Italiani e fede: perché tanti si fanno sbattezzare


In latino si chiama “actus defectionis” e per la Chiesa è un nuovo problema: è l’atto con il quale si chiede di essere “sbattezzati”.
Solo in Italia si contano già 3 mila “sbattesimi”. “In realtà il numero è superiore, ma una statistica è impossibile perché tanti chiedono al parroco di essere sbattezzati ma non ci informano” sostiene Federico Sora, fondatore negli anni 80 dell’Associazione per lo sbattezzo, con sede a Fano nelle Marche. I moduli si possono scaricare su internet dal sito dell’Associazione per lo sbattezzo.
Per far fronte alle richieste anche la Cei ha predisposto moduli con i quali vescovi e parroci rispondono ai richiedenti invitandoli a considerare le conseguenze di questa decisione, che comporta la più grave delle pene canoniche, cioè la scomunica.
E nei giorni scorsi sono state pubblicate sul sito internet del Vaticano (www.vatican.va) le norme. Lo “sbattezzo”, spiega il cardinale Julián Herranz, già presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, “non ha solo un carattere giuridico amministrativo ma si configura come una separazione dalla vita della Chiesa: suppone quindi un atto di apostasia, eresia o scisma”.
Per questo all’inizio vescovi e parroci convocavano quanti chiedevano di essere sbattezzati. Ma il garante per la protezione dei dati personali ha deciso che non è lecita la richiesta a recarsi personalmente in parrocchia per chiedere di essere cancellati dai registri. Anche per lo sbattezzo è stato introdotto così il “rito abbreviato”.

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