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lunedì 30 giugno 2008

MANIFESTO DEL CATANIA PRIDE 2008

MANIFESTO DEL CATANIA PRIDE 2008



Catania Pride 2008

Documento Politico


Perché lo facciamo

Dai fatti di Stonewall del 28 giugno 1969 molte cose sono cambiate nel mondo. Quello fu il giorno in cui a New York le persone transessuali e omosessuali si ribellarono alle vessazioni e ai soprusi della polizia locale. Quel momento segnò lo spartiacque tra discriminazione e lotta per l’emancipazione e il diritto di (r)esistenza di ciò che sarebbe stato il movimento GLBT in tutto il mondo.
Dai fatti di Stonewall molte cose sono cambiate: dalla questione dei diritti civili, alla lotta all’omofobia e transfobia; e non solo nella società occidentale, ma anche in paesi in cui l’accettazione delle nostre rivendicazioni non era così automatica. Si pensi alle legislazioni di alcuni paesi dell’ex blocco sovietico, della Repubblica Sudafricana, di molti paesi dell’America Latina.

L’Italia, pur essendo un paese che si vanta di una lunga tradizione democratica, si trova in una situazione di grave ritardo culturale e legislativo non solo nei confronti dei partner europei, ma anche nei confronti dei paesi del “cosiddetto” Terzo Mondo.

La disattenzione del precedente governo, la sua ignavia riguardo alla questione dei PaCS e dei DiCo (già di per sé riduttivi ed offensivi), il sostanziale nulla di fatto per una legislazione anti-omofobica/transfobica da una parte; le recenti vicende politiche e il successo delle destre omofobiche, transfobiche e xenofobe ci proiettano in una situazione preoccupante e grave per il nostro destino e il nostro diritto all’autodeterminazione da cui discende la nostra felicità. Le aggressioni transomofobiche sono considerevolmente aumentate negli ultimi tempi, certi partiti si sentono autorizzati ad offenderci ed attaccarci richiamandosi a questioni di opportunità politica, ideologica e religiosa.

In più, forti di questo retroterra culturale che contribuiscono a produrre, le gerarchie vaticane alimentano il pregiudizio e avversano qualsiasi tentativo di superamento delle disparità tutt’oggi esistenti tra cittadin* eterosessuali e cittadin* gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender, mistificando un falso concetto di amore discriminante e discriminatorio.

Per tutte queste ragioni il nostro Pride non solo è necessario, ma pure doveroso, in quanto elemento di crescita civile per la nostra città e per la società tutta e portatore di libertà e conoscenza.

***

Cos’è il Catania Pride

Nato nel 2000, sull’onda del World Pride di Roma, il nostro Pride è una delle poche manifestazioni di rivendicazione ed orgoglio presenti nel sud d’Italia. Ricordiamo che Catania è teatro di una situazione sociale, civile e politica assai complessa e difficile. Le cause stanno nel predominio delle destre al potere, nella mancata iniziativa delle sinistre in favore delle minoranze e nell’azione aggressiva dei gruppi neofascisti, nella presenza imperante di una cultura mafiosa e clericofascista e nelle condizioni di povertà culturale ed economica di larghe fette della società.

Contro tali aspetti deteriori, il nostro Pride ha il duplice scopo di lottare per l’equiparazione giuridica e civile e, al tempo stesso, proporre la componente GLBT di Catania come una delle parti più sane e costruttive della città.

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Le nostre rivendicazioni

Se fossimo in uno Stato civile e i nostri interlocutori istituzionali fossero seri e sensibili alle questioni sociali da noi sollevate e non subissero il “fascino” dei giardini vaticani, avremmo avanzato loro specifiche richieste:

· un percorso culturale di contrasto all’omofobia, transfobia e a qualunque forma di discriminazione, come richiesto dalla Risoluzione del Parlamento europeo del gennaio del 2006;
· una legge contro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, che rimuova gli ostacoli di natura sociale e normativa che limitano l’effettiva uguaglianza delle persone omosessuali e transgender e recepisce in modo pieno e sostanziale le direttive europee 207 del 1976 e 78 del 2000. In modo più articolato:

1. l’estensione della legge Mancino all’orientamento sessuale e all’identità di genere;
2. l’applicazione della direttiva europea 207 del 1976 sulla parità di trattamento tra gli uomini e le donne e anche alle persone che transizionano da un genere all’altro, secondo la sentenza della Suprema Corte Europea del 30 aprile 1996;
3. la modifica del Decreto legislativo 216 del 2003 “Attuazione della Direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro;
4. il recepimento della direttiva europea 38 del 2000 sulla libertà di movimento de* cittadin* europe* in modo rispettoso dei diritti delle coppie di fatto o registrate gay e lesbiche;
5. l’applicazione della direttiva europea 85 del 2005 sullo status di rifugiato anche a gay, lesbiche, bisessuali e transgender perseguitat* nei loro paesi;
6. l’abolizione della legge 40;
7. la revisione della legge 164 del 1982 sul cambiamento di sesso, per consentire il cambio anagrafico di nome proprio e identificativo di genere senza l’obbligo di interventi chirurgici;
8. la gratuità delle terapie necessarie alla transizione di genere e che si affronti il tema dell’intersessualismo;
9. la fine degli interventi coatti su bambini/e intersessuali;
10. politiche serie in favore di soggetti HIV+

· l’approvazione di una legislazione per la tutela e il riconoscimento dei diritti civili;
· l’estensione del matrimonio civile o istituto equivalente anche per gay e lesbiche, compreso il diritto d’adozione e alla genitorialità;
· la creazione di istituti differenti e distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico pubblico delle unioni civili;
· la salvaguardia della Laicità dello Stato;
· la difesa del principio di Autodeterminazione;
· la pianificazione di azioni positive contro il pregiudizio omofobico e transfobico e le discriminazioni: interventi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione, buone pratiche;
· l’assunzione dell’Italia di un ruolo propositivo per il rispetto dei diritti umani nel mondo, per la pace, per l’abolizione della pena di morte, per la dignità di tutti i popoli, per la tutela di tutte le diversità, per la depenalizzazione del reato di omosessualità e transessualità presente nella legislazione di decine di Paesi.

Ma dato che non viviamo in una situazione che ce lo consente e preso atto della assoluta indisponibilità delle locali istituzioni, riteniamo opportuno “NON DISTURBARE IL CONDUCENTE”!!!

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Il diritto alla felicità

Siamo portatori e portatrici di un pensiero nuovo che rivendica ed esalta la diversità, ma combatte la disparità. Per questo vogliamo superare la contrapposizione tra “moralità dello spirito” e “immoralità della sessualità”, propria del pensiero normalizzante, sessuofobico e mortificatorio delle gerarchie ecclesiastiche e dei modelli culturali dominanti.

Noi siamo il corpo che viviamo e rivendichiamo, con l’autodeterminazione, il diritto a vivere un corpo felice, che è tale solo quando può viversi nella sua pienezza senza che ciò comporti la paura della discriminazione o della repressione.

Il concetto di una norma “secondo natura” è una produzione culturale, per cui dobbiamo ammettere che non esiste nulla che sia “contro natura”, ma solo “contro cultura”. La natura porta la diversità e la diversità è perciò naturale. La cultura, inoltre, può e deve essere modificata nel momento in cui non risponde più alle esigenze attuali e va contro la felicità degli individui.

Inoltre noi stess* produciamo cultura e la nostra si presenta come una vera possibilità di cambiamento, grazie al superamento del vecchio, anacronistico, inefficace binomio maschile/femminile prodotto dal pensiero e dal sistema patriarcale che origina le disparità che intendiamo abbattere.

“Pride” vuol dire “orgoglio”. Essere orgoglios*, fier*, significa prima di tutto appartenere ad una comunità di individui capaci di valori. Essere orgoglios* vuol dire affermare la nostra visibilità, mai come adesso necessaria, vuol dire vivere la nostra umanità come soggetti GLBT, vuol dire, quindi, vivere con una propria storia di appartenenza che spesso molti disconoscono. Forti di tutto questo noi affermiamo a chiara voce la nostra presenza anche a coloro i quali voltano lo sguardo nel vano tentativo di negare il fatto che noi ci siamo, che ci siamo sempre stat*, che sempre ci saremo.

Siamo ben consapevoli che le nostre rivendicazioni sono strettamente collegate alle battaglie intraprese soprattutto dal movimento delle donne contro la violenza di un machismo criminale che troppo spesso agisce in ambito familiare e più in generale contro la cultura patriarcale dominante e violenta della nostra società. Il riconoscimento pieno della nostra dignità cammina nella stessa direzione, per una società in cui nessuna e nessuno debba più sentirsi in pericolo o discriminat* a causa del genere e dell’orientamento sessuale, una società in cui il machismo sia riconosciuto come causa delle violenze contro gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e donne e proprio per questo sia sanzionato.

Le nostre rivendicazioni sono gli strumenti affinché questi cambiamenti positivi possano verificarsi a beneficio di tutta la società.

Appartenenza
Autodeterminazione
Laicità

NOI SIAMO LA CITTÀ!

Comitato Catania Pride

Arcigay Catania, Open Mind GLBT, Pegasos Club



IMPORTANTE:
Per inviare la propria adesione scrivi a:
adesionipridect@libero.it

Svegliati Italia



L’ultima legge vergogna è passata oggi al Senato. Infilato nel cosiddetto “decreto sicurezza”, tra vari provvedimenti discutibili, un bell’emendamento che blocca decine di migliaia di processi, tra i quali quello in cui è imputato Berlusconi e che è prossimo alla sentenza. La maggioranza vota compatta, come un sol uomo. Ora la “Salva-premier” va alla Camera. In combinata c’è la legge-bavaglio sulle intercettazioni. Vedo che Grillo lancia una “Gita su Roma” per il 25 luglio e, al di là delle rievocazioni del ventennio, la sostengo. C’è bisogno di nuova mobilitazione fortemente partecipata, chiunque la promuova.
Ieri con gli amici di Qml abbiamo partecipato al presidio davanti al palazzo di Giustizia di Milano. Nonostante l’afa insopportabile, si sono radunate sei-settecento persone. Molti erano vecchie conoscenze, persone con le quali ho partecipato a svariate manifestazioni negli anni scorsi. Siamo un po’ pesti, stanchi di dover difendere la grammatica democratica da governanti eversivi, finti liberali e un’opposizione perpetuamente dialogante. Ma non molliamo. L’obiettivo è resistere un minuto in più di Ghedini e Pecorella.
Avevamo con noi uno striscione di sei metri, con la scritta quantomai attuale: “Fatti processare buffone!“. L’ha realizzato Franz all’ultimo momento sotto un sole tropicale. Il nostro amico Raffaele Simonetti ha battuto tutti con un cartello con citazione gramsciana: “L’indifferenza opera potentemente nella storia - Svegliati Italia!”.
Sul palchetto si sono susseguiti vari oratori, tra i quali il promotore Nando Dalla Chiesa, galantuomo che fra tanti nani, delinquenti e ballerine non ha trovato posto in parlamento, Gianni Barbacetto, Vittorio Agnoletto, Basilio Rizzo, Salvatore Borsellino. Nando ha chiamato anche me al microfono e ho parlato per due minuti.
Walter Veltroni intanto ha annunciato una mobilitazione per la stagione autunno-inverno. Nelle pagine nazionali di oggi il Corriere della Sera non dedica nemmeno una riga all’iniziativa.

EUROPEI 2008: 'EL NINO' TORRES REGALA LA VITTORIA ALLA SPAGNA

AGGIORNAMENTO 30 GIUGNO 2008

El Nino trascina la Spagna sul tetto d'Europa. E' stato il goal in contropiede di Fernando Torres nel primo tempo a permettere alle Furie Rosse di Aragones di battere 1-0 nella finale dell'Europeo 2008 la Germania. Dopo 44 anni dall'ultima volta, gli spagnoli sono campioni d'Europa. La nazionale dei giovani, che ha lasciato Raul a casa, ha regalato a Villa il titolo di capocannoniere e al biondo e irrefrenabile Torres la corona di Spagna. Per una notte. Ecco il suo goal dei campioni d'Europa.

BOLOGNA INVASA DAL GAY PRIDE

Paura, non fanno. Sulle aiuole di Porta Lame ci sono famigliole con bambini, le bici attaccate al palo. Disgusto, nemmeno: ai bordi del viale tutti hanno la macchina fotografica, sono venuti apposta. Aspettano la parata come un diversivo dall´afa di un sabato pomeriggio. A Bologna il Gay Pride lo accolgono così. E da Bologna il Gay Pride si fa un po´ contagiare. Tutto questo esibizionismo poi dove sarà? Una dozzina di drag queen in paillettes e velette, qualche mascherata da carnevale (un paio di angeli con le alucce, una finta suora, due spose barbute). Zero tenute sadomaso, nessun nudismo, certe immagini di passati Pride non si vedono nel caldo pomeriggio bolognese, saranno un po´ delusi quelli delle macchinette fotografiche, e se ci sono centinaia di ragazze in reggiseno è per via della temperatura e non della provocazione. Fatti i conti, il cronista conta meno transessuali in tenuta da lavoro che bambini (una ventina) sul trenino-nursery dei "figli di famiglie gay", un trenino coi palloncini, le canzoncine dello Zecchino d´Oro e il cartello "è l´amore che fa una famiglia" che andrebbe bene anche al Family Day.

E questo corteo più che una provocazione di esibizionismo sessuale è un Family Gay, una gita scolastica, coriandoli, gavettoni, mascherate e canzoni da Sanremo. I poliziotti precedono il corteo passeggiando rilassati e chiacchierando di carriera e stipendi. Tanto dietro sono tranquilli come un corteo dei pensionati Cgil. Pensate un attimo a cinquantamila ultras del calcio in giro tutti assieme per Bologna un sabato pomeriggio.

Persino troppo tranquilli, per essere una categoria di italiani che si sentono dire sempre di no. Che votano politici che non rispettano le promesse. Che da anni chiedono e non ottengono, adulti consenzienti e innocui che si sentono accusati dalla Chiesa di «inficiare ogni rapporto sociale» più spesso di quanto non se lo sentano dire i mafiosi. Davvero, c´è da stupirsi che a passare il segno dell´oltraggio, in tutto il corteo di ieri, siano stati sono un paio di coretti sui nostri santi patroni in stile osteria-numero-uno, uno striscione beffardo («Meno Ruini e più... «, immaginare la rima), una maglietta anti-Ratzinger e poco altro. In quest´Italia incattivita e feroce, per trovare qualche slogan divertente bisogna venire al Pride: «La Madonna di Pompei vuole bene pure ai gay».

Forse quest´anno non sono riusciti a trovare un nemico. Come Bersaglio, la ministra Carfagna è fin troppo facile: per obbedire alla sua richiesta di essere più educati, i soci di un intero circolo gay di Milano sono venuti al Pride in cravatta (direttamente sulla canottiera, ma c´è caldo), in cambio issano un cartello dove la ministra compare ancora nelle sue passate (scarse) vesti di ragazza calendario, «Carfi te la sbattiamo in faccia noi la... cravatta». Ti aspetteresti più ferocia contro il Pd che non ha mantenuto la promessa dei Dico, invece c´è uno striscione che grida «Dall´Europa siamo fuori, e non solo ai rigori», sottotitolo «sinistra infortunata». Il leader del Pd, il partito che nel corteo c´è e non c´è, se la cava con un «Veltroni dì qualcosa di gay».

Del resto, in questa manifestazione gay mai così "sindacale", slogan e cartelli sui matrimoni gay li cerchi inutilmente nel fiume di gente, le rivendicazioni concrete sembrano sparite, è come se di fronte alla frustrazione delle richieste inevase il movimento sentisse la necessità di tornare ai fondamentali: «Dignità parità laicità» è lo striscione che apre il corteo. «I tempi non sono facili», borbotta l´assessore Libero Mancuso. «Contro il movimento gay un enorme peccato d´omissione», giudica Niki Vendola.

Coriandoli per terra, lattine, cocci di vetro e altro lavoro per Hera, poi un po´ di fotografie nelle macchinette dei bolognesi: è tutto quel che rimarrà del Gay Pride? Chissà se anche i glbt (gay lesbiche bisex trans) perdono la pazienza. «Il tempo della nostra gentilezza è finito», annuncia dal palco Aurelio Mancuso, il presidente nazionale di Arcigay. «La lamentazione è finita, torneremo nelle nostre città a dare battaglia». Il 18 e 19 ottobre, ondata di matrimoni autogestiti in tutte le città. «La delega è finita»: anche quella, turbolenta ma in fondo fedele, finora regalata alla sinistra. Nel corteo, a parte forse Vendola, non c´erano politici di primo piano, a parte quelli con un luminoso futuro già dietro le spalle. «Sono il massimo esponente che il Pd poteva mandare a questo corteo», ammette con mirabile sincerità Vittoria Franco, ministro ombra del governo ombra. Simpatizzare con i gay non è più di moda, e rischia di far arrabbiare i vescovi. Un circolo gay di Lecco ha aggiunto un´altra lettera all´acronimo impronunciabile che definisce l´universo omosex: glbts, dove la S sta per «simpatizzanti». Ma è troppo ottimista. Niente S nei discorsi ufficiali. «Popolo glbt sollèvati dalle Alpi alla Sicilia, fai sentire il tuo potente messaggio d´amore», grida ancora Mancuso in un ultimo irrefrenabile trasporto lirico per coprire, forse, l´amarezza di chi ha capito che adesso bisogna fare tutto da soli, e magari passa anche la voglia di ridere.

di Marcella Ciarnelli/ Bologna
Fonte: la Repubblica

martedì 17 giugno 2008

California, giornata storica per i gay


Phyllis Lyon, 84enne, e Del Martin, di 87 anni, promettono solennemente sul loro matrimonio al City Hall. A sposarle è stato il sindaco di San Francisco Gavin Newsom. Le due donne hanno una relazione che dura da cinquant'anni. Si tratta del primo Phyllis Lyon

Dalle 5.01 del pomeriggio le coppie omosessuali potranno sposarsi senza certificato di residenza


WASHINGTON - Il giorno tanto atteso da coppie gay e lesbiche americane è arrivato. Dalle 5.01 del pomeriggio (nove ore più tardi in Italia) possono sposarsi in California. È quello infatti il momento preciso in cui la sentenza della Corte Suprema della California che ha legalizzato le nozze gay entrerà in vigore.

ONDATA DI MATRIMONI - Le stime parlano di una vera e propria ondata di matrimoni nelle prossime settimane. «Ci aspettiamo molte nozze», ha commentato lo stesso Jeffrey Prang, sindaco di West Hollywood. E molti sono i volontari, più di 200 nella sola città di San Francisco, che stanno organizzando i preparativi per emettere le tante attese licenze matrimoniali. La decisione della Corte Suprema è arrivata lo scorso 15 maggio, quando di fatto i giudici hanno stabilito che le coppie di gay e lesbiche hanno il diritto a sposarsi, e che semplicemente convivere, seppure con le tutele garantite dall’unione civile, non è la stessa cosa.

NON SERVE IL CERTIFICATO DI RESIDENZA - La California è il secondo stato americano dopo il Massachussets dove coppie dello stesso sesso potranno legalmente unirsi in matrimonio, ma il primo stato che non chiede ai contraenti il certificato di residenza: da New York, dove di recente il governatore David Paterson ha ordinato alle agenzie statali di riconoscere le nozze celebrate altrove, 12 mila coppie omosessuali sono pronte a viaggiare verso il Golden State per il fatidico sì.

INCOGNITA REFERENDUM - La grossa incognita è il referendum che i californiani troveranno sulla scheda elettorale il prossimo novembre: se per volontà popolare le nozze gay resteranno nei codici, nell'arco di tre anni la metà circa delle oltre centomila coppie omosessuali dello stato potrebbero decidere di sposarsi, secondo uno studio della facoltà di diritto della Università di California a Los Angeles (Ucla). Altre 67 mila coppie potrebbero arrivare ad altri stati.

foto del giorno

Soldati per le strade, niente intercettazioni, telecamere nei condomini, questa è la Libertà del Polo delle Libertà

Ma, è la giustificazione, è ciò che vogliono gli Italiani

Così in pochi giorni hanno ristretto i margini delle indagini, in nome della privacy dei cittadini, e annunciato che ci saranno i soldati per le strade, che avranno licenza di identificare e condurre in caserma per accertamenti. Perché c'è bisogno di sicurezza. E i cittadini vogliono così. E dato che i cittadini, l'elettorato PDL si suppone, questo chiedono diamogli soldati e limiti alle intercettazioni e telecamere nei condomini, così in nome della libertà uccidiamo le Libertà per fare tutti un po' meno quello che vogliamo e lasciare fare a pochi ciò che vogliono. Fantastico. Un paese di cui essere fieri e un'opposizione che fa rabbrividire. Non una parola degna di essere ricordata da Walter Veltroni, non una dichiarazione degna di nota dal resto del PD. Ma che Paese è questo che sta rinunciando alle sue libertà senza rendersi conto di nulla, intorpidito da problemi quotidiani e rimbambito da televisioni di Stato?

Cervello dei gay come altro sessoRicerca svedese, ci sarebbero somiglianze strutturali

Il velo del mistero è sempre sul punto di calare. Ma la spiegazione dell'orientamento omosessuale finisce ogni volta per essere un passo oltre. Gli scienziati svedesi del Karolinska Institutet hanno osservato con gli strumenti più avanzati che il cervello di un omosessuale funziona in modo simile a quello di una donna. Ma non sono stati capaci di sciogliere il dubbio se questa somiglianza sia la causa dell'omosessualità (avvalorando l'ipotesi che l'orientamento sia fissato alla nascita), o se non ne sia piuttosto l'effetto (lasciando nel buio l'origine delle tendenze gay).

All'esplorazione delle radici dell'attrazione, i neuroscienziati del Karolinska (l'ente che assegna il premio Nobel per la medicina) sono partiti con armi raffinate. I ricercatori del "Brain Institute" Ivanka Savic e Per Lindstroem hanno usato apparecchi come Pet (tomografia a emissione di positroni) e risonanza magnetica, e hanno sfruttato gli atlanti del cervello più aggiornati, capaci di descrivere le differenze nella morfologia di uomini e donne.

I loro risultati - pubblicati su una rivista scientifica rigorosa come Pnas - sono nitidi. Le 4 "fotografie" dei cervelli mostrano una grande similitudine fra uomo omosessuale e donna, e fra donna omosessuale e uomo. Ma di fronte a tanti dati tecnici, la conclusione è piena di dubbi. "La similitudine non sembra effetto dell'apprendimento, ma suggerisce un legame con delle entità neurobiologiche". I due scienziati propendono per la natura innata dell'omosessualità e attribuiscono un ruolo determinante al mix di ormoni nel ventre materno.
Ma le loro "entità neurobiologiche" non bastano. Gabriele Miceli, professore del Centro "Mente e Cervello" dell'università di Trento, fa alcuni esempi per spiegare come la forma non sia tutto, per l'organo del pensiero. "Il cervello è plastico. Cambia a seconda di ciò che facciamo. Un musicista è diverso da un architetto. E uno studio sui tassisti di Londra ha dimostrato che le capacità straordinarie di orientamento generano un ippocampo più grande del normale. In un violinista l'asimmetria fra i due emisferi del cervello è accentuata, la corteccia motoria si modifica grazie alla pratica costante e la rappresentazione della mano a livello dei neuroni è più grande e ricca della media".

Lo studio del Karolinska ha coinvolto 90 volontari: 50 eterosessuali e 40 omosessuali. Entrambi i gruppi erano equamente divisi fra uomini e donne. Le immagini di Pet e risonanza magnetica hanno mostrato che donne e omosessuali hanno i due emisferi del cervello di dimensioni identiche, mentre uomini e lesbiche condividono un emisfero destro più grande del sinistro. Stesse similitudini sono state riscontrate anche per alcuni percorsi che i segnali elettrici seguono all'interno dell'amigdala, organo del cervello legato all'emotività.


(17 giugno 2008)

venerdì 13 giugno 2008

La Norvegia approva i matrimoni gay. È il sesto paese

12/06/2008) Il parlamento ha approvato il decreto legge che introduce il matrimonio per le coppie omosessuali. Il capo del partito laburista Karin Gjul: "E` un giorno storico".

OSLO - Applausi e abbracci non appena i tabelloni del parlamento hanno ufficializzato il voto che ha introdotto il matrimonio per le coppie omosessuali in Norvegia. La legge riconosce gli omosessuali uniti in matrimonio come genitori con pari diritti nel caso in cui uno dei due partner abbia già figli naturali, e consente alle coppie lesbiche di accedere alla fecondazione assistita. Il Parlamento ha votato la legge a grande maggioranza (84 voti a favore e 41 contrari). Unico a votare contro il decreto è stato il partito democristiano.

"E' un giorno storico" ha dichiarato il capo del partito laburista Karin Gjul, che ha anche paragonato l'evento all'introduzione del diritto di voto alle donne un secolo fa. Per il partito socialista la legge cancella ogni forma di discriminazione verso le persone omosessuali. La Chiesa norvegese potrà celebrare matrimoni per le coppie che lo richiedono ma non ne avrà l'obbligo, spetterà quindi ad ogni singola congregazione il diritto di scegliere se officiare o no matrimoni gay. Con la Norvegia sono sei i paesi in tutto il mondo (oltre a Massachussets e California negli Usa) a riconoscere il matrimonio omosessuale. Prossima candidata: la Svezia.

Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv

PROTOCOLLI SANITARI DISCRIMINANTI IL CALVARIO DEL CAMBIO DI GENERE


Sono i giorni dei Pride. Il giorno della difesa di tutte quelle categorie vittime di discriminazioni quotidiane. Dei transessuali e dei transgender in particolare. I fatti degli ultimi tempi, dai continui pestaggi alle retate di privati “cittadini” al Prenestino, dimostrano come l’inciviltà abbia pervaso la cultura di questo paese tanto da normalizzarla.

La discriminazione però, diventa più grave quando si sviluppa a livello “medicosanitario”, dove non si applicano i protocolli internazionali ma quelli “appositamente studiati” dall’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (Onig) per il nostro paese.

I passaggi previsti dal protocollo Onig e necessari per effettuare il percorso di transizione «sono spesso in contrasto con leggi come la 180 del 1978 “sugli accertamenti e trattamenti volontari e obbligatori” o anche solo con le linee guida della pratica medica e psicologica e si avvicinano piuttosto alla “psicoterapia coatta”» spiega Francesca, di Azione Trans.

Questo tipo di protocollo prevede infatti l’obbligatorietà della psicoterapia che può durare ben oltre i sei mesi previsti. Spesso accade che nelle strutture preposte come il Saifip si debbano affrontare non mesi ma addirittura anni di psicoterapia. «Insomma siamo al puro arbitrio psicoterapeutico. Gli psicologi hanno una sorta di super potere al quale siamo costrette a sottostare come se non fossimo in grado di intendere e di volere ».

L’accettazione della psicoterapia diviene perciò fattore determinante per accedere al processo di transizione. Non si tratta di una coercizione assoluta ma indiretta, che passa tramite “l’estorsione” del cd. consenso informato, in sostanza il fondamento della liceità dell’attività sanitaria in assenza del quale costituirebbe un reato.

La parola dello psicoterapeuta è fondamentale, tanto da incidere sulle scelte di un libero individuo. «L’utilizzo di questi protocolli, a nostro parere fortemente illegittimi, applicati in cambio di qualche “carica”, ha fatto sì che un certo consociativismo abbia finito con il determinare una sorta di “cogestione” tra operatori e alcune associazioni trans, cui è stato dato mandato di gestire in proprio i consultori. Si determina così un conflitto di interessi analogo a quello vissuto dai sindacati confederali chiamati a cogestire con la controparte scelte non propriamente a favore dei lavoratori» racconta Mirella Izzo presidente nazionale di Azione Trans .

Nella già difficile e intricata strada che una persona decide di seguire per accedere alla transizione, si frappongono così ostacoli insormontabili. Per Francesca è un «semplice e reale inferno lastricato di umiliazioni, prevaricazioni e dolore, non solo nella vita quotidiana ma anche in quelle strutture che “dovrebbero” alleviare le nostre sofferenze». «Come è possibile che leggi vigenti dello Stato vengano violate palesemente in nome di un “protocollo” utile solo ad avere una sorta di “supercontrollo” da parte di aree di forte influenza, anche politica, sulle persone transessuali e a tutelare una “casta” fornendogli un serbatoio di clientela assicurato?».

Valeria Morando

giovedì 12 giugno 2008

SPOSE A 90 ANNI: PHYLLIS LYON E DEL MARTIN, IL PRIMO MATRIMONIO GAY IN CALIFORNIA SARA` IL LORO

Quando il 15 giugno, alle 5 del pomeriggio, il sindaco di San Francisco Gavin Newsom, aprirà i portoni del municipio per celebrare i primi matrimoni gay, legali grazie alla sentenza della corte suprema, troverà due anziane signore: Del Martin e Phyllis Lyon a varcare per prime la soglia.

Ma non è la prima volta che le due signore si sposano. Nel 2004 infatti, fu proprio il sindaco Newson il primo a celebrare un matrimonio gay, mettendo in moto tutto l'iter giudiziario che ha portato alla recente sentenza della Corte Suprema. Del e Phyllis furono le protagoniste di quelle prime storiche nozze, che le avevano unite in matrimonio dopo ben cinquanta anni di relazione. Dopo l'annullamento tutto sembrava perduto. Ora con il decreto che legittima in California il matrimonio gay, è stato proprio il sindaco di San Francisco a voler officiare come prima la loro unione. Dopo il matrimonio le signore terranno un rinfresco riservato ai loro amici per festeggiare l'evento, anche perchè il loro precedente matrimonio fu per forza di cose molto sbrigativo: bisognava infatti arrivare all'altare prima dello stop dei giudici.

Lyon e Martin si sono incontrate nel 1950 e nel 1953 sono andate a vivere insieme nel giorno di San Valentino. Nel 1955 hanno fondato la Daughters of Bilitis, la prima associazione lesbica degli States. Nel 1956 diedero vita a The Ladder, una delle prime riviste che parlava di diritti per il popolo LGBT. Nel 1979 fondarono la prima clinica per lesbiche. Il sindaco Newsom ha definito il fatto di sposare loro per prime "il minimo che si potesse fare per riconoscere la loro importanza nella storia della nostra città". Dopo quello di Del e Phyllis, i matrimoni si succederanno a raffica. Sono 128 le coppie omosessuali che vogliono sposarsi solo il primo giorno. Nella città di San Francisco si lavora a ritmo serrato per riuscire a preparare e svolgere 250 cerimonie al giorno.

Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv

Giappone e Brasile, passi avanti nei diritti dei trans




Il governo nipponico ha tolto il divieto di cambio di sesso per i genitori, mentre lo stato sudamericano pagherà le spese per l'intervento chirurgico a cui si sottopongono i trans.

Da oggi, anche le persone che hanno figli, in Giappone, potranno sottoporsi ad intervento per il cambio di sesso purché i figli abbiano raggiunto la maggiore età. Il parlamento nipponico ha approvato a larga maggioranza la revisione della legge. La norma attuale proibisce il cambiamento di sesso a persone che abbiano figli, indipendentemente dalla loro età.Questa condizione era stata aggiunta nel 2003 nel timore, evidentemente ormai rientrato, cheuna simile scelta potesse avere ripercussioni sui figli dei transessuali.

Un'altra buona notizie per chi vuole cambiare sesso arriva dal Brasile. Il governo brasiliano, infatti, coprirà le spese degli interventi chirurgici necessari a tutti coloro che vogliono intraprendere questa strada. E' quanto hanno riportato i media locali in questi giorni, citando l'annuncio del presidente Luiz Inacio Lula da Silva e del ministro della Sanità, Jose Gomes Temporao, in apertura della prima Conferenza nazionale di gay, lesbiche, bisessuali, travestiti e transessuali che si concluderà domenica prossima.

mercoledì 11 giugno 2008

I GESUITI APRONO ALLE COPPIE OMOSESSUALI

Croce, chiesa, religione

I gesuiti aprono agli omosessuali e definiscono «scelta giustificabile» quella del riconoscimento giuridico del «legame tra persone dello stesso sesso».

Lo sostengono con un articolo di oltre venti pagine sul numero di giugno di "Aggiornamenti sociali", rivista della Compagnia di Gesù, diretta da padre Bartolomeo Sorge, politologo, scrittore, grande esperto della dottrina sociale della chiesa.

Il problema è analizzato sotto il profilo dottrinale, giuridico, psicologico, storico, sociale. La conclusione è che «il riconoscimento giuridico, quale presa d´atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto concorre alla costruzione del bene comune.

Prendersi cura dell´altro stabilmente è contributo alla vita sociale». Al centro San Fedele di Milano, sede della rivista, spiegano che «lo scopo dell´intervento è quello di aprire uno spazio di dialogo e di confronto sereno, fuori dalle strumentalizzazioni politiche» su un tema molto controverso all´interno del mondo cattolico e della società.

L´articolo mette in fuga subito le possibili obiezioni da parte di chi sostiene che il riconoscimento legale delle coppie gay potrebbe minare le fondamenta del matrimonio tradizionale, cioè l´unione fra un uomo e una donna: "La centralità sociale del matrimonio è collegata al compito della generazione ed educazione di nuovi individui". Anzi "pare difficile" che riconoscere "alcuni diritti fondati su una continuità di una convivenza e di una relazione affettiva" possa portare a una "svalutazione" della famiglia tradizionale o a una rivoluzione sociale.

Per i gesuiti, la richiesta degli omosessuali per ottenere il riconoscimento legale trova sostegno nell´articolo 2 della Costituzione "il quale prescrive che alla persona debbano essere riconosciuti diritti inviolabili e imposti doveri inderogabili sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità".

Quanto alla scelta della forma giuridica di riconoscimento, l´articolo propende per la mera registrazione della convivenza, senza manifestazione di consenso proprio per evitare di "introdurre modelli paralleli a quelli matrimoniali".

di Zita Dazzi
Fonte: la Repubblica

martedì 10 giugno 2008

IL VESCOVO GAY GENE ROBINSON SI E` SPOSATO

La nomina di un vescovo dichiaratamente gay nel 2003 provocò la scissione in seno alla chiesa anglicana delle frangia ultraconservatrice, ora Gene Robinson si è ufficialmente unito al suo compagno Mark Andrew con una cerimonia civile nel New Hampshire. In seguito un rito religioso nella cattedrale di St. Paul a Concord, al quale hanno partecipato amici e familiari.


La cerimonia è stata strettamente privata e la data non è stata resa pubblica se non a cerimonia avvenuta a causa delle ripetute minacce nei confronti di Robinson e del suo compagno.
Il mese prossimo il vescovo parteciperà al sinodo mondiale di Lambeth dove verranno decisi i destini delle chiese anglicane nel mondo.

Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv

IL DECRETO ASPIRATUTTO

prostituzione

Fare pulizia. Adoperando il decreto sicurezza come un omnibus, o meglio come una ramazza simbolica: lavaggio notturno delle strade, così, all’ingrosso, facciamogliela vedere; smaltendo tutti insieme negli stessi raccoglitori gli accattoni e i rom, i clandestini e adesso pure le prostitute –potevano mancare?- affinchè il cittadino medio sia saziato al più presto nelle aspettative di sicurezza, moralità, italianità che hanno determinato il successo elettorale del centrodestra.

Con apposito emendamento a una legge del 1956, i relatori del decreto governativo chiedono che le prostitute vengano inserite tra le “persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità”. Come tali soggette a diffida e foglio di via del questore, se trovate a delinquere fuori dai luoghi di residenza.

Non essendo oggi vigente in Italia il reato di prostituzione di strada, tale norma appare di dubbia applicazione. Tanto più in un paese che conta milioni di consumatori dell’amore mercenario senza però averne mai regolamentato norme, spazi, tutele che limitino lo sfruttamento delle donne e l’esibizione volgare del commercio.

Ma che importa? Come nel caso del reato di clandestinità –del tutto superfluo ai fini di un governo più efficace dell’immigrazione- anche l’emendamento “anti-prostitute” vuol essere innanzitutto un proclama roboante. Non a caso abbina ideologicamente la categoria “sicurezza” alla categoria “pubblica moralità”. Scaricando sulle reprobe, le ragazze che ostentano per strada le loro povere grazie tentatrici, anche la responsabilità di corrompere il maschio. Come se la nostra società non avesse posto ossessivamente al centro del suo immaginario tabellonistico, pubblicitario, televisivo, proprio la desiderabilità del corpo femminile. Manipolato fino alla perfezione feticistica, a costo di provocare violenti cortocircuiti fra il virtuale e il reale.

E’ curioso, dunque, osservare i legislatori del centrodestra cimentarsi in una sorta di “marketing ideologico”, contrastante solo in apparenza le dinamiche del mercimonio metropolitano contemporaneo. Mentre fra i maschi italiani, anche fra i giovani, decresce purtroppo l’inibizione reputazionale allo scambio sesso-denaro, è come se il decreto governativo subordinasse di nuovo a “puttane indegne” queste donne già spesso vittime di sfruttamento e umiliazioni. Basta un emendamento per metterle nel mucchio delle categorie disprezzabili in quanto tali, disoneste per definizione etnica o di marginalità.

Naturalmente chi propugna il marketing ideologico della sicurezza e della pubblica moralità, non pretende certo di applicare alla lettera il decreto presentato al Senato. Gli basta l’effetto annuncio di un’approvazione in pompa magna. Dopo di che, come ha fatto notare lo stesso presidente del Consiglio, sarebbe troppo oneroso arrestare e processare a mille per volta i clandestini che sbarcano sulle nostre coste. E le retate delle prostitute, per quanto spettacolari se trasmesse in tv come già accade, farebbero scoppiare in pochi giorni le carceri femminili.

Questo decreto sicurezza del governo, così come è concepito per corrispondere alle aspettative irresponsabilmente alimentate in campagna elettorale, contemplerebbe nel giro di poche settimane il raddoppio della popolazione detenuta; l’istituzione di vasti campi di raccolta per i clandestini; espulsioni di massa decretate da appositi tribunali speciali. Non è prevedibile che accada nulla del genere, almeno nell’immediato. Ma la delusione inevitabile che ne conseguirà rischia di suscitare nuove ondate violente di repulisti “fai da te”, legittimate dai titoli pieni di odio profusi come defolianti sui giornali filogovernativi.

di Gad Lerner
Fonte: la Repubblica

RIFLESSIONI SUL REATO DI PROSTITUZIONE

Transessuale - transgender

Il Ministro Maroni ha invitato pubblicamente alla riflessione riguardo il reato di “adescamento”, quindi di prostituzione. Nella speranza che l’invito non fosse esclusivamente rivolto ai Parlamentari, ci permettiamo alcune riflessioni che sottoponiamo al Ministro ed a chiunque dovrà assumersi responsabilità in merito all’argomento.

Come è noto, la prostituzione – specie quella “in strada” – è formata da donne in gran parte extracomunitarie e sotto trafficking e da persone transessuali, anch’esse spesso extracomunitarie e sotto trafficking (fatto che si vuol rendere poco noto per affermare l’immagine della “trans” che “batte” perché le piace farlo), ma con una più alta percentuale anche di italiane.

Come responsabili nazionali di AzioneTrans, la nostra competenza è più specifica per la prostituzione transessuale e su questa ci permetteremo alcune considerazioni più approfondite, dopo una più generale sul “reato di prostituzione” in sé. Pensare di mettere nelle carceri donne che spesso arrivano in Italia attraverso dei veri traffici di carne e sono costrette a prostituirsi, dovrebbe far ribollire il sangue ad ogni uomo e donna, di qualunque “colore politico” sia. Punire le vittime è operazione semplice ma inutile (dove sono tutte queste carceri femminili? Quanti giudici e processi?) ed ha il sapore pesante della beffa.

Per quanto riguarda la prostituzione transessuale - spesso la più biasimata dalla gente e dai media - per quanto riguarda le extracomunitarie valgono le stesse considerazioni fatte per le donne sotto trafficking.

Per le “trans” cittadine italiane che si prostituiscono, crediamo di poter dire senza tema di smentita, che considerarle criminali in uno Stato che non ha mai applicato le Direttive Europee e le pronunce della Corte di Giustizia Europea che, in modo esplicito, stabiliscono l’obbligo di applicazione delle norme sulle pari opportunità fra i sessi, anche per chi intenda o sia nel percorso di transizione da un sesso all’altro, rappresenti un vero accanimento anti umanitario, ai limiti della violazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Invitiamo il Ministro Maroni e tutte le forze politiche del parlamento a riflettere sull’incredibile ingiustizia che comporterebbe punire chi si prostituisce perché non ha una chance di trovare lavoro. Potremmo elencare centinaia di casi di transessuali che, superati i primi test in Aziende che cercavano personale, sono poi state respinte perché con documenti “non in regola” (con cosa? In realtà sono perfettamente in regola secondo le leggi italiane) o “perché si vede” anche se già rettificate all’anagrafe.

Se prima non si mettono in atto tutte quelle disposizioni che obbligano alle pari opportunità anche per le persone transessuali, se non si combatte contro uno stigma sociale ingiustificato dai fatti (la transessualità non produce alcun danno alla comunità), se non si provvede a dare documenti adeguati anche a chi non possa o intenda sottoporsi ad una chirurgia “pesante”, se insomma, da una parte lo Stato induce alla prostituzione proprie cittadine e dall’altra le punisce, si determina un vero sopruso inumano ed ingiusto.

Ci permettiamo di ricordare al Ministro, al Governo tutto, che la richiesta di AzioneTrans su questi temi, presentata da poco al Comune di Roma, è stata fatta immediatamente propria dal sindaco, Gianni Alemanno, importante esponente dei partiti che compongono l’attuale Governo.

Attivarsi contro palesi ingiustizie, evidenti distorsioni di un sistema che rinchiude proprie cittadine nei ghetti, per la semplice condizione umana che vivono, non dovrebbe essere né di sinistra né di destra, ma di semplice buonsenso e umanità.

Rifletta sig. Ministro e riflettano tutti i parlamentari anche su questo, prima di procedere con norme che servono solo a stigmatizzare ancora di più, chi è costretta alla prostituzione e a nient’altro.

E per quanto riguarda la regolamentazione della prostituzione, pur essendo preferibile al reato, resta un “cerotto” che non interviene nell’unico processo che potrebbe contrastarla. Uno Stato attivo nel combattere tutte quelle situazioni sociali, culturali ed economiche, che portano donne e transessuali a vendere il proprio corpo.

Genova – Roma, 9 giugno 2008

Per AzioneTrans

Mirella Izzo
Presidente Nazionale

Francesca Busdraghi
Segretaria Nazionale

Web: http://www.azionetrans.it – email: info@azionetrans.it – infoline: 320-8748419


lunedì 9 giugno 2008

LA LIBERTA NON è UNO SPAZIO LIBERO… di Porpora Marcasciano


La liberta non è uno spazio libero….libertà è partecipazione cantava Gaber in tempi oramai remoti e, insieme a lui, noi lo ripetevamo in ritornello in un'epoca (sottolineo epoca) in cui era ben chiaro che la libertà, la liberazione, la nostra vita poggiavano sulla partecipazione, l'esatto contrario della delega. Partirei proprio dal senso e dal significato di delega e partecipazione Glt per leggere la realtà italiana…pardon Italica!

Il mondo Glt nostrano potrebbe essere rappresentato su tre livelli, quello delle persone con il loro complesso e variopinto mondo gaio, quello delle associazioni con la loro interpretazione del mondo e la conseguente fatica di cambiarlo, quello della politica che si fa o dovrebbe farsi portavoce degli altri livelli. Una perversa e contorta interpretazione di questi tre livelli e della loro relazione si è riflettuta negativamente su quello che si definisce "movimento" che, secondo la logica, dovrebbe includere e unire al suo interno persone, associazioni e rappresentanti. La tendenza del movimento Glt è stata però quella di allargare sempre di più lo spazio o il vuoto tra persone, associazioni e rappresentanza politica al punto che la stragrande maggioranza di trans, gay, lesbiche si sono estraniati, se ne sono lavate le mani delegando tutto, nella migliore delle ipotesi, alle associazioni. Nella "migliore delle ipotesi" perché molti e molte hanno invece dato la delega della loro liberazione a stilisti, discoteche e affini… Non mi soffermo oltre su questo mio vecchio cruccio, diventerei spietata! Le associazioni e i gruppi tra la soverchia di stilisti e discoteche da una parte e la decadenza della rappresentanza politica dall'altro, sbandano, scivolano… litigano! L'associazionismo Glt italiano ha scoperto il gioco, di cui sembra siano diventati tutti dipendenti, del killing circle che consiste nel mettersi in cerchio e sparare! Alla fine son tutti morti! E la rappresentanza politica (la nostra) intanto è stata spazzata via, in un attimo, come polvere.

Forse avevo dormito, mi ero distratta, ero troppo ingenua, ma dopo anni di impegno politico e sociale, il gioco perverso che ci ha portato a questa situazione mi è apparso più chiaro quando è nata Facciamo Breccia. Sotto gli attacchi ripetuti e violenti del Vaticano, da più parti si vedeva o si è voluto vedere, l'allarme che lanciava la Breccia come isteria o puro radicalismo piuttosto che un problema reale. Di fronte a un attacco come quello, programmato, deciso, chiaro contro i diritti e l'autodeterminazione, davo per scontato che, come succede per tutte le categorie del mondo i cui diritti/interessi siano attaccati, si rispondesse in maniera altrettanto decisa, chiara e soprattutto unita. Allora mi sono apparse chiare le dinamiche che avevano infiacchito il movimento, ho compreso a quel punto che la politica manovrava il movimento e non il contrario come giusto che fosse: in piazza non si scende perché siamo sotto campagna elettorale, in piazza non si scende perché gli equilibri in parlamento sono delicati, questa era la risposta! E il primo No Vat fu ridotto e visto come l'espressione delle frange estreme e antagoniste del movimento, intorno ad esso calò un evidente e programmato silenzio. Continuo a chiedermi se i diritti Glt calpestati, l'autodeterminazione negata, la laicità perduta erano frutto della nostra fantasia malata, del nostro voler stare sempre e comunque sulle barricate, della nostra mancanza di fiducia della delega politica? Continuo a chiedermelo alla luce di uno scenario radicalmente mutato, la cui evoluzione avevamo evidenziato da tanto. Da tanto, da sempre ho capito che i miei diritti non mi sono stati regalati, me li sono dovuti conquistare. Sono stata sempre altrettanto convint* che dopo averli conquistati bisognava difenderli e questo lo si fa solo con la partecipazione non delegando la loro difesa a qualcuno.

Ora che i topi sono usciti dalla fogne, disorientate (questa volta veramente) ci chiediamo cosa fare!?

Eravamo tutt* più o meno convinti/e che il passato con il suo carico di violenza, repressione, annullamento….di fascismo fosse sepolto per sempre. Eravamo convinti, anzi avevamo introiettato l'idea che l'umanità stesse risalendo la china in cui era stata cacciata per secoli e che tutti noi stessimo costruendo un mondo nuovo, la nostra vita… la sua qualità. Improvvisamente ci siamo svegliati in un paese che non riconosciamo più, in un paese che non ci riconosce più, a ben guardare potremmo dire un paese che non riconosce più se stesso. Un paese che sembra aver dimenticato l'atto della sua nascita: la Resistenza e la lotta di liberazione; un paese che ha dimenticato la sua storia: la Breccia di Porta Pia, l'indipendenza dallo stato Vaticano; un paese che ha dimenticato di stare in Europa: non in Padania, né in Iran, tantomeno in America. Del resto, di cosa stupirsi! Un paese cresciuto a pane e televisione (quella della peggior specie) perde facilmente la memoria, non può sapere, non può ricordare, perché una televisione come quella italiana, controllata e diretta da esperti comunicatori e seguita da milioni di passivissimi spettatori non può garantire una coscienza…lontanamente critica.

Come può un paese civile assistere nella sua televisione al linciaggio di "pericolosi Viados" con fascisti all'assalto e polizia compiacente!? Come può un paese restare in silenzio quando si parla dell'omicidio di Nicola a Verona o dello stupro di Lorena in Sicilia come di ragazzate. Come può un paese che racconta la sua storia non nominare mai la parola omosessuale quando si parla di deportazione e sterminio? Come si può permettere che le gerarchie vaticane (uno stato straniero) sparino a zero sui diritti di trans, gay, lesbiche, di offenderci, seminare odio nei nostri confronti, assistere muti alla violenza omofoba, allo scempio trans fobico per poi stupirsi quando succede l'irreparabile. Paese ipocrita. Che parla per mesi del family day pagato dai noi contribuenti e non dice nulla di un Pride (Giugno 2007) che porta in piazza il doppio della gente. Mi si perdonerà l' insistenza sulla televisione ma sono convinta che oggi in Italia sia il mezzo di comunicazione più potente. Quella televisione che propina a milioni di spettatori storie di preti, di santi o, in alternativa, quelle di una caserma di polizia o di carabinieri e, bene che va, un programma di quiz. Non mi chiedo più come mai i nostri diritti stanno a zero, il perché è fin troppo evidente. Mi chiedo come mai non c'è stata ancora un minimo di autocritica (da parte di tutti) rispetto alla logica della delega che il movimento Glt italiano ha seguito per tanto tempo. Mi chiedo come mai

c'è ancora chi non ha capito la differenza. E a chi si ostina a dire che si può essere trans, gay, lesbiche di destra, mi piacerebbe che questo lo spiegasse….argomentandolo. Mi piacerebbe nello spirito di Stonewall, che non era uno spazio libero ma uno spazio liberato, si "partecipasse" al Pride in migliaia, in milioni con la coscienza di essere tant*, partecipi della nostra favolosità!

sabato 7 giugno 2008

Il presidente Lula presenzia all'apertura della 1a conferenza nazionale GLBT e mostra la bandiera gay.


_Momento storico per il movimento glbt brasiliano.
Per la prima volta un presidente della repubblica, apre una conferenza
di questa importanza, e innalza, letteralmente,
la bandiera arcobaleno.

Nell'apertura dell'evento, Lula, accompagnato da vari ministri e dalla
firt lady, manifesta un inequivocabile appoggio a gays,
lesbiche e tramsessuale.
E' la prima volta che Lula parla apertamente di questo tema.

La 1a conferenza glbt, incontro fa parte delle commemorazioni dei
60 anni della Dichiarazione dei dititti Umani, che intende dare le
direttive per la lotta ai diritti civili glbt in Brasile.
La manifestazione è stata la prima ad essere convocata da un capo di
stato, stata organizzata dalla segreteria dei Diritti Umani,
in cui partecipano osservatori di 14 paesi. Fu convocata l'anno scorso,
con un decreto presidenziale, e da allora che si specula sulla presenza
del presidente, e lui invece c'è.
Dal Brasile verranno 600 delegati, scelti durante conferenze tenute nei
singoli stati durante l'anno.
L'invito indicava anche come abbigliarsi in maniera elegante..
Molti la percepivano come giacca e cravatta, altri in abbigliamento
afro, travestiti e drag approfittano per mettersi in lungo.
L'evento si tiene nel Brasil 21, centro congressi del complesso Melia
con 800 posti a Brasilia.
L'apertura era alle 19, ma ha subito un ritardo di un'ora e mezza per
affollamento, ma ne è valsa la pena.

Cuba, sì a operazioni per cambiare sesso


Una commissione controllerà gli interventi. Un centinaio le persone che hanno chiesto di essere riconosciute trans


L'AVANA - Cambiare sesso si può, ora anche a Cuba. Lo ha annunciato il Centro nazionale di educazione sessuale (Cenesex) diretto da Mariela Castro, figlia del presidente Raul. È l'ultimo di una serie di aperture del regime. Gli interventi per cambiare sesso sono stati autorizzati da un decreto firmato la settimana scorsa dal ministro della Sanità José Ramon Balaguer. Una commissione nazionale controllerà questo tipo di intervento chirurgico che sarà effettuato dal sistema di sanità pubblica nazionale. Sessuologa di formazione, Mariela Castro ha lanciato a maggio un’importante campagna contro l’omofobia, con l’appoggio ufficiale del padre e del partito comunista.

GAY AL BANDO - Più di cento cubani hanno ufficialmente fatto richiesta alle autorità di essere riconosciuti come transessuali dal 1979, ha recentemente reso noto la stessa Mariela in un'intervista al periodico Bohemia. Ventisette di loro beneficiano di un «trattamento ormonale» e possono essere sottoposti a un intervento per il cambio del sesso «se le condizioni di salute lo permetteranno e se lo vorranno» ha precisato. La decisione, allo studio dal 2005, avviene mentre il regime ha adottato numerose misure di liberalizzazione, tra cui l’autorizzazione ad acquistare un cellulare o un computer. Fin dagli anni '60 gli omosessuali sono messi al bando e alcuni di loro sono reclusi nei campi di lavoro.

giovedì 5 giugno 2008

Jan Morris: da scrittore a scrittrice, risposando la ex moglie


Jan Morris: da scrittore a scrittrice, risposando la ex moglie

Il divorzio dopo l'operazione nel 1972, ma gli ex coniugi avevano sempre vissuto insieme nella stessa casa

L'ottantunenne Jan Morris, un tempo James Humphrey Morris, è oggi una delle più celebri scrittrici inglesi. Quando era un uomo, sposò Elizabeth Tuckniss, dalla quale poi divorziò. quasi 60 anni dopo, l’ex giornalista e l'ex moglie hanno deciso di risposarsi.

Nel 1949, quando era solo un promettente giornalista James Morris sposò Elizabeth: nel corso degli anni ebbero 5 figli. Nel 1972 James si sottopose a un intervento chirurgico per cambiare sesso, divorziò dalla moglie e divenne la scrittrice Jan Morris. In realtà i due ex coniugi avevano continuato a vivere assieme nella loro casa di Llanystumdwy, nel Nord del Galles.

Da uomo, Morris ha partecipato alla Seconda Guerra Mondiale ed è stato un famoso redattore del quotidiano inglese The Times, che lo inserì tra i migliori 15 scrittori britannici del dopoguerra.
Nel 1953 ha seguito la spedizione degli scalatori britannici che raggiunsero la cima dell' Everest per primi. E' stato anche autore di numerosi libri di viaggio, ha scritto una celebre storia dell'impero britannico, Pax Britannica, e soprattutto il libro «Conundrum» (in Italia, “Enigma”), un'autobiografia nella quale raccontava la consapevolezza di essere intrappolata in un corpo sbagliato. Last letters from Hav, il suo ultimo romanzo, era tra i finalisti del Booker Prize di quest'anno.

Adesso grazie alla legge britannica che permette le unioni civili tra persone dello stesso sesso Jan ha ufficialmente risposato l'ex moglie, dandone notizia dalla BBC durante la sua trasmissione radiofonica “Bookclub”, dove stava presentando il suo ultimo libro. "Ho vissuto con la stessa persona per 58 anni.

Noi ci siamo sposati quando io ero giovane e lei al tempo prese il nome della mia famiglia. Poi ci fu la storia del cambiamento di sesso e fummo costretti a divorziare. Ma abbiamo vissuto sempre insieme. Così ho deciso di riunirmi a lei perché volevo chiudere le cose in bellezza", ha affermato la Morris.

Anche per la compagna Elizabeth in questi anni il rapporto non era cambiato, e ha commentato all’Evening Standard: "Siamo tornate assieme ufficialmente. Dopo che Jan decise il cambiamento sessuale noi divorziammo. Ma ciò non ebbe alcun significato per me. Abbiamo avuto sempre la nostra famiglia. Continuiamo ad andare avanti assieme".

Le due compagne hanno ammesso che sarebbero felici se sulla loro tomba fosse scritto in inglese e in gallese: "Qui riposano due amiche alla fine della loro comune vita".

E SE ADAMO FOSSE STATO GAY? POVERA EVA!


Milano Pride: cerotto sulla bocca e stop alla musica

All'ingresso di piazza duomo migliaia di gay e lesbiche saranno presenti in occasione del gay Pride con il cerotto sulla bocca. L'iniziativa di Arcigay e Arcilesbica

Questo sabato sfileranno per il gay Pride, oltre alla comunità lgbt romana anche quella milanese. L'appuntamnto è per le ore 17 quando da via Palestro partirà il corteo che toccherà come di consueto il centro della città toccando piazza della Scala, piazza Duomo, per concludersi al Castello Sforzesco.

Lo slogan della manifestazione è "...ma non togliamo il disturbo", per sottolineare la mancanza di leggi a tutela dei diritti lgbt che sono però presenti in tutto il resto d'Europa.

«Durante il corteo, all'approssimarsi di piazza Duomo, - fanno sapere dal comitato organizzatore - la musica dai carri verrà spenta, il corteo d'improvviso diventerà muto e tutti i partecipanti metteranno un cerotto in bocca per protestare contro la volontà della politica e delle gerarchie cattoliche di zittire la comunità lgbt. Un gesto forte, che vuole anche ricordare il silenzio sociale in cui sono costretti milioni di lesbiche e di gay, per paura di essere uccisi, violentati, aggrediti, discriminati. »

«Dopo questa manifestazione silenziosa del nostro dissenso - conclude la nota dell'organizzazione -, riesploderanno la musica, i balli, le parole del Pride, per riaffermare che noi, comunque non toglieremo il disturbo!»

CONFERENZA EUROPEA: FAMILY MATTERS


Sostenere le famiglie per prevenire la violenza contro giovani gay e lesbiche

Firenze, 20 e 21 giugno

Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana. Via Cavour 4

Le famiglie dei giovani gay e lesbiche si trovano sostanzialmente sole nell’affrontare le difficoltà di accettare l’omosessualità e nell’aiutare i propri familiari a fronteggiare discriminazioni e violenze. Studi e interventi di sostegno sono rivolti a gay e lesbiche, mentre mancano, rispetto ai familiari, conoscenze dirette del loro punto di vista e adeguate strategie di intervento.

Il progetto Family Matters ha voluto colmare questa mancanza. Finanziato dal programma Daphne della Commissione Europea, è stato realizzato dall’Università del Piemonte Orientale e dalle associazioni di familiari in Italia (Agedo - Associazione Genitori di Omosessuali), Gran Bretagna (Fflag - Families and Friends of Lesbian and Gay Association) e Spagna (Ampgil - Asociaciòn de padres y madres de gays y lesbianas). Nella Conferenza saranno presentati i risultati della ricerca e gli strumenti creati per famiglie e operatori.

Il Programma

Venerdì 20 giugno

9.00 Apertura dei lavori
Introduce CHIARA BERTONE responsabile scientifico del Progetto Family Matters
Saluti Regione Toscana
RITA DE SANTIS presidente nazionale Agedo
JENNY BROUGHTON presidente Euroflag
DENTRO LA FAMIGLIA: LA SFIDA DELL’OMOSESSUALITÀ
9.30 CHIARA BERTONE sociologa, Università del Piemonte Orientale
MARINA FRANCHI sociologa, Università del Piemonte Orientale

Dare voce alle esperienze dei familiari: presentazione della ricerca italiana

10.00 Pausa
10.15 Discutono della ricerca
MARZIO BARBAGLI sociologo, Università di Bologna

LUCA PIETRANTONI psicologo, Università di Bologna

MARGHERITA GRAGLIA psicologa e psicoterapeuta
CRISTINA CHIARI psicologa, Università di Parma
ALESSANDRO TAURINO psicologo, Università di Lecce
13.00 Pranzo
VOLONTARIATO E POLITICHE IN EUROPA
14.30 ANITA NAOKO PILGRIM antropologa
SARAH HAYES sociologa
Non profit organisations supporting families of LGBT people in Europe

15.00 DIEGO HERRERA sociologo, Barcellona

Public programmes supporting families with homosexual young people: a case study in Spain

15.30 Discute delle ricerche

JEFFREY WEEKS sociologo, London South Bank University

16.30 Pausa
17.00 Tavola rotonda: le politiche possibili

Partecipano: Regione Toscana, Regione Puglia, Regione Piemonte, Comune di Firenze, Ufficio Nuovi Diritti CGIL, Agedo, Ampgil, Fflag, ILGA Europe.

Segue dibattito

Sabato 21 giugno

LE FAMIGLIE SI RACCONTANO
9.00 Presentazione del documentario Due volte genitori
Interviene il regista CLAUDIO CIPELLETTI
9.45 Proiezione di Due volte genitori
11.00 Pausa
11.15 LUCIA BONUCCELLI psicologa

Tra generazioni: dinamiche relazionali nelle famiglie con figli omosessuali

FRANCESCO PIVETTA formatore

Mio figlio è come lo penso? Crescere con i nostri figli: un percorso di diversificazione tra ragione e tumulti del cuore

12.00 Discutono
PIERGIORGIO PATERLINI scrittore e giornalista
BRETT SHAPIRO scrittore e giornalista
Dibattito

Saranno presenti i familiari che hanno partecipato al documentario

UNA RETE EUROPEA

13 JENNY BROUGHTON, Presidente di Euroflag

Presentazione di Euroflag, rete europea delle associazioni dei familiari

Un sito web come luogo virtuale di incontro ed organizzazione

E’ prevista la traduzione simultanea

mercoledì 4 giugno 2008

22° FESTIVAL MIX DI CINEMA GAYLESBICO DI MILANO

"Tra il bianco e il nero. Della vita e della morte. Dell’amore e dell’odio. Della gioia, della speranza, della tristezza. Del cambiamento, dell’ostinazione. Della dignità, dell’ingiustizia, dell’umiliazione, del silenzio. E si potrebbe continuare a lungo, in un elenco di apparenti opposti che nelle nostre vite si sfidano, indispensabili gli uni al senso degli altri. Le trame dei film si intrecciano, disegnando una mappa coerente ed aggiornata dei si e dei no, delle nostre emozioni, delle nostre contraddizioni".

PER CONOSCERE ORARI E TITOLI
DI TUTTO IL FESTIVAL CLICCA QUI >

La tematica degli opposti e degli scontri (apparenti) è il fil rouge di questa 22° edizione del Festival MIX di Cinema Gaylesbico che avrà sede a Milano dal 4 al 10 giugno. Nuovo nome quest'anno, con la denominazione MIX derivante dal gemellaggio con i festival MIX di New York e San Paolo, ma stessa identità storica e attenzione alla centralità del cinema tematico.

Marcel Schlutt, tra i protagonisti di Otto; or, Up with the dead people Logan Mccree, tra i protagonisti del documentario Gay...et après?

Ancora una volta, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, a fare da cornice all'evento sarà il Teatro Strehler che l'anno scorso ha ospitato 20.000 persone nei suoi 7 giorni di cinema, musica, cultura e divertimento. A dare il via a questa 22° edizione l'aperitivo offerto mercoledì 4 giugno da Citroen C-Crosser sul sagrato del teatro accompagnato dal dj set di Andrea Vigna.

Sempre lo Strehler ospiterà due degli appuntamenti più consolidati e più rappresentativi della dimensione fortemente trasversale del Festival Mix: Music on the steps, sette serate di musica elettronica con dj set live sul sagrato del teatro e Brain&Sexy, l'aperitivo letterario in compagnia di Diego&La Pina di Radio Dee Jay che chiacchiereranno di libri con, tra gli altri, Barbara Alberti che sfoglierà in loro compagnia il suo Vangelo secondo Maria.

Inoltre, per la serie quando il cinema ospite del teatro ospita il teatro, ecco TriTTico, ovvero la collaborazione col Piccolo che arricchisce di tre spettacoli teatrali il programma del festival. Sabato 7 giugno, sotto i riflettori del festival sarà invece Cinzia Leone, indimenticata primadonna della Tv delle ragazze e protagonista di tante pellicole del cinema italiano, a ricevere il premio che l'anno scorso andò alla felliniana Sandra Milo, quello di Queen of Comedy in collaborazione con il canale satellitare Comedy Central.

Soprattutto però, sono tante le pellicole attese a questo festival, tutte in bilico tra opposte emozioni, sentimenti contrastanti, apparenti contraddizioni. Dal nostalgico e sentimentale amore adolescenziale del film d'apertura Dream Boy di James Bolton all'adolescenza a dir poco inquieta degli zombie 'emo' di Otto; or, Up with dead people di Bruce LaBruce; dall'amore romantico e romanzato dei surfisti di Shelter a quello materno e disperato di Aprés lui con Catherine Deneuve e Gael Morel; dalla divertentissima dark comedy Chuecatown ambientata nel mondo dei bear madrileni al fiore all'occhiello di questa edizione, l'attesissimo Derek di Isaac Julien, celebrazione attraverso la voce narrante della sua musa Tilda Swinton, della geniale figura di Derek Jarman. E tantissimi corti, organizzati in rassegne, da riscoprire quotidianamente. Tantissimi documentari, tra i quali segnaliamo senza dubbio Improvvisamente l'inverno scorso, il ritratto shock dell'Italia all'indomani del fallimento dei Dico; il già citato Derek e Gay..et aprés?, sulla scenaa gay di alcune metropoli contemporanee, con due nostri beniamini assoluti come Amanda Lepore e Logan McCree. Per motivi opposti, ovviamente. PROGRAMMA COMPLETO >


PARTY


GIOVEDI' 5 GIUGNO

PLASTIC the (yes) re-MIX party
c/o PLASTIC Viale Umbria 120 dj set Max_M - Nunzio Da Vinci

Ingresso gratuito con il biglietto del Festival MIX 2008

VENERDI' 6 GIUGNO

BITSCH! Eden Edition 2008
by StruzzoRadioattivo (KitschMe!) - event partner: KickOff c/o BLACK HOLE,
Viale Umbria 118 ang. via cena 1

Ingresso con riduzione con il biglietto del Festival MIX 2008
PORNFLAKES qUEER CREW
presso CSOA milanese dalle 00.00


SABATO 7 GIUGNO

BILLY CLUB
Party in collaborazione con Billy club spazio esterno
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La testimonial per la depilazione è... transessuale

Si chiama Karen, ed è di Los Angeles. Lo spot in onda in questi giorni su Canale 5 per un rasoio elettrico per la depilazione ha scelto lei come testimonial, un transessuale. Da non perdere

Per la prima volta in Italia -ma il video è stato realizzato anche per altri paesi - va in onda uno spot che ha per testimonial una transessuale. "Sentirsi donna è difficile con tutti i miei peli", "Come tutti gli uomini non sopporta il dolore", "Quello che vorrei è trasmettere a tutti il senso della vera bellezza" sono le frasi cult pronunciate nel video realizzato per un rasoio per la depilazione. Brava Philips!

Ecco il video: