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martedì 30 agosto 2011
Miss Trans Italia 2011, è Meri Foroni.
Originaria di Modena, è la vincitrice del concorso Miss Trans Italia. "Non basta vincere la corona, va anche portata in giro come simbolo della lotta per i diritti delle persone trans".
Meri Foroni è la vincitrice di Miss Trans Italia, il concorso di bellezza riservato alla bellezza trans giunto alla diciannovesima edizione. A presentare la serata, sabato sera presso il Priscilla Caffè di Torre del Lago, Vladimir Luxuria e il comico Paolo Ruffini.
Insieme alla fascia nazionale che si è aggiudicata Meri, è stata assegnata anche quella di Miss Trans Sudamerica in omaggio alle moltissime transessuali che arrivano in Italia da quel continente. A vincere la corona esotica Giuliana Cavalcanti.
Meri, 37 anni, originaria di Modena ma residente in Toscana da 10 anni, lavora stagionalmente in uno dei locali sulla marina torrelaghese. "E' una vittoria del tutto inaspettata. Adesso cercherò di portare questa corona nel migliore die modi - dice la vincitrice - Non basta certo vincerla e poi lasciarla impolverare. E' un simbolo che va portato in giro per la lotta per i diritti delle persone transessuali".
Nei mesi che hanno preceduto l'evento, il concorso è stato oggetto di polemiche da parte del più famoso "Miss Italia". Secondo l'organizzazione, il concorso per transessuali, che si svolge quasi in contemporanea a quello "ufficiale", sfrutterebbe la notorietà del marchio di patron Mirigliani, creando "confusione circa l'esistenza di rapporti di collaborazione". Per questo i legali di Miss Italia sono arrivati a chiedere agli organizzatori di Miss trans Italia di "cessare ogni iniziativa diretta alla realizzazione" della manifestazione di Torre del Lago. Una richiesta caduta nel vuoto.
Le immagini del concorso Miss trans Italia e Sudamerica 2011, svoltosi nella frazione viareggina. http://www.loschermo.it/articoli/view/36849
Fonte:http://www.misstrans.net/home.asp
venerdì 26 agosto 2011
L'alto costo di come diventare una donna
Il fenomeno riguarda ormai sempre più soggetti che non avendo un'assicurazione sanitaria o il denaro per pagare gli interventi chirurgici che possono costare fino a 70.000 dollari e che richiederebbero altrimenti processi lunghi e innumerevoli sedute, si rivolgono ai cosiddetti “pumper“ che sono soggetti che iniettano illegalmente il silicone per modificare il corpo. Si stendono su lettini da massaggio improvvisati, in piccole stanze dei sobborghi specie di New York, dopo aver pagato 1.200 dollari per quattro tazze di silicone iniettato nei fianchi e nei glutei - senza anestesia.
E così, dopo poco tempo le conseguenze sono quasi sempre disastrose per la salute ed il prezzo pagato per una gioia temporanea è troppo spesso troppo pesante.
Col tempo, il silicone all’interno del corpo in molti casi ha cominciato a spostarsi e calcificarsi, causando una serie infinita di ricoveri anche in conseguenza delle pressochè ovvie infezioni scaturenti. Infine, se non sono deceduti, il loro corpo è rimasto segnato e deforme. La pelle delle natiche e delle gambe è scolorita, e pezzi di silicone indurito delle dimensioni anche di una pallina da golf rimangono appesi all‘interno del corpo.
Per venire poi alle cifre, di quanti transgender abbiano adottato tali pratiche nella sola New York, si è arrivati a parlare di ben il 22% su una popolazione stimata in 12.500, secondo il dipartimento di salute dello stato americano.
Chiaramente per queste donne il desiderio di apparire più femminile è più forte dei rischi connessi anche perché come detto nella gran parte dei casi, non sono in grado di permettersi le costosissime operazioni per cambiare sesso, e il sistema di “pompaggio” del silicone può apparire una scorciatoia relativamente economica e facile.
Tale sistema viene comunicato attraverso un “passaparola” e i “pumpers” operano in team, essendo soliti affittare camere d'albergo per iniettare il silicone a 10 o 20 donne alla volta.
Come detto, si tratta di pericolose e talvolta fatali, pratiche che utilizzano silicone sfuso che può spostarsi all’interno del corpo e causare deturpazione o significative cicatrici. Alcuni pumpers, senza il minimo scrupolo, iniettano al posto del silicone l'olio da cucina o quello industriale per auto e aerei, poiché quello per uso medico può essere difficile da reperire.
Sebbene un certo numero di pumpers dicono di essere stati formati come infermieri, la maggior parte non hanno una formazione medica e non sono autorizzati a svolgere procedure chirurgiche, ha sostenuto il Dr. Paul R. Weiss, un chirurgo plastico e docente presso l'Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University - e spesso operano in ambienti che non sono sterili, aumentando il rischio di infezioni.
Se il silicone viene iniettato nel flusso sanguigno per errore, può causare una lunga lista di gravi problemi medici, tra cui insufficienza respiratoria acuta, gravi disturbi autoimmuni o del tessuto connettivo, embolia polmonare e quindi morte.
Vi è da dire, inoltre, che poiché si tratta di un vero e proprio mondo sotterraneo ed illegale quello di questi “laboratori clandestini di femminilità”, è impossibile sapere esattamente quante persone siano morte a causa di queste “operazioni“, anche se decessi sono stati segnalati in tutti gli Stati Uniti.
In Italia ed in Europa, sostiene Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, non si hanno notizie di casi del genere, ma probabilmente questo è dovuto al fatto che ancor più che negli USA, il mondo dei transgender è ancora troppo nascosto e celato da troppi pregiudizi anche perché i diritti fondamentali di persone umane non sono quasi mai rispettati dagli altri cittadini né la legislazione italiana ha fatto alcun passo in avanti per la loro tutela che è sempre più necessaria anche in forma di assistenza sanitaria per chi sceglie volontariamente di realizzare il desiderio di modificare il proprio corpo, per evitare che ricorra a pratiche illegali e pericolose come quelle appena descritte.
(notizia segnalata da giovanni d'agata)
Fonte:http://www.infooggi.it/articolo/l-alto-costo-di-come-diventare-una-donna/16829/
Transgender è di moda. La storia di Isis King
23 ago 2011 di Laura Pacelli
Assieme a Lea T è la modella transgender più famosa delle passerelle. Isis King, prima di tornare per la nuova serie di America's Next Top Model, sfila a Baltimora e conquista gli Stati Uniti
In comune con la brasiliana Lea T che posò senza veli per Riccardo Tisci (Givenchy) su Vogue Paris, Isis King ha la transessualità. Magra, anzi, magrissima, al limite dell'anoressia, Isis, americana 25enne di origini caraibiche, è negli Stati Uniti anche più nota di Lea T per aver partecipato ad America's Next top Model, la trasmissione condotta dall'ex top Tyra Banks che ripartirà il prossimo 14 settembre. Per allora i riflettori saranno tutti puntati su di lei che torna a partecipare per la nuova serie della trasmissione All Stars.
La modella è stata la prima transgender ad aver partecipato nel 2008 al reality show della Banks a cui deve anche parte del finanziamento degli interventi di chirurgia plastica che le hanno permesso di cambiare definitivamente sesso. Così oggi Isis è tra le modelle più richieste, forse più per la sua "unicità" che per la sua bellezza. Di questi giorni infatti la sua partecipazione alla Baltimora Fashion Week. E che la moda guardi con attenzione al fenomeno transgender lo dimostra anche il successo di Andreij Pejic, il modello androgino dai lineamenti efebici protagonista di ormai decine di copertine e servizi fotografici, oltre che di passerelle internazionali.
I canoni della bellezza stanno cambiando? Chissà cosa ne penserebbe Antonio Canova.
Fonte:http://www.gqitalia.it/moda/articles/2011/8/transgender-e-di-moda-il-caso-di-isis-king
Le altre trans: uomini e donne che cambiano sesso cancellate dallo scandalo Marazzo
In Evviva la Neve la giornalista racconta le storie delle persone transessuali che i mass media non vogliono vedere
Ci sono uomini e donne che cambiano sesso. Le loro storie sono lontane dai mass media che utilizzano la parola trans per raccontare gli scandali politici legati a questo o quel politico. Delia Vaccarello racconta a GQ.com le persone transessuali invisibili.
Una storia trentennale è stata cancellata in meno di due anni. L'inizio del caso Marrazzo, raccontato dal diretto interessato a Concita De Gregorio, il paese si è dimenticato di quando, nel 1982, è stato tra i primi a legiferare sulle persone transessuali. All'epoca, meglio dell'Italia, aveva fatto solo la Germania e la Svezia.
Le dimissioni dell'ex governatore del Lazio hanno fatto regredire il dibattito. Secondo Delia Vaccarello, giornalista che si occupa di attualità glbtq dal 2000 con la pagina Liberi tutti de l'Unità, il lavoro dei mass media ha perpetuato dei luoghi comuni che sembravano scomparsi. Al Grande Fratello 10, iniziato lo stesso giorno delle dimissioni di Marrazzo, partecipò anche Gabriele Belli, un uomo nato donna.
"Le persone intervistate sul caso dell'ex governatore erano tutte transessuali che si prostituivano. Agli studenti dei seminari che all'epoca facevo nelle scuole di giornalismo ho chiesto di cercare sui siti delle agenzie la parola trans. Ebbene, le agenzie titolavano trans e parlavano di prostituzione. Si sarebbe potuto scrivere "prostituzione trans", ma per i colleghi non serviva, bastava dire trans".
Secondo la scrittrice i giornalisti hanno commesso errori concettuali e grammaticali. "Vedevamo foto di persone dall'aspetto femminile e leggevamo: il trans. L'uso del maschile riporta la persona transessuale mtf (cioè che transita da maschio a femmina) al genere di partenza, quello da cui vuole staccarsi. Con questa operazione la transessualità viene intesa al pari del travestitismo".
Un anno dopo le dimissioni di Marrazzo Delia Vaccarello ha pubblicato Evviva la Neve. "Mi sono indignata per la mistificazione che i media avevano fatto sulla transessualità". "Il titolo trae spunto dal racconto di Federica, la figlia di Francesca che ha fatto la transizione da uomo a donna. A Federica ho chiesto come ha vissuto la transessualità del genitore e in che modo è stata colpita dai pregiudizi. Tra le tante cose le ho chiesto cosa avrebbe fatto da grande. Mi ha risposto che vuole aiutare la gente che soffre fisicamente a "rinascere". Ho inteso che la storia di quello che è stato il suo papà l'ha segnata. Ho compreso che il suo futuro trae origine anche da lì: le persone transessuali parlano della transizione in termini di rinascita. Per spiegarmi cosa desidera fare mi ha parlato di una infermiera che lei conosce molto bene. Quando è caduta la neve a Roma due inverni fa, questa infermiera ne ha fatto dei mucchietti e l'ha portata ai bambini ricoverati nei reparti oncologici. "Che forza, ha fatto conoscere loro un pezzo di vita", mi ha detto Federica".
In Evviva la Neve la giornalista racconta le storie delle persone transessuali che i mass media non vogliono vedere. "Gabriele Ceraulo quando si chiamava Barbara faceva l'operatore socio sanitario in un ospedale, iniziata la transizione comunica l'iter ai colleghi. Ci sono alcuni momenti di imbarazzo, soprattutto quando si usano gli spogliatoi. Decide di licenziarsi. Finito il percorso si sposa con la compagna che intanto ha incontrato e che fa il medico di famiglia. Lei ha fatto il passaggio inverso a quello di Gabriele, da uomo è diventata donna.
Oggi Gabriele ha ritrovato il posto di lavoro di prima, dove per il suo impegno è sempre stato molto stimato. Lui e sua moglie andranno a vivere insieme a giorni a pochi passi dalla famiglia di origine di Gabriele. Ho incontrato Gabriele in ospedale, nella prima delle tante fasi della falloplastica. Ho sempre detto "Lui". Usare il femminile sarebbe stato tradire la sua fiducia. Ha fatto tanta fatica per affermare la sua identità".
Fonte:http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/8/le-altre-trans-uomini-e-donne-che-cambiano-sesso
giovedì 18 agosto 2011
Diritti transessuali: 'Argentina all'avanguardia per i diritti lgbt
La mattina del 15 luglio del 2010, l'Argentina è diventata il primo paese dell'America Latina a concedere diritti di matrimonio alle coppie dello stesso sesso. Questa enorme vittoria per i diritti umani, contò sull'appoggio del governo di Cristina Elisabet Fernández de Kirchner.Con una campagna efficace guidata dalla Federazione LGBT argentina (FALGBT), una coalizione di organizzazioni LGBT di tutto il paese.
Adesso iniziano a discutere per una legge che permetterebbe agli individui transgender di cambiare il loro nome nelle carte di identità e certificati di nascita, ed è arrivato il giorno per il dibattito sulla legge.
Giovedi ', 18 Agosto 2011, il Congresso Argentino darà inizio il dibattito su una proposta di legge su l'identità di genere. Se approvata, con questa legge sarà permesso a chiunque di correggere il nome, sesso nei registri pubblici attraverso una procedura semplice e veloce.
Attualmente, le persone trans che desiderano ottenere il cambio di nome devono aspettare anni per una sentenza dei giudici, spesso negata e costretti a passare attraverso un processo lungo e costoso in appello.
In attesa, la Federazione argentina di lesbiche, gay, bisessuali e trans (FALGBT) e la ATTTA (Asociación de Trasvetis, Transexuales Transgéneros y de Argentina), hanno lanciato all'inizio della settimana scorsa, la campagna "Identidad: Derecho uno ser" ("Identità: il diritto di essere).
La nuova legge, se approvata, potrebbe facilitare il processo, senza dover passare attraverso un cambio di sesso e battaglia legale.
Fonte:http://blabbeando.blogspot.com/2011/08/amazing-transgender-rights-campaign-ad.html
Animali gay: gli uccelli hanno relazioni stabili e durature
L’omosessualità tra gli uccelli non è sempre motivata dalla mancanza di esemplari di genere differente all’interno di un gruppo, stando ad un recente studio sui comportamenti degli animali. I ricercatori, Julie E. Elie, dell’Università della California, Nicolas Mathevon e Clementine Vignal, dell’università di Saint Etienne, nel loro studio “Same-sex-pair-bonds are equivalent to male-female bonds in a life-long socially monogamous songbird” hanno analizzato e spiegato le relazioni omosessuali tra gli uccelli della specie Diamante Mandarino o Taeniopygia guttata.
Nello studio gruppi di uccelli sono stati divisi in base al genere, separando cosi i maschi dalle femmine. Con il passare del tempo nel gruppo di uccelli maschi sono nate delle coppie omosessuali. Successivamente, dopo che le coppie omosessuali sembravano consolidate, i due gruppi sono stati riuniti, riportando cosi le femmine tra i maschi. Alla fine cinque coppie su otto coppie di maschi, hanno continuato la loro relazione omosessuale ignorando la presenza delle femmine nel gruppo.
La dottoressa Julie Elie ha dichiarato che le relazioni tra gli animali possono essere molto più complicate di quanto si possa credere, non è solo l’accoppiamento relativo e necessario alla riproduzione ma vi è molto di più.
Lo studio spiega come la funzione di coppia tra gli uccelli non è sempre dovuta alla necessità della riproduzione ma in alcuni casi è una strategia per cooperare nel gruppo e combattere i predatori, pertanto in alcuni casi il genere del partner non è tanto importante quanto la sopravvivenza del gruppo.
Gli autori dello studio spiegano inoltre come i comportamenti omosessuali siano ben noti sia tra animali selvatici che tra animali in cattività. Ad esempio il caso di Roy e Silo, due pinguini maschi della specie Pygoscelis antartica, del Central Park Zoo di Manhattan, che si sono accoppiati senza considerare minimamente le femmine presenti nello stesso recinto. I due protagonisti della storia d’amore gay, avevano costruito anche un nido ricevendo un uovo fecondato da covare, dai custodi del parco.
Spagna :Il Papa arriva a Madrid accolto dalla protesta dei Indignados e da un mega bacio gay
Protestano anche gli Indignados. In Spagna la Giornata mondiale della gioventù.
"Chiudere il Vaticano, Guantanamo dei Cervelli", Papa o Califfo, pagati le spese" o "Quanto dobbiamo pagare per la vostra fede" «Non fate della casa di mio padre il vostro mercato», «Padre non perdonare loro perchè sanno quello che fanno». si legge sui tanti cartelli che sfilano.Gli Indignados contro i costi del viaggio del Papa
Gli indignados denunciano i costi della visita del papa in un paese messo in ginocchio dalla crisi economica, afflitto da un esercito di 5 milioni di disoccupati, il 21% degli attivi, il 50% dei giovani.
Uno sciopero a singhiozzo del metrò
L'arresto di un giovane ultraconservatore
L'Amazzonia è in serio pericolo
Il Brasile sta per cancellare le leggi che tutelano le foreste. Se non agiremo immediatamente la gran parte del polmone verde del nostro pianeta potrebbe essere distrutta.
Questa minaccia all'Amazzonia ha scatenato un'indignazione diffusa e manifestazioni in tutto il paese. Nel tentativo di soffocare le proteste teppisti armati, probabilmente commissionati dai taglialegna, hanno ucciso alcuni ambientalisti. Ma il movimento di protesta non si è fermato: fra 3 giorni le coraggiose popolazioni indigene guideranno enormi cortei in tutto il Brasile per chiedere di agire immediatamente e fonti interne dicono che la Presidente Dilma sta considerando di apporre il suo veto ai cambiamenti.
Il 79% dei brasiliani è in favore di un veto contro la modifica delle leggi sulle foreste, e la pressione all'interno del paese sta convincendo parte dell'amministrazione di Dilma a sostenere il veto. Ma occorre un appello globale in solidarietà con il popolo brasiliano per convincere veramente Dilma a prendere questa decisione. La nostra petizione globale sarà rappresentata su dei cartelloni alla testa dei cortei in difesa dell'Amazzonia. Raggiungiamo 1 milione di firme per SALVARE L'AMAZZONIA! Firma la petizione urgente sotto e inoltrala a tutti:
http://www.avaaz.org/it/save_
Tutti noi amiamo il Brasile! Il sole, la musica, il ballo, il calcio, la natura: è un paese che affascina milioni di persone in tutto il mondo. Questo è il motivo per cui il Brasile ospiterà la prossima Coppa del mondo, le Olimpiadi del 2016 e il vertice sulla terra del prossimo anno, un incontro che potrebbe fermare la morte lenta del nostro pianeta.
E tutta questa nostra passione per il paese non è ingiustificata: l'Amazzonia è fondamentale per la vita sulla terra, visto che ben il 20% del nostro ossigeno e un quinto dell'acqua dolce di tutto il mondo provengono dalle sue magnifiche foreste pluviali. E' per questo che è cruciale che tutti noi la proteggiamo.
Ma il Brasile è un paese che sta crescendo a ritmi da record, nel tentativo di far uscire dalla povertà decine di milioni di persone, e la pressione in favore della deforestazione e dell'estrazione di minerali è molto forte. Ed è questo il motivo per cui il paese sta per abbandonare ora la protezione dell'ambiente. Gli attivisti del posto sono stati uccisi, minacciati e fatti tacere, e ora sta ai membri di Avaaz di tutto il mondo mettersi dalla parte dei brasiliani e chiedere ai politici brasiliani di essere coraggiosi.
Molti di noi hanno visto nei propri paesi come sia la natura a pagare le conseguenze della crescita economica, e l'acqua e l'aria sono sempre più inquinate e le nostre foreste muoiono lentamente.
Per il Brasile però l'alternativa è possibile. Il predecessore di Dilma ha ridotto sensibilmente la deforestazione e ha costruito la reputazione internazionale del paese come leader nella difesa dell'ambiente, allo stesso tempo godendo di una fortissima crescita economica. Uniamoci tutti insieme ora che gli indigeni e i leader ambientalisti stanno portando la loro protesta sulle strade e chiediamo a Dilma di andare in quella direzione - firma la petizione per salvare l'Amazzonia, e inoltra questa e-mail a tutti:
http://www.avaaz.org/it/save_
Negli ultimi 3 anni i membri brasiliani di Avaaz hanno fatto passi avanti enormi e hanno portato avanti campagne che vanno verso il mondo che vogliamo: hanno ottenuto una coraggiosa legge anti-corruzione, hanno fatto pressione sul governo per chiedere di giocare un ruolo cruciale all'ONU, proteggere i diritti umani e intervenire in favore della democrazia in Medio Oriente, in Africa e altrove. Ora che coraggiosi attivisti brasiliani sono stati uccisi per avere protetto una preziosa risorsa naturale per tutti noi, uniamoci e costruiamo un movimento internazionale per salvare l'Amazzonia e proclamiamo il Brasile come leader internazionale anche questa volta.
Con speranza,
Emma, Ricken, Alice, Ben, Iain, Laura, Graziela, Luis e tutto il resto del team di Avaaz.
PIU' INFORMAZIONI
Amazzonia, la legge brasiliana che fa discutere:
http://www.ilcambiamento.it/
Ambientalisti uccisi in Brasile mentre una legge minaccia l'Amazzonia:
http://www.salvaleforeste.it/
Il Brasile adotta un codice forestale "retrogrado" (in inglese):
http://www.bbc.co.uk/news/
La maggioranza dei brasiliani è contraria alle modifiche alle leggi sulla foresta amazzonica (in inglese):
http://news.mongabay.com/2011/
Amazzonia, la mafia del legno uccide ancora:
http://www.dirittodicritica.
Hanno lottato contro la deforestazione in Amazzonia: uccisi:
http://www.ambienteambienti.
Per contattare Avaaz non rispondere a questa e-mail, ma scrivici utilizzando il nostro modulo www.avaaz.org/it/contact, oppure telefonaci al 1-888-922-8229 (USA).
mercoledì 17 agosto 2011
PAKISTAN: Coppia uccisa per volersi sposare.
Kamran, un uomo di 28 anni e la sua compagna transessuale Wajahat di 21 anni, sono stati uccisi nella Città del Orangi Town Domenica.
Secondo la polizia, quando Kamran e Wajahat decise di sposarsi, pochi giorni fa, i vicini erano infuriati dalla loro unione.
Domenica, Zohaib e il suo complice Javed, i due sospetti già arrestati dalla polizia, entrarono nella casa di Kamran e Wajahat vicino all'ospedale Qatar a Città del Orangi e aperto il fuoco contro i due, uccidendoli a sangue freddo.
Come risultato le vittime della sparatoria sono morti sul posto e gli assassini al momento dell'attacco, sono riusciti a fuggire.
Una unità mobile della polizia locale è andato sul posto e ha inviato i corpi all'ospedale Abbasi Shaheed per perizie e le altre formalità legali.
Fonte:http://portugalgay.pt/news/Y150811A/paquistao:_casal_abatido_por_desejar_casar
ALBANIA: La violenzia transfobica della polizia di Tirana.
A PINK Embassy/LGBT è una organizzazione che lavora per proteggere la comunità LGBT in Albania, ha emesso una dichiarazione in cui esprime la sua profonda preoccupazione per l'ultimo caso di violenza estrema nei confronti di un membro della comunità transgender a Tirana, Albania.
Il 14 agosto di 2011 verso le 16:00 gli agenti di polizia , accompagnati da un cittadino, indagavano il furto di una collana nel parco vicino al Parlamento albanese. Tra coloro che interrogavano c'era un giovane amico di un gruppo di transessuali che vivono nei pressi del parco. Quando la polizia ha cercato di fermare il giovane, una delle transessuali di nome Paloma ha affrontato la polizia.
La reazione della polizia nei confronti di Paloma è stata estremamente violenta, al di là di ogni limite accettabile del suo uso legittimo. Un gruppo di sei poliziotti, tra i quali cera anche una donna, hanno usato una violenza totalmente ingiustificata, che basandosi su strumenti internazionali ratificate dall'Albania, potrebbe essere classificato come tortura.
Paloma è stata presa in custodia dalla polizia di Tirana, dove la violenza ha continuato contro di lei fino a quando era completamente coperta di sangue e quasi svenuta. Per evitare lesioni alla testa e al viso, è stata costretta a indossare un casco, mentre i calci e pugni venivano inferti in tutto il corpo. La PINK Embassy/LGBT' Albania è in possesso di immagini che mostrano le cicatrici e lividi sul suo corpo. La polizia l'ha poi portata al Mother Teresa National Hospital (QSUT), dove ha ricevuto cure immediate e poi è stata portata al quartier generale della polizia di Tirana.
Durante l'arresto non è stato offerto alcun consulente legale, e Paloma è stata "invitata" a firmare documenti senza il suo consenso. Paloma non sa leggere e scrivere.
La PINK Embassy/LGBT' Albania chiedono al Ministero degli Interni albanese e Avvocatura del Popolo di avviare immediatamente un'indagine sul caso e assicurare alla giustizia tutti coloro che sono coinvolti nella tortura durante le interminabili ore della persona trans, mettendo in pericolo la tua vita.
Per anni, riferisce la La PINK Embassy, la comunità albanese transgender ha sofferto l'emarginazione e l'esclusione sociale. La Comunità non ha supporto da parte delle istituzioni del comune di Tirana o del governo centrale. Non è la prima volta che La PINK Embassy denuncia pubblicamente la violenza e il maltrattamento delle persone transgender dalla polizia di Tirana. Anche se negli ultimi mesi c'è stato un miglioramento nel trattamento delle persone transgender da parte della polizia, il caso recente dimostra che c'è bisogno di migliorare la loro professionalità e il comportamento sul lavoro.
Per coloro che desiderano dare un contributo alla PINK Embassy possono inviare e-mail chiedendo una indagine ai seguenti indirizzi:
Ministro degli Interni, Mr. Bujar Nishani
E-mail: minister@moi.gov.al
Direttore Generale della Polizia di Stato albanese: Hysni Burgaj
E-mail: policiaeshtetit@mrp.gov.al
Fonte:http://www.pinkembassy.al/en/node/250
martedì 16 agosto 2011
Cuba: Prime nozze tra un gay e una trans
L’Avana - Un dissidente gay e una transessuale (donna) si sono sposati a Cuba nel giorno del compleanno di Fidel Castro. È il primo matrimonio del genere sull’isola. Dopo la cerimonia i due si sono avvolti in una bandiera arcobaleno simbolo dell’orgoglio gay e hanno percorso le strade dell’Avana. Durante una semplicissima cerimonia civile, scandita da un sottofondo di “Hola” Ignacio Estrada, 31, e Wendy Iriepa, 37, hanno firmato il certificato di matrimonio, si sono scambiati gli anelli e si sono baciati prima che l’ufficiale di stato civile augurasse loro «tanta felicità».
Le nozze tra Estrada e Iriepa non sono tecnicamente tra persone dello stesso sesso, peraltro vietate a Cuba, perché Iriepa è legalmente una donna dopo essersi sottoposta nel 2007 alla prima operazione per il cambio di sesso autorizzata e pagata dal governo cubano, ma rappresentano comunque un passo avanti radicale nella storia del Paese.
Il matrimonio che è stato celebrato nel giorno dell’ottantacinquesimo compleanno di Fidel Castro, quale “regalo” della coppia al lider maximo, si è trasformato in infatti una manifestazione in supporto ai diritti gay.
Un cambiamento drastico sull’isola dove negli anni sessanta gli omosessuali venivano rinchiusi in “campi” e targati come controrivoluzionari. Una parte nera della storia di Cuba questa, per cui lo scorso anno Fidel Castro ha fatto pubblicamente mea culpa.
Qui sotto il video.
Fonte:http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2011/08/14/AOLXyVu-prime_nozze_trans.shtml
Le confessioni di Marrazzo "Perché andavo in via Gradoli"
L'ex governatore del Lazio due anni dopo si racconta. Lo scandalo, le dimissioni, la solitudine. "Ho sbagliato per fragilità, chiedo scusa. Un uomo pubblico deve controllare le sue debolezze". E poi: "Non ero drogato né omosessuale. Ma ricattabile sì. Perché i trans? Sono donne all'ennesima potenza, rassicuranti"
NEL CORSO di questa intervista, iniziata la sera del primo turno delle amministrative di maggio con le proiezioni che continuamente irrompevano dai cellulari e finita ad agosto a Monterano, borgo abbandonato dove è nata una quercia dentro una chiesa disegnata dal Bernini, Piero Marrazzo ha detto ventiquattro volte "perché io sono il figlio di Joe Marrazzo".
L'ultima volta - era il giorno del congedo di Paolo Ruffini dall'azienda - lo ha detto a proposito della Rai: "Perché io sono entrato per la prima volta alla Rai da bambino per mano a mio padre". Nei primi due incontri, segnati dalla sua estrema diffidenza e in definitiva dal tentativo reciproco di capire se saremmo riusciti a parlare della "cosa", ha raccontato solo della sua famiglia.
Del padre, del padre e poi ancora del padre, per ore. Della madre americana, la cui vita è un romanzo. Delle figlie ragazze, i loro studi. Con grandissima prudenza della moglie Roberta, "certo che la amo ancora, come sempre". In ultimo della loro figlia bambina. Il secondo incontro è finito così, con una lunga pausa alla domanda "come ha raccontato quello che è successo a sua figlia di dieci anni?". Dopo un paio di minuti ha risposto: "Le ho detto che papà è andato alla festa sbagliata". Poi due mesi di silenzio, come se quella frase fosse stato tutto quel che c'era da dire.
Al suo ritorno da un viaggio in Armenia - ha ricominciato a girare documentari per la Rai - ci siamo incontrati di nuovo. Grotta romana di Stigliano, il luogo dove i soldati feriti andavano a recuperare le forze e a curarsi. Catacombe da cui si esce risorti. "Magari funziona", sorride. Una settimana prima otto persone, tra cui tre carabinieri, erano state rinviate a giudizio per tentata estorsione ai suoi danni.
Soddisfatto?
"Come potrei essere soddisfatto? Sono due anni che vivo solo, che non parlo di questo con nessuno, che provo a ritrovare il bandolo della vita. Sono il figlio di Joe Marrazzo, ce la farò. Ce l'ho fatta già. Ma la soddisfazione, mi creda, in questa storia non è contemplata".
Un paio d'ore più tardi ne abbiamo parlato. Avrei solo sei o sette domande, gli ho detto. Cos'è successo davvero quella sera, perché, cosa non si perdona, a chi attribuisce le responsabilità, cosa le è successo nella vita politica e privata in quei mesi, come pensa il futuro, se la politica la tenta ancora o se è una storia finita. Va bene? "Va bene. Ma solo perché in cima o in coda a queste domande c'è una sola cosa che sento di dover dire. Pubblicamente, alle persone che si sono fidate di me".
Che cosa?
"Che ho sbagliato. Ho fatto un errore. Di questo errore voglio chiedere scusa. Ho sbagliato, scusatemi. Ecco. Solo questo".
Sono passati più di due anni da quel giorno. L'errore è stato andare in via Gradoli, andarci con l'auto di servizio, assumere droga, fidarsi della persona sbagliata, non aver capito, non averlo detto a chi avrebbe potuto, non aver denunciato il ricatto? Di quale errore parla?
"Un errore più grande di tutti questi. Una mia fragilità di fondo, un bisogno privato e così difficile da spiegare, una mia debolezza. Un uomo che assume un incarico pubblico non può avere debolezze. Le deve controllare. Per questo mi sono dimesso, per quanto fossi vittima di un reato come oggi quei rinvii a giudizio dicono. Vittima, non colpevole. Ma l'aspetto giudiziario è secondario: so di non aver commesso reati, di non aver violato alcuna legge. Umanamente però, nei confronti della mia famiglia, e politicamente, verso i miei elettori e la comunità che governavo, ho sbagliato. Così mi sono dimesso".
È andato a far visita a una persona per motivi privati con l'auto di servizio.
"È vero. È stata in molti anni la prima volta che è successo. Avevo sempre usato la mia macchina. Quel giorno ero confuso, stanco, ho avuto un impulso di andare lì subito. Un impulso, ecco un errore grave. C'erano anche ragioni di sicurezza: non avrei mai dovuto muovermi da solo - secondo le regole - e ogni volta che lo facevo era complicatissimo. Quel giorno non ho avuto l'energia di allestire un meccanismo complicato. Ero stanco, volevo andare lì e dimenticare il resto. Ho fatto parcheggiare lontano, ma certo questo non scusa. È stata la prima volta, e naturalmente l'ultima".
C'era della droga nella stanza.
"Non faccio uso di droghe. Mi sarà successo tre o quattro volte nella vita, a distanza di molti anni. Da ragazzo, un paio. Un paio da adulto. Sono pronto a fare l'analisi del capello per dimostrarlo. So che non è un argomento, ma sono certo che moltissimi "insospettabili", anche tra gli attuali miei censori, non potrebbero dire altrettanto. Quel giorno è successo: anche in questo ho sbagliato. Penso al messaggio devastante che ho mandato, soprattutto ai più giovani".
Vedeva abitualmente quella persona? Era come si è scritto "la sua fidanzata"?
"Assolutamente no. Per anni non ho visto nessuno. Mi era capitato in passato di avere rapporti con prostitute, come a volte agli uomini accade - specie se oberati dal dovere di essere all'altezza delle aspettative, pubbliche e private. Ho fatto un intenso lavoro terapeutico in questi anni per capire. Intendo capire le ragioni del mio comportamento".
Un lavoro di analisi?
"Sì. Ho provato a capire attraverso l'analisi, e la parola e l'ascolto, che cosa mi fosse davvero accaduto. Credo di dovere alla terapia molte delle risposte".
Diceva della fatica di essere all'altezza delle aspettative.
"So che non è bello da sentire e non è facile da dirsi, ma una prostituta è molto rassicurante. È una presenza accogliente che non giudica. I transessuali sono donne all'ennesima potenza, esercitano una capacità di accudimento straordinaria. Mi sono avvicinato per questo a loro. È, tra i rapporti mercenari, la relazione più riposante. Mi scuso per quel che sto dicendo, ne avverto gli aspetti moralmente condannabili, ma è così. Un riposo. Avevo bisogno di suonare a quella porta, ogni tanto, e che quella porta si aprisse".
Non c'entra l'omosessualità? Ricorda la battuta del presidente del Consiglio: almeno a me piacciono le donne? Se fosse, lo direbbe?
"La ricordo. Io non sono omosessuale. Non ne faccio un vanto, ma non lo sono. È così. Ho amato solo donne. Moltissimo, e con frequente reciprocità. Dai transessuali cercavo un sollievo legato alla loro femminilità. Il fatto che abbiano attributi maschili è irrilevante nel rapporto, almeno nel mio caso. Non importa, non c'è scambio su quel piano. È il loro comportamento, non la loro fisicità, quello che le rende desiderabili. Ma temo che ogni parola possa suonare come una giustificazione: non è quello che voglio. Quando sei padre le scelte in questo ambito, giuste o sbagliate che siano, se date in pasto alla pubblica opinione fanno male non a te ma ai tuoi figli. È questo che non mi perdonerò mai".
Lei aveva un appuntamento in via Gradoli quella sera?
"Non esattamente. Sono andato per suonare alla porta. Il desiderio è questo: suoni alla porta, e si apre. Poi riposi".
E se l'appartamento fosse stato occupato da altri?
"Sarei andato via".
Un rischio enorme.
"In effetti".
E come spiega allora la trappola. L'orchestrazione, la cocaina, il video?
"Aspettavano che arrivassi. Era successo altre volte. È un giro così. Ho saputo nei mesi successivi che quei cosiddetti rappresentanti dell'ordine erano coinvolti in molti altri episodi. Un sistema. Avrei dovuto accorgermene ma le difese, come le ho spiegato, in quei momenti sono molto basse. Non dimentichi, comunque, che nel mio caso è scattata l'azione giudiziaria solo perché io ho denunciato i fatti. È il nodo centrale: tutto è avvenuto perché ho denunciato, testimoniato. Se non l'avessi fatto nulla sarebbe emerso".
Quanto le costava tutto questo? Come poteva disporre di tanto denaro?
"Sono stato per molti anni un professionista affermato. Non ho accettato la candidatura per motivi economici, sono abituato a vivere del mio. Quello che ho guadagnato è frutto del mio lavoro, ho speso solo soldi miei".
Due persone sono morte: Brenda e il pusher Cafasso. Si è parlato della mano dei Servizi segreti. Si è detto che gli appartamenti di via Gradoli fossero controllati dai servizi.
"L'idea che mi sono fatto è che la dietrologia non aiuta mai a capire. C'è un'inchiesta in corso, bisogna aspettare. I giornali non sempre hanno aiutato la ricerca e la comprensione dei fatti, in questa vicenda. Ho letto in prima pagina sul Corriere un'intervista sulla morte di Brenda che non avevo mai rilasciato".
Quel video girava da mesi.
"Sì, ma nessuno mi stava ricattando. Io l'ho saputo dopo. Ho ricevuto una sola telefonata, non personalmente tra l'altro, molto ambigua. Non ho dato risposta. Non c'era un tentativo di estorsione in corso: se ci fosse stato, le assicuro, lo avrei denunciato mesi prima. Cosa sarebbe cambiato?".
La sua ricandidatura alla Regione, per esempio.
"Non mi sarei mai ricandidato sapendo di essere sotto ricatto. Difatti non è avvenuto".
Berlusconi l'ha avvertita dell'esistenza del video.
"Sì, era il 19 ottobre del 2009".
Cosa le ha detto? Come mai aveva il video?
"Mi ha detto che lo aveva avuto da uno dei suoi giornali a cui era stato offerto. Si è proposto di aiutarmi".
E lei cos'ha pensato? Che volesse aiutarla o tenerla sotto scacco?
"Ho pensato solo che non potevo restare in una posizione di tanta debolezza. Che comunque quella telefonata segnava uno spartiacque. Che non avrei più potuto fare il mio lavoro con la stessa autonomia, responsabilità, libertà. È stato l'inizio della mia decisione di parlare. C'è voluto un po' di tempo, dovevo prima dirlo in famiglia".
Sua moglie non sapeva niente delle sue abitudini, neppure di quelle remote, precedenti al vostro incontro?
"Lei cosa pensa?".
Immagino sia un no. Non ha mai pensato di parlargliene?
"No. Anche questo è stato un errore, di cui non so più come chiederle scusa. Ma è molto complicato, è qualcosa che riguarda davvero le nostre vite private".
Oggi siete separati.
"Purtroppo sì. Sono stati mesi molto duri per lei. Un giorno è persino uscito un articolo di giornale in cui si diceva che ricevevo una transessuale in Regione. Non era vero, non è vero, non l'ho fatto né l'avrei fatto mai. Questa persona è stata probabilmente indotta a dirlo in un tentativo orchestrato da altri di screditarmi anche sul piano della condotta pubblica. Un piano su cui so di non avere macchie. Quando sono andato in Procura a rendere dichiarazioni spontanee sull'episodio mi hanno detto: non c'è alcuna deposizione in proposito, non può dichiarare sul niente".
Lei dice di non avere macchie sul piano della conduzione della Regione. Nei mesi in cui si immaginava che a qualcuno convenisse tenerla sotto ricatto, però, si è molto parlato di alcune sue indulgenze in materia di sanità. Si diceva che Angelucci venisse in Regione in tuta da ginnastica, come fosse a casa sua la domenica, e che la trattasse da padrone.
"Veniva in tuta, è vero. Era un suo problema, non un mio problema. Lo facevo sedere, lo ascoltavo, e poi gli dicevo di no. Ho detto molti no, parlano gli atti per me. La sfido a trovare una singola carta che dimostri un mio trattamento di favore verso gli Angelucci. Non esiste. Al contrario, vedrà. Ho toccato interessi molto consistenti, e non solo a danno dell'imprenditore che lei nomina. La sanità è un territorio esteso, gli interessi sono trasversali. E poi c'è stata la tutela dell'ambiente nelle zone del basso Lazio, gli appetiti dell'edilizia sui parchi, il racket dei rifiuti. A Fondi ho commissariato il mercato ortofrutticolo inquinato dalla camorra e ho fatto saltare le speculazioni urbanistiche intorno al lago dichiarandolo "monumento naturale". Su questo ci sarebbe molto da dire. Ho scontato un isolamento ed un'ostilità assolute, dopo. Bipartisan, si dice in politica".
Si è sentito isolato anche a sinistra?
"Cambiano i caratteri, le modalità private di relazione fra persone. Alcuni sono stati più cortesi e compassionevoli, anche questo può essere umiliante, altri più sferzanti. In sostanza hanno tutti concordato sulla straordinaria opportunità che offriva la mia uscita di scena. Circolavano sondaggi che mostravano come avrei vinto comunque le elezioni. Non me ne sono curato, sono andato via. Avevo sbagliato. Che io sparissi dalla scena pubblica in quel momento - Polverini era la candidata di Fini, ricorda? - faceva comodo e piacere a molti non solo sul piano locale. In ogni caso avevo davvero altro a cui pensare. Per un mese intero sono stato in un convento".
Era Montecassino, da dove ha scritto la lettera al Papa?
"Non ho scritto al Papa. Dopo qualche giorno a Montecassino, e ancora oggi sono grato al Padre Abate e alla comunità monastica per come mi hanno accolto, ho sentito il bisogno di scrivere al cardinal Bertone per spiegare i motivi che mi avevano spinto a chiedere ospitalità. Non erano giorni facili, sapevo quale disagio potevo causare. Il senso di quella lettera era "la mia vita riparte da qui". Ricordo le parole "non posso che sedermi all'ultimo banco". A Montecassino ho ripreso in mano due libri, le confessioni di Sant'Agostino e l'autobiografia di Simenon. Il primo mi ha aiutato a capire che se hai conosciuto il male non devi più nasconderti, devi continuare a guardarlo in faccia. Nella vita di Simenon mi interessava il tema dei sensi di colpa di un padre. Ecco, sono ripartito da questo".
E oggi, che cosa pensa? Tornerebbe in politica? Se ne parla molto.
"Lo so, lo so. So che molti lo temono, anche fra gli "amici". Ho conservato un rapporto straordinario con le persone, con la gente per strada. Mi chiedono sempre, anche stasera - ha visto? - presidente, quando torna? Le persone comuni capiscono benissimo le vicende della vita, sanno distinguere, sanno giudicare e trarre le conseguenze. Sanno anche perdonare, se la colpa è una debolezza e non una frode ai loro danni. Ne sono sicuro, lo so perché lo vedo. La distanza di questa politica dalla vita reale è diventata il vero problema del paese. Hanno paura - tutti, nelle loro blindate stanze - di tutto ciò che è autentico, anche nell'errore. La popolarità, il consenso di chi non sia manovrabile, ricattabile è per loro un pericolo tremendo. È la misura del loro limite. Quelli che si comportano come se avessero un mandato a vita per rappresentare gli altri sono uno dei problemi della nostra politica. Chi governa deve essere chiamato a farlo dai cittadini ed avere la loro fiducia. Parlare di liste civiche, dei protagonismi di questo o quel personaggio in un momento di crisi come questo mi sembra fuori luogo, miope e presuntuoso insieme. Detto questo: da uomo pubblico non ci si dimette".
In che senso?
"Lasci l'incarico, ma non lasci mai il carico di responsabilità che hai agli occhi degli altri. L'ho capito a mie spese. Un giorno Enrico Mentana, col quale avevo lavorato al Tg2, mi ha detto: Piero, è inutile girarci intorno. Ogni uomo pubblico viene ricordato per un episodio e tu sai che lo scandalo è entrato nella memoria collettiva per sempre. È vero, e ho apprezzato la sua franchezza, ma sentivo che c'era qualcosa di più. C'è la vita di un uomo, la vita prima e la vita dopo. Questo la memoria collettiva, per quanto impietosa, non può cancellarlo".
Lei era ricattabile, mi pare che questo resti il punto.
"Ero ricattabile, sì. Infatti è andata com'è andata. Però vorrei che si ricordasse sempre che mi sono dimesso, che era una debolezza privata, che non ho fatto torto a nessuno se non alla mia famiglia. Che la corruzione era in chi avrebbe dovuto proteggerci e non credo alle "mele marce", non posso credere che nessuno vedesse e sapesse tra chi comandava quel nucleo criminale. Che gli interessi enormi che ho toccato sono ancora tutti lì, che le vicende umane sono state devastanti per molti e letali per alcuni. Ma io sono il figlio di Joe Marrazzo, mio padre lo voleva morto la mafia. Ho sbagliato e chiedo scusa, lo chiederei a lui prima che agli altri se fosse qui. Per il futuro vedremo, nessuno di noi può darselo da solo. Sconto il mio errore come è giusto. La vita è davanti". (15 agosto 2011)
Fonte:http://www.repubblica.it/politica/2011/08/15/news/intervista_marrazzo-20450866/?ref=HRER3-1
mercoledì 10 agosto 2011
Acclamato foto documentario "trasfigurazioni" di Jana Marcus
Nel 2003 ho iniziato a fotografare e intervistare le persone transgender sulla mascolinità e femminilità e come hanno cambiato i sessi. Nel 2006, dopo aver fotografato quasi 150 uomini e donne, trans, attraverso fotografie e commenti che raccontano le loro storie, "trasfigurazioni: The Making of a Man", - la mostra-tour è nata. Questa serie sorprendente e innovativa fotografica sulla comunità transgender sta girando tutto il paese, dalle gallerie di New York alle università come Stanford, negli ultimi cinque anni, il lavoro è stato molto apprezzato dalla critica e alla fine sono state incluse anche le donne transgender nel progetto (MtF).
Le 55 grandi immagini in bianco e nero con testi, esplora che cosa significa essere un uomo e una donna, da persone che hanno transitato per il sesso opposto, che confonde le linee di separazione di genere, stereotipi, e la scoperta delle influenze culturali .
Ora, il lavoro si è trasformato in un libro (trasfigurazioni, che esce a fine agosto)
Negli ultimi dieci anni c'è stata una maggiore consapevolezza del pubblico sui problemi transgender. Con la maggiore visibilità delle persone transgender è anche aumentata la discriminazione e violenza contro persone transgender. L'educazione di genere e organizzazione Advocacy afferma che "Le persone transgender sono più stigmatizzate e fraintese delle minoranze sessuali più di (Gay, Lesbiche, Bisessuali)." Nonostante questo, la comunità transgender sta emergendo nel proprio posto nella storia, come un nuovo movimento, ampliando il linguaggio di genere e sesso.Alle mostre gli spettatori sono spesso commossi fino alle lacrime dopo aver letto le storie e le lotte che le persone transgneder passano. Le sue transgender hanno vinto le migliori foto dell'anno nel 2004 e nel 2005 da Photo District News di New York, è stato incluso in The International Photography Awards 2005, il Phelan Art Award 2005, l'Excellence in Photography Award dalla scuola San Jose State of Art & Design, e The Center for Photographic Arts Awards 2004, tra gli altri notabili.
"Il mio obiettivo in questo lavoro è stato quello di normalizzare la comunità transgender e dare loro un volto e una voce che non hanno mai realmente avuto prima come un gruppo di persone", dice Jana Marcus. "Quindi, credo che il potere delle fotografie, insieme alle parole, hanno veramente portato le persone ad una forma di consapevolezza che non avevano intorno alle persone transgender, e quali sono le loro lotte per diventare quello che sono. L'altra parte del lavoro che ha avuto tanto successo, è che è stato universalmente condiviso, anche dalle persone che non sono interessate alla causa delle persone transgender. Il testo del lavoro ruota proprio intorno a che cosa significa essere un 'uomo' o quello che vuol dire essere una 'donna' nella nostra cultura.
Vanessa Mazza
Fonte: http://www.janamarcus.com/
http://www.chazbono.net/
sabato 6 agosto 2011
La Tribu' Di Nativi Americani Degli Suquamish Legalizza Matrimonio Omosessuale
La Natura è Dio, Dio è la Natura; tutta la nostra vita, il nostro governo, la nostra religione derivano dalla contemplazione di queste cose. "
La tribu' di nativi americani degli Suquamish, nello stato di Washington (nord-ovest) ha modificato la propria Costituzione per legalizzare il matrimonio tra omosessuali.
Una decisione che non ha nessun valore legale a livello federale o dello Stato, ma vale solo per i membri della tribu'. La norma e' stata approvata all'unanimita' dai sette membri del consiglio della tribu', di cui fanno parte 1.050 persone.
La notizia si inserisce nel tema del matrimonio omosessuale su cui molto si e' scritto ultimamente dopo che nello Stato di New York e' stato legalizzato, e in California e' in corso un procedimento giudiziario in questo senso.
La tribu' degli Suquamish e' la seconda a legalizzare il matrimonio omosessuale, dopo la Shell (conchiglia), nello Stato dell'Oregon, confinante a sud con lo Stato di Washington.
Sei sono gli Stati che oggi riconoscono questo matrimonio: Vermont, Connecticut, Iowa, New York, Massachusetts e New Hampshire, ai quali si aggiunge il distretto federale di Washington. I matrimoni omosessuali contratti in questi Stati, pero', non hanno valore a livello federale, la cui legge riporta ancora che il matrimonio ha valore solo se contratto da due persone di sesso opposto.
Fonte: Washington post
Identità di genere, è scontro tra il Vaticano e l’Onu
La Santa Sede ribadisce il no a discriminazioni e violenze verso omosessuali, ma condanna il tentativo di imporre l’idea secondo cui ogni tipo di rapporto sarebbe equivalente dal punto di vista della natura e della morale
giacomo galeazzicittà del vaticano 15/07/2011
Il Vaticano protesta per la «road map» Onu sui diritti dei gay in quanto non permetterebbe alcuna distinzione morale, politica o giuridica in relazione al matrimonio, all’adozione o all’inseminazione artificiale.
La recente risoluzione delle Nazioni Unite sull’orientamento sessuale e l’identità di genere è entrata a far parte di un documento-manifesto che potrebbe limitare la libertà della Chiesa. In pratica, non sarebbe considerato più ammissibile avere un’opinione morale o religiosa sull’omosessualità. Il Vaticano, quindi, mette in guardia dal pensiero unico, imposto in nome dello sradicamento dell’omofobia e della transfobia. Le categorie di orientamento sessuale e identità di genere non sono né riconosciute, né univocamente definite nel diritto internazionale e, pertanto, sono suscettibili di essere interpretate e definite secondo le intenzioni di chi a esse si riferisce. Secondo il rappresentante della Santa Sede al Consiglio dei diritti umani di Ginevra, l’agenda delle Nazioni Unite mette in pericolo la libertà religiosa della Chiesa.
«L’obiettivo è includere i diritti dei gay nell’agenda globale dei diritti umani», mette in guardia l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'ufficio dell’Onu a Ginevra. Secondo la Santa Sede, uno dei possibili travisamenti è che, se uno Stato o una comunità religiosa rifiutassero di celebrare il matrimonio per le coppie dello stesso sesso o di riconoscerne le adozioni infantili, sarebbero suscettibili di violare i diritti dei gay inseriti in agenda dalle Nazioni Unite. E, in casi estremi, i ministri religiosi potrebbero addirittura ricevere un’ingiunzione a celebrare i matrimoni gay. Il contributo della Chiesa alla riflessione sui diritti umani non è mai disgiunto dalla prospettiva della fede nel Dio creatore. Per la Chiesa cattolica, trattandosi di diritti che hanno a che vedere con la vita e i comportamenti delle persone, delle comunità e dei popoli, il discernimento prevede che ci si chieda ogni volta se le problematiche che si vogliono riconoscere come nuovi diritti promuovano un vero bene per tutti e in quale rapporto stiano con gli altri diritti e con le responsabilità di ognuno. Ad essere minacciata dalla «road map» sui diritti dei gay, perciò, è la libertà religiosa. Da una parte la Santa Sede si contrappone a una dittatura della ragione positivista che esclude Dio dalla vita della comunità e dagli ordinamenti pubblici, privando così l'uomo di suoi specifici criteri di misura, dall’altra accoglie le vere conquiste dell’illuminismo, i diritti dell’uomo e specialmente la libertà della fede e del suo esercizio, riconoscendo in essi elementi essenziali anche per l’autenticità della religione. Il braccio di ferro tra Vaticano e Onu si inserisce nella discussione sui diritti dei «LGBT» (lesbiche,gay,bisessuali e transessuali), tra i quali sono contemplati anche il matrimonio, l’adozione e l’inseminazione artificiale.
La Santa Sede condivide il legittimo fine di evitare discriminazioni ingiustificate e di tutelare da violenze le persone «LGBT», ma stigmatizza il tentativo di forzare l’opinione e le coscienze, imponendo un’idea secondo cui ogni tipo di rapporto (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o transessuale) sarebbe equivalente dal punto di vista della natura e della morale. Ciò, secondo la Santa Sede, viola diversi diritti fondamentali in quanto indebolisce le libertà di opinione, di espressione e di religione. A rischio, dunque, è la libertà della Chiesa e dei credenti. Inoltre, la famiglia e i bambini non sarebbero più riconosciuti come realtà naturali in se stesse, ma come oggetto di desiderio soggettivo a causa dell’esistenza di un loro diritto dei gay a sposarsi, ad adottare e a fondare una «famiglia», come se le realtà naturali non esistessero. La Santa Sede è preoccupata per la negazione della differenziazione tra le realtà di coppie eterosessuali e di rapporti tra persone LGBT, oltreché per la neutralizzazione morale della sessualità. La polemica tra Roma e Ginevra si fonda sull’opposta valutazione di un presupposto: ossia se la sessualità sia esterna o meno alla sfera dell’azione morale. Per la morale cattolica la sessualità umana, come ogni attività volontaria, possiede una dimensione morale: si tratta di un’attività posta in essere da una volontà individuale, per una finalità; non è una «identità». Insomma, dipende dall’agire e non dall’essere, nonostante quanto le tendenze omosessuali possano essere radicate nella personalità. Negare la dimensione morale della sessualità equivale a negare la libertà della persona in questo ambito e porta, in ultima analisi, verso una violazione della sua dignità ontologica. La Santa Sede teme che il riconoscimento di una piena parità giuridica per le persone portatrici di orientamento omosessuale possa prestarsi alla rivendicazione del matrimonio tra due uomini o due donne.
Lo scontro Nazioni Unite-Santa Sede ha in Italia un significativo precedente nella disputa di sei anni fa tra la Regione Toscana e il cardinale Ennio Antonelli, all’epoca arcivescovo di Firenze e attuale ministro vaticano della Famiglia. Anche in quel caso la materia del contendere fu una legge a favore di una cultura che stravolge la naturale distinzione sessuale tra uomo e donna a favore di transessuali e di transgender. In una legge regionale, infatti, si affermava che la persona umana nasce neutra, non esiste cioè una condizione di natura che definisca il sesso, così che la scelta di genere avviene secondo percorsi culturali. Da qui l’invito della legge alle province ed ai comuni, a promuovere, mediante iniziative culturali, le nuove figure sessuali come transessuali, omosessuali, lesbiche e transgender. «Una cosa sono i diritti individuali delle persone, altro è il riconoscimento giuridico della coppia omosessuale equiparandola alla famiglia- criticò il cardinale Antonelli-. Credo che questa sia una strada che non contribuisca al bene della società».
Nell’ottobre 2009 al Sinodo dei vescovi dedicato in Vaticano all’Africa, lo stesso cardinale Antonelli, in veste di presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia ha lamentato davanti al Sinodo l'estensione della teoria di genere in Africa per mediazione di istituzioni cristiane in linea con le istituzioni internazionali, le loro agenzie (ONU, OMS, UNICEF, UNESCO) e le ONG.Fonte:http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/vaticano-onu-identita-di-genere-vatican-gender-identity-identidad-de-genero-4864/