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martedì 25 agosto 2009

Brasile:Lula, é giusto che sia cosí



Scriviamo questo pezzo dedicato alla recente sanatoria brasiliana per gli immigrati, ci sia perdonata la schematicitá, per 4 specifici motivi. In primis per invitarvi alla lettura, sul portale “Globalvoices”, d’un interessantissimo articolo di Paula Góes dedicato al tema: si analizza la questione migratoria in Brasile sotto molteplici profili, non trascurando neppure le controversie che l’emanazione della suddetta legge ha provocato.

Chi voglia approfondire puó quindi cliccare sul seguente link. In secundis per il desiderio di condividere coi nostri lettori – e mantenere nei nostri archivi – l’ultima parte del discorso pronunciato dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva (nella foto in alto nel giorno della firma dell’atto), in occasione della presentazione del provvedimento: bello, d’una umanitá inferiore solo al suo valore documentale.

In tertiis per dar voce alla protesta giuntaci privatamente da un lettore nostro connazionale, che ha deciso di ricorrere alla sanatoria lulista: «FRANCESCO é arrivata la risposta di recife per la filiacao e i PORCI DI MERDA VOGLIONO questo:copia del passaporto italiano richista di iscrizione all aire{1merda che non voglio fare}richiesta di certificato di isrizione consolare{altra merda}2 fotografie e comrpovante di residencia oltre che 88 reais…….».

Non ha ottenuto dal Consolato d’Italia a Recife quell’assistenza che non solo sarebbe stata doverosa, ma che altre strutture diplomatico-consolari italiane in Brasile hanno invece, in condizioni analoghe, saputo offrire. (Il lettore vive a São Luís, la cui Agenzia consolare italiana si é dichiarata incompetente a redigergli un semplice atto di filiação, quello che indica i nomi dei propri genitori.

Scaricata la grana al Consolato di Recife, la sede consolare della capitale pernambucana ha richiesto per quell’atto tutta una serie di documenti che – giova la pena ripeterlo – altri consolati del Belpaese non hanno naturalmente richiesto, ndr). In quartis perché proprio in questi giorni in Italia esiste il reato di clandestinitá, che, per dirla con Marco Tarquinio, «ha in se’ la carica negativa di un giudizio sommario e ingiusto.

Non solo perche’ nessun essere umano puo’ mai essere definito ‘clandestino’ sulla faccia della Terra, ma perche’ nella concreta realta’ italiana questo reato rischia di diventare non un’arma contro l’irregolarita’ (di stranieri e italiani) bensi’ uno strumento persecutorio». Vi lasciamo al citato discorso di Lula.

«So quanti brasiliani vivono in Paraguay, più di 400 mila. So quanti brasiliani vivono in Bolivia; decine di migliaia di brasiliani sono sparsi per il mondo. Ed è giusto che sia così, è giusto che si crei un mondo senza frontiere, o con frontiere più malleabili, che permettano non solo a macchine, prodotti agricoli e merci di attraversare le frontiere, ma che la persona umana sia vista dal suo lato migliore e non si pensi all’uomo come fonte di cattiveria solo perché ha attraversato una frontiera.

Continueremo ad essere duri nella lotta al narco traffico. Continueremo ad essere duri contro il contrabbando. Continueremo ad essere duri contri i crimini internazionali. Ma è anche vero che dobbiamo essere generosi con gli esseri umani di qualunque parte del mondo che qui vogliano venire a stabilirsi e preparare il loro futuro. È questo il progetto di legge che il Brasile si appresta a discutere in parlamento.

Ho detto poc’anzi: il Brasile è ciò che è a causa della mistura che formiamo fin dal 1500, con portoghesi, tedeschi, italiani, arabi, giapponesi, spagnoli, cinesi, latinoamericani. Tutti quelli che arrivarono furono trattati con dignità. Ho detto a tutti i governanti: non vogliamo nessun privilegio per nessun brasiliano, in nessuna parte del mondo. Vogliamo solo che voi trattiate i brasiliani all’estero come noi trattiamo gli stranieri in Brasile: come fratelli, come amici e come brasiliani.

Spero che il parlamento con generosità voti rapidamente questo progetto di legge. Un abbraccio e buona fortuna».

fonte:http://blog.musibrasil.net

(Francesco Giappichini)

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