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sabato 9 giugno 2012

No all'omofobia, sì ai diritti umani delle persone lgbti in Italia




“Liberi ed eguali in dignità e diritti”


Come accade purtroppo in diverse parti del mondo e dell’Europa, anche in Italia i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) sono messi a rischio dalla discriminazione e da altri fattori, legislativi, sociali e culturali. Le istituzioni hanno l’obbligo di prevenire e contrastare la discriminazione, perché qualsiasi eccezione all'universalità dei diritti umani è inaccettabile.


È necessario che le autorità italiane assicurino alle persone Lgbti il diritto a esprimere la loro identità di genere e il loro orientamento sessuale, il diritto a una vita affettiva e familiare libera da interferenze e un equo accesso a tutti i diritti umani riconosciuti dalle convenzioni e dagli standard internazionali.

Negli ultimi anni, attacchi verbali e fisici nei confronti delle persone Lgbti si sono verificati con preoccupante frequenza, mentre diversi esponenti politici e istituzionali hanno continuato a fomentare un clima di intolleranza e di odio verso le persone Lgbti con dichiarazioni palesemente discriminatorie.

La legge penale italiana anti discriminazione prevede pene aggravate per crimini di odio basati sull’etnia, razza, nazionalità, lingua o religione, ma non tratta allo stesso modo quelli motivati da finalità di discriminazione per l’orientamento sessuale e l’identità di genere (c.d. legge Mancino-Reale, n. 654 del 1975, come modificata e integrata dal decreto legge n. 122 del 1993 e successive modificazioni). A causa di questa lacuna, le persone che subiscono discriminazione, odio e violenza a causa del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere non hanno la stessa tutela garantita alle vittime di reati motivati da altri fattori che la legge identifica come discriminatori; per lo stesso motivo, l’incitamento verbale all'omofobia e alla transfobia, i cui casi purtroppo non sono mancati in questi anni, non è perseguibile come crimine motivato da odio.

Questa lacuna è in contrasto con la legislazione internazionale ed europea sulla discriminazione e rischia di favorire l’aumento di atteggiamenti di intolleranza e violenza verso le persone Lgbti. Il principio di non discriminazione, sancito dall’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, trattato vincolante per l’Italia, garantisce parità di trattamento tra le persone e stabilisce il divieto di qualsiasi forma di discriminazione basata su sesso, razza o origine etnica, lingua, religione o credo, disabilità, età e orientamento sessuale.

Ciononostante, nel luglio 2011, come già accaduto nel 2009, il parlamento italiano ha respinto proposte di legge tese a colmare questa lacuna.

Inoltre, nella legislazione italiana manca qualsiasi riconoscimento della rilevanza sociale delle famiglie costituite da persone dello stesso sesso - alle quali non viene consentito di sposarsi - e dai loro figli. In tutto il mondo, Amnesty International si oppone alla discriminazione fondata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere nell'accesso al matrimonio civile e chiede agli stati che riconoscano diritti anche alle famiglie di fatto e alle unioni formate all'estero sulla base delle leggi locali. Negare il riconoscimento alle coppie omosessuali impedisce a molte persone di godere di tutta una serie di diritti, necessari per l’auto realizzazione, e alimenta ulteriormente la stigmatizzazione, la discriminazione e gli abusi nei confronti delle persone Lgbti.

Le autorità italiane hanno la responsabilità di proteggere e garantire la realizzazione dei diritti umani delle persone Lgbti affinché esse non siano vittime di discriminazione, possano godere degli stessi diritti di ogni individuo e possano esprimere liberamente il loro orientamento sessuale e identità di genere senza il rischio di subire altre violazioni e abusi dei loro diritti umani.

In occasione dell’odierno gay pride nazionale di Bologna, Amnesty International ha lanciato un appello indirizzato a Elsa Fornero (Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità), Renato Schifani (Presidente del Senato) e Gianfranco Fini(Presidente della Camera) in cui, con lo stile sobrio di Amnesty ma senza peli sulla lingua si denuncia la situazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e inter-sessuate. Si legge nel testo:

Egregio ministro,
Egregio presidente del Senato,
Egregio presidente della Camera,

Sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione non governativa che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

Sono preoccupato per la discriminazione che colpisce le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) in Italia, dove una lacuna legislativa comporta che le vittime di reati motivati da odio verso l'orientamento sessuale o l'identità di genere non abbiano la stessa tutela garantita alle vittime di reati motivati da altri fattori di discriminazione, e che l'incitamento verbale all'omofobia e alla transfobia non sia perseguibile come crimine d'odio. Questo rischia di favorire l'aumento di atteggiamenti di intolleranza verso le persone Lgbti ed è contrario al principio di non discriminazione sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che è vincolante per l'Italia.

Ritengo che le autorità italiane debbano assicurare alle persone Lgbti il diritto all'espressione della loro identità di genere o del loro orientamento sessuale, il diritto a una vita affettiva libera da interferenze e un equo accesso a tutti i diritti umani riconosciuti dalle convenzioni e dagli standard internazionali in materia.

Chiedo dunque al parlamento e al governo italiano di:

-Adoperarsi affinché la discriminazione basata su orientamento sessuale o identità di genere sia adeguatamente prevenuta e contrastata attraverso una legislazione e con prassi pienamente in linea con gli strumenti internazionali e regionali a tutela dei diritti umani;

-Garantire che i crimini motivati da finalità di discriminazione o di odio verso le persone Lgbti abbiamo lo stesso trattamento sanzionatorio previsto dall'attuale normativa (c.d. legge Mancino-Reale) per quelli motivati da finalità discriminatorie di altro tipo;

-Assicurare un'effettiva protezione alle vittime di reati di stampo omofobico e transfobico, garantendo il loro pieno accesso alla giustizia;

-Assicurare che ogni atto di violenza e i reati di stampo omofobico e transfobico siano efficacemente indagati e i responsabili siano portati di fronte alla giustizia;

-Eliminare ogni forma di discriminazione nella legislazione sul matrimonio civile, prevedendo il matrimonio per le coppie omosessuali, riconoscendo i matrimoni e le unioni celebrate all'estero e garantendo pari diritti ai figli delle persone omosessuali;

-Garantire l'accesso gratuito alle cure mediche necessarie al benessere, all'integrità e all'autodeterminazione delle persone Lgbti;

-Assicurare che gli atti dello stato civile e tutti i principali documenti siano modificabili al fine di rappresentare adeguatamente l'identità di genere, e che la scelta dell'identità di genere sia garantita per ciascuno.

La ringrazio per l'attenzione. L’invito, pertanto, al Parlamento e al governo è quello di eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone lgbti. È possibile firmare l’appello online

Amnesty International Italia prenderà parte al Bologna Pride 2012 di oggi, sabato 9 giugno, aderendo alla modalità di svolgimento, solidale con le popolazioni colpite dal terremoto, proposta dal comitato organizzatore della manifestazione.

Attraverso la sua presenza al Bologna Pride 2012, Amnesty International vuole rappresentare tutte le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) che nel mondo non sono ancora libere di vivere e di esprimere il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere e vedono minacciato il loro diritto di manifestare in libertà e sicurezza, e marciare al fianco delle persone Lgbti che vivono in Italia dove, come in altri paesi europei, l'omosessualità e la transessualità sono spesso ancora origine di discriminazione e odio.

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