La prostituzione in luogo pubblico è un fenomeno di "allarme sociale". Di conseguenza è reato e va punito, addirittura con il carcere, sia per chi la esercita che per chi se ne avvale. Secondo questo principio il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, insieme ai colleghi Alfano (Giustizia) e Maroni (Interni) ha presentato un ddl che è stato approvato questa mattina dal consiglio dei Ministri e che prevede la detenzione (insieme ad una multa pecuniaria) fino a 15 giorni per chi fa sesso a pagamento per le strade, oltre che per i clienti.
Inutile sottolineare che un provvedimento del genere colpisce anche la comunità lgbt, nello specifico i transessuali, che nella stragrande maggioranza dei casi non hanno altra possibilità di sopravvivenza che non la strada.
Parcheggi, pinete, aree di sosta e piazzali diventano, di fatto, luoghi i illegalità, a prescindere dal fatto che, chi vi si incontra, paga o riceve denaro per fare sesso. All'arrivo di una pattuglia infatti, potrebbe risultare particolarmente difficile dimostrare che nenanche un euro è stato dato o si è ricevuto per consumare quell'atto"Quello che la Carfagna ripropone è un modello represso di sessualità - commenta Ezio Menzione, avvocato (in foto) -, da esercitare, preferibilmente nell'ambito di un rapporto matrimoniale o nei luoghi tradizionalmente deputati. I gay, però, si sa, difficilmente riescono ad avere il riconoscimento familiare della loro sessualità tale da consentire loro di incontrare qualcuno all'interno delle mura domestiche, nè tanto meno il riconoscimento di famiglia. Ecco che, allora si incontrano all'aperto, in semi-clandestinità".
Ma a farne le spese più di altri, con tutta probabilità, saranno i trans e i viados, ancora di più se stranieri, cui non viene offerta altra possibilità di sopravvivenza se non quella di prostituirsi per le strade. Con buona pace di ogni possibile discussione sulle pari opportunità, quelle vere.
"Questo provvedimento è l'apoteosi dell'impari opportunità - continua Menzione - perché colpisce le persone in quanto tali. E per i trans il punto non è tanto che viene attaccato il loro lavoro, ma il fatto che, essendo spesso l'unica attività possibile, vengono colpiti nel loro diritto ad esistere. E' un salto indietro fino al 1976, anche dal punto di vista culturale. Bisognerebbe che questi ministri andassero a rileggersi l'indagine che fu fatta allora, subito prima dell'emanazione della legge Merlin, per capire che livelli di degrado e disumanità produceva il sesso a pagamento fatto fuori da quelli che allora si chiamavano bordelli". "Speriamo solo - conclude l'avvocato - che il testo non passi in parlamento. O, almeno, non così com'è".
E perfino la Caritas non è affatto entusiasta del provvedimento. Il responsabile per l'immigrazione Oliviero Forti ha dichiarato infatti: "Portare l'attività nelle abitazioni alzerà il livello del conflitto, invece che abbassarlo. Inoltre, la prostituzione viene spostata in luoghi meno accessibili alle forze dell'ordine e agli operatori sociali. Il lavoro che abbiamo svolto con il precedente governo ha evidenziato che la prostituzione, più che un problema di ordine pubblico, è un problema sociale. Le risorse dovrebbero essere messe in campo contro gli sfruttatori: vanno avviati progetti a lungo termine, certamente meno popolari di quelli del governo".
Nessun commento:
Posta un commento