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sabato 6 dicembre 2025

Le 25 personalità più influenti del 2025 secondo il Financial Times


Ogni anno il Financial Times seleziona le 25 persone più influenti del mondo, un elenco che attraversa politica, cultura, economia e attivismo. L’edizione 2025 offre un ritratto potente del nostro tempo: figure che, nel bene o nel male, hanno inciso sulla storia recente e sul dibattito globale.

 Gli “Eroi” della democrazia e della cultura

Jane Fonda, attrice e attivista statunitense, continua a incarnare la lotta per la giustizia sociale e ambientale.


Margaret Atwood, scrittrice canadese, la cui opera The Handmaid’s Tale resta un faro di riflessione sui diritti e sul potere.


Alexandre de Moraes, giudice della Corte Suprema brasiliana, riconosciuto come “simbolo della democrazia e della giustizia” per la sua fermezza durante il tentativo di golpe del 2023.

🏛️ Politica e potere

Nigel Farage, leader populista britannico, ancora capace di influenzare il dibattito europeo.


Susie Wiles, capo di gabinetto della Casa Bianca sotto Donald Trump.


Zohran Mamdani, sindaco di New York, rappresentante di una nuova generazione di leadership urbana.


Margarita Simonyan, direttrice di Russia Today, inserita tra i “Leader” come voce centrale della propaganda russa.

💻 Innovazione e business

Jensen Huang, CEO di NVIDIA, celebrato per il ruolo cruciale nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e dei semiconduttori.

🇮🇹 L’Italia nella lista

L’Italia è rappresentata da Miuccia Prada, icona mondiale della moda e della cultura. La stilista è stata celebrata per la sua capacità di non seguire le tendenze ma di crearle, trasformando Prada in un linguaggio estetico e sociale unico. La sua influenza va oltre il mondo della moda: Prada è riconosciuta come voce culturale globale, capace di dialogare con l’arte, il cinema e la politica, e di incarnare un’Italia che continua a lasciare un segno nel panorama internazionale.

🏳️‍🌈 Voci LGBT

La lista del Financial Times ha dato spazio anche a personalità LGBT, riconoscendo il loro impatto culturale e politico. Queste figure hanno contribuito a ridefinire il linguaggio della rappresentazione e della giustizia sociale, rafforzando la visibilità delle comunità queer a livello globale.

La forza di questa lista non sta in un singolo nome, ma nella pluralità di voci: attivisti, politici, imprenditori e artisti che, con azioni diverse, hanno plasmato il 2025. Alexandre de Moraes, unico brasiliano citato, si affianca a Jane Fonda, Margaret Atwood, Jensen Huang e Miuccia Prada, componendo un quadro che riflette le tensioni e le speranze del nostro tempo.

Il Financial Times ci ricorda che l’influenza non è solo potere, ma anche capacità di resistere, innovare e ispirare. Dalla difesa della democrazia in Brasile, alle battaglie culturali e ambientali negli Stati Uniti, fino alle voci italiane e LGBT che arricchiscono il panorama globale, il 2025 si conferma un anno di sfide e di conquiste.

Articolo originale: Financial Times – The 25 most influential people of 2025【edge_current_page_context†source】

venerdì 5 dicembre 2025

Infantino e la farsa della pace: Trump incoronato al Mondiale 2026


Oggi, 5 dicembre, la FIFA si prepara ad assegnare un “premio per la pace” a Donald Trump, durante la cerimonia del sorteggio dei gironi del Mondiale 2026. Non è ancora accaduto, ma l’annuncio basta a rivelare l’assurdità di un gesto che svilisce lo sport e lo piega a un teatrino politico.

Il presidente della FIFA, Gianni Infantino, sostiene apertamente questa scelta, spalleggiato da Zaw Zaw, imprenditore birmano legato alla giunta militare del Myanmar e oggi a capo del Comitato per la Responsabilità Sociale della FIFA. Una nomina che smaschera l’ipocrisia di un’istituzione che parla di pace mentre si circonda di figure compromesse con regimi autoritari.
Un premio che suona come insulto

Contraddizione evidente: celebrare la pace premiando un leader che alimenta tensioni internazionali.


Il caso Venezuela: mentre si prepara la cerimonia, si moltiplicano le voci su possibili azioni ostili verso Caracas.


Il calcio come azienda: la FIFA appare sempre più come una corporation che usa simboli etici come facciata per interessi politici ed economici.
Il circo della retorica

La scena ricorda una puntata dei Simpson, dove un personaggio affermava che avrebbe “ucciso per vincere il premio della pace”. Satira che oggi sembra profezia: la pace ridotta a slogan, brandita come trofeo da chi non ne incarna i valori.

Non è pace quella che si assegna con cerimonie e premi vuoti. È marketing, è spettacolo, è un insulto alla dignità di chi lotta davvero per la giustizia. Il calcio, che dovrebbe essere linguaggio universale di inclusione e rispetto, si ritrova complice di un circo vergognoso.

Fonti

Il Napolista – “Mondiali 2026, l’evento politico di Trump. In mancanza del Nobel, riceverà il Premio Fifa per la pace”


Linkiesta – “Durante i sorteggi dei gironi dei prossimi Mondiali verrà assegnato un riconoscimento per la pace: dovrebbe vincerlo Trump”


Il Post – “Trump sta già monopolizzando i Mondiali di calcio del 2026”

La Scala condannata: libertà di espressione difesa


Ci sono gesti che diventano simboli. Il 4 maggio, una giovane lavoratrice della Scala ha scelto di rompere il silenzio gridando “Palestina libera”. Per quel gesto è stata licenziata, ma la giustizia ha parlato: il Tribunale del Lavoro di Milano ha annullato il provvedimento, riconoscendo che non si può punire un dipendente per aver espresso un’opinione. Questa sentenza non è solo una vittoria personale: è un precedente che riafferma il diritto alla libertà di espressione nei luoghi di lavoro e smaschera i limiti del potere disciplinare quando diventa censura. Applaudiamo questa lavoratrice coraggiosa, che ha trasformato un grido in un atto di dignità. La sua resistenza ci ricorda che la voce, quando è autentica, può ancora aprire varchi di giustizia.


Il contesto: il 4 maggio 2025, durante il concerto inaugurale dell’assemblea della Asian Development Bank al Teatro alla Scala, la dipendente – una studentessa universitaria assunta come maschera – ha gridato “Palestina libera” dalla galleria.


Il licenziamento: la Fondazione Teatro alla Scala ha disposto l’interruzione immediata del contratto, motivando la decisione con “giusta causa”.


La causa legale: la lavoratrice ha impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Lavoro di Milano.


La sentenza (novembre 2025): il giudice ha dichiarato il licenziamento illegittimo, condannando il teatro a pagare tutte le mensilità fino alla scadenza naturale del contratto e a coprire le spese legali.


La motivazione: il tribunale ha stabilito che un’espressione politica non costituisce giusta causa di licenziamento.


Il significato politico: sindacati e osservatori hanno definito la vicenda un “licenziamento politico”. La sentenza è stata letta come una vittoria contro il tentativo del governo e della premier Giorgia Meloni di imporre silenzio e disciplina anche fuori dal dibattito parlamentare.

Questa decisione giudiziaria non riguarda solo una singola lavoratrice: è stata interpretata come un atto di resistenza civile contro un clima politico che tende a reprimere dissenso e libertà di parola. La vittoria in tribunale diventa così un segnale forte: anche di fronte al potere istituzionale, la giustizia può ancora difendere chi sceglie di non tacere.Fonte autorevole

giovedì 4 dicembre 2025

Zerocalcare rinuncia a “Più libri più liberi”: «Non si condividono spazi con i nazisti»


Michele Rech, in arte Zerocalcare, è uno dei fumettisti più influenti della scena italiana contemporanea. Nato ad Arezzo nel 1983 e cresciuto a Rebibbia, ha trasformato il fumetto in uno strumento di memoria collettiva e impegno politico. Opere come La profezia dell’Armadillo, Kobane Calling e la serie Netflix Strappare lungo i bordi hanno raccontato con ironia e profondità le contraddizioni di una generazione, intrecciando autobiografia e cronaca sociale.

La sua decisione di rinunciare alla fiera “Più libri più liberi” non è un gesto isolato, ma un atto politico. La manifestazione romana, dedicata alla piccola e media editoria, ha confermato la presenza della casa editrice Passaggio al Bosco, nota per pubblicazioni che celebrano figure nazifasciste. Un gruppo di intellettuali, tra cui Alessandro Barbero e Antonio Scurati, aveva già lanciato un appello contro questa scelta. Zerocalcare ha scelto di non partecipare: «Ognuno ha i suoi paletti, questo è il mio. Non si condividono spazi con i nazisti».

Il caso mette in luce una dinamica inquietante: frange antidemocratiche sfruttano gli spazi della democrazia per diffondere idee che mirano a distruggerla.

La presenza di editori che esaltano il nazifascismo in una fiera culturale normalizza l’odio come “opinione legittima”.


La mancanza di prese di posizione nette da parte delle istituzioni culturali e politiche rischia di trasformarsi in complicità.


La democrazia, se non difesa, può essere trascinata lentamente verso nuove forme di autoritarismo, silenziose ma pervasive.


Il gesto di Zerocalcare è un atto di resistenza culturale. Ricorda che la libertà non è neutrale e che la cultura non può accogliere chi nega la dignità umana. In tempi di avanzata dell’estrema destra, dire no diventa un dovere civico e morale.

mercoledì 3 dicembre 2025

“DDL Valditara: un passo indietro nella lotta alla violenza di genere”


Il 3 dicembre 2025 la Camera ha approvato il DDL Valditara con 151 voti favorevoli, 113 contrari e 1 astenuto. Presentato come “libertà educativa per le famiglie”, in realtà sottrae ai ragazzi e alle ragazze strumenti fondamentali di consapevolezza e prevenzione.

📚 Cosa prevede

Infanzia e primaria: divieto totale di educazione sessuale e affettiva.

Medie e superiori: percorsi possibili solo con consenso scritto dei genitori.

Effetto reale: scuole scoraggiate dal proporre attività, giovani privati di conoscenze essenziali su rispetto, consenso e corpo.

Opposizioni (PD, M5S, AVS, +Europa, Azione): hanno votato contro, denunciando un passo indietro clamoroso nella lotta contro femminicidi e violenza di genere.

Maggioranza (FdI, Lega, FI): ha votato a favore, difendendo la norma come “buon senso”, ma in realtà trasformando la scuola in un terreno di scontro ideologico.

Società civile: associazioni femministe e LGBTQ parlano di “attacco alla prevenzione culturale” e di “censura educativa”.

🌍 Perché l’educazione sessuale e affettiva è cruciale

Insegnare educazione sessuale e affettiva nelle scuole è fondamentale per proteggere bambini e adolescenti da abusi sessuali, gravidanze precoci e infezioni sessualmente trasmissibili. La scuola è il luogo dove si formano cittadini consapevoli, responsabili e liberi.

Benefici concreti:

Prevenzione dei rischi: riduce gravidanze adolescenziali, IST e abusi.

Sviluppo sano: favorisce l’autoconoscenza del corpo e la comprensione dei cambiamenti della pubertà.

Riduzione di violenza e pregiudizi: promuove rispetto, uguaglianza e lotta contro discriminazioni.

Empowerment dei giovani: rafforza autonomia, autostima e capacità di denunciare abusi.

Contrasto alle informazioni sbagliate: offre un contesto sicuro, evitando che i ragazzi si affidino a pornografia o fonti imprecise.

Rispetto recíproco: insegna a dire “no” e a costruire relazioni sane.

Il governo italiano sceglie di punire i giovani con l’ignoranza, invece di proteggerli con la conoscenza.

Non insegna a riconoscere la violenza.

Non offre consapevolezza del corpo e del rispetto verso gli altri.

Non costruisce prevenzione.

È un attacco ideologico che porta indietro il Paese, mentre il mondo intero mostra come la discriminazione sia il vero termometro della libertà. 

 La democrazia si misura dalla capacità di educare al rispetto. Senza educazione, non c’è prevenzione. Senza prevenzione, non c’è libertà.

 Contraddizioni del governo

Mentre si taglia sull’educazione e sulla prevenzione, il governo:

Spende per Centri in Albania inutili.

Investe in un ponte sullo Stretto di Messina giudicato irrealistico.

Demonizza la magistratura e indebolisce la giustizia.

Agevola la sanità privata, riducendo quella pubblica.

Taglia su scuola, cultura e sicurezza, proprio dove servirebbero risorse.

E ora propone di reintrodurre la leva obbligatoria per la guerra.

Un elenco che mostra chiaramente come la priorità non siano i giovani, né la loro libertà, ma un’ideologia che guarda al passato e punisce il futuro.

✨La scuola dovrebbe essere il luogo dove imparare a riconoscere la violenza, a rispettare sé stessi e gli altri, a costruire libertà. Con il DDL Valditara, invece, si sceglie il silenzio e la censura. Ma la memoria resiste: ogni parola, ogni gesto, ogni voce che si alza diventa luce contro l’oscurità.

“La mappa del fallimento: quando i diritti LGBTQ diventano cartina di tornasole della democrazia”


Il Franklin & Marshall Global Barometer Report 2025 e la Rainbow Map di ILGA-Europe tracciano un panorama inquietante: la discriminazione contro le persone LGBTQ non è un fenomeno marginale, ma un indicatore del degrado democratico globale.

Negli Stati Uniti, il voto “F” fotografa un arretramento senza precedenti: oltre 60 leggi anti-LGBTQ approvate in 21 Stati, con attacchi mirati contro persone trans e contro l’educazione inclusiva. Un fallimento che mette a rischio la credibilità di una democrazia che si proclama modello universale.

In Russia, la repressione è brutale: raid nei club, arresti arbitrari, simboli arcobaleno criminalizzati. La violenza istituzionale diventa strumento di controllo sociale.

In Cina, la censura soffoca ogni visibilità, mentre la maggioranza dei cittadini dichiara di sostenere l’uguaglianza. Un divario che rivela la distanza tra società e potere.

In India, depenalizzata l’omosessualità, ma la discriminazione resta quotidiana: assenza di leggi antidiscriminatorie, violenze diffuse, stigmatizzazione sociale.

E l’Europa? Non è immune. La Rainbow Map 2025 colloca l’Italia al 35° posto su 49 paesi, peggiore tra gli Stati fondatori dell’UE. Malta resta in cima alla classifica, ma in paesi come Ungheria e Polonia si registrano arretramenti drammatici, con divieti di Pride e leggi liberticide. L’Italia arretra, incapace di garantire piena tutela alle famiglie arcobaleno e alle persone trans.

In America Latina, il quadro è frammentato: Argentina e Uruguay consolidano leggi avanzate su matrimonio egualitario e identità di genere, mentre Honduras, Guatemala e Paraguay mantengono politiche discriminatorie e violenze sistemiche. Brasile oscilla tra aperture giuridiche e un clima sociale ostile.

La fotografia globale è chiara: la discriminazione LGBTQ è il termometro della democrazia. Dove i diritti vengono compressi, anche libertà di stampa, giustizia e partecipazione politica sono minacciate.

Non si tratta di una battaglia identitaria, ma di una sfida universale: un paese che discrimina i suoi cittadini queer è un paese che tradisce la promessa di uguaglianza per tutti.

Fonti principali

Franklin & Marshall Global Barometers Annual Report 2025 →


Council for Global Equality – LGBTQI+ Human Rights Report Cards →


ILGA-Europe Annual Review 2025 →


Rainbow Map 2025 (ILGA-Europe) →


EU LGBTIQ Survey III (FRA – Agenzia UE per i Diritti Fondamentali)

“Dal pollaio alla prima pagina: la gallina che diventa gallo in Brasile”


In Rio Grande do Sul, Brasile, una gallina ha sorpreso tutti trasformandosi in gallo. Non è una leggenda metropolitana, ma un fenomeno biologico rarissimo: quando un ovário smette di funzionare, il corpo può produrre ormoni maschili e cambiare aspetto. Così, tra lo stupore dei vicini, la gallina ha iniziato a cantare come un gallo e a comportarsi da capo del pollaio. Un caso che fa sorridere, ma che ricorda anche quanto la natura sappia sfidare le nostre certezze.

Non solo pollai

La natura è piena di sorprese:

Pesci pagliaccio: il maschio dominante può diventare femmina se la compagna muore.


Pesci labridi: molte femmine si trasformano in maschi quando raggiungono una certa dimensione.


Rane e anfibi: alcuni cambiano sesso in risposta a fattori ambientali.


Rettili: in coccodrilli e tartarughe il sesso dipende dalla temperatura delle uova.


Uccelli selvatici: studi hanno mostrato che dal 3 al 6% degli individui presenta sex reversal spontaneo.


Piante: molte specie vegetali cambiano sesso per massimizzare la riproduzione.

La natura insegna che il sesso non è sempre binario e immutabile. Questi fenomeni ci ricordano che la diversità è la regola, non l’eccezione. La gallina brasiliana diventa così un simbolo ironico ma potente: anche nel pollaio, la vita sfida le nostre certezze.

Dal pollaio ai mari tropicali, dagli anfibi alle piante, la natura ci mostra che cambiare è possibile. Un promemoria simpatico ma giornalistico: la biologia è più fluida di quanto pensiamo, e forse dovremmo imparare a “cantare fuori dal coro” proprio come la gallina di Rio Grande do Sul.



Fonti

AcervoCharts/X – notizia originale sul caso della gallina in Rio Grande do Sul


BBC Science Focus – articoli divulgativi su sex reversal negli animali


National Geographic – approfondimenti su pesci pagliaccio e cambi di sesso in natura


Scientific American – studi su anfibi e rettili con inversione sessuale spontanea

Regno Unito - Dal suffragio all’esclusione: la parabola della Women’s Institute e i diritti trans

"Volti e voci del Women’s Institute durante la campagna ‘Thinking Differently’: un impegno pubblico per la neurodiversità che celebra l’inclusione di donne e ragazze autistiche e ADHD. Un gesto che contrasta con la recente decisione di escludere le donne trans, aprendo una frattura nella sorellanza istituzionale."

Dal suffragio all’esclusione: come la NFWI, simbolo della storia sociale femminile, si piega alla sentenza della Corte Suprema e ridisegna i confini della sorellanza.

Con “rammarico e tristezza”, la National Federation of Women’s Institutes (NFWI) ha annunciato che dal 2026 non accetterà più donne transgender come membri formali. La decisione, comunicata dalla CEO Melissa Green, è stata motivata dalla necessità di conformarsi alla sentenza della Corte Suprema britannica che ha stabilito che, ai fini dell’Equality Act, la definizione legale di “donna” si riferisce esclusivamente al sesso biologico.

Cos’è la NFWI

Fondata nel 1915, la NFWI è la più grande organizzazione femminile volontaria del Regno Unito. Nata per sostenere le comunità rurali durante la Prima guerra mondiale, nel tempo è diventata un movimento che promuove educazione, cittadinanza attiva e solidarietà femminile. Oggi raccoglie centinaia di migliaia di iscritte in Inghilterra, Galles e Isole del Canale, ed è considerata un simbolo della storia sociale britannica.

Motivazione ufficiale: adeguarsi alla sentenza della Corte Suprema.


Dichiarazioni: “Non avremmo preso questa decisione se non ci fossimo sentiti obbligati”, ha affermato Green.

Contraddizione interna: pur ribadendo che “le donne trans sono donne”, la NFWI restringe la membership, cercando di offrire alle donne trans solo forme di partecipazione non formale.

La scelta ha suscitato dolore e indignazione:

Molti membri parlano di “atto codardo” e di “arretramento” rispetto a decenni di inclusione.


Alcuni attivisti sottolineano che la sentenza non obbligava la NFWI a cambiare le regole, ma lasciava margini di discrezionalità.


Si prevede che la decisione possa aprire a contenziosi legali, come già accaduto in altri contesti.

Contesto legale inglese

La decisione della NFWI si inserisce in un quadro giuridico complesso.

Equality Act 2010: è la legge che tutela contro discriminazioni basate su sesso, etnia, religione e identità di genere.


Sentenza della Corte Suprema (2025): ha stabilito che, ai fini dell’Equality Act, la definizione di “donna” e “uomo” si riferisce esclusivamente al sesso biologico. Questo ha ridotto lo spazio di interpretazione che in passato permetteva l’inclusione delle persone trans nelle organizzazioni femminili.


Implicazioni: la sentenza non impone automaticamente l’esclusione, ma crea un quadro legale che molte istituzioni usano come giustificazione per restringere l’accesso.

La decisione della NFWI arriva poco dopo che Girlguiding UK ha annunciato il divieto di partecipazione per ragazze trans. Questi segnali mostrano un trend di esclusione che rischia di ridefinire il concetto stesso di sorellanza e comunità femminile nel Regno Unito.

La NFWI non è solo un’associazione: è un simbolo della storia sociale britannica. La sua scelta di escludere le donne trans mette in discussione il significato di “sorellanza” e apre un dibattito più ampio su diritti, inclusione e definizioni legali di genere. La contraddizione tra linguaggio inclusivo e pratica esclusiva rivela la tensione tra diritto e giustizia sociale: conformarsi alla legge non significa necessariamente fare la scelta giusta.

La decisione della NFWI segna un passaggio controverso. Dopo oltre 40 anni di inclusione, l’organizzazione rischia di perdere credibilità e di tradire la sua missione storica di solidarietà femminile. In un tempo di regressioni, la vigilanza e la solidarietà restano strumenti essenziali per difendere la dignità di tutte le donne.


Fonti giornalistiche inglesi da citare

Sky News – analisi della sentenza e dichiarazioni ufficiali.


Yahoo News UK
(8) – cronaca della decisione e reazioni.


The Independent
(14) – approfondimento politico e sociale.


Newsweek
– copertura internazionale con focus sul “rammarico” dichiarato.


Daily Mail – cronaca con riferimento al precedente di Girlguiding.

martedì 2 dicembre 2025

🇨🇴 Colombia: un passo storico per i diritti trans e non binari


Dal 2026, la Registraduría Nacional del Estado Civil permetterà alle persone trans e non binarie di registrare la propria identità nei documenti ufficiali. Nei nuovi registri civili e nelle carte d’identità colombiane compariranno le categorie “T” (trans) e “NB” (non binario) nel campo “sexo”.

Questa misura sarà implementata in oltre 1.220 uffici in tutto il Paese, rendendo il processo accessibile e capillare. È un cambiamento senza precedenti, che risponde a decenni di invisibilità e violenza: nel 2024, almeno 164 persone LGBTQIA+ sono state uccise in Colombia per motivi legati all’identità di genere o all’orientamento sessuale.

 Il contesto latinoamericano

La Colombia si inserisce in un mosaico di realtà diverse in America Latina:

🇦🇷 Argentina – Dal 2012 la Ley de Identidad de Género garantisce il cambio di nome e genere con autodichiarazione. Dal 2021 è possibile registrarsi come “X”, riconoscendo ufficialmente le identità non binarie.


🇺🇾 Uruguay – La Ley Integral para Personas Trans (2018) è tra le più inclusive: garantisce cambio di nome e genere, accesso a cure mediche e quote di lavoro pubblico.


🇧🇷 Brasile – Dal 2018, il Supremo Tribunal Federal consente il cambio di nome e genere senza obbligo di interventi chirurgici. Non esiste però un riconoscimento legale esplicito per le persone non binarie.


🇨🇱 Cile – La Ley de Identidad de Género (2019) consente il cambio di nome e genere, ma non prevede ancora un’opzione per le persone non binarie.


🇪🇨 Ecuador – Alcune sentenze hanno permesso il cambio di genere nei documenti, ma manca una normativa nazionale.


🇵🇪 Perù – Non ha leggi specifiche: i cambi di nome e genere sono possibili solo tramite sentenze giudiziarie.

La decisione della Colombia è storica perché introduce per la prima volta in Sud America categorie esplicite per persone trans e non binarie nei documenti ufficiali. Insieme ad Argentina e Uruguay, che già riconoscono le identità non binarie, la Colombia apre una nuova fase di inclusione. Brasile e Cile restano a metà strada, mentre Perù ed Ecuador mostrano ancora forti ritardi.

Questa diversità dimostra che la lotta per la dignità trans e non binaria è ancora in corso, ma anche che la memoria e la resistenza hanno già aperto strade nuove in tutto il continente.

Fonti:

Il Caffè Geopolitico – Diritti LGBTQIA+ in America Latina


Wikipedia – Riconoscimento legale del genere non binario


Il Grande Colibrì – Diritti LGBT in Sud America

Eudy Simelane: il coraggio spezzato, la memoria che resiste

Eudy Simelane (1977–2008) 

"Mamma, sono lesbica. Mi ami ancora?" "Certo che l’amavo. E quando è diventata adulta e una calciatrice famosa, l’intero paese l’ha amata."

Eudy Simelane (1977–2008) è stata una delle prime calciatrici professioniste sudafricane a dichiarare apertamente la propria omosessualità. Centrocampista dei Springs Home Sweepers e della nazionale femminile del Sudafrica (Banyana Banyana), ha trasformato il calcio in un luogo di visibilità e resistenza.

Non era solo un’atleta: Eudy era anche attivista e volontaria, impegnata al fianco dei malati di HIV e delle donne lesbiche nere, in un paese ancora profondamente segnato dall’omofobia e dalla violenza patriarcale.

La violenza e l’eredità

Il 28 aprile 2008, la sua vita fu spezzata da un crimine d’odio brutale: vittima di uno “stupro correttivo” e assassinata con numerose coltellate a KwaThema. Due dei suoi aggressori furono condannati a oltre trent’anni di carcere, altri due furono assolti.

La sua morte scosse il Sudafrica e il mondo, diventando simbolo della violenza sistemica contro le donne lesbiche nere e della necessità di proteggere i diritti LGBTQIA+. Oggi, un ponte a KwaThema porta il suo nome, come segno di memoria e resistenza.

 Perché ricordarla

È stata pioniera nel dichiarare la propria identità in un ambiente sportivo ostile.

Ha usato la sua visibilità per difendere i diritti LGBTQIA+ e combattere lo stigma dell’HIV.

La sua eredità vive nelle lotte di oggi: nello sport, nelle piazze, nelle comunità che non accettano di essere cancellate.

La lunga storia dei diritti transgender: dagli Stati Uniti al mondo

"Marcella Di Folco, Xica Manicongo, gli hijra dell’India, Matthew Shepard, Miss Major Griffin-Gracy, Elagabalo: volti e memorie trans che attraversano la storia e il mondo."

Un fenomeno antico, una lotta globale

Le persone transgender non sono una “novità” del nostro tempo. La loro presenza attraversa secoli e culture: dagli hijra in India, riconosciuti come comunità di terzo genere già in epoca precoloniale, alle figure gender-variant nell’antica Roma e nel Brasile coloniale.

🇮🇹 Italia: invisibilità e resistenza

In Italia, la storia trans è segnata da invisibilità e stigmatizzazione. Solo dagli anni ’70 e ’80, con figure come Marcella Di Folco, attrice e attivista, la comunità trans ha iniziato a conquistare visibilità politica. Nel 1982, la legge 164 ha permesso la rettifica anagrafica del sesso, ma senza garantire piena dignità sociale. Oggi, le persone trans italiane continuano a lottare contro discriminazioni quotidiane e contro una politica che spesso le marginalizza.

🇧🇷 Brasile: la memoria di Xica Manicongo

La storia brasiliana custodisce la figura di Xica Manicongo, persona schiavizzata e considerata la prima travesti documentata nel Paese, vissuta a Salvador nel XVI secolo. La sua esistenza testimonia come le identità trans siano parte integrante della storia coloniale e della resistenza culturale. Oggi, il Brasile è ancora uno dei Paesi con il più alto tasso di violenza contro persone trans, ma anche un luogo di forte attivismo e visibilità.

🇮🇳 India: colonialismo e cancellazione

Gli hijra hanno avuto un ruolo riconosciuto nella società indiana per secoli, con funzioni rituali e sociali. Con l’arrivo del colonialismo britannico, furono perseguitati e criminalizzati, ridotti a “fenomeno da estirpare”. Questa cancellazione coloniale ha avuto effetti duraturi, ma negli ultimi decenni la comunità ha riconquistato visibilità, ottenendo nel 2014 il riconoscimento legale come “terzo genere” dalla Corte Suprema indiana.
 Le nuove destre e la cancellazione

Oggi, in diversi Paesi, le destre radicali invocano “Dio, patria e famiglia” per giustificare leggi e politiche che cercano di eliminare le persone trans dalla vita pubblica.

Negli Stati Uniti, si moltiplicano le leggi che vietano l’accesso delle persone trans a spazi pubblici e cure mediche.


In Europa, partiti conservatori e cattolici spingono per restringere i diritti acquisiti.


In Brasile e in Italia, la retorica religiosa e nazionalista viene usata per marginalizzare e silenziare le voci trans.

La storia trans è globale, antica e resiliente. Dall’Italia al Brasile, dall’India agli Stati Uniti, ogni comunità ha affrontato cancellazioni, persecuzioni e violenze. Ma ogni volta ha risposto con resistenza, memoria e dignità.

Ricordare queste storie significa comprendere che la lotta per i diritti transgender non è un capitolo isolato, ma parte di una narrazione universale. E che nessun muro eretto in nome di “Dio, patria e famiglia” potrà cancellare la luce di chi resiste.

Matthew Shepard, memoria di un giovane che ha acceso una fiamma


Matthew Wayne Shepard era un ragazzo di 21 anni, studente universitario nel Wyoming. Il 6 ottobre 1998 fu vittima di un brutale crimine d’odio: attirato fuori da un bar, venne aggredito, legato a una recinzione e lasciato in fin di vita nella notte gelida. Morì sei giorni dopo, il 12 ottobre.

La sua morte scosse gli Stati Uniti e il mondo intero. Non fu solo un fatto di cronaca: divenne un simbolo della violenza contro le persone LGBTQIA+ e della necessità di cambiare.

🌈 L’eredità

Veglie e manifestazioni si accesero in tutto il Paese, con cartelli che recitavano “Love conquers hate” e “Hate is not a Laramie value”.


La sua storia contribuì a un movimento di coscienza collettiva, che portò nel 2009 all’approvazione del Matthew Shepard and James Byrd Jr. Hate Crimes Prevention Act, la prima legge federale a proteggere esplicitamente le persone LGBTQIA+ dai crimini d’odio.


Matthew è ricordato come un giovane gentile, con un sorriso contagioso e una profonda empatia: un “vecchio spirito” che credeva nell’uguaglianza prima che fosse sicuro farlo.

✨ Perché ricordarlo oggi

Ogni anno, nel giorno del suo compleanno, la sua memoria diventa un invito a non dimenticare. Matthew Shepard non è solo una vittima: è un insegnante di umanità, che ci ha mostrato quanto sia urgente difendere la dignità e i diritti di tutti.

“Retrocesso giuridico: la Corte di Tokyo cancella i diritti delle famiglie arcobaleno”


Il 28 novembre 2025, l’Alta Corte di Tokyo ha stabilito che il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso è costituzionale. Otto querelanti LGBTQIA+ avevano chiesto il riconoscimento dei propri diritti e un risarcimento danni, ma la Corte ha respinto le loro richieste.

Questa decisione rappresenta un brusco arretramento rispetto ai verdetti precedenti di tribunali di Sapporo, Nagoya, Osaka, Fukuoka e Tokyo stessa, che avevano riconosciuto l’incostituzionalità del divieto.

 Implicazioni giuridiche

Il Giappone rimane l’unico Paese del G7 a non riconoscere legalmente le unioni tra persone dello stesso sesso.

La sentenza rimanda alla Corte Suprema la responsabilità di decidere in via definitiva.

Il Parlamento è stato sollecitato a legiferare, ma il clima politico attuale rende improbabile un cambiamento immediato.

Contesto politico
La nuova premier Sanae Takaichi, esponente dell’ala ultraconservatrice del Partito Liberal Democratico, è nota per la sua opposizione al matrimonio egualitario. La sua vicinanza a gruppi tradizionalisti come Nippon Kaigi rafforza la linea conservatrice del governo.

Davanti al tribunale, coppie LGBTQIA+ hanno manifestato sotto la pioggia, con bandiere arcobaleno appesantite dall’acqua. L’atmosfera è stata descritta come silenziosa e dolorosa, con sguardi bassi e gesti contenuti.

La sentenza di Tokyo non è solo un atto giuridico: è un segnale politico e culturale che riporta il Giappone indietro di anni. In un mondo che avanza verso l’uguaglianza, il Paese resta isolato, prigioniero di una visione tradizionalista che nega dignità e diritti alle famiglie arcobaleno.

Fonti citate

Giornale La Voce – Tokyo dice no ai matrimoni gay


Italia Informa – Giappone più isolato


GiapponeGiappone – Sentenza dell’Alta Corte


Gay.it – La Corte di Tokyo chiede al Parlamento una legge

“Uguaglianza mutilata: l’Albania approva una legge che ignora identità ed espressione di genere”


Nel novembre 2025 il Parlamento albanese ha approvato la nuova Legge di Uguaglianza di Genere, accolta con applausi dalla maggioranza socialista e con proteste fuori dall’aula. La riforma, che avrebbe dovuto avvicinare il Paese agli standard europei, è diventata terreno di scontro politico e culturale.

Due narrazioni opposte

La narrazione positiva (Citizens.al): Alcuni media albanesi hanno sottolineato gli aspetti innovativi della legge:

il riconoscimento del lavoro non retribuito delle donne, come cura domestica e assistenza familiare;


il rafforzamento della lotta alla violenza di genere;


l’introduzione di misure per ridurre le disuguaglianze strutturali tra uomini e donne. Secondo questa lettura, la legge rappresenta un passo avanti verso una società più equa.


La narrazione critica (Gay.it, Sloboden Pecat, altre fonti): Altre testate hanno denunciato invece un arretramento:

il Parlamento ha approvato 22 emendamenti che hanno eliminato i riferimenti a identità di genere ed espressione di genere;


la comunità LGBTIQ+ percepisce la riforma come un segnale di esclusione;


volantini e campagne di disinformazione hanno diffuso paure infondate su “cambi di sesso forzati” o matrimoni egualitari, oscurando il dibattito reale.

Il silenzio europeo

Nonostante l’Albania sia candidata all’ingresso nell’Unione Europea, le istituzioni comunitarie hanno mantenuto un silenzio istituzionale. Questo ha alimentato la sensazione di isolamento della società civile albanese, che si trova a fronteggiare da sola le contraddizioni della riforma.
Un testo ambiguo

La legge approvata contiene elementi di progresso (parità uomo-donna, riconoscimento del lavoro invisibile), ma resta ambigua sul fronte delle tutele per le persone trans e non binarie. È proprio questa ambivalenza che ha generato narrazioni divergenti: da un lato celebrazione, dall’altro denuncia.

La vicenda albanese mostra come una stessa legge possa essere raccontata in modi opposti: progresso o arretramento, inclusione o esclusione. In mezzo, la realtà di una società che lotta contro la disinformazione e cerca di definire il proprio futuro europeo.

Fonti citate

Citizens.al – Gli elementi positivi apportati dal disegno di legge sulla parità di genere


Gay.it (ottobre e novembre 2025)


Sloboden Pecat (Free Press, area balcanica)


Notizie in un Click (Italia, focus Balcani)

sabato 29 novembre 2025

🇨🇦 Il 28 novembre: le scuse del Canada alla comunità LGBTQIA+


Il governo canadese ha istituito il 28 novembre come giornata ufficiale di scuse alla comunità LGBTQIA+. Un gesto simbolico che riconosce decenni di persecuzioni, ma che apre anche interrogativi sulla concretezza delle politiche di inclusione.

La “LGBT Purge” (1950–1990): per oltre quarant’anni, militari, polizia federale (RCMP) e dipendenti pubblici furono indagati, schedati e licenziati perché sospettati di essere gay o lesbiche.


Metodi di persecuzione: interrogatori umilianti, sorveglianza, test psicologici, licenziamenti forzati e in alcuni casi imposizione di “terapie di conversione”.


Motivazione ufficiale: lo Stato considerava le persone LGBTQIA+ “ricattabili” e quindi un rischio per la sicurezza nazionale.


Conseguenze: migliaia di carriere spezzate, vite segnate dalla paura e dall’invisibilità.

Nel 2017, il primo ministro Justin Trudeau chiese scusa ufficialmente alla Camera dei Comuni, definendo la purga “una vergogna nazionale”.


Da allora, il 28 novembre è diventato giornata di memoria e riconciliazione, per ricordare le ingiustizie e restituire dignità alle vittime.


Il Canada è oggi considerato un paese all’avanguardia: ha vietato le terapie di conversione, riconosce i diritti delle persone trans e non binarie, e promuove la visibilità queer.


Tuttavia, la comunità denuncia ancora episodi di violenza e discriminazione, ricordando che la memoria deve tradursi in azioni concrete.


Il gesto delle scuse è potente sul piano simbolico: riconoscere il torto subito è un passo fondamentale per la dignità collettiva. Ma la critica degli attivisti è chiara: non basta chiedere perdono se non si garantiscono politiche strutturali contro omofobia e transfobia. La giornata rischia di trasformarsi in un rituale vuoto se non accompagnata da investimenti in educazione, sicurezza e diritti sociali.


Il 28 novembre non è solo una ricorrenza: è un invito a ricordare le vite spezzate dalle discriminazioni e a vigilare affinché la memoria non diventi retorica. La comunità LGBTQIA+ canadese ha trasformato il dolore in lotta e visibilità, ma la battaglia per l’uguaglianza reale continua.



Fonti principali

HuffPost Italia – La purga LGBT canadese



Wikipedia – Anti-gay purges in Canada


The Canadian Encyclopedia – Canada’s Cold War Purge of 2SLGBTQ+


Canadian Museum for Human Rights – The LGBT Purge



LGBT Purge Fund – FAQ