Nel numero di settembre-ottobre di Psicologia contemporanea (n.209) lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi (docente alla Sapienza e autore del libro Citizen gay) e lo psicologo Nicola Nardelli affrontano un argomento attuale e centrale dal punto di vista clinico ed etico: le “terapie riparative”, cioè quegli interventi psicologici e comportamentali che si prefiggono di modificare l’orientamento omosessuale in eterosessuale.
Anche se lo stesso Freud, come raccontano gli autori, sosteneva che «l’impresa di trasformare un omosessuale in un eterosessuale non offre prospettive di successo molto migliori dell’impresa opposta», i tentativi, ieri come oggi, non sono mancati: dall’elettroshock a sedicenti psicoterapie come appunto quelle riparative.
L’articolo di Lingiardi e Nardelli affronta l’argomento evidenziando il primo passo che dovrebbe fare uno psicologo per aiutare una persona che vive con disagio la propria omosessualità. Un passo molto semplice, secondo gli autori: interrogarsi sulle cause di questo disagio. Scoprendo come e quanto l’omofobia interiorizzata e il minority stress possano incidere sulla salute mentale delle persone omosessuali. È assai probabile infatti che, se l’omosessualità non fosse stigmatizzata, non vi sarebbero persone disposte a sottoporsi a interventi “terapeutici”, inutilmente costosi in termini economici ma soprattutto psichici, mirati a modificare il proprio orientamento. Di fronte a una domanda di “conversione” sessuale, lo psicologo deve avviare un’attenta analisi della domanda: che cosa chiede veramente il paziente quando dice di “voler diventare eterosessuale”? E il clinico, come deve affrontare questa domanda?
Sono ancora molte le persone, spiegano gli autori dell’articolo, che rimangono vittime di terapeuti che patologizzano l’omosessualità e che perciò la trattano come un danno “riparabile”. “Vittime” non solo perché queste “terapie” non raggiungono l’obiettivo, ma anche perché spesso peggiorano le condizioni psicologiche del soggetto, come dimostrato da molte testimonianze e studi scientifici.
Questa, in sintesi, la tesi di Lingiardi e Nardelli esposta nell’articolo “La riparazione che danneggia”. Data la sua attualità e importanza essa merita un dibattito tra i lettori di Psicologia contemporanea, sappiamo infatti che non tutti la condividono.
Fonte: PsicologiaContemporanea.it
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