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sabato 27 novembre 2010

Uganda, l'appello della comunità gay "Fermate la legge contro di noi"


Nel paese africano è in corso una violenta campagna omofobica. In discussione una norma contro l'omosessualità che prevede la condanna a morte. David Kisule, uno dei 100 che ha visto la sua foto pubblicata sul giornale "Rolling Stone", che ne chiedeva l'impiccagione, racconta la situazione a Mondo Solidale. Si trova in Italia per partecipare al congresso di "Certi Diritti"

di PASQUALE NOTARGIACOMO


ROMA - C'è un paese africano dove, su iniziativa del ministro dell'Eticità e della Moralità, è in discussione una legge chiamata "Anti Homosexuality Bill". Tra le pene che prevede per gli "omosessuali recidivi" figurano la condanna a morte e l'ergastolo. Non solo, tra i reati ci sono anche la "promozione dell'omosessualità" e la "mancata denuncia" delle persone che violano queste disposizioni, punibile con il carcere fino a 3 anni. La proposta di legge contiene anche una clausola extraterritoriale per cui un cittadino sarebbe punibile per questi reati anche all'estero. Tutto questo, secondo i proponenti, in deroga a qualunque convenzione internazionale.

Succede in Uganda. In un paese in cui il Codice penale, recependo una disposizione "coloniale" britannica (la cosiddetta legge sulla Sodomia), già dispone pene che contemplano la reclusione fino a 7 anni per chi pratica comportamenti "contro natura". In palese contraddizione con la Costituzione che esclude qualsiasi tipo di discriminazione. Il corollario di tutto questo è una massiccia campagna omofobica messa in atto da un giornale il "Rolling Stone", 1che solo il mese scorso ha pubblicato foto, nomi e indirizzi di 100 attivisti lgbt chiedendo ai lettori di "impiccare gli omosessuali".

Campagna omofobica. L'uscita dell'articolo, raccontano le associazioni per i diritti umani, ha causato l'aggressione di 8 persone citate, mentre una donna ha dovuto lasciare la propria casa dopo che i vicini l'avevano colpita con una raffica di pietre. All'inizio di questo mese, dopo una temporanea chiusura, il giornale ha pubblicato la seconda parte dell'articolo: "Gli uomini della Vergogna parte II", con i nomi e le foto di 10 presunti gay. Tra le accuse che vengono mosse alla comunità omosessuale quella di progettare attentanti terroristici (come quello avvenuto a Kampala nel luglio scorso) e di raccogliere miliardi in finanziamenti per "reclutare bambini" e farli "unire ai gruppi gay". In seguito a una causa intentata contro il giornale da organizzazioni della società civile, la corte Suprema dell'Uganda ha emesso il 1° novembre un ordine provvisorio che intima al "Rolling Stone" di cessare qualsiasi pubblicazione dove siano presenti nomi, foto o altri dati "sensibili".

Questione politica. Il governo ugandese del presidente Meseveni, interpellato a riguardo dalla Commissione delle Nazioni unite sull'Eliminazione della Discrimazione contro le Donne (CEDAW) ha respinto ogni responsabilità. Pesa, sottolineano gli osservatori, che i diritti degli omosessuali siano diventati un tema elettorale, con le presidenziali del 2011 in vista e il presidente uscente che punta alla riconferma. Mentre sulla vicenda si registrano le pressioni di potenti organizzazioni "evangeliche" come The Family (di base statunitense), che in Uganda si sono adoperate in imponenti campagne di predicazione contro l'omosessualità. Un pastore evangelico è anche il leader della "Coalizione Nazionale contro l'Omosessualità e gli Abusi Sessuali" che si è schierata al fianco del "Rolling Stone" nell'udienza davanti all'Alta Corte del 23 novembre. Udienza che, per inciso, il giornale ha disertato.

C'era invece Kato David Kisule, 45 anni, rappresentante dell'associazione "Sexual Minorities Uganda" (SMUG). Kisule, da anni si batte per i diritti della comunità lgbt in Uganda. E' uno dei cento che ha visto la sua foto pubblicata sul "Rolling Stone", sotto la scritta "Impiccateli". In quattro, tra cui lui, hanno avuto il coraggio di denunciare il giornale per violazione della privacy e istigazione alla violenza. Nell'ultima udienza, Kisule si è salvato solo grazie all'aiuto di un conoscente dalla folla di dimostranti che voleva aggredirlo. Si trova in Italia per il IV Congresso dell'associazione radicale "Certi Diritti" in programma il 27-28 novembre a Roma.

Kisule, com'è la situazione per gli omosessuali in Uganda?
I diritti degli omosessuali sono diventati un tema elettorale. Ci sono le elezioni il prossimo anno. Il presidente uscente vuole essere riconfermato e mantiene un basso profilo sulla legge contro l'omosessualità. Il ministro dell'Eticità e della Moralità, che invece è già sicuro che non verrà rieletto, ha promesso che la legge sarà approvata entro maggio, prima dell'insediamento del nuovo Parlamento.

Cosa ha provocato la campagna stampa del "Rolling Stone"?
Con la pubblicazione di questi articoli molte persone che incominciavano a vivere più liberamente la propria sessualità sono tornate nell'ombra. Sono aumentate le dimostrazioni pubbliche, le violenze e le discriminazioni in famiglia e sul posto del lavoro. Diverse persone sono state licenziate.

Cosa hai provato vedendo anche la tua foto sul giornale?
Personalmente sono più abituato delle altre persone citate a espormi in pubblico. Questo non significa che non abbia paura. Il clima si è inasprito parecchio. Adesso sono entrati in campo aspetti politici. Non sappiamo più da chi dobbiamo difenderci. La campagna del "Rolling Stone" è una forma d'intimidazione pesante. Quello che trovo insopportabile poi è essere additato come pedofilo. Io non ho problemi con la mia omosessualità ma le accuse di pedofilia sono davvero troppo.

Che conseguenze ha avuto tutto questo sulla tua famiglia?
Mia madre vive in un villaggio. Per fortuna non ha saputo tutto questo. Mio fratello mi ama per quello che sono. L'unica cosa, mi raccomanda di essere prudente. In questo momento, mi dice, ti stai scontrando con pressioni politiche molto forti.

Cosa chiedete alla comunità internazionale?
Solo le pressioni internazionali possono fermare questa legge. L'Uganda dipende dagli aiuti internazionali. Ma come possono i governi mondiali aiutare chi vuole istituzionalizzare simili discriminazioni?

Fonte:http://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2010/11/26/news/uganda_l_appello_della_comunit_gay_fermate_la_legge_contro_di_noi-9543113/

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Vanessa! Sfortunatamente non ho molto tempo per leggere. In realtà non ne ho nemmeno per scrivere sul mio blog. Apprezzo il tuo lavoro di caccia alle notizie. Questo mondo ci vuole privare di qualsiasi sensinilità e pudore. Non amo definirmi lesbica perchè l'ho sempre considerato un termine dispregiativo. Fin da quando ero piccola me lo sentivo abbaiare addosso come se fossi divrsa. Mi ci sono voluti anni e cretinate per capire che, alla fine, sono una donna che ama le donne. Non ho mai avuto esperienze con maschi oltre il bacio. Ho avuto un periodo, nell'adolescenza, quando le minnacce e il disprezzo si erano acuiti, in cui sentivo il bisogno di cambiare sesso. Cretinata anche questa. Sarei diventata come coloro che non osservo. Ora sono felice, nei miei vent'anni, con una ragazza più grande che in 4 anni è riuscita a tessere x me un velo di amore, comprensione e perfezione.
Ti auguro una buona giornata Vanessa. Continua così!
Diana