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martedì 30 settembre 2008

ECUADOR. Sì ALLA COSTITUZIONE STATALISTA Nel testo il riconoscimento delle unioni civili gay


Quito, 29 set. - Netta vittoria del si' nel referendum in Ecuador sulla nuova Costituzione rivoluzionaria voluta dal presidente Rafael Correa per introdurre nel Paese andino il "socialismo del XXI secolo". Dagli exit poll e dallo scrutinio parziale delle schede e' emerso che piu' del 65% degli elettori ha approvato il testo che impone un rigido controllo statalista sul settore energetico e sulla politica monetaria, allineando l'Ecuador alle svolte bolivariste di Bolivia e Venezuela.

E' "una vittoria storica, l'Ecuador ha deciso di essere una nazione nuova e le vecchie strutture sono state sconfitte", ha esultato Correa, un economista in carica dal gennaio 2007, che a questo punto potrebbe convocare elezioni il prossimo anno.

Sconfitto il fronte del no guidato dal partito conservatore di Jaime Nebot e dalla Chiesa cattolica.

La nuova Costituzione rende inquieti gli investitori stranieri perche' di fatto assegna allo Stato il controllo del settore petrolifero, minerario e delle telecomunicazioni e attribuisce al presidente forti poteri sulla politica monetaria e sulla scelta dei giudici della Corte suprema. Inoltre c'e' il riconoscimento delle unioni civili gay e per la prima volta la "natura" diventa soggetto di diritto.

Al referendum, vinto dal si' con margine piu' ampio rispetto ai sondaggi della vigilia, hanno partecipato nove milioni di elettori. Gli osservatori dell'Ue, dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa), del Centro Carter e del Parlamento andino non hanno segnalato irregolarita'.

Google a favore del matrimonio gay e contro la Proposition 8


Gay.it - Google a favore del matrimonio gay e contro la Proposition 8La ormai famigerata "Proposition 8" californiana sta provocando reazioni da più parti. Dopo Brad Pitt, che ha donato 70 mila euro per finanziare la battaglia che mira all'abolizione della legge che vuole vietare il matrimonio gay, Steven Spielberg che ha seguito l'esempio dell'attore, adesso è il turno del gigante dei motori di ricerca (e non solo). A rendere nota la posizione di Google è stato Sergey Brin, uno dei fondatori di BigG, che sul blog ufficiale dell'azienda scrive:

r2"Come azienda Internet, Google partecipa attivamente ai dibattiti pubblici sull'accesso all'informazione, sulla tecnologia e l'energia. Poiché nella nostra azienda trova posto una grande varietà di persone e opinioni - Democratici e Repubblicani, conservatori e liberali, religiosi e non, eterosessuali e gay - in genere non prendiamo una posizione su temi che esulano dal nostro settore, specialmente non su temi sociali. Così, quando la Proposition 8 è apparsa all'orizzonte, era impensabile che Google prendesse una posizione ufficiale su di essa".

Gay.it - Google a favore del matrimonio gay e contro la Proposition 8E infatti, orgogliosa e colorata, la comunità dei Gayglers (i dipendenti lgbt di Google) da sempre prende parte ai Gay Pride statunitensi ed europei portando fieri una maglietta con il logo, in versione rainbow, della loro azienda, spesso accompagnati da testimonial d'eccellenza come George Takei, il Capitan Sulu di Star Trek, recentemente convolato a giuste nozze con il suo compagno. Ma è evidente che la situazione è tale da richiedere che BigG una posizione, questa volta la prenda. "Ma - spiega Sergey Brin - sebbene vi siano molti punti discutibili nella Proposition, dall'eccessivo peso del Governo sulla vita degli individui fino ad un testo scritto in modo poco chiaro, sono gli effetti discriminatori e depressivi che la Proposition avrebbe su molti dei nostri dipendenti che portano Google ad opporvicisi pubblicamente".

"Sebbene non si rispetti pienamente l'opinione di chi si trova da una parte e dall'altra in questa causa - tiene a precisare il cofondatore di Google - vediamo la faccenda prima di tutto come una questione di parità. Noi speriamo che gli elettori della California non voteranno la Proposition 8, perché non dovremmo eliminare i diritti fondamentali di ciascuno, quello di poter sposare, al di là della propria sessualità, la persona che ama".
Che un'azienda del calibro di Google decida di schierarsi così apertamente, la dice lunga su quanto la battaglia si stia facendo agguerrita e di quanto sia alta la posta in gioco. Forse, con queste forze in campo, il fronte che si oppone alla Proposition 8 ha qualche speranza in più di vincere il referendum

di Gay.it

RELAZIONE LEGGE CONTRO OMOFOBIA

Carissime e carissimi,
come forse saprete, oggi inizia in Commissione Giustizia, alla Camera, la discussione sulla mia proposta di legge recante "Disposizioni in materia di reati commessi per finalita' di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identita' di genere" .
La presidente della Commissione, On. Giulia Bongiorno del PDL, ha voluto che io fossi la relatrice di questa proposta di legge: è la prima volta, in questa Legislatura, che viene affidato l'incarico di Relatrice a una deputata dell'opposizione e, per di più, unica lesbica "libera" di questo Parlamento.

Serando di farvi cosa gradita, allego il testo integrale della mia relazione, che tra pochi minuti inizierò a discutere.
saluti
Paola Concia

DOCUMENTI CORRELATI
Titolo documento formato dimensioni
Concia Relazione legge contro omofobia .doc 142 Kb


sabato 27 settembre 2008

RACCOLTA FIRME PER LA DEPENALIZZAZIONE DELL'OMOSESSUALITÀ

gay Iran torture impiccaggioni

Ci girano questa iniziativa che volentieri pubblichiamo.

Partecipa alla raccolta di firme a sostegno della proposta della Ministra francese per i Diritti Umani Rama Yade per la depenalizzazione universale dell'omosessualità ; è noto infatti che ancora in troppi Paesi si viene incarcerati e persino condannati a morte per relazioni omosessuali .L'On. Rama Yade presenterà la sua richiesta, con il pieno appoggio del Governo francese, all' Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo Dicembre.

il link per la raccolta delle firme è : http://firmiamo.it/decriminalizzazionedellomosessualita

Anche la Ministra italiana per le Pari Opportunità On. Mara Carfagna ha dichiarato in un'occasione che chiederà all'Ambasciatore presso le Nazioni Unite di farsi portavoce della suddetta richiesta. Da parte italiana però, oltre a questa timida affermazione, null'altro è stato fatto e nessun impegno ufficiale è stato reso noto.

E' dall'indignazione per l'indifferenza generale che sembra regnare intorno a noi su temi di così grande civiltà che è nata la raccolta di firme a sostegno della proposta di Rama Yade.

Le promotrici di tale petizione on-line sono un esiguo gruppo di donne incontratesi nel forum del sito Ellexelle, che ritengono doveroso diffondere questa notizia e sollecitare gli utenti del web e la società a sostenere la proposta francese , anche firmando la petizione in allegato e di cui è fornito più sotto il link . Chiediamo pertanto la vostra cortese collaborazione nel far conoscere questa iniziativa e possibilmente nell'inserire nel Vostro sito il link della petizione .

Ringraziandovi per l' aiuto a una buona causa che vorrete fornirci , Vi Saluto cordialmente.

mercoledì 24 settembre 2008

Si baciarono in pubblico, a processo due gay

 Un bacio in bici
Dovranno spiegarlo a un giudice, che facevano quella sera d’estate al Colosseo. Roberto e Michele, trentenni omosessuali, sono stati citati in giudizio perché, secondo i carabinieri che li hanno “colti in flagrante” consumavano un rapporto orale in piena strada. Loro invece dicono che si stavano solo scambiando un bacio. Come tante coppie fanno per strada, sugli autobus, nei bar. Ma loro sono gay, e quindi non sta bene.

Sono imputati per atti osceno in luogo pubblico e nel febbraio prossimo dovranno presentarsi davanti a un giudice. Il loro avvocato, Daniele Stoppello, si dice sereno, perché le «accuse sono infondate». Per dimostrarlo, più volte il legale ha chiesto di acquisire il video delle telecamere che sono presenti nell'area archeologica dei Fori Imperiali, che dimostrerebbero come tra Roberto e Michele ci fosse stato solo un bacio. Ma, spiega ora l’avvocato, «tale istanza non è stata valutata positivamente dall'accusa, secondo la quale l'acquisizione della videoregistrazione “è attività complessa dall'esito incerto e non proporzionata all'oggetto del procedimento”. Insomma, chiedere la registrazione è sproporzionato, mandarli a processo no.

Per solidarietà con Roberto e Michele, il 2 agosto scorso, a Roma era stato anche organizzato un «bacio pubblico di tutte le coppie gay e lesbiche della Capitale, per ricordare che baciarsi non è un reato». L’Arcigay si dice «sorpresa» dalle decisione del magistrato: «Sono stati tenuti in considerazione – spiega il presidente romano Fabrizio Marrazzo – solo i verbali dei carabinieri e non comprendiamo per quale motivo non siano state acquisite le registrazioni delle telecamere: le immagini avrebbero consentito di fare luce sull'intera vicenda. Siamo certi dell'innocenza di Roberto e Michele – conclude – come verrà dimostrato durante il processo».

Pubblicato il: 23.09.08
Modificato il: 23.09.08 alle ore 17.03
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=79263

Nepal: prima carta di identita' per omosessuali

Nome Bishu, cognome, Adhikari, sesso, il terzo. In Nepal, è stata stampata la carta d'identità per omosessuali. Ad ottenerla per prima è stata Bishu Adhikari, una ragazza di 20 anni di Pokhara, nel Nord-Ovest del Paese. La giovane aveva dovuto lasciare la sua città, i parenti e gli amici, che non accettando la sua omosessualità, la minacciavano e la offendevano di continuo. E anche i vicini di casa non si sono dimostrati più tolleranti nei confronti del suo essere gay. Ora il Nepal, le ha riconosciuto ufficialmente e legalmente il suo essere omosessuale, scrivendo sul documento di identità, alla voce sesso, la dicitura terzo.
Una battaglia politica - Questo riconoscimento dei diritti, lo ha ottenuto con l’aiuto della ONG Naulo Bihani che si occupa proprio dei diritti dei gay e delle lesbiche in Nepal. Bishu aveva chiesto una carta di identità nel distretto di Kaski, specificando che avrebbe voluto che comparisse la dicitura del terzo sesso. La decisione era stata presa dopo la visita istituzionale nella sua ex città di Sunil Babu Pant, il primo parlamentare nepalese dichiaratamente omosessuale. Durante la sua visita, Pant aveva esortato gli omosessuali a pretendere che i loro diritti fossero rispettati, e a chiedere che sulle carte di identità venisse scritta l'appartenenza al terzo sesso.
Rifiutava di essere ritenuta un uomo - Ad Adhikari erano state offerte carte di identità che la identificavano come uomo, poiché il suo aspetto è maschile, ma lei le ha sempre rifiutate. L'autorizzazione infine, è stata data dalla Suprema corte nepalese che l’anno scorso ha emesso un giudizio fondamentale per gli omossessuali del Paese, dichiarandoli ”persone naturali”. La corte chiese così al governo di rimuovere tutte le discriminazioni contro la comunità omosessuale e assicurare per loro gli stessi diritti degli altri. Prima di Bishu Adhikari, Chanda Musalman, un gay che divenne transgender, vestito come una donna, ha ricevuto parziale accoglimento della sua richiesta di avere una carta di iidentità nella quale era segnalato come donna. Il municipio di Kathmandu, infatti, nella categoria del sesso sul documento di identità, scrisse ‘’sia maschio che femmina.

in Argentina: cambio di sesso sui documenti senza intervento

L'Argentina dà lezioni di riconoscimento dei diritti umani al resto del mondo. Con una sentenza, un giudice di Mar de la Plata ha permesso ad una trans di cambiare sesso sui propri documenti senza doversi sottoporre all'operazione chirurgica per il cambio di sesso, appunto.

Così, da oggi, Tania Luna, che sclese per sé questo nome a 16 anni e adesso ne ha 25, sarà tania per tutti, anche per lo stato. Nel testo della sentenza, il giudice Pedro Hooft spiega che condizionare il cambio di nome sui documenti ad un intervento chirurgico rappresenterebbe una violazione dei diritti della persona e una riduzione della questione sessualità a solo uno dei suoi aspetti, quello degli organi genitali, senza tenere conto della personalità e dell'identità soggettiva.

Per maggiori informazioni visita Gay.it

martedì 23 settembre 2008

IL FALLIMENTO DELLA BOSSI-FINI E IL `CASO` GENTILINI

Sul numero in edicola de L'espresso si segnala un ottimo articolo di Fabrizio Gatti sul fallimento della Bossi-Fini, 'Clandestini per colpa dello Stato'. Nel giro di pochi mesi centinaia di migliaia di extracomunitari con un lavoro e un affitto sono ritornati nelle schiere dei clandestini. Ossia è accaduto proprio quello che la legge voleva evitare.

Il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini

Secondo la Bossi-Fini il permesso di soggiorno deve essere rinnovato ogni anno anzichè ogni 4. Conoscendo la macchina burocratica statale, e con non meno di 22 mila permessi in scadenza a settimana, si sono accumulate un milione e 600mila pratiche inevase. La legge prevede 40 giorni per rinnovare il permesso ma in realtà si viaggia sui due anni.
Morale: solo 300mila persone quest'anno hanno avuto il permesso rinnovato. Un altro milione e passa sono in attesa. Con l'aggravante che nell'ultimo periodo, a causa dei ritardi accumulati, al poligrafico di Stato arrivano rinnovi già scaduti perchè più vecchi di un anno. Riflessi sulla vita delle persone? Sempre grazie al famigerato pacchetto sicurezza non si puo' ottenere il rinnovo del contratto di affitto se non si mostra un permesso in regola, pena il carcere per il proprietario che affitta. Idem per il rinnovo del contratto di lavoro. Ma i casi peggiori sono per chi è in cerca: di un nuovo lavoro, un nuovo alloggio o peggio ancora qualcuno che voglia comprare casa. Con il permesso scaduto si torna nella completa clandestinità. Come si pensa di risolvere la flagrante ingliustizia? Illuminanti a riguardo le parole del vicesindaco leghista di Treviso, Giancarlo Gentilini, il quale impedisce agli immigrati con permesso scaduto di iscrivere i figli a scuola. Sempre a Treviso chi presenta domanda di rinnovo oggi verrà convocato nel 2010, tramite liste fatte su carta perchè i computer sono stati programmati fino al 2009. E sempre Gentilini, rivolto ai suoi cittadini, ha recentemente detto "gli immigrati vadano a pregare e pisciare nel deserto". Parola di sindaco. Pardon, vicesindaco facente funzioni di sindaco grazie alla solita furbizia italiota.

Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv

Lula: "Il Brasile deve riconocere le unioni omosessuali


Rio de Janeiro, 18 set. - "Bisogna finirla con i pregiudizi di questo tipo. Ogni essere umano può vivere la sua vita come vuole". Il presidente della repubblica del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, intervistato ieri sul canale statale Tv Brasil, ha fermamente difeso l'unione civile tra omosessuali.

"Per tutta la vita ho difeso il diritto all'unione civile, e bisogna finirla con l'ipocrisia - ha detto Lula - Ci sono uomini vivendo con uomini, donne con donne, e molte volte vivono bene, straordinariamente. Costruiscono una vita insieme, lavorano insieme e per questo io sono favorevole. Ognuno viva la sua vita come vuole, basta che non rechi danno al prossimo".



Lula non ha chiarito se il governo prenderà a breve una posizione ufficiale sull'argomento, ma ha detto che esistono già progetti di legge in congresso: "Ci sono consigli comunali che hanno già approvato, così come assemblee di vari stati dell'Unione e ci sono progetti nel Congresso Nazionale. Ho partecipato alla conferenza Nazione Gay-Lesbica e non capisco perché i politici brasiliani che sono contro non rifiutano allora il voto di queste persone, o lo Stato non rifiuta le tasse che queste persone pagano".



Lula ha poi concluso: "Bisogna trattare senza alcuna discriminazione la vita che ognuno conduce dentro di casa, se uno vuol vivere con una donna o con un uomo è un problema solo suo.

L'importante è che siano cittadini brasiliani e che rispettino la Costituzione e rispettino il loro impegno con la Nazione".

Gay gira video su Youtube. Gruppo fascista: "Ti uccideremo" di Gay.it Lunedì 22 Settembre 2008

Un gruppo fascista minaccia di morte un ragazzo siciliano che risponde con un video nel quale afferma di non avere paura. Loro ribattono con le minacce di morte. Storia di ordinaria omofobia virtuale
Il video di Iroox



La risposta video del gruppo "100% fascista"

lunedì 15 settembre 2008

LA CHIESA ANGLICANA CHIEDE SCUSA A CHARLES DARWIN


"pubblicazione">14 Settembre 2008, 21:42 LONDRA -

A 126 anni dalla morte di Charles Darwin solo oggi la Chiesa anglicana ha deciso di chiedere scusa all'autore dell' "Origine delle specie". Secondo quanto scrive il mail on Sunday domani il sito web della Chiesa d'Inghilterra pubblicherà un articolo in cui si legge: "Charles Darwin, a 200 anni dalla tua nascita (nel 1809) la Chiesa d'Inghilterra ti deve delle scuse, anche per in fatto che la sua incomprensione iniziale ha portato a numerosi fraintendimenti". Il via libera all'operazione è venuto direttamente dall'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams secondo cui il passo compiutò è simile a quanto fece il Vaticano nel 1992 con Galileo, costretto nel 1633 a abiurare la sua teoria eliocentrica dalla santa Inquisizione. Il 'mea culpà degli anglicani è stato giudicato "ridicolo" dal pronipote di Darwin mentre l'ex ministro conservatore Ann Widdecombe, ex anglicana passata al cattolicesimo, ha irriso l'operazione: "E' come se gli italiani chiedessero scusa per Ponzio Pilato. . . ". Peraltro il Vaticano batte sul tempo i cugini scismatici: già nel 2005 il cardinale Paul Poppard, presidente del Consiglio Pontifico per la Cultura, dichiarò la teoria evoluzionista "perfettamente compatibile" con le scritture.

sabato 13 settembre 2008

Carfagna alle crociate


Risvegliata dal torpore estivo, la Ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna ha deciso di lanciare la sua crociata contro la prostituzione attraverso un ddl che mira a criminalizzare sia i clienti che le prostitute. Non contenta rincara però anche la dose: “la prostituzione mi fa rabbrividire. Mi fa orrore, non comprendo chi vende il proprio corpo. Ma mi rendo conto che è un fenomeno che esiste e che purtroppo non può essere debellato, come la droga”.

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli rabbrividisce e inorridisce di fronte a un ministro che con queste affermazioni dimostra davvero scarsa sensibilità e comprensione tanto del fenomeno quanto delle persone che si prostituiscono: che lo facciano per scelta o per costrizione, sono tutte destinatarie di disprezzo e di iniziative di criminalizzazione indiscriminata che non mira in verità a contrastare il fenomeno quanto a nasconderlo sotto il tappeto per non ferire la patina perbenista e di falsa sicurezza di quest’Italia e dell’azione del Governo.

Ci sembra assurdo che oggi il Ministro delle pari Opportunità non si occupi di contrastare il gravissimo fenomeno della violenza contro le donne, del divario sociale tra i generi (e non solo) nel mondo del lavoro, nella politica, nella vita sociale, per non parlare dell’omofobia che come sappiamo secondo il Carfagna-pensiero non esiste. La sua ricetta contro le aggressioni omofobe sono vaghe parole di dispiacere: una ministeriale pacca sulle spalla delle vittime!

Invitiamo il ministro a smetterla con quest’assurda caccia alle streghe puritana e a concentrarsi davvero sui tanti problemi di disuguaglianze e discriminazioni che ci rendono uno dei paesi più retrogradi e maschilisti d’Europa.

Andrea Maccarrone
Direttivo Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
06/5413985 - 349/7355715

LA CHIESA E GLI ECCIDI CRISTIANI IN INDIA: QUANDO IL CALZOLAIO HA LE SCARPE ROTTE

Essere minoranza: quando il calzolaio ha le scarpe rotte. Negli ultimi giorni sono avvenuti terribili eccidi a sfondo religioso. In India centinaia di religiosi e civili cristiani sono stati assaliti e uccisi da fondamentalisti religiosi indù solo a motivo della loro fede.

La Chiesa Cattolica ha protestato duramente e in ogni sede, denunciando il silenzio dei mezzi di comunicazione e dei politici su queste stragi. Sulle motivazioni del silenzio è stato scritto anche da firme di prestigio di quotidiani nazionali. In qualche modo – si è detto – l’indifferenza, o il fatto di non scandalizzarsi o un “silenzio assordante” sono dovuto al fatti di considerare la civiltà occidentale sinonimo di cristianità, ovvero – come vorrebbe la chiesa stessa – il cristianesimo l’elemento fondante della società occidentale.

In questo modo, osservano i commentatori, si tende a giustificare in modo scandaloso e vergognoso certe stragi come il prezzo che l’occidente dovrebbe in qualche modo pagare per aver colonizzato, sfruttato e invaso le altre civiltà. A questo si aggiunge il fatto che i veri praticanti, cioè quelli che si considerano “cristiani” nei fatti e quotidianamente, in Italia, sono molto pochi.

Proponiamo però una riflessione. E comunque, a scanso di ogni equivoco, condanniamo le stragi e protestiamo per la vergogna. Però. Qualunque minoranza religiosa, etnica e sociale o culturale ha diritto di non venire perseguitata, discriminata o addirittura attaccata con violenza fisica e verbale. E proprio per questo ribadiamo l’errore grave di chi considera il cristianesimo e in generale la religione come un elemento filosofico determinante o comunque fondante della società, al punto di chiedere ai legislatori di discriminare chi non ne rispetta la morale, segnatamente le coppie gay.

La fede è solo uno dei tanti aspetti dell'essere umano. E neanche di una maggioranza. Ma appunto: ha senso parlare di minoranza e maggioranza? La società in cui vorremmo vivere, è una società in cui tutte le minoranze hanno diritti, e anzi, la democrazia liberale è compiuta e tale, proprio nella misura in cui si proponga di rispettare le minoranze. Tutte le minoranze.

La Chiesa Cattolica non si accorge di raccogliere ciò che ha seminato: se la fede viene portata avanti come guida della ragione e la ragione utilizzata per valutare il giusto e lo sbagliato sulla base del “diritto naturale” – argomentazione utilizzata dalla Chiesa per condannare l’omosessualità – allora chi impedisce a qualcuno in India di valutare come naturale e giusto l’eccidio dei cristiani?

Il diritto naturale non esiste: tutto è naturale e niente è naturale, è sempre l’uomo con la propria cultura a valutare una cosa giusta o sbagliata, naturale e non naturale. La convivenza di credenti di diverse religioni con i non credenti, di culture, razze e condizioni personali diverse e orientamenti sessuali, passa per un principio fondamentale: la libertà di ognuno finisce dove inizia quella dell’altro. Quindi: liberi tutti di professare o non professare un credo, senza predicare però la discriminazione per chi non lo pratica o non ne rispetta la morale.

Forse la Chiesa Cattolica, e il Papa stesso, nonostante le immagini mostrino costose calzature artigianali, non conoscono il detto che il calzolaio spesso abbia le scarpe rotte. Una chiesa che chiede la discriminazione per legge delle minoranze in casa propria ai politici delle nazioni occidentali (come accade settimanalmente in Italia), mostra un buco enorme nelle proprie convinzioni di base, quando pretende che la minoranza religiosa che rappresenta non venga perseguitata in India.

La società moderna e pluralista, al contrario, accoglie tutti e la laicità delle leggi stesse è garanzia di tutela proprio delle religioni cosiddette minoritarie, e dei neo arrivati. Quanto più gli immigrati vedranno una non coincidenza tra morale della religione e legge dello Stato, tanto più si sentiranno parte della società, integrati e accettati. E allora protesteranno per gli eccidi in India perché, pur non essendo cristiani, vedranno attaccati anche i principi di libertà e uguaglianza.

Gianluigi Melesi
Giuliano Federico
redazione@gay.tv

Luxuria: sta per iniziare la nostra avventura

Vladimir Luxuria

LA RIPARAZIONE CHE DANNEGGIA

Psicologia - News Di Gay Project DGP

Nel numero di settembre-ottobre di Psicologia contemporanea (n.209) lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi (docente alla Sapienza e autore del libro Citizen gay) e lo psicologo Nicola Nardelli affrontano un argomento attuale e centrale dal punto di vista clinico ed etico: le “terapie riparative”, cioè quegli interventi psicologici e comportamentali che si prefiggono di modificare l’orientamento omosessuale in eterosessuale.

Anche se lo stesso Freud, come raccontano gli autori, sosteneva che «l’impresa di trasformare un omosessuale in un eterosessuale non offre prospettive di successo molto migliori dell’impresa opposta», i tentativi, ieri come oggi, non sono mancati: dall’elettroshock a sedicenti psicoterapie come appunto quelle riparative.

L’articolo di Lingiardi e Nardelli affronta l’argomento evidenziando il primo passo che dovrebbe fare uno psicologo per aiutare una persona che vive con disagio la propria omosessualità. Un passo molto semplice, secondo gli autori: interrogarsi sulle cause di questo disagio. Scoprendo come e quanto l’omofobia interiorizzata e il minority stress possano incidere sulla salute mentale delle persone omosessuali. È assai probabile infatti che, se l’omosessualità non fosse stigmatizzata, non vi sarebbero persone disposte a sottoporsi a interventi “terapeutici”, inutilmente costosi in termini economici ma soprattutto psichici, mirati a modificare il proprio orientamento. Di fronte a una domanda di “conversione” sessuale, lo psicologo deve avviare un’attenta analisi della domanda: che cosa chiede veramente il paziente quando dice di “voler diventare eterosessuale”? E il clinico, come deve affrontare questa domanda?

Sono ancora molte le persone, spiegano gli autori dell’articolo, che rimangono vittime di terapeuti che patologizzano l’omosessualità e che perciò la trattano come un danno “riparabile”. “Vittime” non solo perché queste “terapie” non raggiungono l’obiettivo, ma anche perché spesso peggiorano le condizioni psicologiche del soggetto, come dimostrato da molte testimonianze e studi scientifici.

Questa, in sintesi, la tesi di Lingiardi e Nardelli esposta nell’articolo “La riparazione che danneggia”. Data la sua attualità e importanza essa merita un dibattito tra i lettori di Psicologia contemporanea, sappiamo infatti che non tutti la condividono.

Fonte: PsicologiaContemporanea.it


venerdì 12 settembre 2008

Decreto Carfagna: i battuage diventano luoghi di illegalità di Caterina Coppola Giovedì 11 Settembre 2008


Gay.it - Decreto Carfagna: i battuage diventano luoghi di illegalitàLa prostituzione in luogo pubblico è un fenomeno di "allarme sociale". Di conseguenza è reato e va punito, addirittura con il carcere, sia per chi la esercita che per chi se ne avvale. Secondo questo principio il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, insieme ai colleghi Alfano (Giustizia) e Maroni (Interni) ha presentato un ddl che è stato approvato questa mattina dal consiglio dei Ministri e che prevede la detenzione (insieme ad una multa pecuniaria) fino a 15 giorni per chi fa sesso a pagamento per le strade, oltre che per i clienti.

Inutile sottolineare che un provvedimento del genere colpisce anche la comunità lgbt, nello specifico i transessuali, che nella stragrande maggioranza dei casi non hanno altra possibilità di sopravvivenza che non la strada.

Parcheggi, pinete, aree di sosta e piazzali diventano, di fatto, luoghi i illegalità, a prescindere dal fatto che, chi vi si incontra, paga o riceve denaro per fare sesso. All'arrivo di una pattuglia infatti, potrebbe risultare particolarmente difficile dimostrare che nenanche un euro è stato dato o si è ricevuto per consumare quell'atto

"Quello che la Carfagna ripropone è un modello represso di sessualità - commenta Ezio Menzione, avvocato (in foto) -, da esercitare, preferibilmente nell'ambito di un rapporto matrimoniale o nei luoghi tradizionalmente deputati. I gay, però, si sa, difficilmente riescono ad avere il riconoscimento familiare della loro sessualità tale da consentire loro di incontrare qualcuno all'interno delle mura domestiche, nè tanto meno il riconoscimento di famiglia. Ecco che, allora si incontrano all'aperto, in semi-clandestinità".

Ma a farne le spese più di altri, con tutta probabilità, saranno i trans e i viados, ancora di più se stranieri, cui non viene offerta altra possibilità di sopravvivenza se non quella di prostituirsi per le strade. Con buona pace di ogni possibile discussione sulle pari opportunità, quelle vere.

Gay.it - Decreto Carfagna: i battuage diventano luoghi di illegalità"Questo provvedimento è l'apoteosi dell'impari opportunità - continua Menzione - perché colpisce le persone in quanto tali. E per i trans il punto non è tanto che viene attaccato il loro lavoro, ma il fatto che, essendo spesso l'unica attività possibile, vengono colpiti nel loro diritto ad esistere. E' un salto indietro fino al 1976, anche dal punto di vista culturale. Bisognerebbe che questi ministri andassero a rileggersi l'indagine che fu fatta allora, subito prima dell'emanazione della legge Merlin, per capire che livelli di degrado e disumanità produceva il sesso a pagamento fatto fuori da quelli che allora si chiamavano bordelli". "Speriamo solo - conclude l'avvocato - che il testo non passi in parlamento. O, almeno, non così com'è".

E perfino la Caritas non è affatto entusiasta del provvedimento. Il responsabile per l'immigrazione Oliviero Forti ha dichiarato infatti: "Portare l'attività nelle abitazioni alzerà il livello del conflitto, invece che abbassarlo. Inoltre, la prostituzione viene spostata in luoghi meno accessibili alle forze dell'ordine e agli operatori sociali. Il lavoro che abbiamo svolto con il precedente governo ha evidenziato che la prostituzione, più che un problema di ordine pubblico, è un problema sociale. Le risorse dovrebbero essere messe in campo contro gli sfruttatori: vanno avviati progetti a lungo termine, certamente meno popolari di quelli del governo".

giovedì 11 settembre 2008

Sabina Guzzanti a giudizio per le frasi contro il Papa


Gay.it - Sabina Guzzanti a giudizio per le frasi contro il PapaLa procura di Roma chiederà al ministro della Giustizia Alfano di procedere contro Sabina Guzzanti. L'accusa, secondo i giudici, è di vilipendio nei confronti del Papa per le frasi pronunciate durante il No Cav Day in Piazza Navona lo scorso 8 luglio. L'attrice aveva attaccato duramente Ratzinger («Tra 20 anni Ratzinger sarà morto e sarà tormentato da diavoloni, frocioni, attivissimi e non passivissimi», disse), e il ministro delle pari opportunità, Mara Carfagna.

La parola, adesso, passerà ad Alfano che autorizzerà o meno lo svolgimento delle indagini nei confronti di Sabina Guzzanti in base al Concordato tra Stato e Chiesa e all'articolo 290 del codice di procedura penale

Gay.it - Sabina Guzzanti a giudizio per le frasi contro il PapaPaolo Guzzanti, padre dell'attrice e noto politico di Forza italia, è intervenuto per difendere la figlia Sabina: «Siamo al medioevo integrale». Guzzanti padre chiede che «un'attrice che ha osato vilipendenre la religione sia sottoposta sulla stessa Piazza Navona al giudizio di Dio, consistente nel correre su un tappeto di carboni ardenti senza riportare nessuna ustione». «Compiuto questo rito giudiziario spero che si possa chiudere la questione».

Diversa la sorte per Beppe Grillo. La sua posizione, aperta per le sue frasi contro il capo dello Stato Giorgio Napolitano, sarà archiviata. Quello che ha detto il comico rientra nel diritto di satira al contrario delle parole della Guzzanti che avrebbe offeso, sempre secondo la procura, un capo di stato quale è il Papa secondo, appunto, gli accordi concordatari.

lunedì 8 settembre 2008

Dico, Brunetta e Rotondi preparano una loro legge sulle coppie di fatto

Il ministro per l'Attuazione del programma: non impegniamo il governo. «Ci occupiamo anche di coppie gay»

Renato Brunetta (Lapresse)
Renato Brunetta (Lapresse)
MILANO - Il nome è ancora top secret. Ma che si chiamino Dico, Pacs o Cus, come nei vecchi ddl, poco importa, almeno per il momento. La notizia che due ministri del governo in carica, Renato Brunetta e Gianfranco Rotondi, stiano lavorando a una proposta di legge sulle unioni civili ha l'effetto di un masso lanciato nello stagno. Nel giorno in cui Silvio Berlusconi incontra il Papa, a Cagliari, e il pontefice torna a dire no «ad ogni unione diversa dalla famiglia», Rotondi anticipa a Il Tempo il progetto che riguarderà tutte le coppie non legate da vincolo di matrimonio, anche quelle gay.

GOVERNO - Un'iniziativa personale, non una proposta di governo, perché, spiega il titolare dell'Attuazione del programma, «le unioni civili non fanno parte del programma di governo e non saranno realizzate da questo esecutivo». Ma per Rotondi c'è «da legiferare in ordine a un fenomeno che non è marginale e che riguarda le persone che a vario titolo convivono». Renato Brunetta, da Cernobbio, per ora non parla. Rotondi anticipa le linee generali come «l'assistenza in caso di malattia, la successione, i diritti relativi all'alloggio, insomma tutti i diritti che rendono il convivente prioritario rispetto ai parenti e che per ora non esistono ». E ribadisce: «Ci occupiamo anche delle coppie gay».

COMMENTI - È cauto Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay: «Registriamo che nel centrodestra si avvia un confronto per noi positivo, speriamo non ci siano discussioni ideologiche». Anna Paola Concia, deputata pd, si augura che «non resti solo un annuncio». Perplesso Alessandro Zan, il consigliere comunale dei Pacs di Padova: «Strano: il ministro delle Pari opportunità di questo governo aveva chiuso ogni discussione». Gustav Hofer e Luca Ragazzi, registi di Improvvisamente l'inverno scorso, sui Dico, chiedono «una legge bipartisan». «Un segno di maturità politica e civile», dice Benedetto Della Vedova, del Pdl; l'udc Maurizio Ronconi dissente: «Le coppie di fatto non potranno mai rivendicare i diritti delle famiglie tradizionali perché non hanno avuto il coraggio di assumere gli stessi doveri».

Olga Piscitelli
08 settembre 2008

sabato 6 settembre 2008

INTRIGHI, CORRUZIONE E OMICIDI DIETRO IL CUPOLONE: C`E` DEL MARCIO IN VATICANO

Ne "L'Entità", bestseller da 250mila copie in Spagna, l'autore Eric Frattini ripercorre la storia occultata dei servizi segreti Vaticani, dalla loro fondazione nel XVI secolo fino ai giorni nostri. Il libro, pur mancando a tratti di quel pathos narrativo che ha reso "Gomorra" e "La Casta" dei clamorosi successi editoriali, si presenta come una ricerca attentamente documentata, grazie alla quale sarà difficile osservare ancora la Chiesa Cattolica con sguardo ingenuo.

Ben lontana dall'immagine di pacifica tutela delle anime, infatti, l'attività dello Stato Vaticano, secondo Frattini, risulta molto più attenta ad una gestione-manipolazione attiva dei Poteri Mondiali. Come riportato dalle note di copertina, "L'Entità ed il suo controspionaggio, il Sodalitium Planum, hanno assassinato re, capi di Stato ed esponenti dell'alta economia (...), preso parte a rivoluzioni, finanziato dittatori e appoggiato golpe..."

Appare chiaro il metodo standard di gestione degli affari interni alla Chiesa: occultare, insabbiare, dimenticare; tecnica applicata anche negli ultimi decenni, come negli anni '70, con il caso IOR (massoneria, riciclaggio di denaro sporco, collusione con la mafia), nel 1978 con la morte di Giovanni Paolo I (testimonianze e prove contraddittorie sulla morte di un Papa scomodo) o nel 1998 con il caso Eastermann (tre morti ammazzati nelle stanze vaticane, tra cui Alois Estermann, da poche ore comandante della guardia svizzera).

A titolo esemplificativo, poche righe:"(...) L'avvocato Ambrosoli trovò prove inconfutabili della Banca vaticana nelle operazioni criminali realizzate da Michele Sindona. (...) Con l'avvocato Giorgio Ambrosoli collaboravano anche Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, e il tenente colonnello Antonio Varisco, comandante dei Carabinieri del Nucleo traduzioni e scorte del Tribunale di Roma. (...) L'11 Giugno 1979 Ambrosoli fu assassinato nel portone di casa da William Arrico, un killer professionista (...) il 13 giugno, morì il tenente colonnello Antonio Varisco, colpito da una raffica di mitragliatrice sparata da due uomini mentre si trovava nella sua auto, fermo a un semaforo (...) il 20 Luglio Boris Giuliano, come ogni mattina, entrò nel Lux bar di Palermo (...), un uomo gli si avvicinò e gli sparò alla nuca. Prima di uscire dal locale, l'assassino depose sul cadavere un garofano bianco (...) un segno utilizzato dall'inquisizione romana..." (pagine 370-371).

Verrebbe quasi da considerarlo un libro bonario: Frattini non introduce i personaggi come individui che uccidono e corrompono per denaro e potere, ma parla di "sacrifici che tante di queste spie fecero per far giungere ai confini più reconditi della terra la parola di Dio, persino a rischio della propria incolumità".

Come traspare, sembra manchi del tutto quel sarcasmo arrabbiato che, ad esempio, è possibile ritrovare nei documentari di Michael Moore. Certo, l'autore scrive dalla ormai ex-cattolicissima Spagna, ora baluardo europeo del laicismo, e la rabbia in terra iberica può sfumare presto.

Nella sociologia contemporanea, è noto il principio per cui una organizzazione tende nel tempo ad avere, al di là del raggiungimento del proprio fine specifico, un obiettivo di base: l'autoconservazione. Sembra chiaro che lo scopo principale della Chiesa Cattolica negli ultimi cinque secoli sia stato il mantenimento del proprio potere. L'idea della "difesa del bene e dei principi cristiani" non spiega del tutto i tentativi di sovversione di governi stranieri (dall'Inghilterra protestante del XVI secolo fino alla Polonia degli anni '60) e certamente non giustifica vergogne ben documentate come il sostegno al governo genocida croato durante la seconda guerra mondiale (con un frate francescano che si vantava di aver sterminato decine di civili) o la creazione del progetto Odessa, con un "corridoio Vaticano" per portare in salvo numerosi criminali nazisti, tra cui anche quel Carl Vaernet che sosteneva di poter guarire l'omosessualità, attraverso una brutale cura che aveva portato alla morte quasi tutti i suoi pazienti-cavia.

Per maggiori informazioni, potete consultare il sito di Eric frattini
Leggere l'intervista del Magazine Terra Incognita CLICCA QUI >
Leggere la recensioni di Repubblica (CLICCA QUI >) e de Il Manifesto (CLICCA QUI >)


L'entità
La clamorosa scopera del servizio
segreto vaticano: intrighi, omicidi, complotti degli ultimi 500 anni


ERIC FRATTINI


casa editrice Fazi Editore



Walter Leonte
redazione@gay.tv

CLAMOROSA RIVELAZIONE DI CLIFF RICHARD, IL RENATO ZERO INGLESE: `IO, INNAMORATO DI UN PRETE DA 7 ANNI`

Avete presente Renato Zero e Little Tony? In Gran Bretagna da anni il re delle classifiche è un cantante che è esattamente un perfetto mix fra entrambi i cantautori italiani: Cliff Richard.

A differenza di Renato Zero che con grande disperazione dei suoi "sorcini" si vergogna della sua omosessualità, Cliff Richard ne fa invece un vanto, raccogliendo le sue esperienze in un libro di memorie autobiografico in cui rivela di avere una relazione da ormai 7 anni con un prete cattolico.

Richard ha incontrato padre John McElynn nel 2001. I due si sono innamorati e hanno deciso di andare a vivere insieme dopo che McElynn ha rinunciato alla sua carica in una bufera mediatica seguita da tutta Inghilterra.

A 67 anni suonati i due vogliono sposarsi entro la fine dell'anno. Cliff, che ha iniziato la sua carriera negli anni 50 ha già collezionato numerose numero uno in Gran Bretagna. Il suo libro "My Life, my way" è già un best seller.

We Don't Talk Anymore , cantava Cliff Richard nel 1979...

Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv

giovedì 4 settembre 2008

DOCUMENTARIO SHOCK SULLE MOSCHEE BRITANNICHE. `UCCIDETE I GAY E I TRADITORI`

L'emittente inglese Channel 4, ha deciso di trasmettere un controverso documentario in cui si testimonia come l'anti semitismo e l'omofobia siano regolarmente predicati nelle moschee britanniche. In "Undercover mosque: the return", questo il titolo del reportage, alcuni giornalisti in incognito hanno frequentato delle moschee per capire quali sono i valori che vengono predicati ai fedeli musulmani.

Il documentario scava a fondo anche sul ruolo che la casa reale saudita ha nel diffondere l'ideologia islamica fondamentalista nel Regno Unito. A creare scalpore sarebbe sta soprattuto una parte del reportage, nella quale una donna si reca ad ascoltare le predicazioni rivolte al pubblico femminile e viene incitata ad uccidere i gay, gli adulteri, le donne che si comportano come uomini e gli ex musulmani convertiti ad altri credo, al grido di: "Uccideteli, uccideteli. Dovete capire che meritano solo la morte. Questo è l'Islam".

Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv

Vigile urbano bolognese racconta del suo cambio di sesso di Gay.it Mercoledì 3 Settembre 2008

Gay.it - Vigile urbano bolognese racconta del suo cambio di sesso

Sarà il clamore creato dalla storia del vigile urbano gay di Milano che rischia una sanzione per avere usato a divisa per scopi non lavorativi, sarà che in questi giorni si svolge il primo meeting dell'associazione dei poliziotti LGBT italiani, ma le storie di persone che vestono la divisa e fanno coming out fioriscono come mai prima d'ora.
Oggi, sempre della pagine del Corriere, questa volta nell'edizione bolognese, è il turno di Stefano 31 anni, anche lui vigile urbano che fino a qualche anno fa per l'anagrafe era Katia. Fino a quando, un giorno a 21 anni chiama il consultorio del Mit e inizia il suo percorso personale che la porterà, a 25 anni, a subire l'operazione per il cambio di sesso all'ospedale Sant'Orsola di Bologna e a diventare, appunto, Stefano.

"Fin da piccola mi addormentavo sperando di svegliarmi maschio", ha raccontato Stefano alla giornalista del Corriere alla quale ha spiegato quali sofferenze ha passato da adolescente credendosi lesbica e vedendosi costretta ad allontanarsi dalla famiglia d'origine dopo avere confessato loro la sua natura.
A cambiare il corso della sua vita, come spesso accade in questi casi, un incontro casuale. "Incontrai un ragazzo di cui mi innamorai: era una donna, ma diceva di sentirsi un uomo - continua Stefano nell'intervista -. Mi resi conto che volevo essere come lui. Un giorno decisi di tagliare i capelli e mettermi solo jeans e maglie larghe".
Adesso, dopo gli incontri al Mit, l'operazione e dopo essere stato riaccettato dalla famiglia, Stefano è un uomo felice, che dice di essere a suo agio anche tra i colleghi in divisa.

"Nel complesso mi sento accettato - racconta -. Ho parlato con tutti, mi hanno fatto le domande più assurde. Ho venduto la mia privacy pur di aiutare gli altri a capirmi".
Oggi non ha più dubbi su chi è e chi vuole essere, spiega alla giornalista, e si dice felice di essersi trovato a Bologna a vivere la sua storia. "Qui se ti spieghi, la gente ti capisce", conclude.

'BASTA CON LA CLANDESTINITÀ' ECCO IL MEETING DEI POLIZIOTTI GAY

esercito-militari

TORINO — Ministro La Russa aspettaci, stiamo arrivando. Poliziotti, Carabinieri, uomini e donne della Guardia di Finanza, dell'Esercito e dell'aeronautica gay e lesbiche escono allo scoperto anche in Italia, dopo una lunga stagione di incertezze e clandestinità. E venerdì 26 settembre, a Bologna, volteranno pagina: la loro associazione, «Polis Aperta», la prima e l'unica nel nostro Paese, riunirà il suo direttivo per darsi un nuovo Statuto e un programma di iniziative, in un grande coming out collettivo. Nonostante la decisione, presa anche in seguito alle pressioni degli altri gruppi europei, a cominciare dagli spagnoli di Gaylespol che hanno organizzato l'ultimo raduno internazionale a Barcellona, è ancora molto difficile trovare gay e lesbiche in divisa disposti a parlare, e non a caso per alcuni è più facile che per altri: Vito Raimondi, torinese, è un finanziere come il triestino Nicola Cicchitti, presidente di Polis Aperta. «Per molti di noi — racconta — il timore non è quello di una ritorsione violenta, quanto della discriminazione strisciante. E il disagio per il machismo quotidiano che chi è in divisa è costretto a vivere, fatto di battute e di linguaggi, lo stesso che le donne entrate nell'esercito e in Polizia hanno contribuito a cambiare, senza tuttavia riuscire a cancellarlo».

Oggi, gli aderenti a Polis Aperta che hanno un nome e un cognome e partecipano liberamente alle prime attività pubbliche dell'associazione sono circa duecento. C'è chi ha fatto il suo coming out personale pur essendo un Carabiniere, in uno dei corpi cioè ritenuti più tradizionali, e chi invece preferisce non comparire anche se nella vita fa il vigile urbano: «Non puoi sapere come reagiranno i superiori, ed è comunque difficile dimostrare che un trasferimento "punitivo" è arrivato perché si è scoperto che sei gay e non per "esigenze di servizio", come dice la motivazione ufficiale ». La regola italiana, dunque, è «non chiedere, non dire»: «Mi è capitato di incontrare in discoteca colleghi che appena mi vedevano si giravano dal-l'altra parte — spiega Raimondi —. Al Gay Pride di Biella ero con il mio compagno e un collega che fino a quel momento era rimasto ai margini della manifestazione vedendomi sotto il palco è venuto a salutarci. È stato un grande momento, la dimostrazione che dobbiamo renderci visibili». Una richiesta che viaggia anche attraverso la rete, negli appelli accorati di chi è entrato — dopo una richiesta e un filtro iniziale — nei gruppi di discussione del sito web.tiscali. it/polisaperta. Scrive «Genova in divisa»: «Caro gruppo, faccio quest'ultimo tentativo poi la smetto, perché mi pare di essere rimasto l'unico in tutta la Liguria... Se c'è qualche collega di qualunque corpo, civile o militare, mi farebbe molto piacere scambiare idee con lui su come si vive e si lavora a Genova essendo gay e portando una divisa». Giulio, nuovo iscritto dal Sud, aggiunge: «Vorrei confrontarmi con altri militari che si trovano a vivere la loro omosessualità tra mille difficoltà nelle caserme italiane ». Al ministro della Difesa, Polis Aperta chiede di poter essere riconosciuta come associazione mista e senza finalità sindacali, in modo da aggirare ogni divieto. All'ordine del giorno di Bologna c'è anche un programma di incontri e l'elezione di delegati regionali. Ma, soprattutto, l'idea di poter cambiare dall'interno una mentalità ancora prevalente tra le forze dell'ordine, creando gruppi di poliziotti gay («siamo una risorsa, non un problema») capaci di formare i colleghi insegnando loro a intervenire in caso di reati o violenze che riguardano gli omosessuali. Come già avviene in Spagna, dove sono i gay della Guardia Civil a tenere corsi anti- discriminazione.

Vera Schiavazzi
Fonte: Corriere.it

SCANDALOSA LUXURIA. INTERVISTATA IN ESCLUSIVA PER DGP




Imma dice che la tua partecipazione all'Isola può essere un fatto di costume, di comunicazione, storico per le trans e per i gay. che ne pensi?
E’ vero. Per la prima volta la Rai dà una visibilità straordinaria a una trans in prime time. Il fatto che le polemiche di questi giorni abbiano riguardato più il fatto che io sia una ex parlamentare possono essere lette in due modi diversi: o come un fatto di progresso oppure come un voler mascherare il fatto che in tv, sull’Isola ci sarà una trans. Provate a pensare, chi sta montando polemiche sulla partecipazione di Adinolfi alla Talpa?

Cosa rispondi a chi ti ha criticato da sinistra?

Le critiche me le aspettavo, ma non mi aspettavo il tono esagerato di chi sembra oggi caduto dal pero e non si ricorda che io vengo dallo spettacolo. Prima delle elezioni Francesco Merlo su Repubblica scriveva che ero impresentabile come parlamentare. Oggi altri dicono che sarei impresentabile in quanto ex parlamentare. Tutto questo sembra azzerare il mio passato.

Con L’Isola chiudi la tua esperienza politica?

Da un punto di vista istituzionale sì. Non dal punto di vista della militanza. Ovunque ci saranno dibattiti, incontri sui diritti civili delle persone lgbt o contro l’Aids per esempio, io ci sarò sempre. E la maggiore popolarità potrà essere d’aiuto per battaglie politiche di libertà.

Noi diciamo Forza Vladimir!

Sono contentissima perché i veleni di questi ultimi giorni mi hanno amareggiata. Mi è sembrato di essere il bersaglio di frecce avvelenate.

Quale sarà il tuo principale obiettivo sull’Isola?

Poter dimostrare che una convivenza con una persona trans è possibile.

Nell’intervista a Tu parli del transessualismo e della prostituzione.

Io vorrei lanciare un appello, a non pensare alle trans come prostitute. Le nuove generazioni di transessuali vivono oggi, spesso, in un ambiente di maggiore accoglienza familiare. Le trans sono cittadini e lavoratori come tutti. Vorrei però anche restituire quel senso di libertà se praticare o meno la prostituzione. Che non sia una vita obbligata. E che una persona trans non venga criminalizzata due volte.

Dal punto di vista legislativo quali sono i passi da compiere?

Avevo presentato una proposta di legge sul modello inglese sul cambiamento del genere e del nome. So che non è rimasta lettera morta. La radicale Bernardini l’ha ripresa. Speriamo abbia un qualche esito.

Scandalosa Luxuria, prima in parlamento poi all'isola dei famosi. Anche Imma Battaglia spesso viene vissuta come scandalosa nel mondo gay per le sue posizioni spesso anticonformiste. Che rapporto hai con Imma?

Un rapporto di lunghissima data. So che Imma con me è sempre sincera. E questa iniziativa mi rende felice.

di Alessandra Filograno
Ufficio stampa di DGP