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mercoledì 5 marzo 2008

"vincerò le elezioni metterò i puntini sulle “i” con la Chiesa".


Se il 9 marzo, ha dichiarato Zapatero, "vincerò le elezioni metterò i puntini sulle “i” con la Chiesa". Il premier spagnolo José Luis Zapatero vuole "fissare delle regole del gioco da rispettare" nei rapporti Stato-Chiesa. Le relazioni con la Chiesa sono sempre più difficili. L’episcopato ha appena radunato 200mila persone a Madrid per protestare contro matrimonio omosessuale, divorzio veloce e leggi sull’istruzione laica. "I vescovi sono andati oltre i limiti, metterò le cose a posto", dice Zapatero.

3 MARZO 2008

Economia, immigrazione, sicurezza interna ma soprattutto riforme sociale. Quelle che hanno cambiato il volto della Spagna e che portano in calce la firma di Josè Luis Rodriguez Zapatero. Ruota attorno a questi temi la campagna elettorale in vista del voto del 9 marzo. Tornata-test per il leader socialista, che sottoporrà al vaglio delle urne un’attività di governo che non ha precedenti. Matrimoni gay, riforma del codice civile, adozioni per le coppie dello stesso sesso, divorzio lampo sono solo la punta di un intervento energico da parte del governo in carica che ha catapultato la Spagna nel novero dei Paesi all’avanguardia sul terreno, spesso scivoloso per gli esecutivi, dei diritti civili.

“Il cambiamento che abbiamo introdotto nella regolamentazione del matrimonio, aprendolo alle coppie omosessuali si pone l’obiettivo di eliminare una discriminazione che derivava dall’impossibilità di dare solennità pubblica ad un impegno di vita in comune al quale lo Stato attribuisce una serie di conseguenze giuridiche – era stato il commento del premier, all’indomani dell’approvazione del pacchetto di riforme -. Quelle appunto del matrimonio civile. Operando così, non si riduce di una virgola la libertà di coloro che non sono interessati a quel singolo diritto: al contrario, riteniamo che la società nel suo insieme migliori grazie a questa equiparazione giuridica”. Si tratta di conquiste che nemmeno l’opposizione, guidata da Mariano Rajoy, può e vuole annullare.

Lo stesso leader del Partito popolare ha chiarito di recente di non voler azzerare l’assetto giuridico costituito da Zapatero, puntando solo a ripristinare quel concetto di famiglia, che il leader socialista, almeno secondo i suoi detrattori, ha esautorato e svilito. Tra i più critici la Chiesa cattolica, che nel mese di gennaio era intervenuta nel dibattito pubblico, invitando l’elettorato a votare quei partiti che hanno programmi “non compatibili con la fede e le esigenze della vita cristiana”. Un’ingerenza che aveva scatenato tante polemiche e che ha avuto il senso di un endorsement implicito al leader dell’opposizione, schierato su posizioni decisamente meno liberal.

Rajoy non ha però voluto approfittarne, ha preferito non cavalcare la polemica, forse per non alienarsi le simpatie dei tanti elettori di centro ancora indecisi. Con un’economia che rallenta e la minaccia terroristica, soprattutto quella interna rappresentata dai separatisti baschi, l’esecutivo Zapatero si trova a difendere quanto finora conquistato. A partire dallo stesso concetto di parità di genere, culminato in una squadra di governo, per metà composta da donne. Un messaggio chiaro a chi ancora litiga per l’introduzione delle quote rosa. E gli spagnoli sembrano dargli fiducia. Dopo una serie di sondaggi che attestavano un testa a testa con l’esponente del Pp, delfino dell’ex premier Josè Maria Aznar, ex fedelissimo di George W. Bush, una rilevazione diffusa nelle ultime ore assegna al leader del Psoe un confortante 43,4 per cento delle preferenze contro il 39,3 conquistato dall’opposizione. Un vantaggio che, se trasformato in seggi, potrebbe portare l’attuale maggioranza a una riconferma senza troppi scossoni. Segno, se questi risultati verranno confermati, che Zapatero continua a piacere. Il suo essere anticonformista e “vicino alla gente”, come ama ripetere, è una sfida a un ingessato Rajoy che rappresenta il dirigismo della politica e di un certo modo di fare politica. Emerso sulla scena nazionale dopo il dolorosissimo lutto degli attentati terroristici di Madrid, Zapatero ha saputo traghettare il Paese verso livelli di occupazione e di conquiste sociali mai sperimentate in Spagna. Il 9 marzo sarà allora un test per capire quanta parte di elettorato è rimasta al suo fianco.

Alessandro Biccari
redazione@gay.tv

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