Alan Turing. Il papà dei computer moderni

Decrittò i messaggi dei nazisti, inventò l’intelligenza artificiale, fu perseguitato perché omosessuale. Si uccise con una mela avvelenata, come la sua amata Biancaneve, e ancora oggi non si sa se fu suicidio. Ecco chi era il papà dei computer moderni.


Le scusee formulate di recente ad Alan Turing da Gordon Brown a nome dell'Inghilterra hanno apposto un sigillo di ufficialità all'iter col quale, per mezzo secolo, gli ammiratori di questo grande matematico si sono adoperati in ogni modo per riabilitarne il buon nome. Cinquantacinque anni fa Turing si suicidò nella sua casa di Manchester ingerendo una mela spruzzata di cianuro di potassio - un richiamo al suo film preferito, Biancaneve e i sette nani di Walt Disney.

In seguito, il suo nome è stato ripetuto soltanto sottovoce, e in sostanza è stato per lo più fatto sparire dalle storie delle discipline da lui stesso inventate, l'informatica e l'intelligenza artificiale. A mantenere vivo Turing è stato soltanto l'impegno dei suoi estimatori, un inverosimile mix di logici matematici, attivisti per i diritti dei gay, e logici matematici attivisti per i diritti dei gay. Il discorso di Brown ha confermato quello che i suoi ammiratori hanno sostenuto per tutto questo tempo: Turing fa parte degli immortali, e il suo Paese non avrebbe potuto trattarlo in modo più spregevole.

La sua eccezionale carriera fu contrassegnata dal caso. Nel 1936, quando era studente a Cambridge, assistette a una conferenza nella quale M. H. A. "Max" Newman definì un problema di logica, irrisolto e difficile, come qualcosa da risolvere trovando un "processo meccanico" in grado di mettere alla prova la validità di un assunto matematico. Poiché prendeva le cose alla lettera per eccesso, Turing considerò la definizione "processo matematico" per quello che era testualmente e scrisse una relazione abbozzando la configurazione di un'ipotetica apparecchiatura in grado di svolgere il compito. Quella relazione, destinata a un pubblico ristretto di specialisti, ebbe ripercussioni ben più ampie di quelle che avrebbe potuto immaginare il suo autore in quanto risultò essere una sorta di progetto introduttivo del computer moderno.

Lo schema delle scoperte del tutto casuali si ripeté. Durante la Seconda guerra mondiale Turing fece parte di un gruppo di scienziati convocati a Bletchley Park per contribuire a decrittare il codice tedesco Enigma, apparentemente inviolabile. Tenuto conto che tale codice era generato da una macchina, decise Turing, soltanto una macchina sarebbe stata in grado di decrittarlo. Egli andò quindi avanti a progettare e costruire un'apparecchiatura - detta la "Bomba" - in mancanza della quale gli Alleati avrebbero potuto perdere la guerra, e così facendo contribuì a far compiere un considerevole balzo in avanti alla crittoanalisi.

Dopo la guerra, Turing si trasferì a Manchester, dove prese parte alla creazione di molti dei primi computer funzionanti e dove mise a punto un test col quale diventava possibile determinare se una macchina poteva essere definita pensante - il cosiddetto "test di Turing". In questo modo diede origine a quella che oggi chiamiamo intelligenza artificiale.

Turing si era reso conto di essere gay sin dalla prima adolescenza e in questo non aveva trovato nulla di sbagliato. Se la società nella quale viveva criminalizzava l'omosessualità, era la società a sbagliare - così credeva - non certo gli uomini e le donne che della società erano vittime. Fece pochi sforzi per mascherare o reprimere il proprio desiderio di altri uomini e, quando all'inizio degli anni Cinquanta intraprese un rapporto continuativo con un giovane che aveva rimorchiato a Manchester, la sua opinione di come doveva essere il mondo si scontrò con la dura realtà di com'era in effetti.

Sospettando che il suo compagno avesse commesso un furto, chiamò la polizia a casa sua. La polizia arrivò e finì coll'arrestare lo stesso Turing in virtù della cosiddetta blackmailer's charter, che sanciva la perseguibilità di tutti "gli atti di palese indecenza" tra uomini adulti, in pubblico come in privato. Fu in base alle clausole di quella medesima legge - abrogata soltanto nel 1967 - che Oscar Wilde fu condannato ai lavori forzati nel carcere di Reading Gaol. Per evitare il carcere, Turing acconsentì a essere sottoposto a un ciclo "terapeutico" a base di estrogeni, che avrebbe dovuto "curare" la sua omosessualità: in seguito a tale cura divenne impotente e iniziò a crescergli il seno. Anche al termine del cosiddetto "trattamento", la polizia gli rimase sempre alle costole, interrompendo ogni tentativo di vivere liberamente, perfino nei suoi viaggi all'estero.

Il suo suicidio nel 1954 sconvolse amici e colleghi e resta al centro di molteplici congetture: tenuto conto che all'epoca Turing era considerato un pericolo per la sicurezza, vulnerabile ai ricatti o a tentativi di seduzione da parte di agenti stranieri, è possibile che il suo suicidio fosse una montatura? Oggi Turing è un modello da prendere a esempio, tanto per il mondo dell'informatica quanto per quello degli attivisti gay. Durante una recente visita al Middlebury College, dove i professori Michael Olinick e Robert Martin tengono un seminario interdisciplinare sulla vita e le opere di Turing destinato alle matricole, ho cenato con un gruppo di universitari spaventosamente intelligenti che aveva da rivolgere un mucchio di domande.

Uno di loro mi ha chiesto quale dovesse essere, secondo me, il passo successivo da parte del governo britannico. Ho risposto che penserei a due iniziative. Per prima cosa il governo dovrebbe declassificare tutto il materiale relativo a Turing per mettere a tacere le voci secondo le quali fu assassinato. In secondo luogo, Brown dovrebbe estendere le sue scuse formali a tutti gli uomini omosessuali che hanno sofferto o sono morti per le esecrabili clausole della ricchi e poveri, sconosciuti e illustri indistintamente.

In una lettera scritta verso il termine della sua vita all'amico Norman Routledge, Alan Turing compose il seguente sarcastico sillogismo: "Turing crede che le macchine pensino. Turing giace con gli uomini. Di conseguenza le macchine non sanno pensare". Ciò che Turing temeva maggiormente, in altre parole, era che il suo arresto sarebbe stato preso a pretesto per invalidare le sue idee. Grazie a Dio, ebbe torto. A Middlebury ho incontrato una matricola che mi ha detto di voler dare nuovo impulso al settore dell'intelligenza artificiale ritornando ai principi originari, quelli che abbozzò Alan Turing. Presumo che questo grande studioso si sorprenderebbe e si compiacerebbe di constatare che, dopo decenni di silenzio e di vergogna, oggi egli non è compianto ma commemorato.
(Traduzione di Anna Bissanti)
(di David Leavitt) 

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