Il racconto dei migranti sbarcati a Lampedusa: "Alla deriva, almeno dieci imbarcazioni ci hanno ignorato"




Presenta tutte le caratteristiche di una delle peggiori tragedie del mare degli ultimi anni. Con un risvolto ancora più agghiacciante: se infatti il racconto dei cinque migranti eritrei giunti ieri a Lampedusa su un gommone in condizioni fisiche pietose, secondo cui almeno dieci imbarcazioni nel canale di Sicilia avrebbero incrociato la carretta di disperati senza fermarsi a prestare soccorso, venisse confermato, si aprirebbe una pagina davvero triste della storia italiana. Sarebbero infatti almeno 75 le vittime della traversata durata circa 23 giorni, stando a quanto raccontato dai sopravvissuti.
"Almeno dieci imbarcazioni ci hanno ignorato" - "Siamo partiti il 28 luglio da Tripoli - hanno raccontato a uno dei mediatori culturali dell'organizzazione Save the children. - Eravamo in 78, per lo più eritrei e solo in minima parte etiopi. Dopo una settimana sono terminati cibo, acqua e benzina, i cellulari erano scarichi. Il gommone è andato alla deriva, spinto dal vento e dalle correnti. Le persone che morivano venivano gettate in mare". Le autorità maltesi in questi giorni hanno recuperato dal mare 5 cadaveri che potrebbero essere di altrettanti migranti morti durante la traversata del canale di Sicilia. Tra le cinque persone soccorse e portate in ospedale, tutte di nazionalità eritrea - e quindi potenzialmente in possesso dei requisiti per la richiesta dell'asilo politico - anche una giovane donna e due minorenni.
"Servono politiche per prevenire queste tragedie" - Le organizzazioni che si occupano di diritti umani non stanno in silenzio. Carlotta Bellini, responsabile protezione di Save the Children Italia, definisce "inaccettabile l'indifferenza crescente nei confronti dei migranti. È fondamentale - aggiunge - che principi quale quello del soccorso a migranti che rischiano la vita, in mare, tornino a essere rispettati. È altrettanto importante che l'Italia e l'Unione Europea adottino adeguate ed efficaci politiche di gestione dei flussi migratori misti, ossia composti da persone con bisogni di protezione differenti. Solo con queste politiche - conclude Bellini - è possibile prevenire queste tragedie".
L'Unhcr: perché nessuno li ha soccorsi? - E già ieri la rappresentante dell'Unhcr, Laura Boldrini ha lanciato il suo grido d'allarme: "Perché nessuno li ha soccorsi?". "E' allarmante - sottolinea la portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati della Nazioni Unite - che per oltre venti giorni queste persone abbiano vagato nel Mediterraneo senza che nessuna imbarcazione le abbia soccorse. E' un triste primato. E' come se stesse prevalendo la paura di aiutare sul dovere di soccorrere chi è in difficoltà in mare. E' come se fosse passato il messaggio: 'Chi arriva via mare è un vuoto di perdere'". L'Unhcr ricorda, inoltre, che "la quasi totalità degli eritrei che arrivano in Italia sono richiedenti asilo, persone in pericolo che cercano protezione e a cui l'Italia riconosce questo bisogno e questo diritto".
Maroni frena: capire come si sono svolti i fatti - Ma per il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, la parola d'ordine è "prudenza". Il titolare del Viminale ha chiesto una relazione al prefetto di Agrigento con l'obiettivo, spiega la portavoce di Maroni, Isabella Votino, di "sapere come si sono svolti i fatti, perché la vicenda presenta aspetti da chiarire e la versione fornita dai migranti è da verificare in quanto stanno emergendo elementi che contrastano con quanto riportato dai superstiti. L'unica cosa certa è che grazie all'intervento della Guardia di finanza sono state salvate cinque vite". Ma gli stessi agenti delle Fiamme gialle che hanno prestato i primi soccorsi sostengono che imbarcazioni di quelle dimensioni vengono solitamente utilizzate per trasportare almeno 70-80 migranti lungo le rotte della speranza.
Franceschini: provo orrore, il governo risponda - Dal Pd intanto arriva un'interrogazione al governo sulla vicenda e un'accusa contro le politiche messe in atto dal governo sull'immigrazione clandestina. "Provo orrore davanti al racconto dei cinque eritrei sopravvissuti al lungo viaggio disperato verso l'Italia - afferma il segretario, Dario Franceschini. - Una nuova terribile strage nei nostri mari. Se, come tutto lascia prevedere, ci sarà la conferma dei 75 annegati, dei venti giorni passati alla deriva nella battutissima e sorvegliatissima zona del canale di Sicilia si porranno terribili domande". "Una cosa - evidenzia Franceschini - è il contrasto all'emigrazione clandestina, tutt'altra è il mancato rispetto dei diritti umani e delle regole internazionali, dell'obbligo al soccorso in mare a chi rischia la morte".

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