ABORTO: ITALIA ALLO SBANDO?


Mettiamo un attimo da parte lo sbigottimento, del tutto legittimo quando ci si ritrova a parlare di rimettere mano ad una legge che esiste in Italia da 30 anni e che, soprattutto, funziona. Parliamo di aborto e della legge 194.

Lunedì sera Silvana S., 39enne di Arzano, rientra nella sua camera di degenza al Nuovo Policlinico di Napoli dopo aver subito alla 21esima settimana un aborto terapeutico: il figlio che aspettava soffriva della sindrome di Klinefelter, un'alterazione ormonale. Dopo 20 minuti 7 agenti di polizia l'hanno raggiunta nel reparto, senza mandato e con l'autorizzazione del magistrato Vittorio Russo che se ne assume la responsabilità telefonicamente. La polizia agiva in seguito ad una denuncia anonima in cui si diceva: "correte, correte, qui dentro stanno facendo un feticidio, una donna è chiusa nel bagno e sta buttando il feto nel water".
La polizia ha interrogato Silvana, la vicina di letto ricoverata per gravidanza a rischio, acquisito la cartella clinica e sequestrato il feto.
L'aborto era stato effettuato entro la 23esima settimana di gestazione, quindi entro i paramentri della legge 194. Due settimane fa Silvana aveva scoperto che il bambino che avrebbe dato alla luce aveva un difetto dei cromosomi che poteva comportare ritardo mentale, problemi al cuore, diabete e l'assenza di alcuni ormoni. Da venerdì 8 febbraio le sono stati somministrati i farmaci per stimolare le contrazioni dell'utero. Lunedì il feto era morto. Ha continuato la terapia e lunedì sera è stata operata per ripulire l'utero.

Oggi il quotidiano Liberazione è uscito con il titolo a tutta pagina "Siamo tutte assassine". Ieri in tutta Italia, da Milano a Bologna, da Firenze a Roma, migliaia di donne hanno manifestato in difesa della legge 194, poche giovani e più adulte. "Le donne che hanno più o meno la mia età hanno una grande reattività su questi temi - ha notato Emma Bonino - magari perché ricordano gli aborti clandestini, o hanno potuto usare la 194. Ma certo è che la generazione più giovane non sa cosa sta accadendo. Lo vedo con mia nipote Marta. Mi ascolta sgomenta. Lei è di una generazione che ha conosciuto la libera scelta su quando e come essere madre, quando e con chi vivere. Non ha segnali della messa in discussione di questa libertà".
Non ha evidentemente segnali del fatto che già quest'estate Avvenire, il quotidiano dei vescovi (quindi evidentemente persone che hanno a che vedere con l'aborto un giorno si e l'altro pure), auspicava un 'tagliando' per la legge 194: "Il ministero - scriveva il 29 agosto la ex militante femminista, poi portavoce del Family Day, Eugenia Roccella - potrebbe fornire indirizzi e regole, stilando delle linee guida, senza toccare la legge. Per mettere qualche paletto basta un atto amministrativo, senza modificare la legge, e probabilmente il ministro potrebbe contare su un'ampia area trasversale di consenso. C'è stato un tavolo dei volonterosi sui temi economici. Perché non provare a farne uno sui temi della vita umana?"
Ma, come sottolinea sempre Emma Bonino, più che attualizzare una legge che funziona perchè ha ridotto il numero degli aborti ed eliminato la piaga di quelli clandestini, o portare la questione sui tavoli della politica, si tratta di rendersi conto che la questione è già sui tavoli della politica. Ma molto probabilmente per i motivi sbagliati. "Vedo scatenarsi una cagnara politica (...) e lo scopo è solo quello di fare una crociata ideologica per portare scompiglio, in particolare nel centrosinistra. Leggo che Ferrara sarebbe pronto a lanciare su questo tema una 'lista civetta' di stampo sanfedista, ovviamente per spaccare il Partito democratico".

Dicevamo, la lista civetta di Ferrara. Il direttore del Foglio, già noto per le sue posizioni contro l'aborto, sta combattendo una guerra per far si che una moratoria che doveva essere presentata all'Onu per denunciare l’aborto a fini eugenetici in India e in Cina si trasformi in una battaglia per il diritto alla vita. Ed in una lista politica, la sua lista Pro life.
L'amico Silvio aveva annunciato di essere favorevole alla moratoria e all'inserimento all’interno dell'articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, quelle che afferma che “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona” della postilla “dal concepimento fino alla morte naturale”, come chiede da mesi l'amico Giuliano. Anche se nel Pdl c'è piena libertà di coscienza su questi temi. Questi temi tipo il paragonare una donna che abortisce ad un boia che esegue una sentenza di morte.
Poi c'è stato il caso del Policlinico di Napoli e a Berlusconi è sembrato il caso di lasciare "questi temi" fuori dalla campagna elettorale. "Negli ultimi mesi (n.d.r. Ferrara) è stato rapito da questa missione, ma io penso che l'aborto non è un problema da inserire nell'agone politico, è un tema che attiene alle coscienze (...) Io passo giorni e notti a concentrare 18 sigle di partiti in una, e ora l'amico Ferrara propone un'altra lista". Ah, ecco. Lasciamo l'aborto fuori dalla politica e dalla campagna elettorale.

Sandro Bondi, ad inizio gennaio, all'indomani della richiesta di moratoria sull'aborto di Ferrara, e all'indomani della benedizione della richiesta di moratoria sull'aborto di Ferrara da parte del Cardinale Ruini, insomma Sandro Bondi ha pensato che fosse giusto "rivedere le linee guida della legge 194 sulla base delle necessità di tener conto delle nuove possibilità tecnologiche che rischiano di inficiarne i principi ispiratori". La Binetti non se lo era fatto ripetere due volte ed aveva addirittura rilanciato la proposta di Bondi con un "sono disponibile a dare il mio contributo alla formazione di una maggioranza trasversale (...), sulla salvaguardia della vita non valgono logiche di schieramento o posizioni di partito. Nel Pd e in parlamento siamo in più di quanti si creda a ritenere indispensabile la rivisitazione della legge 194. Sarebbe demenziale invocare disciplina di partito su temi che toccano al fondo la coscienza e le ragioni della convivenza civile". Apriti cielo. E in un'intervista al Secolo d'Italia rilasciata l'altro ieri ha tirato in ballo anche Veltroni, che fino ad ora si è limitato a dire che la legge 194 è " utile ed equilibrata", dichiarando che "è ovvio che Veltroni è d'accordo con me. Io ho sottoscritto un manifesto dei valori dove è esplicito il riferimento alla tutela della vita". Salvo dire, a Repubblica del 14 febbraio, che "no, la 194 e la 40, sulla fecondazione artificiale non vanno toccate". Durissima comunque la replica alla senatrice teodem di Ermete Realacci, responsabile comunicazione del Pd e vicinissimo a Veltroni: "la posizione del Partito democratico è che la 194 non va cambiata perché è una buona legge. Semmai ci possono essere parti della legge che vanno applicate meglio...la Binetti ovviamente può esprimere il suo punto di vista".

Del tutto evidente come, per quanto si tenti più o meno disperatamente di tenerlo fuori dalla politica e dalla campagna elettorale, l'aborto E' ora come 30 anni fa, politico. Ed è purtroppo campagna elettorale. Purtroppo per Silvana di Napoli. L'unica nota positiva, se così possiamo permetterci di definirla, è il fronte compatto che, come titolava Il Tempo ieri, ha fatto mettere la Binetti nell'angolo dal Pd ed ha fatto scendere in piazza il Pd, ma anche i verdi, comunisti, radicali, Arcigay, Cgil...Ha fatto in modo che anche le ragazze, anche quelle che come dice la Bonino la ascoltano sgomente e in quelle piazze non ci sono scese, cominciassero a rendersi conto che quello che viene dato per scontato, forse tanto scontato non è. E che probabilmente è arrivato veramente il momento di discuterne, nel Pd, come nel "paese reale".

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