DETENUTE TRANS, ARCIGAY E ANTIGONE VISITANO IL CARCERE DI REBIBBIA

Le associazioni denunciano la necessità di una maggiore assistenza sanitaria, sociale e psicologica per le detenute trans di Rebibbia.
Sono sole, lontane dalle famiglie e non possono interagire né con gli uomini né con le donne perché non sono operate. Sono le transessuali detenute nel carcere romano di Rebibbia all’interno di un braccio speciale della sezione maschile. Al momento sono nove: sette trans sudamericane, una italiana e un omosessuale. Il 30 agosto hanno visitato il reparto l’assessore al Bilancio della Regione Lazio Luigi Nieri, il presidente nazionale di Arcicay Aurelio Mancuso e Gennaro Santoro dell’associazione Antigone, che recentemente insieme a Rifondazione Comunista aveva denunciato la situazione di disagio e ''la quasi assoluta mancanza di controlli endocrinologici''.

Istituzioni e associazioni sono d’accordo nel constatare la necessità di una maggiore assistenza sanitaria, sociale e psicologica nei confronti delle detenute trans di Rebibbia. "Queste transessuali non sono state ancora operate - spiega Mancuso - dunque non possono interagire né con le donne né con gli uomini, nemmeno durante l’ora d’aria, e sono praticamente sole, anche perché quasi tutte straniere e lontane dalle famiglie. Sollecitano una maggiore assistenza medica specialistica, l’intervento di associazioni per ridurre il loro isolamento sia all’interno che all’esterno del carcere e chiedono assistenti volontari nella loro stessa condizione".

redazione@gay.tv

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