava il pubblico al Carousell.

Coccinelle, che ebbe modo di cantare anche al fianco della leggendaria Edith Piaf, ha inciso una decina di dischi e ha partecipato a un'altra decina di film. Non fu la prima transessuale ad operarsi, ma fu la prima di fama mondiale. E contribui' a rendere noto un chirurgo che fino ad allora aveva agito in maniera quasi clandestina. Nel 1953 in Marocco, a Casablanca, il chirurgo francese Georges Burou incominciò le operazioni di "cambiamento di sesso".

Coccinelle fu uno dei primi pazienti, nel 1958, a sottoporsi al metodo chirurgico moderno per il riassegnamento del sesso ( che Burou aveva appena messo a punto ). Due anni più tardi, nel 1960, anche un'altra showgirl del Carousell, di nome Bambi, si recò dal dottor Burou.

Spagna: prima transessuale candidata alle elezioni


(ANSA) -MADRID, 20 APR- Kim Perez e' la 1/a donna trans che si presentera' a un'elezione in Spagna, candidata del partito di estrema sinistra nelle liste di Granada. Un transessuale maschio gia' svolge le mansioni di assessore comunale alle isole Canarie. Perez, presidente della Associazione identita' sessuale dell'Andalusia, si e' detta 'orgogliosa' che il partito di estrema sinistra, Iu, le abbia offerto tale possibilita' alle amministrative del prossimo 27 maggio.

Cina: Show con transessuali, ecco la nuova attrazione per i turisti cinesi continentali


Da sempre i turisti cinese continentali amano girare per Hong Kong, in cerca dei ristoranti più chic, delle boutiques d'alta moda, locali che fanno tendenza e di sempre nuove attrattive. E pare che siano stati esauditi di nuovo. La nuova attrazione di Hong Kong è ora rappresentata da show di transessuali thailandesi che si muovono e ballano in bikini, in abiti succinti dai colori brillanti e acconciature "torreggianti". Autobus strapieni di turisti cinesi provenienti dal continente stanno riempiendo il teatro, che da poco ospita questo show, per assistere a questo spettacolo da non perdere, e che difficilmente potranno vedere nella Cina continentale. Molti dei ballerini sono dei veterani del settore o vincitori di gare di bellezza per travestiti nella loro patria, in Thailandia, un Paese prevalentemente buddhista dove gli omosessuali, i travestiti e i transessuali sono ampiamente tollerati. "La cultura cinese è sicuramente meno accomodante", dice uno di loro. Durante lo show i ballerini si lanciano in canzoni pop occidentali stile "Madonna" o in famosi pezzi cinesi e cantonesi, senza tralasciare danze tradizionali thailandesi o cinesi. Ma quello che attira veramente l'attenzione del pubblico cinese è la "femminilità" dei ballerini, con i loro reggiseni dorati e le loro collane di perle. Più dell'80 per cento degli spettatori sono infatti turisti cinesi.

La Polonia omofoba ospiterà gli Europei del 2012





La Polonia, insieme all’Ungheria, ospiterà gli Europei di Calcio del 2012.
La scelta compiuta dall’esecutivo dell’Uefa, ha premiato di fatto un pease, la Polonia appunto, dove i diritti umani e le libertà civili, in particolar modo quelli degli omosessuali, sono quotidianamente calpestati.
Il Governo polacco presieduto da Jaroslaw Kaczynski nutre infatti aperti sentimenti di ostilità contro le persone glbt, più volte sanzionati dall’opinione pubblica internazionale, oltre che dalle associazioni che si battono per i diritti di gay, lesbiche e trangender.
Ultimo esempio di tale ostiltà è la notizia secondo cui il Ministro dell’Istruzione polacco, Roman Gyertich, ha proposto, la scorsa settimana, che gli omosessuali non debbano insegnare nelle scuole pubbliche né in altre istituzioni educative, pena il carcere.
La decisione di quest’oggi dell’Uefa, dunque, non farà certo piacere a quanti in Polonia e nel resto d’Europa tentano quotidianamente di contrastare il regime ultrareligioso e liberticida dei fratelli Kaczynski.

venerdì 20 aprile 2007

Cina, pioppi "transessuali" per la salute della popolazione


I pioppi di Pechino verranno sottoposti a "operazioni di cambiamento di sesso" che gli impediranno di produrre il polline che invade la città e che crea problemi di allergia e di asma alla popolazione della metropoli, riportano i media cinesi.

Gli esperti del comune, che ospita più di 300.000 pioppi, hanno iniziato a fare delle iniezioni agli alberi femmina nell'ambito di un esperimento che mira a cambiare i sessi degli alberi in modo da evitare che producano polline, ha detto la televisione di stato Cctv.

"Il polline di pioppo peggiora la qualità dell'aria ed è dannoso per la salute, per questo le autorità cittadine devono fare qualcosa per affrontare il problema", dice alla televisione un esperto forestale.

Per la Cina, non è una novità interferire su eventi naturali . Nel paese, le nuvole vengono ripetutamente "seminate" per generare pioggie, e i media di Stato hanno fatto sapere recentemente che in Tibet verrà sparata neve artificiale che servirà a ridurre il ritiro dei ghiacciai.

Celebrity Big Brother 4 - Pete Burns

BigBrother Brasil 7:il vincetore e Alemao

Derby tutto romano per la finalissima del Grande Fratello


I due finalisti sono in discarica e nervosissimi attendono il verdetto. Alessia ha annunciato la chiusura del terzo ed ultimo televoto. I due romani ora si scambiano i loro pensieri ed entrambi ammettono di aver incontrato nell'altro un grande amico. Passano eterni i secondi di silenzio e poi la fatidica frase: il vincitore del Grande Fratello 7 è MILO.

giovedì 19 aprile 2007

LORELLA CUCCARINI AL GAY PRIDE



"IO BALLERO', e tu mi vedrai, sogno d'amore che non viene mai, a gridarmi son qui e adesso sei mia, e insieme balliamo, balliamo balliamo! Ballo perchè, vorrei dire si, Ballo perchè, nascondo così, questa malinconia, che non mi va via, e insieme balliamo balliamo balliamo così!"

Non trovate che sia la sigla perfetta per il Gay Pride? Nasce online una petizione per chiedere agli organizzatori della manifestazione di invitare anche Lorella Cuccarini il 9 giugno a Roma.
Lo scorso novembre a 'Very Victoria' la Cabello l’ha accolta così: "Lorella, tu sei un'icona gay". "Sì, quanto mi piace questa cosa! Poi sono in buona compagnia, ci sono Patty Pravo, Mina, la Carrà" ha risposto la showgirl. La Cabello ha proseguito: "Ma sei anche cattolicissima, madre di 4 figli, amante della famiglia. Come si conciliano le due cose?". E la Cuccarini ha riposto: "Perchè, scusa? Sono cattolicissima ma anche nella Chiesa ci sono grandi aperture...".

LA NOTTE VOLA


Victoria ha poi chiesto esplicitamente: "Lorella, ma tu parteciperesti a un Gay Pride?" e la sua risposta è stata "Certo, se mi invitassero. Farei un medley delle mie sigle!". Vi garba l’idea? Allora firmate!

LORELLA AL PRIDE. FIRMA LA PETIZIONE >>>

redazione@gay.tv

LORELLA CUCCARINI AL GAY PRIDE


"IO BALLERO', e tu mi vedrai, sogno d'amore che non viene mai, a gridarmi son qui e adesso sei mia, e insieme balliamo, balliamo balliamo! Ballo perchè, vorrei dire si, Ballo perchè, nascondo così, questa malinconia, che non mi va via, e insieme balliamo balliamo balliamo così!"

Non trovate che sia la sigla perfetta per il Gay Pride? Nasce online una petizione per chiedere agli organizzatori della manifestazione di invitare anche Lorella Cuccarini il 9 giugno a Roma.




Lo scorso novembre a 'Very Victoria' la Cabello l’ha accolta così: "Lorella, tu sei un'icona gay". "Sì, quanto mi piace questa cosa! Poi sono in buona compagnia, ci sono Patty Pravo, Mina, la Carrà" ha risposto la showgirl. La Cabello ha proseguito: "Ma sei anche cattolicissima, madre di 4 figli, amante della famiglia. Come si conciliano le due cose?". E la Cuccarini ha riposto: "Perchè, scusa? Sono cattolicissima ma anche nella Chiesa ci sono grandi aperture...".




Victoria ha poi chiesto esplicitamente: "Lorella, ma tu parteciperesti a un Gay Pride?" e la sua risposta è stata "Certo, se mi invitassero. Farei un medley delle mie sigle!". Vi garba l’idea? Allora firmate!
http://www.petitiononline.com/cucpride/petition.html

22° Gay&Lesbian Film Festival - “Da Sodoma a Hollywood”



Torino, 19 - 26 Aprile 2006



Torna a Torino, dopo mesi di agitazioni festivaliere, il Gay&Lesbian Film Festival “Da Sodoma a Hollywood”, giunto quest’anno alla sua XXII edizione e come sempre diretto dal fondatore Giovanni Minerba. Molte le conferme nella formula della manifestazione ma non mancano le anteprime e le novità. Tra queste lo spostamento di sede che vede dividersi la rassegna tra la sala grande dell’Ideal Cityplex, dove si svolgeranno le serate di apertura e di chiusura, e le tre sale dell’Ambrosio Cinecafé già sfruttate dall’ultimo Torino Film Festival. Nel fine settimana del 28 e 29 aprile una ricca selezione di repliche sarà inoltre ospitata nella sala 3 del cinema Massimo, grazie alla collaborazione del Museo del cinema.

Ad aprire ufficialmente le danze la sera del 19 aprile sarà l’anteprima italiana della commedia francese Crustacés et coquillages diretta da Olivier Ducastel e Jacques Martineau (presenti a Torino) con Valeria Bruni Tedeschi e Jean-Marc Barr. Quest’ultimo, interprete prediletto da Lars Von Trier, presenterà anche il suo Chacun sa nuit, di cui è regista, nel “Concorso Internazionale Lungometraggi”. La competizione principale vede per la prima volta la presenza di due italiani, Schopenhauer di Giovanni Maderna e Riparo di Marco Simon Puccioni già presentato nella sezione Panorama dell’ultima Berlinale, come anche il Ci Qing/Spider Lilies della taiwanese Zero Chou, vincitore in quell’occasione del “Teddy Award” come miglior pellicola a tematica omosessuale.

Torna in gara con Tuli il vincitore del 2006, il filippino Auraeus Solito, e torna anche Eytan Fox (già premiato dal pubblico nel 2003 e nel 2004) con The Bubble. Con gli altri due concorsi, quello Cortometraggi e quello Documentari, si potranno vedere rispettivamente altre venti e altre otto opere e si sancisce la chiusura del Concorso Video, istituito nelle ultime tre edizioni e oggi riassorbito nelle tre sezioni competitive come a considerare ormai il supporto video in grado di essere utilizzato allo stesso livello espressivo della pellicola.

Uno dei cinque membri della giuria lungometraggi del Festival sarà quest’anno Cui Zi’en, regista, romanziere e attivista queer cinese che presenterà al pubblico di Torino i propri Fu Ge/Refrain (2005) e Shaonian hua cao huang/Withered in a Blooming Season (2006). Con lui in giuria l’attrice Monica Cervera, la regista Cheryl Dunye, l’oggi membro dell’Andy Warhol Foundation for the Arts Mario Zonta e l’attesissimo presidente Joe Dallesandro, protagonisti dello speciale omaggio dedicato dal festival a Andy Warhol: in occasione del ventesimo anniversario della morte dell’artista saranno infatti riproiettati tre suoi classici semi-invisibili come My Hustler (1965), Chelsea Girls (1966) e Lonesome Cowboys (1968).

Si lega a questa riscoperta per il cinema sperimentale la retrospettiva principale del 2007, dedicata all’opera di Kenneth Anger, ottantenne al quale le proprie condizioni di salute non permetteranno di essere a Torino e che però sarà rappresentato da David Tibet (fondatore dei Current 93) e William Breeze (già membro dei Coil) che terranno la mattina del 24 una video-lettura ispirata al lavoro di Anger e alla loro comune militanza nell’O.T.O. (Ordo Templi Orientis) fondato da Aleister Crowley, e che stanno lavorando anche a Brother Focus: A Kenneth Anger Tribute Album.

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Del regista californiano si potranno vedere praticamente tutte le opere, quattro delle quali appena restaurate, compresa un’anteprima dell’ultimo progetto Elliot’s Suicide, e una serie di titoli che hanno avuto in vario modo il loro ruolo nella formazione di Anger: si va da A Midsummer Night’s Dream (1935) di Wilhelm Dieterle e Max Reinhardt, il primo film in cui si ritrovò coinvolto, recitandovi, da bambino, alle opere di Méliès e Jean Genet, al ¡Que Viva Mexico! (1932-1979) di Ejzenstejn alla cui riedizione Anger era stato invitato a partecipare su invito di Henry Langlois per conto della Cinémathèque Française.

Tra i diversi omaggi del festival si segnalano quello al performer Ron Athey, quello al regista francese Philippe Vallois, e quello al mitico Studio 54 di New York, inaugurato trent’anni orsono, il 26 aprile 1977, e immortalato anche dal documentario Thanks God Is Friday (1978) di Robert Klane e dal più recente Fifty Four/Studio 54 (1998) che il regista Mark Christopher porterà personalmente a Torino in anteprima europea nella versione “Director’s Cut” non tagliata dalla Miramax. Da non perdere anche la selezione di pellicole della collezionista nordamericana Jenni Olson che ha “prestato” al festival una serie di opere nelle quali analizzare la sporadica emersione delle tematiche omosessuali nel cinema “mainstream”, come è il caso di The Killing of Sister George (1968) di Robert Aldrich, accanto ad alcune vere rarità come dei cortometraggi anonimamente prodotti nel 1930 e nel 1940.

Tornano quindi le consuete sezioni della rassegna torinese, come la “Voice Over” riservata alla video-arte di Brice Dellsperger, Franko B e del duo italo-americano Lovett/Codagnone, e come soprattutto “Europa Mon Amour” quest’anno dedicata agli spaghetti western dal sottotesto più o meno dichiaratamente gay: dopo il successo di Brokeback Mountain, sarà possibile rivedere con nuovo sguardo dieci film girati tra il ’60 e il ’70, dal Requiescant (1966) di Lizzani con la partecipazione di Pier Paolo Pasolini, a Se sei vivo spara (1967) con Tomas Milian, a Faccia a Faccia (1967) e Il mercenario (1968) di Sollima e Corbucci, a The Singer not the Song (1960) di Roy Ward Baker in cui “un elegante e decadente Dirk Bogarde, nella parte del bandito messicano Anacleto, seduce il biondo ed integerrimo padre Keogh (John Mills)”.

Tra i film fuori concorso si possono invece segnalare il Brand Upon the Brain! già presentato da Guy Maddin all’ultimo festival di Berlino, Cover Boy… l’ultima rivoluzione di Carmine Amoroso, che annovera nel cast anche Luciana Littizzetto e Chiara Caselli e gli americani Itty Bitty Titty Committee e Puccini for Beginners. Gran finale il 26 aprile con la cerimonia di premiazione presentata da Paola Maugeri e diversi interventi musicali in omaggio a Giuni Russo, cui è dedicato il Cd Unusual, in cui una serie di cantanti riprendono brani della cantante scomparsa nel 2003. Chiude definitivamente il festival, repliche a parte, la proiezione della commedia Another Gay Movie (2006) di Todd Stephens che sarà presente a Torino col co-sceneggiatore Tim Kaltenecker per l’anteprima italiana del suo film distribuito nel nostro paese da Fourlab…

Dopo le diverse polemiche scatenatesi a Torino per la non riconferma del sostegno pubblico al Festival del Cinema delle Donne, e dopo il recentissimo caso di uno studente che si è tolto la vita, pare, perché veniva preso in giro in quanto poco “virile”, anche quest’anno il ricco cartellone del festival conferma l’importanza di una manifestazione decisamente non solo “di settore”: con buona pace degli studenti di destra della locale Consulta degli Studenti che per la prima volta dopo alcuni anni hanno negato il premio in denaro che nelle scorse edizioni i giovani torinesi attribuivano a una delle opere presentate, premio prontamente ri-finanziato da due volonterosi privati cittadini.




Link correlati
Il sito ufficiale del festival

15-04-07

mercoledì 18 aprile 2007

Le anime femminili in corpo maschile, il terzo sesso, sono parte della cultura indiana sin dai tempi antichi, e come tale seguono precisi prescrizioni




Hijras, i travestiti indiani
Hijras è la parola Urdu che significa ermafrodita. Loro si definiscono nè uomo nè donna e in testi la cui origine si avvicina all'anno 1000 a.C., vengono considerati come il risultato della parità tra le forze generatrici del padre e della madre. Nel caleidoscopico mondo indiano, ogni sfumatura viene codificata, ma non per questo meno discriminata. In testi posteriori già si sancisce che, chi nasca Hijra, non possa ereditare proprietà, non possa condurre i riti e i sacrifici propri dei figli maschi e che debba essere espulso dalla comunità castale di nascita. Oggi, a causa della loro condizione, è inoltre precluso loro l'accesso agli studi , al lavoro, al voto, al passaporto e persino ad un conto bancario.



I transessuali indiani trovarono la loro collocazione sociale rispecchiando alcune divinità androgine ma si distinguono dai semplici omosessuali maschi, conosciuti come Zenana, donna, o Anmarad, non uomo, che mantengono la loro identità formale maschile nella società, soprattutto da quando la legislazione coloniale britannica, tuttora in vigore, sancì nel 1861 la punibilità dell'omosessualità con pene severe. Gli Hijras invece abbandonano la famiglia di nascita, rinunciano alla sessualità maschile, assumono nome, abbigliamento e identità femminili.



Raramente viene praticata loro una castrazione rituale e totale, (oggi praticata segretamente poichè illegale) che li trasforma, da maschio impotente, in una nuova e potenzialmente poderosa persona. Offrendo alla loro divinità protettrice i loro genitali, confidano di ricevere una poderosa virilità nelle loro prossime sette esistenze, ma non sempre questa pratica è volontaria. Sono considerti "sacerdotesse" della dea Bauchara Mata, qualunque fosse la loro religione di provenienza. Nel Tamil Nadu, a Koovagam si trova il tempio principale degli Hijras. Qui annualmente in si svolge una celebrazione durante la quale gli Hijras di tutto il paese si riuniscono, e ritualmente rappresentano il loro matrimonio con Krishna, reincarnazione del dio Vishnu. Al giorno seguente ne piangono la morte.



Come Shiva, che secondo la mitologia lanciò sulla terra il suo pene amputato, estendendo così il suo potere sessuale all'universo, da cui il culto del Lingam, pene, nei templi a lui dedicati, così anche gli Hijras hanno potere di apportare fertilità agli altri con la loro benedizione. Gruppi di Hijiras si presentano, cantando e ballando, alle celebrazioni che si tengono per la nascita di un figlio maschio, augurando al piccolo virilità e la capacità di continuare la stirpe. Ricevono in cambio doni in denaro, ma spesso questi sono elargiti proprio perchè si decidano ad allontanarsi, con le loro allusioni scandalose, i gesti osceni e gli scherzi pesanti. La stessa cosa si verifica nella casa di uno sposo che si appresta a raggiungere la sua promessa, per contrarre matrimonio. Perchè gli Hijras sono considerati ad un livello sociale inferiore anche ai comuni intoccabili. Ma il timore popolare di ricevere una maledizione permette loro la sopravvivenza.



La comunità degli Hijiras funziona come una casta: hanno proprietà comuni, case nelle quali vivono insieme creando nuove parentele fittizie. Hanno sette sottocaste nazionali derivanti da altrettanti avi simbolici, hanno rappresentanti nazionali e regionali ed un consiglio degli anziani. Esiste una gerarchia tra discepoli e guru ed è prevista l'espulsione dalla comunità in caso di disobbedienza alle regole di casta.



La memoria dell'antico ruolo di "sacerdotesse" e prostitute sacre o di eunuchi di corte in contesto islamico, è sempre più messo in ombra rispetto alla necessità di mendicare e di prostituirsi per denaro. Le loro danze sensuali sono sempre più folclore. Soltanto nelle comunità chiuse, dove viene ricostituita la cellula familiare formata dalla guru-maestra e dalle chela-discepole, o durante la loro grande festa annuale, si possono ritrovare i riflessi di uno splendore che pare ormai perduto. La Guru svolge oggi funzioni di protettore, alla quale le discepole devono versare i guadagni ottenuti con la prostituzione.



Oggi molti Hijras sono politicamente attivi riguardo all'emergenza rappresentata dal diffondersi del virus HIV e nella lotta per i diritti degli omosessuali. Nel 2000 un Hijra, Asha Devi, venne eletta sindaco di una città di media grandezza, Gorakhpur, nell' Uttar Pradesh.

Glaag 2007:red carpet





LOS ANGELES – Gran gala in puro stile hollywoodiano sabato sera per la 18° edizione dei GLAAD Media Awards organizzati dalla Gay and Lesbian Alliance Against Defamation, che premia puntualmente i prodotti dell'audiovisivo che più si sono distinti in positivo nel processo di eliminazione dell'omofobia e della discriminazioni basate sull'identità di genere e orientamento sessuale . La miglior serie brillante è risultata essere “Ugly Betty”, sulle traversie di una ragazza niente affatto avvenente che però riesce farsi strada nel mondo della moda. La serie, prodotta da Salma Hayek, già in gennaio si era aggiudicata due Golden Globes, tra cui quello per la migliore attrice protagonista America Ferrera. Andrà in onda da giugno su Italia 1 col probabile titolo di “Betty la racchia”. Sul versante drammatico si è imposta invece “Brothers & Sisters”, serie che narra le vicende della famiglia californiana dei Walker: mamma Sally Field, papà Tom Skerrit e cinque figli adulti tra i quali Kevin (Matthew Rhys), avvocato gay di successo. È già in onda ogni venerdì sera su FoxLife. Al grande successo “Grey's Anatomy” è andato il premio per il miglior episodio individuale, “Where the Boys Are” (il titolo italiano è “Un nuovo inizio”). Con gli altri sul palco a ritirare il premio è salito l'attore T.R. Knight che qualche mese fa aveva fatto un non troppo spontaneo 'coming out': «Sono arrabbiato per le disuguaglianze che dobbiamo fronteggiare ogni giorno – ha detto Knight. – Spero di trasformare questa mia rabbia in gesti concreti e uno di questi è essere qui per rendere omaggio al lavoro della GLAAD per insegnare e promuovere comprensione, inclusione.» Un premio speciale è stato consegnato da Jake Gyllenhaal a Jennifer Aniston e un altro è andato alla tennista Martina Navratilova.

martedì 17 aprile 2007

Video gracioso de gatto:pensieri d'amore



"Un gatto no pretende che tutto il mondo lo ami;lo esige solo da quelli che lui ha scelto di amare"

" NO occore insegnare ai gatti come divertirsi,dal molmento che sono dotati di un ingegno sconfinato in quest' arte."

La piu popolare attrice transessuale italiana.:Eva Robin


anche se si definisce piu androgino che ermafrodito. L'unica che ha saputo imporsi, sempre e con successo, in qualsiasi campo artistico: moda, teatro, televisione e soprattutto cinema. Parla di sé come di una persona "aggressiva, timida, vivace, pragmatica, spavalda, introversa", ma in tre semplici parole potremo affermare che è unicamente ironica, affascinante e cinica. Con prudenza e parsimonia, dotata di un dolcissimo sorriso, pelle morbida e una voce suadente, ha saputo costruirsi un personaggio raffinato e senza la minima volgarità, facendo dell'ambiguità una delle ragioni del suo successo. Dai servizi fotografici per riviste erotiche al lavoro come modella, dalla cantante al mestiere di attrice. Il suo nome proviene da Eva Kant, personaggio del fumetto cult delle sorelle Giussani "Diabolik", mentre il suo cognome è ispirato allo scrittore Harold Robbins, autore di "L'uomo che non sapeva amare". È la Spagna, con José Antonio de la Loma, ad aprirle le porte del cinema, è il 1976 ed Eva recita in La Nueva Marylin, a cui seguiranno altre 5 pellicole spagnole. Per il primo ruolo tutto italiano dobbiamo aspettare l'horror Tenebre (1982) di Dario Argento, poi si dedicherà alla televisione a cominciare da "Lupo Solitario" (1987), programma televisivo con Susy Bladi, Patrizio Roversi, i gemelli Ruggeri e Vito (verranno a ruota "Matrioska" e "L'Araba Fenice"), per finire con "Valentina" telefilm in 19 episodi, andato in onda su Italia 1, con Demetra Hapmton (prima serie tv vietata ai minori di 14 anni). La televisione le regala la tanto aspirata notorietà e nel 1989 tiene testa a Tomas Milian, Nathalie Baye e Elliott Gould in" height="350"> Gioco al massacro di Damiano Damiani nel ruolo di Rosita. I primi anni Novanta sono quelli della consacrazione. Nel 1993, i critici teatrali titolano "È nata una stella" e la acclamano come una straordinaria attrice, dopo averla vista recitare sul palco il ruolo che fu della Magnani in "La voce umana" di Jean Cocteau per la regia di Andrea Adriatico. Non si fa attendere anche il seguente riconoscimento cinematografico, l'anno successivo, con Belle al bar di Alessandro Benvenuti (che poi la inserirà anche nel cast di I miei più cari amici, nel 1998) con l'indimenticabile ruolo di Giulia/Giulio, squillo transessuale, dalle parrucche viola e dai vestiti da vamp, assai richiesta che turba i sogni e la realtà di suo cugino Leo (Alessandro Benvenuti). Ancora un po' di cinema con Luna e l'altra (1996) di Maurizio Nichetti e il thriller Cattive inclinazioni (2003) con una ritrovata Florinda Bolkan ed Elisabetta Cavallotti; non dimentica il piccolo schermo con la seconda serie de "Il bello delle donne" nel ruolo della transessuale Pola e con la trasmissione "Primadonna" di Gianni Boncompagni e nel 2005 torna anche a teatro diretta ancora una volta da Andrea Adriatico nel monologo dell'autore argentino Copi "Il Frigo". Oggi, è da sempre impegnata nella cura e nella prevenzione dell'Aids e si dedica anche all'Italian Miss Alternative Show, pittoresco concorso di bellezza bolognese per bellezze ambigue, dacché è icona del mondo GLBT che la ricordano soprattutto per una sua massima detta anche la "Legge di Robin's": "Nel frattempo che aspetto l'uomo giusto, mi diverto con quelli sbagliati". Eva Robin`s in TVRichiedi di essere informato sui prossimi passaggi in tv di tutti i film con Eva Robin`s

PRIMA PARLAMENTARE TRANS LASCIA INCARICO


WELLINGTON - La prima transgender parlamentare ha annunciato mercoledì 14 febbraio il suo ritiro dal Parlamento della Nuova Zelanda. Georgina Beyer, deputata Labor, non ha spiegato i motivi delle sue dimissioni ma sembra che voglia candidarsi alle prossime elezioni comunali di Wellington che si svolgeranno quest’anno. “La mia elezione ed il fatto semplice che io sono qui dimostra che l'atteggiamento ed il giudizio morale della gente verso le persone un po’ differenti e originali è enormemente evoluto” ha risposto l’attivista per i diritti glbt a un giornalista che le aveva chiesto quale fosse il suo contributo in politica.
giacomo.cellottini@gay.tv -->

VERONA UNA SINDACA TRANS .



Un sindaco trans. ma in Italia. Sì si avete letto bene. Laurella Arietti, transessuale di 60 anni ed ex operaia metalmeccanica, si candida sindaco di Verona alle elezioni del 28 e 29 maggio con la lista 'Verona. Cambiare si può'. Suoi rivali saranno: Alfredo Meocci e Flavio Tosi per il centro destra; il sindaco uscente Paolo Zanotto per il centrosinistra. Sotto Laurella racconta chi è e perché si è candidata.
"Sono una donna di quasi 60 anni, ho lavorato per anni come operaia metalmeccanica fino a quando la mia transizione è stata pretestuoso motivo di licenziamento. Ho fatto la delegata sindacale e componente il direttivo F.I.O.M. CGIL per molti anni oltre ad una lunga partecipazione al sociale e come militante politica del paese di Bovolone per il P.C.I. e poi per RIFONDAZIONE COMUNISTA, e ora cerco di dare il io contributo alla lotta per i diritti delle persone trans.La scelta di candidare me, una donna trans, alla carica di prima cittadina è sicuramente particolare ma necessaria in una città come la nostra.A Verona si respira un'aria conservatrice,intollerante, cattolico-estremista, omofoba e transfobica. Esistono gruppi di neo fascisti che aggrediscono chi reputano diverso e tutto ciò avviene nel silenzio delle istituzioni politiche.
Una lista come la nostra ha lo scopo di dare uno scossone a questa situazione stagnante, ad una mentalità retrograda e razzista.Amministrazioni di centro destra e centro sinistra si sono susseguite senza riuscire a dare delle risposte a questioni importanti come il diritto di piena cittadinanza di persone gay, lesbiche, transgender, di migranti, di minoranze politiche e religiose.Questa lista non è importante solo per chi vive a Verona, crediamo che lo sia per l'Italia tutta e per tutto il movimento GLBT.Se è vero che non dovrebbe fare scalpore la candidatura a sindaco di una transessuale, è anche vero che ancora oggi in Italia le persone trans sono discriminate e relegate ad ambiti reputati inferiori. Ancora oggi c'è chi pensa che una persona trans non possa fare il sindaco, non per incapacità politica, ma solo e unicamente in quanto transessuale. E' una battaglia d'orgoglio e di diritti e per questo chiediamo l'appoggio delle amiche e degli amici delle associazioni di tutta Italia. Una campagna elettorale costa molto in termini di impegno e di denaro e, se per il primo metteremo tutte le nostre energie, per il secondo abbiamo bisogno del vostro aiuto. Ci servono soldi per stampare i manifesti, i programmi, per inviarli a casa della gente, per andare in giro a farci conoscere...Vi chiediamo questo aiuto con la consapevolezza che sarà un momento di visibilità per tutte le persone GLBT d'Italia, così come vi chiediamo un appoggio politico e comunicativo che possa servire a mettere al centrodel dibattito i nostri diritti".
redazione@gay.tv

SPAGNA: ENTRA IN VIGORE LEGGE IDENTITA` GENERE



MADRID – E’ entrata in vigore venerdì scorso in Spagna la legge sull’identità di genere. Le persone transessuali potranno così modificare i dati di nome e sesso nei propri documenti di identità, come il DNI(documento di identità spagnolo) senza il bisogno di sottoporsi ad una operazione genitale e senza procedimento giudiziale. Grazie a questa Legge, rettificata dal Congresso dei Deputati il primo marzo, la Spagna può contare su di una legislazione specifica che dà copertura e sicurezza giuridica alle persone finora costrette ad esibire un nome discordante con la propria identità sessuale.
Con la pubblicazione di questo testo normativo, entrerà in vigore anche una disposizione che permette alle donne lesbiche sposate di poter essere madri dei figli "in vitro" delle proprie spose, senza necessità di adozione. Grazie a questo, le donne lesbiche sposate potranno dare il proprio consenso affinché l'incaricato al Registro Civile determini a proprio favore la filiazione rispetto al nascituro.
Identità sessualeSecondo la legge potranno sollecitare il cambio di identità tutte le persone di nazionalità spagnola, maggiorenni e con sufficiente capacità giuridica. Questa rettificazione si trasmetterà attraverso il Registro Civile, senza il bisogno di una sentenza giudiziale. Per questo, la norma stabilisce alcuni requisiti: che si sia diagnosticato alla persona in questione disforia di genere e che abbia ricevuto un trattamento ormonale per almeno due anni per adattare le sue caratteristiche fisiche alle corrispondenti del sesso reclamato. Tuttavia, e questa è la principale novità della Legge, non sarà necessario che la persona in questione, sia stata sottomessa a un'operazione genitale. Inoltre, i trattamenti medici non saranno un requisito necessario per rettificare la propria identità nel registro quando concorrono ragioni di salute o età che rendano impossibili il suo inseguimento e si apporti un certificato medico.
Transessuali dello PSOE (partito socialista operaio spagnolo)La responsabile dell'area dei transessuali dello PSOE, Carla Antonelli, esprime la sua soddisfazione per l'entrata in vigore di questa norma dicendo che questo collettivo "ha iniziato a toccare il paradiso, negato fino ad ora per il settore più discriminato della società spagnola". La Antonelli dice in un comunicato che questa Legge è "retroattiva", in modo tale che tutte quelle persone sono sotto trattamento medico per più di due anni, endocrinologo ormonale o chirurgico che sia, e abbiano in proprio potere una diagnosi di transessualità emessa da un medico collegiato o uno psicologo clinico "hanno diritto a una sollecitazione immediata". Tuttavia la responsabile trans psoe avverte che "sfortunatamente, l'attualità ci dice che le esclusioni persistono. Una trans di Barcellona sarà lunedì in tribunale perché la sua impresa la licenziò per il solo fatto di essere donna transessuale" concludendo con la speranza che "queste indegne situazioni comincino a sradicarsi una volta per tutte con la nuova normativa".

sabato 14 aprile 2007

In memoria di gwen amber rose araujo...

Gwen Araujo
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Gwen Amber Rose Araujo meglio conosciuta come Gwen Araujo (24 febbraio 1985 - 4 ottobre 2002, nata Edward Araujo, Jr.) è stata una ragazza statunitense diciassettenne transgender uccisa durante, o subito dopo, una brutale aggressione perpetrata da tre giovani.



Crimine d'odio
L'evento che portò alla morte della Araujo fu la "collera" che i giovani provarono quando scoprirono che Araujo - che viveva come donna - era biologicamente di sesso maschile.

Due degli accusati, nei successivi processi, sono stati condannati per omicidio di secondo grado, mentre il terzo per omicidio volontario. La giuria ha però concluso che non è stato consumato nessun "crimine d'odio". Le tragiche circostanze hanno trasformato Gwen Araujo in simbolo di discriminazione per la comunità LGBT; molti aspetti controversi e scarsamente documentati relativi all'omicidio rimangono ancora ampiamente dibattuti.


Vita
Gwen visse a Newark, California, negli Stati Uniti. I genitori la ricordano come una bambina felice ed energica che rideva sempre ed era abbastanza attiva. Gwen, alla quale era stato originariamente posto il nome di Edward, espresse, fin da piccola, il desiderio di essere donna e da poco prima dell'omicidio aveva iniziato a vivere seguendo la propria inclinazione. Gwen Araujo frequentò la scuola pubblica e la chiesa locale con i propri familiari fino a quando le polemiche circa il proprio stile di vita crebbero, costringendola ad un progressivo allontanamento dalla società. Gwen abbandonò la Newark Memorial High School prima del conseguimento del diploma e iniziò a cercare un lavoro che non riuscì mai a trovare a causa, come riporta la madre, dell'intolleranza causata dal suo progressivo cambiamento di sesso.


Omicidio
Gwen, che utilizzava il nome di Lida, conobbe, nell'estate 2002, un gruppo di amici durante un incontro casuale avvenuto mentre camminava per strada. Il gruppo, tra i quali erano anche i suoi futuri assassini, passava le serate giocando a domino e consumando alcool e droghe, spesso a casa di Gwen stessa. Alcuni ragazzi del gruppo, affascinati dalla vitalità di Gwen, ebbero attività sessuali con lei.

Gwen venne invitata ad un party alcune settimane dopo aver conosciuto il gruppo. Per l'occasione indossò la vistosa camicietta della madre che le sconsigliò di indossare gli abiti che aveva scelto per quella serata e che espresse disagio per l'aspetto di Gwen. Gwen reagì stizzosamente dicendole che era semplicemente gelosa di lei ed uscì di casa: quella fu l'ultima volta che Sylvia Guerrero vide sua figlia viva.

Il 3 ottobre 2002, nel corso del party, si scoprì, a seguito di una "ispezione" forzata (effettuata da una ragazza del gruppo) che Gwen aveva organi genitali maschili. In un'improvvisa concitazione gli uomini che precedentemente avevano avuto relazioni sessuali con lei divennero estremamente agitati: Mike Magidson afferrò Gwen nell'atrio della casa dove si teneva la festa ed iniziò a strangolarla. A questo punto molti degli invitati abbandonarono la casa: rimasero Jose Merel e Jaron Nabors. Jason Cazares affermò di essere uscito a questo punto, anche se non poté abbandonare la casa perché era arrivato con l'auto di Magidson.

Rimasti soli i tre assalitori iniziarono a seviziarla. Jose Merel la colpì al capo con una pesante padella e con una lattina di pomodori, causandole un taglio che iniziò a sanguinare copiosamente. Jaron Nabors la colpì con un peso acuminato e Mike Magidson la scagliò con violenza contro la parete del salotto con un colpò così violento che sull'intonaco rimase un chiaro segno dell'impatto della testa di Gwen. Dopo una prima fase passata in salotto, Gwen venne trascinata nel garage della casa dove, non è chiaro se da Magidson o da Nabors, venne strangolata con una corda. Le testimonianze raccontano che Jose Merel era impegnato a ripulire il pavimento del garage dal sangue mentre Gwen veniva strangolata. Successivamente Gwen venne incaprettata, avvolta in una coperta e gettata sul fondo del pick-up di Magidson. I tre assalitori e Jason Cazares portarono il corpo di Gwen a El Dorado County, un'area boschiva ai piedi della Sierra Nevada conosciuta come Silver Fork dove sepellirono il corpo in una fossa poco profonda. Non è chiaro a quale punto di questa tragica sequenza di eventi, della durata complessiva di 6 ore, Gwen perse la vita. L'autopsia successiva stabilì che Gwen era morta per soffocamento associato ad un grave trauma contundente alla testa.
[modifica] Ricordo
La madre di Gwen, che la ricorda come il suo piccolo «angelo», ha pubblicamente affermato la speranza che il caso di sua figlia possa influenzare un cambiamento nelle azioni penali contro i "crimini d'odio" che sfociano in omicidio, includendo per essi la pena di morte. Sylvia Guerrero ed il figlio David Guerrero sono apparsi pubblicamente e sui media americani per esprimere il loro dolore e denunciare la violenza contro gli adolescenti che si trovano a fronteggiare problemi di identità sessuale.

Il funerale di Gwen venne seguito da migliaia di persone. Dopo la cerimonia ci fu una marcia lungo le strade di Newark alla quale parteciparono le autorità cittadine. Gwen venne inoltre ricordata durante la veglia Remembering Our Dead che si tenne in diverse città americane per ricordare la morte di 27 transgender uccisi tra il 2001 ed il 2002.

Pochi giorni dopo il funerale i membri dell' omofoba Westboro Baptist Church (seguaci di Fred Phelps) picchettarono la chiesa nella quale aveva avuto luogo il funerale proclamando «il travestito adolescente pervertito Eddie Araujo (o Gwen o Lida) ha raggiunto Matthew Shepard all'inferno».

A richiesta della madre di Gwen, un giudice cambiò legalmente, in maniera postuma, il nome da Eddie a Gwen, il 23 giugno 2004.

venerdì 13 aprile 2007

Miss intermational queen 2005 thailand.transex

miss trans 2004 thailand

Miss intermational queen 2006

E' messicana la Miss International Queen 2006 in concorso trans
Si chiama Erica Andrews 0d è messicana la nuova Miss International Queen 2006, concorso di bellezza dedicato a transessuale e transgender arrivato quest'anno alla sua terza edizione.

Dopo aver battuto partecipanti provenienti da tutto il mondo, Erica è stata eletta la reginetta più bella nella città thailandese di Pattaya, a circa 150 km a sudest di Bangkok.

Tra le tre finaliste, oltre Andrews, c'erano la thailandese Ratravee Jiraprapakul e la filippina Patricia Montrecarlo

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musa ispiratrice del fotografo David LaChapelle, nonché icona del fashion system. Amanda, che si rese nota all’inizio degli anni ’90 proprio grazie alla sua apparizione nelle foto di Lachapelle e che oggi si autodefinisce Transessuale Numero Uno al Mondo, ha deciso di mettersi alla prova anche nelle vesti di cantante e per la Fatal Art Syndicate ha pubblicato “Champagne” e “My hair Looks Fierce”.